La forza interiore

XXXII domenica del tempo ordinario

8 novembre 2020

 

  • Prima lettura: Sap 6, 12-16
  • Salmo: 62
  • Seconda lettura: 1 Ts 4, 13-18
  • Vangelo: Mt 25, 1-13

 

La parabola di oggi è imbarazzante e mette in crisi chi ne deve dare una spiegazione, inoltre mette in crisi gli ascoltatori perché è una parabola dove ognuno dei protagonisti fa una pessima figura.

Fa una brutta figura lo sposo. 1. Intanto ritarda: visto che era il suo matrimonio poteva innanzitutto arrivare puntuale! 2. Le case ebraiche erano aperte e lo erano di sicuro durante un matrimonio dove si poteva andare e venire, anche perché un matrimonio durava parecchi giorni e la gente andava e veniva in assoluta libertà. Perché allora se la prende con le stolte, rimaste senza olio, e non apre loro nemmeno la porta? 3. Ma come fa a dire: “Non vi conosco!”. Ma se le ha invitate lui, come può non conoscerle?

Fanno una brutta figura le stolte che hanno preso la lampada senza portarsi l’olio.

E fanno una brutta figura anche le sagge che rifiutano di dare l’olio alle altre. Perché le cinque sagge non vogliono spartire l’olio? Sono proprio cattive, eh! O, forse, quell’olio, non si può spartire perché è personale? Cioè: nessuno te lo può dare se tu non ce l’hai.

E ancora: si può trovare a mezzanotte un venditore d’olio? Non sanno che a quell’ora tutto è chiuso? Perché sono così ironiche? O forse non possono dare ciò che non si può dare?

E’ una parabola dove sembra che nessuno dei protagonisti si comporti bene.

E ancora: cos’è questo olio talmente importante che permette o meno di entrare a queste nozze con il Signore?

1 Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo.

  • ALLORA=tote=”in quel tempo, allora”. Qui si indica la venuta del Figlio dell’Uomo (capitolo 24): cioè la venuta del Figlio dell’Uomo, il regno di Dio, è come questa parabola.
  • IL REGNO DEI CIELI=questa in Mt è l’ultima volta che viene affrontata la tematica del Regno dei Cieli, la società, cioè, alternativa che Gesù è venuto a inaugurare. Il regno dei cieli è un modo divino di vivere sulla terra. Il regno dei cieli qui non è paragonato alle dieci vergini ma all’incontro con lo sposo.
  • SARA’ SIMILE=omoioo indica l’essere simile, l’assomigliare: non è proprio così ma ci assomiglia. Non è così perché è una realtà così grande che nessuna immagine può comprendere del tutto la realtà, ma questa immagine dice qualcosa di importante di quella realtà.

Quindi il punto sarà nel capire dove sta la somiglianza, perché in questa parabola si dicono molte cose. La somiglianza sarà nel diverso comportamento delle vergini, cioè nel diverso modo di fare che ognuno di noi può avere.

  • A DIECI VERGINI=parthenos, vergine, indica donne che ancora non sono sposate; sono ragazze dai 13 ai 16 anni. L’incontro dello sposo, più che la sposa, sembra con tutte queste ragazze.

Il fatto che siano 10 indica un numero altissimo: Plutarco riferisce come numero alto già 5 vergini. Non sembra possibile un riferimento simbolico ai 10 Comandamenti o ai 10 uomini di sesso maschile, numero minimo, per costituire una comunità sinagogale.

  • PRESERO LE LORO LAMPADE=le lampade non sono le piccole lampade di creta o di coccio che si tengono nelle case; queste sono le torce che si usavano per uscire all’aperto. Sono fiaccole, cioè pertiche sulla cima delle quali vi sono stracci o stoppa imbevuta di olio. Anche se alcuni particolari fanno propendere per l’altra ipotesi.
  • E USCIRONO INCONTRO ALLO SPOSO=qui, a dir il vero, non sembra tanto l’incontro con uno sposo ma sembra il ricevimento di uno sovrano.
  • Incontro=ipantesin, indica un incontro festoso (cfr 25,6).

Lo sposo nell’A.T. è il Signore, sposo di Israele, spesso sposa infedele.

