Sveglia il Dio che ti dorme dentro

XII domenica del tempo ordinario

20 giugno 2021

 

  • Prima lettura: Gb 38, 1. 8-11
  • Salmo:
  • Seconda lettura: 2 Cor 5, 14-17
  • Vangelo: Mc 4, 35-41

 

35 In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro: «Passiamo all’altra riva».

IN QUEL MEDESIMO GIORNO=è lo stesso giorno di domenica scorsa dove Gesù ha parlato del regno di Dio ma anche dove, proprio prima di questo vangelo, i discepoli non capivano.

Cosa succede quando non si capiscono le cose? Cosa succede quando non si vive in armonia con se stessi? Cosa succede quando si vive lontani dal proprio cuore e dalla propria anima? Ecco cosa succede!

Perché se tu vivi lontano da te, da ciò che puoi essere, la cosa non è insignificante, perché il tuo cuore, la tua anima, la tua origine divina, vuole vivere secondo il proprio essere e se non vive così si ribella.

VENUTA LA SERA=è un’espressione non tanto atmosferica ma interna: “E’ buio”. Buio dentro. Cosa vuol dire? Vuol dire che i discepoli hanno ascoltato le parole di Gesù ma le hanno rifiutate.

PASSIAMO ALL’ALTRA RIVA=nei vangeli quando Gesù dice di “passare all’altra riva” intende sempre il trasferimento in territorio pagano. Gesù qui è a Cafarnao nel territorio di Israele, in Galilea, e adesso passa in territorio pagano (nella regione dei Geraseni 5,1). Quindi “passare all’altra riva” indica sempre l’andare in territorio pagano.

Qual è la questione storica che qui è in gioco? Qual è la grande tempesta della prima chiesa?

Gli ebrei erano fissati con la questione del puro e dell’impuro: tutti i pagani, proprio per il fatto di essere pagani, erano impuri, esclusi dall’amore di Dio. Gesù però toglie questa distinzione perché il Dio di Gesù ama tutti, puri e impuri, buoni e cattivi. Ma fu passaggio difficilissimo da accogliere per la prima chiesa.

Tanto è vero che la prima chiesa discuterà molto (Pietro e Paolo si scontreranno proprio su questo!): Dio è per tutti o solo per noi ebrei? Dio accoglie tutti o no?

La questione di cui qui si parla è: Dio ama tutti o solo i puri o solo quelli che se lo meritano? E’ per questo che ogni volta che Gesù va in territorio pagano succede sempre qualcosa che tenta di impedirlo, perché gli ebrei non accettavano il suo messaggio: “Eh no, Dio ama solo i buoni e i bravi! Dio ama noi… e non gli altri!”.

Negli Atti degli Apostoli c’è quest’episodio. Pietro si reca da un pagano, Cornelio (At 10,1-33). Finché un giorno sta pregando, Pietro ha un’estasi dove vede “una tovaglia grande e ogni sorta di quadrupedi e di uccelli” (At 10,11-12). C’è di tutto da mangiare. La voce gli dice: “Alzati, Pietro, uccidi e mangia” (At 10,13). Ma Pietro risponde: “No davvero Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla di profano e di immondo” (vecchia religione). E la voce gli rispose: “Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo profano” (At 10,14-15).

Nel frattempo arrivano i servi di Cornelio, che lo prendono (è la voce dello Spirito che lo invita a seguirli) e lo portano dal loro padrone (10,17-24). E qui parlando con Cornelio, che è un pagano, memore dell’apparizione che ha avuto, Pietro dice: “Voi sapete che non è lecito per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo” (At 10,28).

Qui, in questo vangelo, si descrive questo terremoto per la chiesa: fu un terremoto, una tempesta, perché fu un cambio radicale, imprevisto e sorprendete, in contrasto con le regole precedenti.

Quindi “passare all’altra riva” vuol sempre dire: “Preparati perché c’è un passaggio doloroso, difficile, inquietante, pericoloso, da compiere. Sei pronto? In ogni caso bisogna farlo!”.

36 E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.

CONGEDATA LA FOLLA=in Mc 4,1 si dice che la folla era “enorme”. Perché bisogna congedarla? Perché questo passaggio è un passaggio personale. O lo fai tu o nessun altro può farlo per te.

LO PRESERO CON SE’=la barca nei vangeli rappresenta la prima comunità cristiana (Gv 21): allora la prima chiesa deve decidere se Dio è di tutti o solo dei buoni.

Ma osservate: sono loro che lo prendono. Non sono presi da Gesù, non sono loro che seguono Gesù ma è Gesù che è quasi costretto a seguirli. Cioè, sono loro che vogliono stabilire chi è Dio, invece che ascoltarlo.

