E’ l’amore che ci salva la vita

XXXI domenica del tempo ordinario

30 ottobre 2022

 

  • Prima lettura: Sap 11, 22-12,2
  • Salmo: Sal 144
  • Seconda lettura: 2 Ts 1, 11-2,2
  • Vangelo: Lc 19, 1-10

 

In tutti i secoli, i cristiani a volte si sono sentiti “migliori” degli altri, che erano peccatori. Lc riporta questo brano per ricordare ai cristiani, del suo tempo e di ogni tempo, che Dio non ricorda agli uomini i loro peccati (“Hai fatto questo, hai fatto quello… vatti a confessare… non sei in grazia… non ti vergogni…”) e che Gesù stesso è venuto proprio per gli ultimi: i peccatori, i poco di buono, gli indesiderati e quelli considerati impuri.

Gesù stesso fu molto giudicato e non accettato per questo suo comportamento sovversivo. Dio è amore. Dio non porta la purezza ma l’amore: il che è molto diverso. L’amore salva; il giudizio condanna. Il giudizio è superiorità. E per amare per davvero bisogna essere senza giudizio.

5,1ENTRÒ NELLA CITTÀ DI GERICO E LA STAVA ATTRAVERSANDO,

  • ENTRÒ NELLA CITTÀ DI GERICO…=Gesù sta andando verso Gerusalemme. Gerico si trova ad una trentina di km da Gerusalemme (10,29-37) lungo una grande via di comunicazione. Proprio per la sua posizione è un punto strategico dell’amministrazione romana. Per questo a Gerico è facile incontrare funzionari imperiali, uomini dell’esercito ed esattori. I pubblicani acquisivano l’appalto della riscossione dei dazi dai Romani e ne guadagnavano a dismisura. Per questo erano giustamente odiati dalla gente che veniva defraudata.

Ma Gerico è anche la città di frontiera che Israele ha dovuto passare (le famose mura di Gerico che crollano) per entrare nella Terra Promessa (la libertà). Vuoi essere libero? Devi entrare, attraversare, questa Gerico. Quale? Non attaccarti alle cose e alle persone. A Gerico Gesù incontra Zaccheo. Ma chi è Zaccheo?

2QUAND’ECCO UN UOMO, DI NOME ZACCHEO, CAPO DEI PUBBLICANI E RICCO,

Zaccheo è un caso disperato: ricco e capo dei pubblicani!

  • QUAND’ECCO UN UOMO=Zaccheo è sempre un uomo per Gesù (e non un peccatore!)
  • DI NOME ZACCHEO=il nome Zaccheo vuol dire “giusto, puro”. Ma se c’era una cosa che Zaccheo non era, era che fosse puro. Era tutto ma non puro. E nessuno certamente lo vedeva puro. Gesù però sa vedere cose che altri non vedono. Questa è la grandezza dell’amore: vedere il cielo sotto le nuvole. Anche se fuori non sembra, anche se sembri “un figlio di buona donna”, anche se sembri un pervertito o quant’altro, Dio vede la tua parte pura e giusta, la tua bontà e la tua verginità. Per quanto sgualciti, strappati o rovinati siano, 50 euro rimangono 50 euro. Il tuo valore e la tua dignità di uomo non viene mai meno, per quanto accada nella vita.
  • CAPO DEI PUBBLICANI=i pubblicani erano gli esattori delle tasse. L’esattore vinceva, attraverso un appalto, il posto, la dogana, per esigere le tasse e poi poteva mettere i prezzi che voleva. Normalmente erano dei ladri autorizzati. Per questa categoria, sia perché rubava, ma soprattutto perché era in combutta con il dominatore romano, non c’era assolutamente speranza di salvezza.

Scrive il Talmud che, anche se un esattore delle tasse (quello che va con il nome di pubblicano) volesse convertirsi e quindi salvarsi, non gli sarebbe possibile, perché, per convertirsi, dovrebbe restituire quattro volte quello che ha rubato e sarebbe praticamente impossibile rintracciare tutte le persone a cui ha rubato. E sarà per questo che Zaccheo restituirà quattro volte tanto: “Sì, adesso la salvezza è possibile”.

Dire pubblicano era dire “immorale, impuro”; dire ad uno: “pubblicano”, era come dirgli “falso, ladro, traditore”. I pubblicani erano per gli ebrei quello che gli ebrei erano per i nazisti: gente da eliminare, da sterminare.

Se è pubblicano vuol dire che è escluso da Dio. Zaccheo non solo è un pubblicano, ma ne è il capo: è il più ladro di tutti. E tutti lo sanno! Zaccheo è un poco di buono, un infedele (venduto ai Romani), un peccatore. E quando gli dicono: “E’ andato ad alloggiare da un peccatore”, in realtà dicono la verità. Zaccheo era così ricco perché aveva così rubato.