Il fatto che si parli di matrimonio, di sposo e di vergini indica gioia grande: l’ambiente è quello festivo, nuziale, dell’amore, dell’unione. E che c’è di più bello delle nozze? Quindi lo sposo rappresenta tutto ciò che uno cerca: l’amore, la felicità, la vitalità, l’estasi. Lo sposo è quella cosa che ti completa, che ti fa felice, che ti dà ciò che ti manca; lo sposo è quella cosa che desideri con tutto te stesso, che brami più di ogni altra cosa.

Come avvenivano le nozze nel contesto greco (in quello romano vi sono delle diversità).

  1. Prima vi era il banchetto con la famiglia e gli amici fra musica, canti e danza; alla sera il padre della sposa scopriva il capo della figlia togliendole il velo.
  2. Poi seguiva la processione a casa dello sposo: vi era un grido: “Alzatevi! In alto le fiaccole!”, e cominciava la processione. Il corteo conduceva la sposa a casa dello sposo. La madre della sposa e altri ospiti portavano le fiaccole che servivano sia per illuminare che per proteggere dalla cattiva sorte. Lungo la strada la gente lanciava fiori, cantava e danzava. La sposa era scortata dallo sposo e da uno dei suoi amici.
  3. Quindi arrivavano alla casa dello sposo. Qui la coppia era accolta con fiaccole e introdotta in casa dalla madre dello sposo, poi riceveva simboli di benessere e felicità (dolci tipici, datteri, monete, fichi, noci), quindi entrava in camera nuziale (thalamos), la porta veniva chiusa e sorvegliata da un amico dello sposo.

Fuori nel frattempo gli ospiti cantavano canti nuziali (epithalamos), finché gli sposi consumavano il matrimonio. Dopo il rapporto sessuale, veniva mostrato il lenzuolo intriso di sangue e tutti festeggiavano.

2 Cinque di esse erano stolte e cinque sagge;

  • CINQUE DI ESSE ERANO STOLTE=morai=pazze, pazze. Stolte vuol dir anche sbadate, stupide, indifferenti (addormentate, sciocche, senza testa, insipide).

Dove ritroviamo questo termine?

Lo troviamo in Mt 5,21-22: “Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo (morè)”, sarà destinato al fuoco della Geènna”.

E soprattutto questo termine lo troviamo in Mt 7,26 (moro): è l’uomo “pazzo” che ha costruito la sua casa sulla sabbia: è ovvio che cade! Ma come ha fatto ad essere così “stupido, pazzo” da credere che non potesse accadere.

Ma solo un matto fa una cosa del genere. Perché costruire una casa senza fare le fondamenta, è assurdo e alla prima fiumana la sabbia viene portata via e la casa crolla (Mt 7,27: “Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, la sua rovina fu grande”).

Ecco una prima differenza: le persone “pazze” sono quelle persone che hanno accolto il messaggio di Gesù, ma a differenza delle sagge, che anch'esse accolgono il messaggio di Gesù, non lo mettono in pratica.

 

E Gesù lì voleva dire: Questo matto siete voi; questo matto è chiunque tra di voi ascolta queste parole, gli piace il mio insegnamento, ma poi non si sogna minimamente di metterlo in pratica” (Mt 7,26: “Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica è simile ad un uomo stolto…”).

Allora chi sono queste ragazze pazze, stolte, matte, sbadate? Queste ragazze matte rappresentano quei credenti che sono entusiasti del messaggio di Gesù, che accolgono il suo messaggio, però non lo praticano.

Allora cos’è questo olio che non hanno? Sono le opere buone.

In Mt 5,16 Gesù per niente aveva detto: Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”.

 

L’olio sono le opere buone. Ma cosa sono, allora, le opere buone nei vangeli?

Ricordate la parabola del buon samaritano (Lc 10,29-37): non i gesti sacri del levita che passa e tira dritto di fronte all’uomo percosso, non le preghiere giornaliere del sacerdote, ma l’amore del buon samaritano (che era considerato un eretico). Questo conta davanti al Signore.

Lo sentiremo fra due domeniche: “Quando Signore ti abbiamo visto forestiero, nudo, ammalato, affamato, in carcere…?”. “Ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,31-46).

Ed è un bene concreto, reale, quotidiano, fatto di gesti, di pensieri, di azioni, di sentimenti, quello di cui si parla qui. C’è qualcuno che soffre; tu senti e vedi la sua sofferenza e ti muovi per aiutarlo. Il metro di giudizio di Dio è l’amore. Il resto non conta.

Preghiere, riti, meriti, studi, onori, fama, soldi, conoscenze, tutto questo non serve nulla se non è a servizio dell’amore. 