NELLA BARCA COSI’ COM’ERA=il così com’era si riferisce alla barca: loro vogliono che sia Gesù a modellarsi alle loro idee e non loro alle sue: “Noi sappiamo cosa vuole Dio (nostra barca) e tu ci devi seguire (devi accettare le nostre vere idee così come sono)”.

C’ERANO ANCHE ALTRE BARCHE CON LUI=e dove finiscono queste barche dopo la tempesta? Perché poi non sappiamo più nulla? A che ci serve sapere che ce ne sono anche altre se poi neppure vengono più nominate? Dove finiscono? Affondano!, per questo non sono più nominate! Affondano perché non riusciranno a convertirsi.

37 Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena.

CI FU UNA GRANDE TEMPESTA=lett. “e accadde/avvenne una tempesta grande di anima”. Animos=anima, animo, vento. E’ l’anima che vuole certe tempeste.

E’ lo Spirito, è l’anima che, per fortuna, fa rovesciare la barca. Quello che accade è una “benedetta” tempesta, perché altrimenti non sarebbe cambiato nulla in quelle menti.

ERA PIENA=quando una barca è piena, affonda. Un vecchio modo di credere era “pieno”, cioè, aveva fatto il suo tempo e doveva essere eliminato. Non si poteva accogliere Gesù con gli schemi vecchi: vino nuovo in otri nuovi (Mc 2,22).

38 Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».

SE NE STAVA A POPPA=proskephalaion è il cuscino del timoniere che diventa adesso buono per dormire. Ma le barche da pesca non avevano questo cuscino: era solo nelle grandi barche che solcavano il mare e non certo in quelle del lago di Tiberiade.

Allora qui Mc con questo particolare suggerisce e fa capire (Mc 4,39=”mare”) che il lago sia il mare. Ma perché viene chiamato “mare” un semplice lago?

Il mare, nella spiritualità ebraica, il grande mare, è il Mar Rosso. Allora qui c’è un esodo, un nuovo inizio, un lasciare un Egitto per andare verso una nuova Terra Promessa.

E DORMIVA=ma sembra logico che mentre la barca sta per affondare Gesù dorma? Se c’è la tempesta, tutto si può fare fuorché dormire! Non è possibile! E allora?

MAESTRO NON T’IMPORTA CHE SIAMO PERDUTI?=se davvero Gesù dormisse, allora, sarebbe davvero insensibile! Questi sono terrorizzati e lui se ne frega e tranquillamente dorme!!! Ma non ha un cuore?

Senza Gesù siamo davvero persi nelle tempeste della vita… e affondiamo! Ecco la lezione di Mc: “Bisogna svegliare il Dio che c’è in noi. Lì solo c’è la forza per affrontare ciò che c’è da affrontare e per fare ciò che c’è da fare”.

Il verbo katheudo=dormire nei vangeli è un’immagine con i quali i primi cristiani indicavano la morte. Perché per loro la morte non era la fine ma solo un passaggio verso un’altra vita, così come il sonno, il dormire di notte, è il passaggio da un giorno ad un altro. Ad esempio, di Lazzaro che è morto, Gesù dice: “Il nostro amico Lazzaro dorme…” (Gv 11,11).

Cosa vuol dire che Gesù dorme? Che se Gesù, in questo passaggio epocale della prima chiesa, “dorme”, è cioè assente. E quando Lui è assente allora tutto diventa difficile, impossibile, drammatico. Se non hai qualcosa dentro, se non hai una forza interiore, se non hai un motore dentro, come fai a compiere certe cose? Non puoi!

39 Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia.

TACI, CALMATI=lett. “Silenzio (siopao)! Stai zitto (phimoo)!”. Dov’è che Gesù userà ancora questo verbo? In Mc 1,25 ad un demonio dirà: “Taci! (phimoo)”. Anche nel Sal 106 Gesù sgrida il Mar Rosso e questo disseca (Sal 106,9).

Allora Gesù è (l’unico che è) in grado di zittire i demoni e i fantasmi interni, i mostri interiori e le guerre mondiali che si scatenano dentro al nostro cuore e alla nostra vita.

Ecco i veri demoni della vita: le nostre resistenze, la nostra incapacità di cambiare, il nostro essere spaventati di fronte alle conseguenze, tutte le voci interiori che ci affossano: “Non ce la farai! Vedrai cosa ti succederà! Non ti vergogni! Non vale più la pena di vivere! E’ troppo per te! Non ne uscirai! Nessuno ti vuole! Sarà drammatico!”.

Cos’è successo? Il cambio di rotta per cui la fede venne portata anche ai pagani, che fu un cambio epocale, fu possibile solo con la forza di Gesù che vinse tutte le paure che c’erano (At 10-11).

40 Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».