  • E RICCO=è anche ricco (come capo dei pubblicani non poteva che non esserlo!): ma che Lc lo specifichi è importante perché i ricchi, nel vangelo, sono esclusi da Gesù. Il ricco (=colui che si attacca alle cose, alle proprietà, alle persone) non può seguire Gesù.

L’unico fallimento di Gesù con chi l’ha fatto? Con il giovane ricco (ed ha fallito non perché era giovane!). Ha avuto successo con i pubblicani, le prostitute, i ladri, con tutti eccetto che con: 1. I ricchi di soldi (giovane ricco) e 2. Con i ricchi di certezze (farisei e i dottori della legge). Perché un ricco crede di possedere dei beni e, invece, sono i beni a possedere lui. Nella comunità di Gesù c’è posto per i signori (coloro che servono) ma non per i ricchi; c’è posto per chi dona ma non per chi trattiene.

3CERCAVA DI VEDERE CHI ERA GESÙ, MA NON GLI RIUSCIVA A CAUSA DELLA FOLLA, PERCHÉ ERA PICCOLO DI STATURA.

  • CERCAVA DI VEDERE CHI ERA GESÙ=anche Erode, dopo aver fatto decapitare il Battista, cercava di vedere Gesù (9,9) e si diceva: “Ma come, il Battista l’ho ucciso io, chi è questo (di Gesù infatti dicevano che era Giovanni Battista resuscitato dai morti)?”.

Cercare di vedere, esprime un desiderio: c’è un’insoddisfazione, un tormento, un’inquietudine, una irrequietezza e si cerca di trovare qualcos’altro, perché quello che si ha, per quanto sia, non basta più.

Zaccheo ha tutto, ma quel tutto che ha non gli basta. Infatti la felicità non sta nelle cose ma nei valori. Le cose sono uno strumento per raggiungere i valori, ma non sono i valori (ciò che vale per te).

Tu desideri avere una moto. E’ un buon desiderio, ma è solo uno strumento. Perché raggiunta la moto, che fai? Che te ne fai di una moto senza compagnia? In realtà tu non desideri la moto ma dei valori che con la moto puoi vivere: l’amicizia, l’avventura, la libertà. Non la moto, ma ciò che è dietro la moto.

Tu vuoi una casa. E’ un buon desiderio ma è solo uno strumento. Casa vuol dire famiglia, amicizia, amore, comunicazione, intimità, protezione, ecc. Quando avrai la casa non ti basterà più. Non la casa, ma ciò che è dentro la casa.

Tu vuoi sposarti. E’ un buon desiderio ma il matrimonio è solo uno strumento. Ciò che cerchi è l’amore, la tenerezza, l’intimità, la comunicazione, la paternità, ecc. Il matrimonio è solo un mezzo, ma non ti fa felice solo perché ce l’hai.

Non sono le cose che fanno felici ma i valori, ciò che è dentro le cose e che non si può comprare. Per questo Zaccheo è insoddisfatto e per questo “cerca di vedere” qualcos’altro. Per questo farà qualcosa di diverso nella sua vita (lascerà il banco delle imposte per andare a vedere Gesù).

  • MA NON GLI RIUSCIVA A CAUSA DELLA FOLLA=lett. “a causa della folla”. Lc sottolinea che è la folla (quelli stessi che poi mormoreranno: “E’ andato a casa di un peccatore”) che gli impedisce di vedere Gesù. Perché la folla rappresenta tutti quelli che ti vogliono così e così per sempre. La folla è causa dell’impedimento. Certo, è molto strano che uno così ricco e potente non abbia un posto privilegiato. E siccome può… Qui, quindi, la folla, come sempre nei vangeli, indica il vivere in maniera anonima, come fanno tutti: tutti fanno così… anch’io! E’ il vivere del gregge, il conformismo, il non determinarsi. La folla dice: “Fai come tutti! Perché vuoi essere diverso?”. Zaccheo, finora, non ha avuto nessun modello per essere diverso: ha vissuto come tutti i ricchi del suo tempo!
  • PERCHÉ ERA PICCOLO DI STATURA=lett. “perché la sua statura era infima”. Questo è un particolare non indispensabile nel testo, quindi se c’è, deve avere un senso profondo.

Lc non ha preso il metro per misurare Zaccheo. A Gesù non interessa misurare l’altezza di Zaccheo. Qui Lc vuol dire altro: gli interessa dire chi era “dentro” Zaccheo. Zaccheo è piccolo proprio perché è ricco, attaccato ai beni, alle cose, alle persone. Proprio perché è ricco, come in Lc 16,19-31, non può vedere il povero, non può vedere il vero Zaccheo e non può vedere neanche Gesù.