  • E CINQUE SAGGE=phronimos, saggio, è il termine di Mt 7,24, l’uomo saggio che costruisce sulla roccia. Indica un uomo ragionevole ed esperto che sa usare i mezzi adatti per raggiungere lo scopo prefissato.

Sono sagge perché dotate di mezzi adeguati (fiaccole e olio) per l’assolvimento del loro compito. Le altre non sono pronte, sono impreparate: sembrano pronte (hanno la fiaccola) ma non hanno l’olio!

La differenza (e il centro della parabola) è proprio qui: sulla preparazione. Le sagge sono veramente pronte mentre le vergini sembrano pronte ma non lo sono (ecco il perché di Mt 25,13: “Siate pronti!”).

3 le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; 4le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi.

  • PRESERO LE LORO LAMPADE=Per capire perché sono stolte, in questa situazione, dobbiamo capire com’era fatta una fiaccola a quel tempo. Era un bastone su cui vi erano degli stracci imbevuti alla sommità. Ecco perché sono stolte: ma come si fa a prendere una lampada o fiaccola senz’olio? E’ ovvio che non va! Ma come hanno fatto!?

Probabilmente qui si tratta di fiaccole già imbevute: solo che non hanno pensato che poteva accadere un ritardo o che l’olio non bastasse.

Qui vi è un problema:

- se sono fiaccole allora non hanno preso l’olio (come dice il versetto 3); queste fiaccole ardono per circa 15 minuti, un altro po’ se si aggiunge un po’ di olio;

- se sono lampade (come dice il versetto 7 preparare=ornare e il versetto 8: “Le nostre lampade si spengono”) allora non ne hanno preso a sufficienza.

In ogni caso sono stolte perché non hanno preso l’olio necessario.

  • NON PRESERO CON SE’ OLIO=non presero con sé olio in più, visto che poi si dice che le “lampade si spengono”.

Le vergini stolte sono quelle persone che vivono alla giornata senza farsi troppo pensieri o problemi. Non si occupano di ciò che è importante: della qualità del rapporto di coppia, di sapersi ascoltare, di saper ascoltare, di saper far silenzio dentro, di mettersi in gioco, di cambiare, di nutrire l’anima, di avere del tempo per sé e per chi si ama, ecc. Vanno avanti come se niente fosse.

Poi dicono: “Com’è possibile?”. “Com’è potuto capitare?”. E cosa pensavi che potesse succedere?

Un giorno tornando dal mare tra amici eravamo così presi a raccontarcela e a ridere che ad un certo punto l’auto si è fermata: era senza benzina. Mica era colpa dell’auto. Ce n’eravamo dimenticati!

5 Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.

  • SI ADDORMENTARONO=lett. “dormivano”: l’imperfetto indica un’azione continuativa. Se tutte dormono vuol dire che non vegliano. Lo scopo non è essere vegli per vedere quando arriva lo sposo (infatti tutte dormono) ma aver di che accendere le fiaccole al suo arrivo.

Il sonno serve per far capire del perché le loro lampade sono spente. Il tema non è la vigilanza perché tutte quante si addormentano. Il tema è di essere pronti quando bisogna esserlo.

  • SPOSO TARDAVA=come mai lo sposo tarda? Il ritardo, e ancor oggi avviene così!, è dovuto al mancato accordo sui regali che spettano ai parenti della sposa. Questa contrattazione è di solito aspra: quando non è così è cattivo segno per lo sposo, mentre è molto lusinghiero per lui che i futuri parenti concedano la sposa dopo grandissima esitazione (quindi il messaggio è che la sposa è una donna di grande valore).
  • SI ASSOPIRONO TUTTE E SI ADDORMENTARONO=il sonno serve a dilatare l’attesa per capire la differenza tra le due schiere di vergini: dove sta la differenza? Fino a qua non si capisce: avere o non avere l’olio non sembra cambiare niente.

6 A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”.

  • A MEZZANOTTE=indica il grande ritardo.

Per tutti arriva la mezzanotte, cioè la confusione, la difficoltà o lo smarrimento.

E cos’è che salva in quei momenti? Cos’è che ci aiuta? Dove appigliarci? Dov’è che troviamo luce?

Nei momenti chiave, negli incroci della vita, è quello che hai dentro che fa la differenza.

Cosa succede se dentro hai qualcosa?

