Un amore non da osservare ma da ricevere

XIV domenica del tempo ordinario

5 luglio 2020

 

  • Prima lettura: Zc 9, 9-10
  • Salmo: 144
  • Seconda lettura: Rm 8, 9. 11-13
  • Vangelo: Mt 11, 25-30

 

Per capire questo breve brano del vangelo dobbiamo capire cosa succede prima. Gesù pensava di poter cambiare la religione del suo tempo, ma…

Il momento che Gesù vive non è facile. Dagli scribi è considerato un bestemmiatore (Mt 9,3) e meritevole della pena di morte.

I farisei hanno iniziato una campagna denigratoria nei suoi confronti. Non possono negare ciò che compie (miracoli, guarigioni) così lo accusano di stregoneria (scaccia in nome di Beelzebul; Mt 9,34); attaccano inoltre la sua reputazione (“E’ un mangione e beone”, Mt 11,19).

Ma non è tutto. Le principali città della Galilea non sembrano minimamente sfiorate dal suo insegnamento.

Prima di questo brano Gesù se la prende con Corazim e Betsaida e dice: “Se Tiro e Sidone (città pagane, nemiche storiche di Israele) avessero visto ciò che voi avete visto (i miracoli) si sarebbero già convertite” (Mt 11,20-22).

Gesù è deluso: “Con tutto quello che è successo! Con tutto quello che avete avuto la fortuna di vedere! Ma come fate a non credere? Ma quanto siete ostinati!”. Perché non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere e sordo di chi non vuol sentire.

Ma l’amarezza più grande di Gesù è rivolta per la sua città (Mt 9,1): Cafarnao. Lì ha compiuto i gesti più significativi di liberazione ma non è servito a nulla. Se tali cose le avesse compiute a Sodoma (città inospitale per definizione nella Bibbia, Gn 19) questa si sarebbe convertita. Cafarnao no.

Gesù è profondamente deluso e triste: “Con tutto quello che ho fatto, come fate a non credere?”.

Qui c’è il volto umano di Gesù, che, come tutti noi, non capisce e non si dà spiegazione di certi comportamenti.

Tu fai il bene, insegni ad amare, porti accoglienza e dignità dove mai è stata sperimentata, a non giudicare; tu guarisci, liberi, aiuti a ritrovare il proprio volto deturpato dalle ferite della vita, a ritrovare il senso di una strada persa o mai trovata, a ritrovare la gioia e l’emozione di vivere e poi la gente ti rifiuta, ti gira le spalle, ti accusa, ti attacca, ti si scaglia contro come il peggiore dei nemici.

E ti chiedi: “Ma cos’ho fatto di male?”. In realtà: “Niente”.

Quando ti trovi in questa situazione sei vicino al primo salto spirituale: passare dal fare ciò che fai a partire dal riconoscimento degli altri, al farlo a partire dalla tua motivazione interiore.

Un animatore dei centri estivi è stato accusato dalla gente di intascare soldi, quando lui presta servizio gratuitamente per un mese! Qui c’è il salto: o lo fai a partire da ciò che hai dentro o mandi tutti a quel paese e molli.

C’è un professionista che gratuitamente fa dei bellissimi incontri e che aiuta i genitori nella relazione con i figli ma alcuni dei suoi colleghi lo attaccano (invidia!) e lo denigrano (anche perché li fa gratuitamente!). O lo fai perché ci credi, per una motivazione tua, interna, o molli tutto!

E’ famosa la preghiera di Madre Teresa: “Gli uomini sono irragionevoli, illogici ed egoisti, amali lo stesso.

Quando fai il bene, diranno che lo fai per motivi egoistici e per secondi fini, ma tu continua a farlo.

Quando hai successo, ti fai dei falsi amici e dei veri nemici, ma tu continua ad averlo.

La sincerità e la franchezza ti rendono vulnerabile, ma tu continua ad essere sincero e franco.

Quel che hai costruito in anni di lavoro può andare distrutto in una notte, ma tu continua a costruire.

Del tuo aiuto c’è realmente bisogno ma forse la gente ti attacca quando l’aiuti, tu però, aiutala ugualmente.

