Chi fa il bene vive bene e chi fa il male vive male

VII domenica del tempo ordinario

Domenica 23 febbraio 2020

 

  • Prima lettura: Lv 19, 1-2. 17-18
  • Salmo: Sal 102
  • Seconda lettura: 1 Cor 3, 16-23
  • Vangelo: Mt 5, 38-48

 

Il vangelo di oggi è la continuazione di quello di domenica scorsa e delle precedenti domeniche.

38 AVETE INTESO CHE FU DETTO: OCCHIO PER OCCHIO E DENTE PER DENTE.

Per capire cosa dice Gesù dobbiamo considerare due cose.

  1. Nel libro dell’Esodo infatti c’è scritto: “Se c’è una disgrazia pagherai vita per vita; occhio per occhio; dente per dente; mano per mano; piede per piede; bruciatura per bruciatura; ferita per ferita, livido per livido” (Es 21-23-25). E’ la legge del taglione. A noi ci sembra un po’ brutale, primitiva e in effetti lo è. Ma dobbiamo considerare che fu per quel tempo un grande salto evolutivo per la civiltà. Infatti, prima di quel tempo, se uno del mio clan veniva ucciso, allora “la legge” permetteva di uccidere tutto il villaggio nemico. Con la legge del taglione si limitava l’eccesso di giustizialismo, permettendo “la giustizia” proporzionale, e non oltre, all’ingiustizia ricevuta.
  2. Gli ebrei avevano le idee chiare: quando Israele ascolta Dio, Dio interviene, lo libera e distrugge i nemici. Allora il popolo esulta, inneggia canti e balli al Dio che salva. Ma che Dio è questo? E’ la famosa lettura della notte di Pasqua (Es 15), il passaggio del Mar Rosso e il canto di vittoria. Ma cosa si dice lì? Si dice che Dio interviene per uccidere tutti gli Egiziani e così fa. E di fronte a questo Maria la profetessa canta con timpani e danze: “Evviva! Alé! Cantate al Signore perché ha gettato in mare cavallo e cavaliere” (Es 15,21). E prima si prega dicendo: “Il mare li coprì, sprofondarono come piombo in acque profonde; stendesti la destra e li inghiottì”. Ma chi sono questi “inghiottiti”? Sono persone, uomini, con cuore e anima come gli ebrei. Il Dio dell’A.T. è così: i nemici di Israele li distrugge. E’ come Rambo, Terminator: senza pietà.

E se Israele non ubbidisce ai suoi comandi? Stessa sorte! Il Levitico: “Se camminate secondo i miei precetti, (bene!)… la spada non oltrepasserà le vostre frontiere… Perseguirete i nemici che cadranno davanti a voi a fil di spada. Ma se non mi ascoltate e non adempite i miei comandi…, mi rivolgerò contro di voi e sarete distrutti davanti ai vostri nemici; vi tiranneggeranno coloro che vi odiano” (Lv 26,3.6-17). Se Israele non ubbidisce, nessuna pietà.

E così, succede! Gli ebrei vengono presi e deportati a Babilonia. Allora i profeti si chiedevano: ma come può essere che Dio abbandoni il popolo? Ecco la soluzione: Dio non ha abbandonato il suo popolo, ma è stato il popolo ad allontanarsi da Dio. Dio allora utilizza i re stranieri perché il popolo si converta e torni ad amarlo di vero cuore.

Passa il tempo, passano i secoli, ma la cosa non cambia. La Palestina viene continuamente presa d’assalto da tiranni stranieri, prima Alessandro Magno poi Roma. Allora la spiegazione: “Ci succede questo perché il nostro cuore si è allontanato da Dio, non tiene più”.

Allora dei visionari inizieranno a dire (l’apocalittica): “Dio verrà e verrà presto; verrà e verrà in maniera violenta”. Al tempo di Gesù nessuno dubita più: tutti attendono il Vendicatore che distruggerà i nemici di Israele.

E odiare i nemici è segno di zelo, di fede. Al tempo di Gesù si pensa e si crede questo. Il Sal 139,21-22 dice: “Signore, come potrei non odiare coloro che ti odiano, e non disprezzare quanti si levano contro di te? Sì, li odio con un odio implacabile, li considero tutti miei nemici”. Era, ovvio, segno di fede, merito religioso odiare i nemici.