Ed Roberts: a 14 anni rimane paralizzato dal collo in giù. Durante il giorno usa un respiratore e la notte la passa in un polmone d’acciaio. Che vita sarà? La paura: “E’ la fine! Ma dove vuoi che vada? Che vita che mi aspetta”. Ma la fede dice: “Vivrò e mi realizzerò! Come? Non lo so, ma sarà così”. Ed Roberts si è realizzato, si è laureato, è diventato capo di Stato per il dipartimento per la riabilitazione e ha cambiato i pregiudizi della società verso i disabili. La fede sposta le montagne!

Billy Joel, famoso musicista. A vent’anni si butta tutto sulla musica, ma fallisce e finisce col dormire nelle lavanderie, senza casa e senza soldi. Decide di suicidarsi. La paura dice: “E’ finita; è impossibile; non si può seguire i propri sogni; meglio accontentarsi”.

La fede che ha dentro però gli dice: “Tutto è possibile per chi crede”. Billy si dice: “Voglio aver fede: quello che Dio mi manderà io lo farò”. Il giorno dopo incontra per caso (!) un uomo che gli dice: “Perché non ti fai aiutare da un istituto di terapia mentale?”. Lui: “Ma neanche per sogno!”.

La sua vita va sempre peggio. Allora si dice: “Mi avevo detto: quello che Dio mi darà, io lo farò. Dio qualcosa mi ha mandato…”. Entra in istituto, recupera la fiducia in sé e diventa un famoso musicista.

 

E cosa succede se dentro non c’è niente?

Elvis Presley: avere tutto e non potere fare a meno di drogarsi e di mangiare. Verso la fine della sua vita aveva dei cuochi che lo dovevano sempre far mangiare e si addormentava, drogato, con il cibo in bocca. Altri avevano il solo compito di procurargli anfetamine e barbiturici. Cosa succede se non hai niente dentro? Che ti riempi di tutto, ma non sai vivere.

Jim Morrison, leader dei Doors, o Jimi Hendrix o Kurt Cobain, leader dei Nirvana: nella difficoltà non avevano “olio” per accendere la loro vita.

E puoi essere il re del mondo, ma se non hai l’olio dentro, la fine è uguale per tutti.

 

Ogni giorno tutti noi mangiamo. E se non lo facessimo, dopo un po’ moriremmo, lo sappiamo tutti.

La lavatrice, il frigo, l’aspirapolvere vanno a corrente: se non c’è non vanno. Il cellulare, dopo un po’, se non lo si mette in carica, si spegne.

La tua auto se non la alimenti a benzina dopo un po’ si ferma. Se non mangi, dopo un po’, muori. Tutto ha bisogno di essere alimentato.

E cosa pensi che possa succedere se non alimenti la coppia, la comunicazione, la spiritualità, la fiducia? Come puoi aspettarti qualcosa di diverso?

  • ECCO LO SPOSO=idou=sorpresa! Qui accade la differenza. Adesso si vede chi è saggio e chi no!
  • LO SPOSO… ANDATEGLI INCONTRO=questo è lo scopo della parabola: incontrare lo sposo!

7 Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade.

  • SI DESTARONO=egheiro=dormire; è il risveglio dal sonno e l’alzarsi in piedi.
  • PREPARANO LE LORO LAMPADE=cioè inzupparono di olio le loro torce. Preparare=kosmeo, che lett. indica “ornare”, quindi si allude a lampade particolarmente belle.

8 Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”.

  • DATECI UN PO’ DEL VOSTRO OLIO=cercano una soluzione semplice, a bassa quota: spartire l’olio. Ma l’olio non si può spartire. Il punto è che loro non si erano preparate per ciò che serviva.
  • SI SPENGONO=se le lampade si spengono vorrebbe dire che durante il sonno sono rimaste accese. Le vergini stolte non hanno pensato al possibile ritardo dello sposo. Senza il ritardo dello sposo non si sarebbe potuto vedere la differenza tra le vergini perché le lampade non si sarebbero spente.

9 Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.

  • NO PERCHE’ NON VENGA A MANCARE A NOI E A VOI=queste ragazze sembrano un po’ acide e senza un minimo di cuore: non potevano dividerlo?

Non potevano dividere la luce della loro torcia e andare insieme con una torcia? Quindi questa risposta sembra illogica, incongruente e anche menefreghista!

Cosa si vuol dire qui? Quest’olio non si può prestare. O ce l’hai o non ce l’hai: nessuno te lo può dare!