I ricchi sembrano gente grande, potente; ma se sono davvero gente grande e potente che se ne fanno di tutta questa ricchezza? C’è gente che con i soldi che ha può vivere milioni di anni: non c’è un certo senso di irrealtà? Pensano davvero di vivere così a lungo?

Piccolo non indica tanto l’altezza ma la sua percezione interna. Lui si sente piccolo; lui non sente il proprio valore, si sente da meno degli altri, si sente inferiore, si sente incapace o comunque sempre meno degli altri. Il suo problema è il senso di inferiorità. Finora cos’ha fatto? Poiché mi sento piccolo (inconsciamente) sarò il più grande (capo dei pubblicani). E’ per questo che guadagna più di tutti. Crede che se sarà il più ricco sarà il più stimato da tutti, il più amato: ma non è così!

Ci sta nel personaggio che fosse spietato e per questo così odiato. Perché quando ti senti piccolo, niente, cioè inferiore, devi essere superiore. E ci sono solo due possibilità: o ti fai sopra gli altri o abbassi gli altri a te. O cercherai tu di essere il più grande, il migliore (l’unico che sa… se fosse lui a capo di… quello che ha sempre ragione o l’ultima parola… quello che zittisce gli altri, ecc) oppure cercherai di abbassare gli altri (giudizio… non ti va bene mai nessuno… trovi sempre il difetto in tutti… cerchi sempre l’intenzione negativa degli altri… nessuno fa niente per niente, ecc).

Quanto piccolo si deve sentire chi si sente onnipotente? O chi deve continuamente giudicare gli altri? Quello che diciamo degli altri è la nostra percezione inconscia di noi.

Cosa ci si può attendere da un uomo così? Cosa si può aspettare da uno così? Eppure…

Tutti noi soffriamo del senso di inferiorità (la sindrome di Zaccheo). In parte è normale. Da bimbi siamo piccoli, non possiamo nulla, non abbiamo la forza per vivere da soli, per procurarci cibo, per difenderci, per affrontare le sfide della vita. Senza gli adulti ci sentiamo persi: noi siamo piccoli piccoli e loro sono grandi grandi. E’ chiaro che ci sentiamo inferiori, più piccoli.

Per vincere questo senso di inferiorità abbiamo bisogno di percepire il nostro valore, abbiamo bisogno che chi c’è vicino ci aiuti a sentire che abbiamo le nostre capacità, le nostre risorse. Passa il tempo e così vediamo che siamo capaci anche noi, tanto come gli altri. Fin qui tutto ok.

Ma che succede se ad un bambino gli si chiede troppo? Che succede se gli si chiedono delle cose, che per la sua età, non può fare (essere adulto… non sporcarsi… non disturbare… fare l’ometto… fare da baby-sitter al fratello… ecc)? Ne dedurrà non che non ne è capace perché è troppo piccolo, ma che non ne è proprio capace.

Che succede se il genitore lo protegge in tutto, gli è sempre addosso e non può mai, ad es. litigare con i fratelli, perché lui interviene sempre? Ne dedurrà che non può badare a se stesso.

Che succede se gli si dice di continuo: “Non sei capace… lascia stare, faccio io… lo faccio io che poi perdiamo tempo… ma sei stupido!?... ma non sei capace di fare proprio nulla…”. Penserà davvero di esserlo.

Che succede se viene considerato come un peso (“da quando ci sei tu non ho più tempo per me”)? O che non ha nessun diritto (“parlerai quando sarai grande”)? O viene deriso (“piagnucolone; piscione…”)? O gli si dicono delle falsità (per cui dubiterà di chi gli è attorno)?

Rosenthal e Jacobsson fanno questo esperimento: selezionano casualmente alcuni bambini e informano gli insegnanti che si tratta di alunni molto, davvero molto intelligenti. In realtà sono bambini normali, solo che gli insegnanti non lo sanno. Bene, cos’accadde? Al termine dell’anno quei bambini sono diventati i migliori della classe (è l’effetto Pigmalione). Quello che tu pensi di una persona agisce su di lei. Se tu pensi che un bambino sia incapace, lo diverrà. Non solo si sentirà piccolo ma si sentirà niente.

Il poco valore datogli diventerà che lui vale poco. E che accadrà? O diventerà un pessimista (è vero non valgo niente) o un arrogante (dimostro che non è affatto vero che non valgo niente). L’origine e il problema sono gli stessi. Un bambino che già vive l’inferiorità della sua condizione, se svalutato diverrà pessimista.