Se finora si diceva: la grandezza di Dio è nel far giustizia (=eliminare), nel punire e nel vendicarsi, Gesù dice: no!, Dio non è affatto così. “Il Padre celeste fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e gli ingiusti” (5,45). Dio non è violento; Dio non verrà a fare la guerra ai Romani; Dio non invierà uno a “sistemare le cose”.

Capite che questa era la caduta di una grande illusione: “Le cose cambieranno; Dio interverrà per noi”. Gesù compie una grande disillusione: “No, Dio non verrà così, perché Dio non è così”. E che ci rimane da fare – dicevano gli ebrei – allora? Assoggettarci con rassegnazione ai romani? Tacere davanti agli abusi del tempio? Dobbiamo allora stare zitti? E’ uno stile passivo, remissivo, quello che Gesù ci propone? No.

In questo clima, che succede? Arriva Gesù. E Gesù fa degli esempi che per loro sono inimmaginabili! Quando ascoltavano queste parole, veramente, consideravano Gesù un alieno. Tutto quello che diceva era impensabile per loro… ma non per Gesù! E che dice Gesù? Ma è pazzo Gesù?

Gesù propone una prassi di resistenza non violenta. Gesù non era un irrealista: vedeva bene anche lui l’ingiustizia e l’impotenza degli ebrei. Non pensava ad una magica trasformazione di quella società ingiusta e crudele. Il dramma di quando si è dominati, è che si ci abitua alla dominazione e la si accetta: “Non si può far niente… è la società così… non possiamo… non abbiamo le forze… le cose vanno così”.

Allora si insinua l’idea che è così e che non ci sia nulla da fare. Gesù dice: “No, si possono fare tante cose. Non arrenderti”. Gesù con questi esempi dice: “Mi costringi a fare quello che vuoi tu? Allora faccio qualcosa che non ti aspetti. Puoi costringermi a fare delle cose fuori, ma il mio cuore… la mia dignità… e la mia libertà, non me le puoi portare via”.

La schiavitù è fuori ma nessuno ci può far schiavo dentro almeno che noi non lo vogliamo. E Gesù fa degli esempi. Sono esempi del suo tempo. Non dobbiamo fermarci all’esempio per fare così anche noi, ma dobbiamo cogliere il senso profondo dell’esempio.

 

39 MA IO VI DICO DI NON OPPORVI AL MALVAGIO; ANZI, SE UNO TI DÀ UNO SCHIAFFO SULLA GUANCIA DESTRA, TU PÒRGIGLI ANCHE L’ALTRA,

PRIMO ESEMPIO: questa espressione paradossale di Gesù indica due cose.

  1. PUOI COSTRINGERMI MA NON VINCERMI. Colpire con uno schiaffo era NORMALE a quel tempo: era il modo di chi stava sopra per umiliare chi stava sotto. Era normale per i padroni colpire gli schiavi e i servi; era normale per i mariti colpire le mogli.

Ma non si può fare diversamente, dice Gesù? Bisogna solo sottomettersi? Gesù dice: “Guardalo negli occhi e porgigli anche l’altra guancia. Mostragli che ti può punire, che ti può far male, che può avere controllo su di te, ma non sul tuo cuore”.

Una madre continua a dire al figlio di 9 anni: “Vieni di qua perché è pronta la cena”. Ma lui non viene e continua a giocare con la playstation. Ad un certo punto, perde la pazienza, s’arrabbia, va su tutte le furie, va di là, gli tira quattro sberle e lo costringe a venire di qua a tavola. “Hai visto che sei venuto!”, dice la madre. E il figlio le dice: “Il corpo è qui ma io sono di là”.

Un soldato nazista racconta quest’episodio. Il suo capo (siamo nel campo di concentramento di Auschwitz) dice ad una donna ebrea che era la donna “di compagnia”: “Tu sei mia! Io faccio di te quello che voglio”. E lei, guardandolo negli occhi: “Avrai sempre il mio corpo ma mai il mio cuore”.

  1. ANCHE SE SUBISCI VIOLENZA MANTIENI IL TUO CUORE VIVO, CAPACE D’AMARE. La vita è così: ci ferisce. Cosa succede? Ogni ferita provoca due sentimenti: dolore e collera. Tanto dolore, tanta collera (rabbia); tanta sofferenza, tanto odio. Pensate in natura: siete una iena e un leone vi azzanna. Sentire il dolore (la ferita) e la collera (rabbia), che vi permette di difendervi e, se ci riuscite, di scappare via. Per fortuna che abbiamo questa collera, quest’aggressività: senza non ci difenderemo.