Da’ al mondo il meglio di te, e ti tratteranno a pesci in faccia, ma tu continua a dare il meglio di te”.

Dobbiamo notare che Betsaida, Corazim e Cafarnao erano tutte sedi di sinagoghe. E le sinagoghe sono apertamente ostili a Gesù (Mt 10,17: “Vi flagelleranno nelle loro sinagoghe”).

La sinagoga non solo dominava le persone ma faceva credere loro che essere dominati dalla Legge fosse un bene. E Gesù constata la sua impotenza: se uno vuole essere dominato dalla religione non c’è niente da fare.

Se una persona non ha un motivo vero per vivere, se la sua vita è inutile o se semplicemente non è capace di reggere la sofferenza di cercare la verità, di trovarla di persona, che cosa fa? Si vende a qualche idea. Così si convince di avere un motivo nobile e alto per vivere.

Se si vende ad un’idea religiosa, allora, crede di avere pure una missione religiosa, di avere un mandato da Dio per fare ciò che deve fare e per dire ciò che deve dire (pensate ai terroristi religiosi).

Se uno è dominato dalla religione, cioè se le ha affittato il cervello, è un uomo perso. Non c’è niente da fare: perché stai combattendo contro “Dio” (crede lui!). Non hai speranze.

Vi ricordate quand’eravamo piccoli e dovevamo prevalere sul nostro amichetto: “Guarda che lo dico a mio papà; guarda che mio papà è poliziotto; guarda che il mio conosce il capo della polizia; guarda che il mio è avvocato; guarda che il mio conosce il presidente della repubblica”. Se uno dicesse: “Guarda che il mio è Dio”, cos’altro puoi dirgli? Ha vinto, ovvio!

Anche Gesù non ha potuto nulla contro quelli che si credevano mandati da Dio, suoi intermediari, e, paradosso, in nome di Dio proprio Lui, il Figlio di Dio, è stato ucciso da quelli che si ritenevano gli inviati di Dio.

S. Teresa d’Avila diceva: “Dio ci liberi da quelli che si credono santi; se quel signore non fosse così “santo”, sarebbe più facile convincerlo che si sbaglia”.

Dopo il lamento di Gesù sulle città della Galilea che hanno rifiutato il messaggio del Regno perché sono città dominate dall’insegnamento della sinagoga, Gesù, invece, in questo vangelo, benedice quelli che lo hanno accolto.

Ciò che stupisce di Gesù è la sua reazione. In una situazione di delusione e di scoraggiamento, lui innalza un inno e si lascia stupire da ciò che Dio fa.

Gesù non cade nella trappola del negativismo: vede il male, vede l’ottusità e l’oscurità ma sa vedere tutto il bene e la meraviglia che c’è nel mondo.

C’è il male nel mondo? Certo, e più cerchiamo e più ne troviamo. C’è il bene nel mondo? Certo, e più cerchiamo e più ne troviamo.

C’è negatività nel mondo? Oh sì, tantissima, e più la cerchi più la trovi. C’è positività nel mondo? Oh sì, tantissima, e più la cerchi e più la trovi.

Tutto dipende dai tuoi occhi: cosa cerchi? Perché troverai ciò che vuoi trovare; troverai nient’altro ciò che cerchi. Due uomini guardano fuori dalle sbarre della prigione: uno vede il fango e l’altro le stelle.

Quando ti guardi allo specchio, cosa vedi? Se cerchi un bel sorriso con i denti allineati, una pelle perfettamente liscia e tonica, magari non li trovi. Se cerchi le rughe, invece, le trovi tutte. Troverai ciò che cerchi.

Se cerchi il viso di un uomo che prova ad amare, che si appassiona, che ha raggiunto dei successi e che ha commesso dei fallimenti, ma che crede ancora nella vita, anche questo troverai.

Quando guardi tuo figlio cosa vedi? Se vedi che non si è laureato, che ti ha deluso, che non è come tu volevi, beh, ne sarai parecchio deluso e ti dirai che, come genitore, hai fallito. Ma se guardi che sta germogliando, che ha la forza della vita, che ha la luce negli occhi, che fa le sue scelte nella libertà, allora non potrai che gioire ed essere orgoglioso di quel tuo figlio.