Qual è il senso della parabola: vi sono due gruppi differenti (stolte e sagge) che hanno una responsabilità o una grande possibilità (l’incontro con lo sposo) e che si comportano in modo differente (olio-senza olio) e che hanno conseguenze estremamente differenti (entrano-non entrano).

  • ANDATE DAI VENDITORI=ma sono aperti a quell’ora? In ogni caso quelle ci vanno e trovano l’olio, quindi sembra che siano pure aperti!!!

10 Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.

  • E LA PORTA FU CHIUSA=in Palestina tutto il paese era invitato e quindi non si chiudevano le porte. Gesù sapeva bene queste cose, quindi se fa chiudere la porta è perché ha un messaggio ben preciso da trasmettere.
  • NOZZE=gamous, fa pensare alle celebrazioni festose delle nozze.

11 Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”.

  • SIGNORE SIGNORE APRICI!=in Mt 7,21 troviamo questa stessa espressione: “Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”.

Un’altra volta viene sottolineato il riferimento dell’agire, dal fare: non basta una semplice adesione. Il credere in Gesù deve trasformarsi in gesti di vita, d’amore, e in comportamenti adeguati.

Tenendo conto l’uso del tempo non si capisce perché bussano: disturbano la prima notte di nozze e non sono trattenute dal guardiano. Ma non interessa certamente questo.

12 Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. 13Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.

  • NON VI CONOSCO=ma se le ha invitate lui? Come fa a dire che non le conosce!

Ma qui, chiaramente, si vuol dire dell’altro.

Lo sposo dice: “In verità non vi conosco” (Mt 25,12). Dov’è che ritroviamo questa espressione?

La ritroviamo in Mt 7,22 (il versetto prima della casa sulla roccia e della casa sulla sabbia): “Molti mi diranno in quel giorno: “Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome”. Io però dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me operatori di iniquità””.

E in Mt 7,21 Gesù dice: “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”.

Cosa vuol dire? Che non basta fare belle prediche, costruire grandi chiese, fare grandi opere, tirare in ballo “Dio” in ogni parola e in ogni frase… per essere riconosciuti da Lui.

Dio, che è l’Amore, riconosce solo l’amore che ognuno ha e vive. Il resto non lo conosce. Lui non conosce la fama, la gloria, il successo, gli onori. L’unico linguaggio che Lui conosce è l’Amore.

In Dio (cioè in Paradiso, nell’Aldilà, o come volete chiamarlo) l’unico linguaggio è l’amore: per questo si entra solo se si parla questo linguaggio. E’ l’amore che ci porta di Là, con Lui. Nient’altro.

Chi parla “il successo”, “la gloria”, “il potere”, non può entrare: non è una cosa cattiva ma è un linguaggio che lì non si parla. In Dio si parla solo “l’amore”. Per questo dice: “Non vi conosco”.

Non dice: “Avete sbagliato!”. Ma: “Non lo conosco!”. Cos’è che Gesù riconosce? Lui che è l’Amore, riconosce solo l’amore!

Cosa vuol dire “non vi conosco”? E’ una punizione? No, è una conseguenza di come vivi.

Viene un momento in cui una persona si è così indurita, corazzata, ha così tanto non espresso i sentimenti, è diventata così fredda, che non è più in grado di amare e di viversi i suoi sentimenti.

Quando arriverà il pianto, dirà: “Non ti conosco”, perché non sente più niente dentro di sé.

Quando arriverà la gioia, dirà: “Non ti conosco”, perché non riesce più a fare salti di gioia, ad abbracciare, a lasciarsi andare come un bambino.

Quando arriverà l’amore, dirà: “Non ti conosco”, perché avrà così tanta paura di farsi di nuovo coinvolgere che preferirà non innamorarsi o non coinvolgersi.

Quando arriverà la tenerezza o la compassione dirà: “Non ti conosco”, perché il suo cuore è così duro che non è toccato più da niente, niente la tocca in profondità.

Se tu vivi distaccato da te, tutto ti rimane dentro e dirai: “Non ti conosco. Non sento niente”.

Ma vivere così è vivere senza vita. E’ come mangiare e non provare nessun gusto, non sentire nulla.

Viene un momento in cui una persona che ha sempre ceduto alla paura, che si è sempre accontentata, che ha sempre rinunciato, che si è sempre adattata, che è così inconsapevole, che non ha più forza per cambiare la rotta della propria vita. Ha così tanto ceduto che la paura ha avuto ragione della sua forza.