PERCHE’ AVETE PAURA=deilos=timoroso, pauroso, indica la paura dovuta alla codardia, alla vigliaccheria. E’ la paura di chi fugge di fronte ai pericoli, ai cambiamenti, di chi fa finta di non sentire, di chi si inchina e accetta i soprusi. Infatti questa paura non è la paura (phobeo) del versetto successivo. Questa è la vigliaccheria, una paura ben precisa! Indica l’esatta paura che aveva la prima chiesa di operare questo radicale cambio.

Anche noi spesso siamo così!: sappiamo che dovremmo fare quella cosa, che dovremmo operare quella scelta, che sarebbe necessario dire quella cosa, ma per vigliaccheria, per codardia, per evitarci “rogne”, di esporci, di metterci in prima linea, tiriamo indietro.

“Ma che uomo sei?”. Con Lui tutto è possibile, perché Lui è il coraggio, la forza.

NON AVETE FEDE=pistis. Ecco la fede: smettere di aver paura e fare ciò che c’è da fare. La fede non è tanto avere delle idee religiose in testa ma la forza per… fare ciò che c’è da fare!

41 E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

E FURONO PRESI DA GRANDE TIMORE=ma perché hanno paura? Dovrebbero essere contentissimi: “Che figo! Bellissimo! Che meraviglia, che potere! Che forza che abbiamo!”. E, invece, no!

CHI E’ DUNQUE COSTUI=ma come? E’ già da mesi, forse un anno o più, che stanno insieme a Gesù e si chiedono: “Chi è questo qua?”. Sanno, ovvio, che è Gesù, ma di cos’è che hanno allora paura?

A chi è che il mare e il vento obbediscono? Nell’A.T., solo a Dio. Ecco di cosa hanno paura: “Non sarà mica Dio, questo qua?”.

Che Gesù fosse il Messia poteva andare bene, ma che fosse Dio, no. Dio stava nel settimo cielo (cioè era inaccessibile, tanto è vero che San Paolo descrivendo una sua esperienza mistica arriva al terzo cielo ma non al settimo!) e il Dio dell’A.T. è un Dio che quando interviene colpisce, uccide, maledice, ha la “mano pesante”.

I discepoli non hanno ancora capito chi è Gesù; non hanno ancora capito che il Dio di Gesù (il Padre) non è quello dell’A.T.; non hanno ancora capito la differenza e non si sono ancora convertiti.

La prima comunità cristiana obbediva ancora al Dio da temere dell’A.T.: non si era ancora convertita al Padre di Gesù. E il cambiamento fu un vero e proprio terremoto, una rivoluzione!

OBBEDISCONO=ipakuo=obbedire nei vangeli è usato solo cinque volte e sono in riferimento ad elementi contrari e ostili all’uomo. Gesù non ha mai chiesto l’obbedienza ma ha chiesto sempre di essere/assomigliare a Lui. L’obbedienza sottomette, costringe, ferma il processo di crescita perché ti costringe a fare qualcosa che qualcun altro ha deciso. Assomigliare, divenire, essere, invece, è una scelta libera, volontaria, una possibilità che ti dai, è un processo di liberazione.

Non bisogna, allora, obbedire a Gesù; se vuoi, puoi essere come Lui!

Il termine ob-bedienza, ob-audio, in senso profondo, significa ascoltare ciò che viene da dentro: questa è la vera e unica obbedienza: ascoltare ciò che tu sei e hai dentro; ascoltare il Dio in te invece che le voci fuori. Perché se ascolti gli altri sarai obbediente e otterrai l’approvazione ma se ascolti te stesso (il Dio in te) avrai la felicità.

Cosa dice a me questo vangelo? Quello che è successo per gli apostoli, succede per ciascuno di noi!

Non possiamo essere così illusi che nella vita non avremo tempeste. Verranno. La differenza non è tra chi ne ha e chi non ne ha, ma sul modo di affrontarle. Sempre tempeste ma se c’è Gesù allora si possono affrontare.

EVENTO/BARCA=una donna ha un tumore in stadio molto avanzato e ha poco tempo da vivere.

TEMPESTA NELL’ANIMO/TERRORE=”E adesso? Che si fa ora? Che fare in questa situazione? Dove sbatto la testa? Non vedrò più mio marito, i miei figli! Ma io voglio vivere! Ma io dovevo fare tante cose! Avevo tanti progetti!”.

DEMONI (VOCI)=“Sei alla fine! Hai visto tutto il tuo credere e tutti i corsi che hai fatto?”.

SVEGLIA IL GESU’ IN TE: “Zitto! Smettila! Basta!”.

GESU’ IN TE/FEDE=“Farò di questi miei ultimi giorni un dono per il mondo”. Prima si nascondeva in casa, non usciva più, non voleva neppure essere chiamata. Adesso va dalle persone, esce, e a tutti parla non tanto della malattia, ma di ciò che ha imparato, di quanto sia meraviglioso vivere e di come senta ora forte la sua anima. Adesso è felice: “Se morirò, morirò da pienamente viva e anche il mio morire sarà stato utile”.