E quello che ti succede nella vita? Una crisi può essere un dramma ma anche la grande occasione della tua vita. Niente è veramente negativo; tutto dipende dai tuoi occhi. Il pessimismo o l’ottimismo non è dovuto a ciò che succede fuori ma a ciò che tu hai dentro.

Il pittore James Whistler voleva intraprendere la carriera militare ma fu cacciato fuori dall’accademia di West Point. Cosa negativa? Dipende! Era così depresso che, come terapia, abbracciò la pittura.

Il cantante Julio Iglesias, voleva essere solo e nient’altro che un giocatore di calcio. Ma un giorno ferito, fu addirittura paralizzato per un certo periodo. Cosa negativa? Dipende! Un’infermiera gli portò una chitarra per aiutarlo a far passare il tempo… e non si fermò più di suonare.

Ciò che Gesù sta vivendo non è affatto bello né gratificante. Eppure tutto questo non gli impedisce di tenere un cuore capace di stupirsi, di meravigliarsi, di cantare, di gioire, di sorridere e di amare.

Con l’aria che “tirava attorno” non c’era mica tanto da ridere per Gesù. Eppure Gesù era capace di sorridere, di tenerezza, di abbracciare, di cantare, di stupirsi e di benedire. Non permettere che i fatti della vita induriscano o inacidiscano il tuo cuore. Tienilo vivo; tienilo libero.

Gesù, nonostante tutto il rifiuto, è ancora capace di stupore. Lo stupore, per me, è il termometro del cuore. Finché si è capaci di stupirsi, di meravigliarsi, di gioire, allora si è ancora vivi.

L’esperienza di Dio è così grande che l’unico sentimento adeguato è lo stupore. Cioè: non ci sono parole. Mistica, da miein, in greco, vuol dire proprio questo: “Non ci sono parole, troppo grande” .

Lo stupore è poter vedere la forza e la bellezza della vita al di là di ciò che succede o di ciò che sembra. Lo stupore è questione di fede: vedo i problemi, le difficoltà, il negativo, ma non permetto che tutto questo distrugga ciò che sono, la mia felicità, il Dio che mi abita dentro.

Se il medico del corpo fa gli esami del sangue per vedere se il corpo è sano, il medico dell’anima fa l’esame alla capacità di meravigliarsi, di stupirsi, di piangere e di commuoversi per vedere se è ancora sana e viva.

Lo stupore è fare l’esperienza che c’è un di più che ci supera.. e lasciare che ci entri dentro.

Non è il saperlo con la mente ma è il lasciarsi coinvolgere con il cuore. Il bambino vive di questo. Il bambino non sa che la mamma lo ama, lo sente. Il bambino guarda una foglia… le stelle o un gatto e ne vede un mistero dietro, si stupisce… gli sorride… gli vuole bene.

Un giorno chiesero ad Einstein quale fosse la forza che lo aiutasse nel suo continuo studio. Rispose: “Lo stupore. La meraviglia della vita è l’unica forza che mi spinge nella mia vita e nel mio lavoro”.

Una tradizione araba dice: “Finché ci sarà anche un solo uomo che si alzerà al mattino e guardando il sole loderà Dio, il mondo non finirà”. Cioè: lasciatevi stupire da quello che vi circonda.

I mistici a volte dicono: “Signore potrei morire perché sono colmo di gioia”. Cioè: “La vita è bella… grande… colma… ricca… entusiasmante (a volte anche tragica)… meravigliosa da esserne quasi sazio”.

Nel film American Beauty, uno dei personaggi diceva: “C’è così tanta bellezza nel mondo”, e si vedeva un sacchetto di plastica danzare e volare nel vento. Per chi ci vede, c’è così tanta bellezza.