Hanno fatto un altro esperimento: hanno fatto un test a dei bambini di IV° elementare. Alcuni sono risultati ottimisti e altri pessimisti. Poi ad entrambe le categorie sono stati presentati dei problemi facili da risolvere: entrambi li hanno risolti. Ma quando si sono presentati quelli più difficili, i risultati dei pessimisti sono stati disastrosi mentre quelli degli ottimisti molto buoni. Un bambino pessimista si lascia scoraggiare e per questo ottiene risultati negativi non solo nella scuola ma nella vita e nelle scelte che farà.

Un bambino pessimista (ma anche un adulto) ha tre convinzioni.

  1. LE SITUAZIONI NON POSSONO CAMBIARE: “Non c’è niente da fare, non riesco ad andare in bici… mio fratello ce l’ha sempre con me… nella nuova scuola sarò sempre solo… sarà sempre così… non cambia mi nulla”.
  2. UN OSTACOLO si estende a tutti gli aspetti della vita: “La ragazza mi ha lasciato: nessuna donna mi vuole… il capo mi ha ripreso: non mi vuole proprio bene… ho fatto un errore? Io sbaglio sempre su tutto”.
  3. IL RISULTATO È FRUTTO DEL CASO: “Sono stato solo fortunato… tanto poi se ne va/la gente mi lascia… se mi conoscesse dentro!”.

Allora se tutti ti vedono in un modo, se tutti ti trattano in un certo modo e ti percepiscono in un certo modo, alla fine anche tu ti percepirai così.

Esperimento in ambiente di lavoro. Tutti si sono accordati così: entrano in ufficio, qui c’è la segretaria (che sta bene e ha una buona giornata) e in maniera diversa ciascuno le dice: “Che brutta siera (=faccia) che hai! Stai male?”. Dopo alcune ore, la donna sta male. Se tutti ti mandano il messaggio che non vali o che non sei capace, tu lo diventi.

Zaccheo, invece, reagisce all’inferiorità diventando un megalomane: tanti soldi. Ma così: il primo della classe… il più forte… il più sportivo… il più bello… il più simpatico. Orwell diceva ironicamente: “Tutti gli uomini sono uguali. Ma alcuni sono più uguali degli altri”.

Quando la regina Vittoria d’Inghilterra e il marito Alberto di Coburgo litigavano, la regina spesso gli diceva: “Ricordati che io sono la regina d’Inghilterra”. “No, cara – diceva lui – tu per me sei solo mia moglie”.

 

4ALLORA CORSE AVANTI E, PER RIUSCIRE A VEDERLO, SALÌ SU UN SICOMORO, PERCHÉ DOVEVA PASSARE DI LÀ.

In questa frase ci sono le predisposizioni per poter incontrare Gesù. Perché Lui viene sì!, ma non è come la pioggia dal cielo che basta che aspetti e prima o poi scende. Se tu non fai niente, non succede niente.

  • ALLORA CORSE AVANTI=1. Zaccheo non fa come tutti. Bisogna fare qualcosa di diverso dalla folla. Avanti a cosa? Alla folla (Zaccheo fa quello che la folla, cioè tutte le persone, non fanno).
  • E PER RIUSCIRE A VEDERLO=2. bisogna volerlo.
  • SALÌ SU UN SICOMORO, PERCHÉ DOVEVA PASSARE DI LÀ=avere coraggio e fare qualcosa che non si ha mai fatto. Guardate cosa fa Zaccheo. Mettiamoci nei suoi panni: tutti lo conosco, tutti sanno chi è. Uno degli uomini più famosi, più conosciuti, più temuti della città su di un sicomoro? Ci vuole coraggio! Lui stesso sa che è preso in giro per la sua statura, e che fa? Sale su di un albero. Sa che tutti lo vedranno (e infatti tutti lo vedono): ci vuole coraggio!!! Lui ce l’ha!

Zaccheo fa qualcosa che lui mai avrebbe pensato di fare. Deve, cioè, vincere il timore di quello che gli altri diranno o penseranno, per poter vedere Gesù.

Un giorno il vescovo di una diocesi è andato ad un incontro di preghiera perché ne sentiva il bisogno. “Lei qui?” (come se i vescovi non ne avessero bisogno!). “Sì!, anch’io, come tutti”.

Un giorno uno psicoterapeuta di professione incontra dal suo psicoterapeuta la donna delle pulizie: “Lei qui?”, dice la donna. “Tutti, signora, abbiamo problemi e difficoltà!”.

Allora Zaccheo non si vergogna di avere anche lui bisogno di cercare, di qualcos’altro. Bisogna vincere la paura del giudizio degli altri per trovare la propria strada.

5QUANDO GIUNSE SUL LUOGO, GESÙ ALZÒ LO SGUARDO E GLI DISSE: «ZACCHEO, SCENDI SUBITO, PERCHÉ OGGI DEVO FERMARMI A CASA TUA».