EVENTO/BARCA=Laura Biancofiore Paradiso è una donna siciliana a cui nel 1985 muore il figlio Corrado di 27 anni per overdose. Era uscito dal giro e poi l’amico Mirko, che già a suo tempo lo aveva introdotto, lo convinse a ritornare dentro al giro. Come non bastasse Mirko chiede proprio a lei di testimoniare in suo favore (è accusato di spaccio): lei è una donna tenuta in considerazione da tutti e non sarà messa in dubbio la sua testimonianza.

TEMPESTA NELL’ANIMO/TERRORE=”Come!? A me chiedi questo? Con il cavolo! Hai ucciso mio figlio e adesso paghi! Paghi tutto fino all’ultima goccia!”.

DEMONI (VOCI)=“Bastardo! Hai visto: fai il bene tu, e poi guarda cosa ti succede! Deve sentire quanto male mi ha fatto! Che schifo vivere! Che mondo di m…”.

SVEGLIA IL GESU’ IN TE: “Zitto! Smettila! Basta! Perdona! Perché vuoi essere come lui?”.

GESU’ IN TE/FEDE=Laura testimoniò in suo favore in cambio della promessa di Mirko di farsi aiutare e di uscire dal giro della droga: “Se mio figlio è morto, non voglia che anche tu muoia”. Così ha salvato la vita di chi ha tolto la vita di suo figlio. Oggi Mirko è uscito, si è sposato ed è felice.

EVENTO/BARCA=Viktor Frankl viene deportato nel campo di concentramento di Auschwitz, insieme a sua moglie Tilly, appena sposata, e ai suoi genitori. Qui perde tutti e pensa di suicidarsi.

TEMPESTA NELL’ANIMO/TERRORE=“Ma che senso ha vivere! Basta! Meglio morire che vivere così!”

DEMONI (VOCI)=“Vi odio! Non voglio più vivere! Tutto è perso!”.

SVEGLIA IL GESU’ IN TE: “Zitto! Smettila! Basta! No! Io voglio vivere nonostante tutto”.

GESU’ IN TE/FEDE=Viktor Frankl proprio in quel dramma fondò la logoterapia, cioè l’importanza di trovare un senso e un motivo al proprio vivere.

EVENTO/BARCA=una donna dopo 15 anni di relazioni con uomini, completamente insoddisfacenti, ha ammesso a sé stessa, di essere attratta dalle donne.

TEMPESTA NELL’ANIMO/TERRORE= “Ma non ci posso credere! Ma com’è possibile! Cosa dirà la gente? E i miei genitori?”

DEMONI (VOCI)=“Sei sbagliata! Vergognati! Non sei degna di andare in chiesa! Perversa!”.

SVEGLIA IL GESU’ IN TE: “Zitto! Smettila! Basta! Sei sempre figlia amata da Dio!”.

GESU’ IN TE/FEDE=oggi questa donna, con grande difficoltà, ha accettato questa cosa, ha trovato un equilibrio e ha una vita felice con una compagna già da una decina d’anni.

Nella vita tutti noi affronteremo dei passaggi dove ci sembrerà di affondare: perdite (di lavoro, di persone), separazioni, trasformazioni da fare, realtà da accettare, vuoti, depressioni, malattie, ferite…

Sorgeranno d’improvviso e inaspettate (“Oddio! Come? Non me l’aspettavo!”) e ci sembrerà di morire (“E adesso?) e saremo presi dal terrore e dalla paura.

Cosa ci salverà? Ci salverà solamente se riusciremo a risvegliare il Dio che dorme in noi e con la sua forza mettere a tacere (“Zitto!”) tutte le voci interiori che ci affossano (“E’ la fine! Vergognati! Ti odio! Che schifo che fai!; ecc”). Allora smetteremo di evitare le tempeste e le difficoltà, vivendo sulla difensiva e sulla paura, perché sapremo e scopriremo che dentro, avremo la forza per affrontare ogni cosa.

Qui emergerà la nostra fede: le tempeste non spariranno ma avremo la capacità di attraversarle. Tutte!

E addirittura verrà un giorno che ringrazieremo certe “benedette” tempeste.

Un uomo, dopo anni di lavoro, è stato chiamato a Boston ad un convegno medico. Deve tenere un’importante e innovativa relazione. E’ il momento più alto, il culmine della sua carriera. Finché si reca da casa sua, in auto, all’aeroporto, fa un incidente e viene ricoverato in ospedale: “Nooo! Non è possibile!”. Impreca a più non posso… ma ringrazierà quella tempesta quando seppe che il suo aereo era precipitato.

 

 

Pensiero della settimana

Quando hai la Forza non temi più nulla.