Se tu lasci che il volto, il cuore, di tua moglie ti entri dentro… allora la vita è amore. Se tu lasci che il cielo o le stelle ti entrino nel cuore… allora la vita è colma. Se tu lasci che la passione per una causa giusta ti invada… allora la vita è significativa. Se tu ti lasci toccare dalle parole di un uomo… allora sentirai che la vita è comunione. Se tu ti lasci toccare dal pianto, dalla sofferenza di un uomo… allora sentirai che la vita è umana. Se tu ti lasci toccare da ciò che vedi… da ciò che senti… da ciò che succede… allora non capirai Dio perché nessuno lo può capire, ma saprai che c’è.

Se tu vivi così, ricevendo, accogliendo, imparando, allora la vita sarà sempre ricca, sarà sempre piena, sarà sempre colma, sarà sempre leggera e sarà bello vivere.

11,25 Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli

Gesù quindi lega questo che presenta con quanto precede prima. E prima, è stato rifiutato da tutti i “dotti” del tempo.

Gesù non prende posizione contro i sapienti o la cultura, tutt’altro. I sapienti e i dotti sono i dottori della legge, il magistero ufficiale del tempo che già hanno condannato Gesù.

  • Hai nascosto= Dio non si nasconde a nessuno. Dio si rivela in Gesù. Ma se tu rifiuti Gesù e in Gesù il Dio Amore per tutte le creature, tu ti nascondi il vero volto di Dio. Non è quindi Dio che si nasconde ma l’uomo che rifiutando Gesù si nasconde il volto di Dio.

E questo, per noi, è interessante: c’è una sapienza religiosa che se non è imbevuta, intrisa, di amore, di accoglienza, di misericordia, rischia di parlare di Dio senza Dio.

  • E le ha rivelate ai piccoli= il termine indica i semplici, quelli cioè che non hanno difficoltà ad accogliere un Dio-Amore.

26 Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza

Il criterio che Dio ha scelto è l’amore, non la dottrina, non la Legge.

27 Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo

Gesù è stato presentato dall’evangelista fin dall’inizio come il Dio-con-noi (Mt 1,23), un Dio non da cercare ma da accogliere. E accogliendo questo Dio c’è da andare non verso Dio ma verso gli uomini.

  • Nessuno conosce il Figlio se non il Padre= Dio sa (conosce) che Gesù è il suo testimone. E la resurrezione ne sarà la prova suprema che tutto ciò che Gesù pretendeva di essere (essere il Figlio) era la realtà.
  • Nessuno conosce il Padre se non il Figlio= Dio è Amore. Gesù, il Figlio, lo ha rivelato.
  • E colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo= Gesù ha rivelato a tutti chi è Dio. Ma i dotti, quelli impregnati della Legge, hanno rifiutato questo volto di Dio perché hanno fatto della Legge un modo per dominare il popolo. Non è Gesù che non lo rivela ma gli uomini che lo rifiutano.

28 Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro

Gesù si rivolge proprio agli oppressi ed è un invito di una tenerezza incredibile.

  • Tutti= Gesù si rivolge a tutti quanti!
  • Stanchi e oppressi= da che cosa? Dal carico della legge: perché era da esaurimento osservare la Legge e questo ti opprimeva e ti stancava. Non bastava mai! Mai sapevi se eri in regola, se eri puro, se era sufficiente. Era un Dio da temere, un nemico che non sapevi quasi mai se gli andavi bene. E questo era opprimente perché l’osservanza di tutte queste regole che non si potevano osservare ti facevano sentire sempre in colpa, sempre in debito, sempre lontano da Lui.
  • E io vi darò ristoro=: il verbo “dare ristoro” significa cessare da una fatica, cioè recuperare il fiato. Io sarò il vostro respiro. Io sarò quello che vi darà fiato.

Oppressione possono essere quelle regole religiose che ci incatenano, che non ci lasciano amare, che ci condannano dopo certi errori. Anche se le regole religiose ci condannano, Gesù ci chiama e ci accoglie per andare da lui. Lui aspetta proprio noi.

Molte persone dopo aver divorziato non possono più accedere alla comunione e alla confessione. Per loro è un grave peso. Spesso viene sentito come un’onta, un giudizio, una condanna. Sappiano che Gesù li accoglie sempre, che sono sempre i benvenuti e gli aspettati da Lui.