Ma l’odio che teniamo dentro fomenta, diventa rancore, ci inacidisce, ci indurisce. Allora non solo siamo stati feriti al cuore ma lasciamo morire il nostro cuore.

Non permettere al tuo rancore, al tuo odio, di uccidere il tuo cuore. Perché se è vero che gli altri ti feriscono, sei solo tu che puoi lasciar morire il tuo cuore. Mantieni sempre vivo l’amore (guancia), la capacità di amare.

Porgi l’altra guancia non è: “Ne ho già presa una e ne prendo un’altra” (da masochisti). Ma: “Se la vita mi ferisce (guancia), tengo il mio cuore vivo, morbido (guancia) e non mi indurisco”. Quante persone dopo una delusione d’amore si sono indurite e hanno detto: “Mai più!”. La rabbia ci indurisce e ci fa diventare freddi e cinici. Non solo allora ci ferisce il cuore ma ce lo toglie, ci toglie la capacità d’amare e di provare amore.

Mazen Juliani era un farmacista palestinese di 32 anni, padre di tre figli che viveva nella parte araba di Gerusalemme. Il 5 giugno 2001 mentre sta prendendo il suo caffè con degli amici al bar, viene centrato e muore da un colpo di arma da fuoco sparato da un colono ebraico. La famiglia decide di donare gli organi: “Ci sarebbe un israeliano che ha bisogno del cuore!”. La moglie: “Non voglio che il mio cuore muoia insieme a mio marito”. Avrebbe potuto ritirarsi nel suo odio, indurirsi, e invece no. Oggi l’israeliano Yigal Cohen batte con un cuore palestinese.

 

40 E A CHI VUOLE PORTARTI IN TRIBUNALE E TOGLIERTI LA TUNICA, TU LASCIA ANCHE IL MANTELLO.

SECONDO ESEMPIO: uno ti vuol portare via anche la tunica? Dagli anche il mantello.

La tunica era il capo d’abbigliamento interno, che si portava direttamente sul corpo; il mantello, invece, era il capo pesante che si portava al di sopra. Secondo l’esodo non si poteva prendere il mantello del povero, perché era l’unico riparo con cui poteva difendersi dal freddo durante la notte.

La tunica allora è l’intimità. Vuoi ferirmi nell’intimità? Ok, puoi ferirmi anche nell’intimità e lasciarmi anche nudo ma io non perdo la mia dignità. “Togliti anche il mantello e mostragli che non perdi la tua dignità”.

Quando noi compiamo uno sbaglio, che facciamo? Ci vergogniamo di ciò che abbiamo fatto e ci mettiamo sopra una maschera per nasconderci. Ma così perdiamo la nostra dignità.

Un uomo ha perso qualcosa come 100.000 euro al gioco d’azzardo. Anche se di soldi ne ha tanti, i famigliari spettegolavano: “Guarda cos’ha fatto! Che vergogna!”. Allora lui un giorno (è il pranzo del padre e ci sono tutti i fratelli), si alza in piedi e dice: “So che sapete che ho perso centomila euro. E sapete che vi dico: non è vero, perché in realtà ne ho persi 300.000! Ho sbagliato, ho chiesto aiuto (centro specializzato), ma non ho perso la mia dignità”.

C’è un detto che dice: “Se giri nudo non devi nascondere nulla”.

Un uomo ha un lavoro dirigenziale in una struttura cattolica. Si è innamorato di una ragazza divorziata: la ama davvero, ma teme che si venga a sapere perché questo lederebbe il suo onore e il suo curriculum di bravo ragazzo davanti alle autorità religiose. Per quattro anni tiene nascosta la fidanzata. Poi lei si stanca e lui, pur amandola (cosa non fa la paura!) piuttosto di far brutta figura con i suoi capi, la lascia. Lei gli dice: “Io ho perso un uomo ma tu hai perso la dignità”.

Quando sbaglio mi vergogno, mi viene da nascondermi, da seppellirmi, da fare una buca e ficcarmi lì dentro. E, invece, no: mai perdere la propria dignità.

 

41 E SE UNO TI COSTRINGERÀ AD ACCOMPAGNARLO PER UN MIGLIO, TU CON LUI FANNE DUE.

TERZO ESEMPIO: uno ti costringe a fare un miglio, tu fanne due. Cosa vuol dire?