Qui c’è la terapia di Gesù per Zaccheo: 1. Esisti; 2. Tu sei tu; 3. Ciò che devi cambiare per vivere (incontrarmi).

  • QUANDO GIUNSE SUL LUOGO=il luogo è l’occasione dove può succedere qualcosa. E può succedere perché Zaccheo è disponibile, predisposto: cioè, si è già messo in cammino internamente. Il luogo (topos) è il momento propizio dell’incontro.

In Lc la parola luogo è sempre associata al momento propizio per qualcosa di importante. Non è solamente un luogo, uno spazio, un ambiente, ma è proprio dove poteva accadere qualcosa di grande e di importante. E poteva accadere perché c’erano le condizioni.

4,37: “E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante”: dopo la guarigione di un demonio che c’era nella sinagoga tutti parlano di Gesù.

4,42: “Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto”: tutti vogliono Gesù.

5,17: “Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante”: Gesù qui fa il discorso della pianura (corrispettivo del discorso della Montagna).

10,1: “Altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi”: Gesù invia i discepoli a predicare.

10,32: “Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre”: è il luogo dove doveva avvenire l’incontro ma non è avvenuto!

11,1: “Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito…”: Gesù da il Padre Nostro.

19,5: “Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo…””: l’incontro che sembrava impossibile si realizza.

Se tu sei chiuso nessuno ti può  entrare dentro.

  • GESÙ ALZÒ LO SGUARDO E GLI DISSE=anablepo=guardare in alto, verso il cielo. Finora tutti lo aveva visto giudicandolo, dall’alto verso il basso. Finalmente c’è qualcuno che lo vede dal basso verso l’alto, senza più nessun giudizio. 1. ESISTI. Gesù lo vede: perché se nessuno ti vede, tu non ci sei.
  • ZACCHEO= come sa Gesù che si chiama Zaccheo? Non sappiamo!
  1. TU SEI TU. Gesù lo chiama per nome. Per tutti gli altri era “il capo dei pubblicani, il ricco”. Per gli altri è un ruolo ma per Gesù Zaccheo è una creatura, una persona come tutti.

Chiamare per nome=dare dignità e dare volto. Gesù gli dice: “Io credo in te Zaccheo; io vedo che in te c’è qualcosa di buono. Per gli altri sei solo un farabutto, ma io vedo che tu sei un uomo come tutti. E tutti gli uomini hanno una stanza piena d’amore nel loro cuore”.

Quando andai a fare servizio all’OPSA (struttura che accoglie ragazzi con disabilità importanti) colui che mi seguiva per la formazione mi disse: “Domani, facciamo formazione”. Così il giorno seguente io con la mia penna e il mio quaderno mi preparo ad un pomeriggio di formazione, visto che ci si trovava alle 15.30 e fino a sera non avevo da fare altro. Alle 15.30 inizia la formazione e dice: “Ricordati che quelle che hai davanti sono delle persone, tanto come te. Pensano, si emozionano, amano, piangono, tanto come te. Tutto qui. Formazione finita”. Tempo totale: 30 secondi. Ma mi ricordo ancora quelle parole ogni volta che ho davanti qualcuno: “Questa è una persona”.

  • SCENDI SUBITO=è la terapia veloce ma efficace di Gesù. Per guarire c’è sempre qualcosa che bisogna fare. Non si può guarire se non si agisce. Spesso non è quello che noi vogliamo ma semplicemente quello che ci fa guarire.

La prima parte delle frase è: “Ma chi ti credi di essere Zaccheo? Pensi di essere più importante degli altri solo perché ha tutti questi soldi? Scendi giù! Scendi dai tuoi piedistalli e dal crederti chissà chi”. E’ l’umiltà: non sentirsi né superiori né inferiori a nessuno.

Gesù è sempre diretto: “Taci, esci! (Mc 1,25); Alzati (Mc 5,41); Mettiti nel mezzo (Mc 3,3); apriti (Mc 7,34); vieni fuori (Gv 11,43)”. Per guarire ci sono delle azioni precise da fare: sono ciò che non vogliamo fare.

Zaccheo si crede chissà chi, si atteggia “a sapientone… e si mette sul piedistallo con tutti: “Smettila e scendi giù; sei un uomo come tutti gli altri”. E se non farà questo, Zaccheo non potrà guarire. Perché ciò che s’ha da fare, s’ha da fare. Altrimenti non si può proseguire.