Viene un momento in cui quando il nostro comunicare diventa piatto, arido, senza significato, limitato, povero, che la relazione diventa triste, che non ci si ama più. La distanza che si è creata è troppo grande. Non si può più recuperare. E guardando l’altro non potrai che dirgli: “Non ti conosco più”.

Viene un momento in cui “fai discorsi da osteria oggi”, “fai discorsi superficiali domani”, “fai solo discorsi da novella 2000”, banali, nella superficie, che non riesci più ad entrare dentro le cose. Allora ti fai una crosta, una corazza, una difesa, che ti distacca da te. Se vivi così fuori di te, un giorno, perderai te. E in quel giorno ti dirai: “Non mi riconosco più!”.

Una famiglia molto povera, quando nacque il quinto figlio, prese la decisione di affidarlo, all’età di tre anni, a dei parenti lontani. All’inizio il bambino chiedeva sempre di papà e mamma. Ma più passava il tempo e più il ricordo dei genitori era lontano, finché un giorno non chiese più. Dopo dieci anni i genitori, sistemati adesso economicamente, tornarono a riprendersi il figlio. “Siamo venuti a riprenderti”, gli dissero. “Non vi conosco”. “Ma siamo tuo papà e tua mamma, non ti ricordi?”. “Non vi conosco proprio”. E non volle tornare a casa. Era passato troppo tempo.

Se ti dimentichi di te un giorno non ti conoscerai più!

Allora: ci sono dei punti di non ritorno. C’è un punto in cui è troppo tardi.

Un uomo fa paracadutismo. Si getta giù da 500 metri: tutto bene. Ma vuole fare il record. Si butta da 400: tutto bene. Da 300: tutto bene. Da 200: si schianta. Per forza!

Allora questa parabola è un forte invito: “Prenditi cura del tuo olio (=consapevolezza)”. Ciò che hai dentro è la tua salvezza o la tua condanna, il tuo paradiso o il tuo inferno. Sta attento di non morire di fame interna, di non alimentarti più, sta attento a non lasciare la tua lampada senza olio perché allora ovviamente sarà davvero buio.

Cosa dice a me questo vangelo? 1. Non dimenticarti dell’olio (consapevolezza).

Saggio, in greco phronimos (da phrenes, cioè diaframma), indica l’interiorità dell’uomo, la consapevolezza. Le vergini sagge sono in contatto con sé, con il proprio mondo interno. Le vergini sagge incontrano lo sposo perché sono consapevoli, sanno ciò di cui hanno bisogno. Si ascoltano, si percepiscono, sono in contatto con sé e quindi sentono i loro bisogni, le loro necessità, i loro limiti, i loro punti di forza e quelli deboli, le loro pulsioni, la loro aggressività.

Alle vergini stolte viene detto alla fine: “Non vi conosco”. Ma non è il Signore che non le riconosce. Non è una condanna ma nient’altro che una conseguenza del loro modo di vivere. Sono loro stesse che non si conoscono, che hanno sempre vissuto nella superficie, con banalità e che non si conoscono. Non sanno chi sono; non sanno cosa provano; non hanno accesso a sé e non possono che rimanere escluse dalla vita e dalle sorgenti della vita. Chi vive in maniera inconsapevole rimane escluso dalla vita, dalla festa e dalle nozze. E’ sempre così.

Un famoso chirurgo viennese disse ai suoi studenti che per fare il chirurgo sono necessarie due doti: non essere schizzinosi e avere un ottimo spirito di osservazione. Poi immerse il dito in un liquido nauseabondo e lo leccò, invitando ciascun studente a fare altrettanto. Essi si fecero forza ed eseguirono l’operazione senza battere ciglio.

Con un sorriso, il chirurgo spiegò: “Signori, mi congratulo con voi per aver superato la prima prova. Ma non posso fare lo stesso per la seconda, perché nessuno di voi si è accorto che il dito che ho leccato non era lo stesso che avevo immerso nel liquido”.

  1. Cos’è quell’olio per me? Per me quell’olio è la Forza Interiore, è quell’energia, quella fiducia, quel coraggio che mi permette di affrontare situazioni impensabili e difficili. Alcuni la chiamano resilienza, dal latino resilire=rimbalzare.

La forza interiore è quell’energia dentro di noi che ci dice: “Questo lo faccio anche se è difficile… anche se nessuno lo fa; desidero questa cosa e mi impegno, investo tempo per questo, e per questo rinuncio a…; questo sì… questo no…; sogno questo e mi sacrifico, cioè metto la mia energia per il mio sogno; questa cosa è difficile, impegnativa, ma io non mollo; non mi lamento, non voglio tutto subito e facile perché voglio lottare per ciò che credo, ecc”.