Oppressione per altre persone è il non riuscire a venir fuori da certi tunnel. Un uomo non riesce a smettere di bere. Ci sta provando davvero, ce la mette tutta, per un po’ ce la fa ma alla prima frustrazione ci ricade. Forse la sua volontà è stata troppo ferita o è troppo debole, compromessa. Allora si sente indegno di Dio. Ma Dio accoglie tutti coloro che si sentono affaticati e oppressi.

Oppressione per altre persone è il pretendere da sé l’impossibile. Una donna è stata abbandonata dal marito, ha due figli adolescenti, e non è facile educarli da sola. Lei ci prova ma si accorge che da sola non basta, si accorge che caratterialmente le è difficile a volte essere dura su certe scelte dei figli o mettere dei paletti fermi e decisi. Allora si addossa tutte le colpe e si sente una cattiva madre. E’ oppressa da questo peso: ma Gesù la conosce, vede tutto il suo impegno e la chiama a sé perché non si giudichi troppo e sia contenta di tutto quello che fa.

Gesù è la casa di tutti quelli che faticano a vivere, di tutti quelli che si sentono feriti, di tutti quelli che sono oppressi da pesi e dolori grandi. Quando ti senti così vai da Gesù. Lui ti accoglie e da Lui puoi trovare un po’ di pace e di ristoro.

Oppressione per altri è l’ingiustizia subita. Una donna vive da sola. Ha due figli e il mutuo della casa. Ha solo la terza media e non può abbandonare il lavoro. Ma il suo datore la sfrutta. Vigliaccamente sa che non può andarsene adesso e così se ne approfitta.

Molti padri di famiglia si sentono con l’acqua alla gola: hanno una famiglia da portare avanti e i soldi non bastano mai. L’ansia li rende nervosi, si sentono sminuiti e incapaci di provvedere alla loro famiglia. Poi vedono l’ingiustizia di certi sistemi sociali, gli imbrogli e le differenze che ci sono e si deprimono o s’arrabbiano da morire.

Vai da Gesù: a Lui puoi urlargli tutto il tuo sdegno. Vai da Gesù e sfoga la tua rabbia; urla il tuo peso, piangi il tuo dolore e gridagli l’ingiustizia. Lui ti ascolterà; ti darà forza per andare avanti e luce per trovare altre soluzioni.

29  Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita”

  • Prendete il mio giogo= il giogo è l’attrezzo che si metteva sopra gli animali per dirigerli nel lavoro. L’osservanza della Legge divina era chiamata “il giogo”. Ecco il nuovo giogo: Gesù. Ma adesso è tutto diverso: no è più un giogo: è un gioco! Non è più un peso ma un ristoro.
  • E imparate da me che sono mite e umile di cuore= non si riferisce al carattere di Gesù (essere umile come Gesù) ma ad una condizione sociale. I miti, come nelle beatitudini (Mt 5,5), erano gli ultimi della società e gli umili (tapinos in greco) erano gli insignificanti. Gesù si è messo affianco degli invisibili e degli insignificanti.

Quelli che non contavano perché la Legge li escludeva, Gesù li accoglie. La Legge diceva: “Devi fare questo… non devi fare quello… devi essere così… guai a te se…”. Ma Gesù no! Gesù dice: “Sei oppresso… sfiduciato… incapace di farcela… angosciato… triste… vieni qui da me. Io non ti chiedo nulla. Io non sono qui per chiederti. Io sono qui per darti tutto il mio amore e il mio sostegno”.

30 Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero

Gesù rinnova l’invito: “il mio giogo”, che sono le beatitudini, è dolce e leggero perché non ci sono leggi da osservare per essere graditi a Dio perché è Lui che ci accoglie senza che noi dobbiamo fare qualcosa per lui.

Non un amore da osservare (dottrina) ma un amore da ricevere.

 

Pensiero della settimana

 

La felicità è l’arte di comporre un bouquet

con i fiori che abbiamo a portata di mano.

Quello che sei va benissimo per essere felice oggi.

Se oggi non sei felice con quello che sei e che hai

neppure domani non lo sarai qualsiasi cosa tu sarai e avrai.