  • PERCHÉ OGGI DEVO FERMARMI A CASA TUA=devo (dei, in greco) è un verbo tecnico che indica la volontà di Dio: quindi, quello che Gesù sta facendo è la volontà di Dio. Eccolo qua Dio! Dio vuole farci un regalo: nient’altro! Un regalo non si merita: è gratis perché è un regalo. L’amore di Dio non è per i meritevoli ma per tutti coloro che lo accolgono. Basta solo dirgli di si.

Nella seconda parte della frase Gesù enuncia le conseguenze del suo comportamento: “Se tu continui a startene lassù, a ritenerti intoccabile e più degli altri, sai cosa ti accadrà? Ti accadrà che non avrai amici, né compagni e che nessuno potrà entrare in casa tua” (19,5). Ma se Zaccheo scende qualcuno può entrare nella sua vita; qualcuno può essergli ospite, qualcuno può essergli amico; qualcuno lo può ascoltare; qualcuno può relazionarsi con lui.

Quando noi ci crediamo perfetti o più bravi dagli altri, noi ci isoliamo dagli altri e moriamo di solitudine. Vuoi vivere così? Zaccheo capisce subito: non è vita questa, per questo scende.

Fermarsi a casa indica il mangiare insieme. A quell’epoca si mangiava tutti in un unico grande vassoio. Proprio per questo si stava molto attenti prima di invitare le persone a pranzo perché la persona doveva essere di piena fiducia e di consolidata reputazione. Infatti, se io invitavo a mangiare una persona che era impura, dal momento che metteva la mano nel piatto, tutto il piatto era impuro; allora io, prendendo la roba dal piatto, venivo contaminato dalla sua impurità. Invitare a pranzo indicava piena familiarità. In italiano c’è il modo di dire: “Oh, hai mai mangiato nel mio piatto una roba del genere…”: mangiare nel piatto di una persona significava piena intimità.

6SCESE IN FRETTA E LO ACCOLSE PIENO DI GIOIA.

  • SCESE IN FRETTA E LO ACCOLSE=Gesù lo accoglie (lo vede e lo chiama per nome) perché Zaccheo scenda (terapia) e Zaccheo fa ciò che deve fare (terapia) per accogliere Gesù (la Vita). Se fai veramente quello che devi fare, guarisci, cioè torni a vivere. Zaccheo decide di diventare piccolo, scende dal potere del denaro e della ricchezza.
  • PIENO DI GIOIA=chairon, da cui anche chairoi=beati. La felicità è essere accolti. Dio è accoglienza. Ed ecco la conseguenza: la gioia. La gioia (charà) è conseguenza dell’amore (charis), dell’essere amati. La gioia non si può produrre: è solamente una conseguenza dell’amore.

7VEDENDO CIÒ, TUTTI MORMORAVANO: «È ENTRATO IN CASA DI UN PECCATORE!».

  • VEDENDO CIÒ=Gesù vede una persona. Anche loro vedono ma vedono un peccatore. Neppure lo chiamano Gesù! Evitando di chiamarlo per nome (cosa che Gesù fa con Zaccheo) indicano che Gesù intingendo nel piatto dove ha messo la mano Levi il pubblicano, ha contratto la sua impurità.
  • TUTTI MORMORAVANO: «È ENTRATO IN CASA DI UN PECCATORE!»=dialoghizo è lo stesso verbo degli scribi e dei farisei che mormorano (=giudicano) Gesù prima delle tre parabole di Lc 15. D’altronde se per strada toccavi il mantello di un pubblicano diventavi impuro. Figurati andarci a casa sua! Il Talmud scrive: “Se lasci entrare un pubblicano, un esattore delle tasse, nella tua casa, tutta la tua casa diventerà impura, dovrà essere purificata con l’acqua bollente.”

Ma Gesù, non aspetta che gli uomini vadano a lui; Lui, il santo, va lui nella casa dell’impuro.

Che occhi hai? Hai gli occhi dell’amore (accoglienza) o hai gli occhi dei farisei? Se non conosci Dio (Dio è accoglienza, amore) vedrai con gli occhi del giudizio. La religione ha una visuale rigida e stretta (e per questo comoda: è facile perché applica sempre lo stesso e unico criterio): “E’ peccatore? Allora è dannato!”.

Per Gesù, è l’accoglienza, l’amore, che permette qualcosa. Dio precede l’uomo. Per Gesù non è Zaccheo che contamina Gesù ma Gesù che lo santifica. Gesù sa che l’amore è più forte del male, del no e di ogni cosa. Per i religiosi e per la gente, invece, prima viene la regola. Per i religiosi Gesù è contaminato da Zaccheo. Per i religiosi non c’è niente di più forte del male.

8MA ZACCHEO, ALZATOSI, DISSE AL SIGNORE: «ECCO, SIGNORE, IO DO LA METÀ DI CIÒ CHE POSSIEDO AI POVERI E, SE HO RUBATO A QUALCUNO, RESTITUISCO QUATTRO VOLTE TANTO».