Quanto bisogno hanno i giovani di imparare da noi adulti tutto questo.

  1. Nick Vujicic, è un uomo senza braccia e senza gambe. E’ nato così! A 8 anni entrò in depressione: che futuro avrebbe potuto avere un uomo così? All’età di 10 tentò di suicidarsi ma a causa della sua condizione non ci riuscì.

Ma grazie all’esempio di un altro uomo con handicap e alla forza nel Cristo, Nick ha iniziato a fronteggiare i suoi ostacoli fisici, cercando di sfruttare al massimo le sue limitate capacità. Ha imparato a scrivere usando le due dita del suo “piede” sinistro con un dispositivo speciale che si aggancia al suo grande alluce. Ha anche imparato ad usare un computer e a scrivere usando il metodo “punta tacco”, rispondere al telefono, radersi, surfare e tantissime altre cose. Si è sposato con una bellissima donna ed è padre. E’ protagonista del famoso cortometraggio Butterfly Circus.

Dice: “Sogna in grande amico mio e non arrenderti mai. Tutti facciamo degli errori, ma nessuno di noi è un errore. Affronta un giorno alla volta”.

Io voglio trovare quella forza di vivere lì: so che c’è dentro di me e la troverò!

Quale forza interiore ci abita!? Per noi cristiani, si chiama Gesù Cristo!

  1. W Mitchell aveva 28 anni quando avvenne un terribile incidente. Stava viaggiando lungo una strada principale sulla sua nuova moto quando qualcosa catturò la sua attenzione; quando si rigirò per guardare nella direzione in cui stava andando un camion frenò improvvisamente davanti a lui. La moto cadde a terra, schiacciando gomito e bacino. Il tappo del gas scoppiò e il carburante prese fuoco; quando si risvegliò era in ospedale con tre quarti del corpo ricoperti da terribili ustioni di terzo grado. Quando arrivò i dottori non erano sicuri che sarebbe sopravvissuto ed erano convinti avesse pochissime chance di recupero. Sei mesi dopo l’incidente era tornato a camminare sulle sue gambe e stava riiniziando a inserirsi nella sua vita, ma questa non aveva ancora finito di metterlo alla prova.

Nel novembre del ’75 durante un volo in aereo per San Francisco qualcosa andò storto e precipitò sulle rocce. Aveva 12 vertebre toraciche fratturate e un irreversibile danno alla spina dorsale, non avrebbe più potuto camminare.

Oggi Mitchell affascina e sbalordisce il pubblico con la sua storia e incoraggia ad affrontare le sfide, abbracciare i cambiamenti e agire in ogni cosa della vita. La sua tenacia e perseveranza sono senza eguali e tutti rimangono impressionati da come Mitchell dimostri come i cambiamenti inaspettati possano diventare nuovi punti di partenza. “Prima del mio incidente, c’erano 10.000 cose che potevo fare. Ora posso passare il resto della mia vita a rimuginare sulle 1.000 cose che non posso più fare oppure posso scegliere di focalizzarmi sulle 9.000 che ancora posso fare”.

Quale forza interiore ci abita!? Per noi cristiani, si chiama Gesù Cristo!

  1. Temple Grandin, è una donna di circa 60 anni che soffre di una forma di autismo che prende il nome di Sindrome di Asperger. Ha pronunciato le sue prime parole a 4 anni, invece di fare puzzle masticava i pezzi e li sputava. Avevano detto ai suoi genitori che non c’era speranza: sarebbe finita in una casa di cura.

Oggi è professoressa di scienze animali all’Università del Colorado, ha scritto numerosi saggi e libri, capisce in modo stupefacente la mente degli animali, ha riprogettato i grandi allevamenti di bovini e ha aiutato a comprendere maggiormente il modo di pensare degli autistici.

Quale forza interiore ci abita!? Per noi cristiani, si chiama Gesù Cristo!

  1. Nando Parrado ha scritto il libro “72 giorni” dove ha dimostrato una forza interna immensa. Nando Parrado è uno dei 16 sopravvissuti all’incidente aereo sulle Ande del 1972. Il 13 ottobre 1972 l’intera squadra di rugby Old Christians Club con i rispettivi allenatori, parenti e amici erano diretti a Santiago per disputare alcuni match amichevoli con squadre cilene. Ma mentre sorvolavano le catene rocciose qualcosa andò storto e l’aereo si schiantò contro le montagne delle Ande.