  • MA ZACCHEO, ALZATOSI=ma alzatosi da cosa? Zaccheo si alza dalla sua situazione. Il verbo indica il risorgere, il venire su, l’alzarsi: “Risorto, rinato”. Zaccheo qui ri-nasce. Zaccheo, sentitosi così amato, non sarà mai più l’uomo di prima. E, infatti…

  • DISSE AL SIGNORE: «ECCO, SIGNORE, IO DO LA METÀ DI CIÒ CHE POSSIEDO AI POVERI E, SE HO RUBATO A QUALCUNO, RESTITUISCO QUATTRO VOLTE TANTO»=l’amore produce amore; l’amore chiama amore. “Se vuoi essere amato, diceva Seneca, comincia ad amare”. E’ proprio così!

Il Levitico (Lv 5,20-26) prescriveva in caso di frode di restituire l’importo sottratto con l’aggiunta di un quinto. Ma Zaccheo esagera, va oltre: lui restituisce quattro volte tanto! Perché? Perché quando hai ricevuto tanto (e ne sei consapevole!) ti viene spontaneo dare tanto. Chi da poco è perché crede di aver ricevuto poco e non si rende conto di quanto, invece, abbia ricevuto dalla Vita. La gratitudine nasce dalla consapevolezza di quanto bene ci sia attorno a noi.

L’accoglienza costa cara: accogliere Gesù vuol dire perdere, come Zaccheo, le ricchezze esterne (se deve restituire quattro volte tanto, sarà rimasto povero!!!) per appoggiarsi sulle vere ricchezze interne. Ma adesso anche Zaccheo sa che “vi è più gioia nel dare che nel ricevere” (At 20,35). Zaccheo non è più ricco ma è felice.

L’azione di Zaccheo è ovvia: si sente amato incondizionatamente e gli viene spontaneo far lo stesso. Gesù non pone condizioni; Gesù non dice: “Ti amo, vengo a casa tua, ma tu…”. E Zaccheo farà lo stesso. Chi gliel’ho fa fare di dare la metà dei suoi beni ai poveri? Nessuno! E chi gliel’ho fa fare di restituire non il dovuto ma quattro volte tanto il rubato? Nessuno, perché questi sono i gesti dell’amore. Gesù ha amato Zaccheo gratuitamente e Zaccheo ama gratuitamente. L’amore è gratuità.

Into the wild è un film molto famoso che molti hanno visto. Racconta la storia di Christopher McCandless, un giovane che subito dopo la laure vagabonda per due anni alla ricerca della libertà  e della felicità. Morirà a ventiquattro anni e prima di morire scriverà nel suo diario dentro al Magic Bus: “La felicità è reale solo quando è condivisa”. L’amore è condivisione. L’amore è volere che tutti vivano, che tutti possano diventare il meglio di sé, che possano esprimersi, che possano fiorire, che possano essere al massimo di sé. L’amore non è dare ma darsi. Zaccheo si dà dando ciò che ha. Per questo tutti possono amare, anche se non hanno nulla. Per l’amore basta avere un cuore.

9GESÙ GLI RISPOSE: «OGGI PER QUESTA CASA È VENUTA LA SALVEZZA, PERCHÉ ANCH’EGLI È FIGLIO DI ABRAMO. 10IL FIGLIO DELL’UOMO INFATTI È VENUTO A CERCARE E A SALVARE CIÒ CHE ERA PERDUTO».

  • GESÙ GLI RISPOSE: «OGGI PER QUESTA CASA È VENUTA=oggi indica che la salvezza è un incontro.  La salvezza avviene in un attimo.

Certi incontri ti cambiano la vita. Dopo quell’incontro tu non sarai più tu o meglio: finalmente tu sarai tu, perché non eri mai stato, perché non ti eri mai visto nella tua bellezza originaria, vera, profonda. Quello che tu vedevi, quello che gli altri vedevano non eri tu, era il tuo falso Sé, era la tua maschera. Ma certi incontri ti ricongiungono finalmente a te e alla Vita che scorre in te. Quegli incontri sono salvifici.

Gesù non chiede a Zaccheo di cambiare lavoro (come neppure alla peccatrice). All’inizio della Chiesa si chiedeva ai primi cristiani di abbandonare certi lavori perché non consoni con la dignità del cristiano. Ma Gesù non chiede questo. Tanto è vero che la tradizione (perché non poteva accettare che Zaccheo fosse rimasto pubblicano) narra che fu nominato da Pietro vescovo di Cesarea.