Dopo aver passato due mesi intrappolato tra le montagne con gli altri sopravvissuti all’incidente nel quale aveva perso anche la madre, la sorella e il suo migliore amico, convinto che ormai non li avrebbero più trovati, insieme all’amico Roberto Canessa intraprese un viaggio per andare alla ricerca di aiuto. Il viaggio durò 10 lunghi ed estenuanti giorni, con il fisico debilitato da due mesi di sopravvivenza a 37 gradi sotto zero e senza l’attrezzatura necessaria per scalare una montagna colossale come quella delle Ande. Quando miracolosamente riuscirono a giungere al di là della montagna e trovare soccorso era ormai più morto che vivo.

Quale forza interiore ci abita!? Per noi cristiani, si chiama Gesù Cristo!

La forza interiore non è qualcosa che dobbiamo prendere da qualche parte: ce l’abbiamo già! Dobbiamo solo imparare ad esercitare questa capacità.

La forza interiore è la capacità di stare, di rimanere, di affrontare gli ostacoli, di non arrendersi, nelle cose che per noi sono importanti e che valgono. Ma cos’hanno le persone con una grande forza interiore (olio)? Le hanno studiate e hanno visto che:

  1. Agiscono sempre come se tutto dipendesse da loro: “Prega come se Dio si prendesse cura di tutti e agisci come se tutto dipendesse da te”. Non credono alla fortuna: credono che loro fanno accadere la fortuna.

  1. Evitano le cose su cui non hanno alcuna influenza: per cui non vogliono cambiare gli altri, né hanno aspettative sugli altri, perché sanno che non hanno potere su questo. Si concentrano solo su ciò che possono cambiare: e la cosa che più possiamo cambiare sapete qual è? Noi stessi!

  1. Considerano il passato come una fonte d’informazioni... niente di più. Imparano dagli errori e vanno avanti. Non guardano mai indietro ma sempre in avanti: come i nostri occhi che sono rivolti sempre in avanti!

  1. Celebrano il successo degli altri. Molte persone, purtroppo, pensano al successo come ad una torta da suddividersi e più ne va agli altri e meno ce ne sarà per loro. Le persone con forza interiore, invece, sanno gioire del successo degli altri tanto quanto del loro.

  1. Non si lamentano perché lamentarsi vuol dire concentrarsi su quello che non c’è. Loro, invece, guardano solo a ciò che c’è.

  1. Non cercano l’approvazione di nessuno: utilizzano la loro forza per i loro sogni, per i loro progetti e per fare qualcosa “di bello” per questo mondo.

  1. Vivono la gratitudine: poiché ringraziano per ciò che c’è attorno e che hanno, hanno una grande gioia e una grande forza.

Il Dalai Lama dice: “La forza interiore è la protezione più potente che hai. Non aver paura di assumerti la responsabilità della tua felicità”.

Madre Teresa: “Gli esseri umani possono scegliere, è l'unica cosa che Dio non ci toglie: la volontà, la forza di volere. Io voglio andare in paradiso e con la grazia di Dio riuscirò ad andarvi”.

Steve Jobs: “Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore.

E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione.

In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario”.

Chiesero a Nelson Mandela: “Che cos’è la forza interiore?”. “E’ il giorno in cui ti rendi conto di essere il capitano della tua nave: allora ogni meta è possibile”.

Seneca: “Non è perché le cose sono difficili che non osiamo, è perché non osiamo che sono difficili”.

Einstein: “Chi dice che è impossibile non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo”.

Nietzsche: “Quello che non mi uccide, mi fortifica”.

Gibran: “Le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza. I caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici”.

Un giorno un Figlio chiese a suo Padre: “Padre, io quando arriva una difficoltà mollo la spugna: dimmi, come faccio ad avere la forza interiore?”.

Il padre gli rispose: “Dimmi un uomo che stimi coraggioso?”. “Tu, Padre!”.

Ogni volta che sei in difficoltà, allora, chiediti: “Cosa farebbe mio padre?” e agisci come faccio io. Non agirai più come te ma come me… e tutto sarà diverso.

Il Figlio, per la cronaca, si chiamava Gesù Cristo!

 

 

Pensiero della Settimana

 

Chi dice che è impossibile non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo.

(A. Einstein)