  • LA SALVEZZA=soteria=salvezza. Cos’è la salvezza, allora per il vangelo? Non è andare in Paradiso, ma accogliere il Signore, farlo entrare nella tua vita. E quando lo fai entrare, tutto cambia, tu cambi; tu non puoi più davvero essere tu.

La Chiesa dovrebbe riflettere molto su questo: la fede viene da un incontro. Allora: invece di fare tanti riti, preghiere, richiami morali, dovrebbe aiutare le persone ad incontrarlo. Perché molte delle persone religiose pregano un Dio che non hanno mai incontrato.

  • PERCHÉ ANCH’EGLI È FIGLIO DI ABRAMO=Zaccheo è un ebreo, figlio di Abramo. Dicevano i giudei: “No, non è più un ebreo, figlio di Abramo, perché è un peccatore”. Gesù: “No, la dignità di figli di Abramo, di figli di Dio, non può mai essere cancellata”.
  • IL FIGLIO DELL’UOMO INFATTI È VENUTO A CERCARE E A SALVARE CIÒ CHE ERA PERDUTO»=ecco il senso della vita di Gesù: che tutti si possano sentire accolti. Gesù non dirà mai: “Tu sei in grazia? Se sì, vieni! Se no, fuori, via, niente comunione”. La Chiesa di Gesù non è un ghetto per i già buoni e per già bravi ma è un ospedale per tutti quelli che si sentono persi, disperati, in peccato, smarriti. Anzi è un'autoambulanza che va da tutti quelli che si sentono così per aiutarli, per soccorrerli. E ciò che porta non è il Battesimo o un “vieni dalla nostra parte; vieni con noi”; ciò che porta è l’accoglienza: “Anche tu esisti; anche tu ci sei; anche tu sei degno d’amore”. E se hai quest’amore fai breccia nel cuore della persona (e questo non dipende da noi!)… allora accade la salvezza! La Chiesa di Gesù non dice mai: “Via! fuori! Tu no!”. La Chiesa di Gesù: “Vengo io. Vengo per amarti”.

E’ l’amore che ci salva la vita. E’ quel giorno che in cui, in qualche modo, abbiamo sentito qualcuno che ci ha detto o fatto sentire: “Non voglio nulla da te, non sono qui per questo. Sono qui perché tu sei importante per me e ti aiuterò, se lo vorrai, ad essere il meglio per te”.

Zaccheo senza Gesù sarebbe rimasto semplicemente il capo dei pubblicani. Gesù gli mostrò che poteva essere un uomo migliore, felice e soddisfatto di sé. L’amore ti cambia la vita.

L’amore è: “Voglio il meglio per te. E sarai tu a decidere cos’è meglio per te”. Per alcune persone l’amore è cambiare l’altro. Ma l’amore, invece, è mettersi a disposizione.

Madre Teresa: “Esiste un solo Dio, ed egli è il Dio di tutti. Perciò è importante vedere tutti gli uomini come uguali davanti a Dio. Io ho sempre detto che dobbiamo aiutare un indù a diventare un indù migliore, un musulmano a diventare un musulmano migliore, e un cattolico a diventare un cattolico migliore”.

Se amo un poeta, lo aiuterò a diventare poeta. E se amo un fiore lo aiuterò ad essere un fiore.

Se amo mio figlio che è un musicista, lo aiuterò ad essere tale anche se a me la musica non piace.

Se amo mio marito che è un’artista, lo aiuterò ad essere così, anche se vorrei che stesse più tempo con me.

Se amo una coppia divorziata, non vorrò che si rimettano insieme ma che trovino la nuova migliore vita per loro.

Se mi amo, mi aiuterò a diventare il meglio di me, anche se chi è vicino ha altre idee.

Se amo Dio lo aiuterò a risplendere in questo mondo, per quello che Lui è.

L’amore non è dare, ma darsi. Ti dono quello che sono perché tu sia il meglio e il massimo di te.

E quando sarai diverso da me… e te ne sarai andato allora saprò che ti avrò veramente amato.

Muhammad Yunus, Nobel per la Pace nel 2006, bengalese, è l’inventore del microcredito. Da dei piccoli crediti (anche solo 10-20 dollari) alle donne del Bangladesh perché possano produrre i loro piccoli prodotti. Quando gli chiesero qual era la motivazione di tutto questo disse: “L’amore è condividere. Io sono un uomo felice e voglio che anche tu lo sia e che anche loro lo siano. L’amore è condividere. Io sono diventato (credo) ciò che potevo essere: ecco io lo voglio per tutti”.

Ed è meraviglioso perché anche Zaccheo, farà qualcosa di diverso. Amato, anche lui avrà voglia di amare.

 

Pensiero della settimana

 

“Vuoi essere amato?:

Renditi amabile e poi

Comincia tu ad amare”.