Non adattarti (fare un miglio) ma tieni il potere della tua libertà.

La legge romana proibiva di costringere qualcuno a portare carichi per oltre un miglio. Infatti se le autorità militari lo richiedevano si era obbligati a trasportare carichi per un miglio. Questa situazione accade, ad esempio, nel racconto della Passione, dove Simone di Cirene è costretto con forza a farsi carico della croce di Gesù (27,32).

Certo non è una grande vittoria contro Roma fare così, ma in ogni caso dimostrerai che sei libero anche quando sei obbligato e costretto.

Una ragazza è stata costretta dal padre avvocato a fare giurisprudenza. Lei voleva fare psicologia, ma il padre l’ha costretta. Non c’era scelta e così ha fatto giurisprudenza. Ma dentro di lei ha mantenuto sempre una parte di libertà nel suo cuore. Il giorno della laurea, conseguita a pieni voti, è andata dal padre e gli ha detto: “Papà, ho fatto quello che tu hai voluto e mi sono laureata. Toh, questa è la tua laurea (e gli ha consegnato l’attestato di laurea). Adesso faccio quello che voglio io”. L’anno dopo si è iscritta a psicologia.

C’è una storia simpatica ma che aiuta a capire. Un omone entrò nella stanza affollata e gridò: “C’è qui un tizio di nome Murphy?”. Un omino si alzò e disse: “Sono io Murphy”. L’omone quasi lo uccise: gli spezzò cinque costole, gli ruppe il naso, gli fece gli occhi neri e poi lo gettò a terra mezzo morto. Poi uscì con passo pesante. Dopo che se ne fu andato, l’omino, pieno di dolore, rideva tra sé e sé. Gli chiesero: “Ma cosa c’è da ridere?”. “Gli ho fatto fare la figura dello stupido”, diceva ridendo e pieno di dolore. “Ah, ah!, io non sono Murphy!”.

 

42 DA’ A CHI TI CHIEDE, E A CHI DESIDERA DA TE UN PRESTITO NON VOLTARE LE SPALLE.

In questo quarto esempio, Gesù non si rifà più ad un nemico ma allarga la situazione.

  • DA A CHI TI CHIEDE=la concezione del tempo è ben espressa dall’ateniese Lisia che diceva: “Ritengo una norma stabilita che si debba cercare di danneggiare i propri nemici e mettersi a servizio dei propri amici” (V secolo a. C.). Oggi noi diremmo: “Aiuta i tuoi e gli altri si arrangino!”.

Ma fare così non ha niente di amore: “Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete?”. Cioè: non è amore aiutare chi ci aiuta, è solo interesse. Io oggi aiuto te perché così domani tu aiuti me. Qui c’è l’interesse!

Ma Gesù dice: “Se puoi, aiuta chiunque ha bisogno”. Questo è amore: ti aiuto non perché mi aspetto un ritorno (di nessun tipo) ma semplicemente perché il tuo bisogno tocca il mio cuore. Qui c’è il cuore!

  • CHI DESIDERA UN PRESTITO=cosa diceva l’A.T.? Es 22,24: “Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all’indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse”. E il Lv 25,37: “Non gli presterai il denaro a interesse, né gli darai il vitto a usura”. Tanto è vero che oggi gli ebrei conoscono il ghemach (=atto di bontà), cioè il prestito senza interessi (ispirato proprio all’A.T.). Poi, in realtà, la cosa non accadeva praticamente mai e tutti facevano i loro interessi. Gesù dice: “Se puoi aiutare qualcuno, fallo! Anche se tutti fanno diversamente, anche se tutti cercano sempre un loro interesse, anche se tutti vogliono “guadagnarci” qualcosa”.

Michael Weisser, un ebreo cantore, e sua moglie Julie si erano appena trasferiti. Stavano ancora disfando le valigie quando ricevettero un biglietto: “Il KKK (Ku Klux Klan) vi sta tenendo d’occhio, feccia!”. Il biglietto era stato mandato da Larry Tramp, un sedicente nazista che aveva già organizzato vari attentati e che stava progettando di bombardare B’nai Jeshuran, la sinagoga dove Weisser era cantore. Saputo questo, Weisser non reagì con sdegno od odio, ma reagì in maniera diversa, nuova, con amore. Chiamò varie volte Larry e gli mandò vari biglietti: “Larry, perché mi odi, non mi conosci nemmeno!”. Poiché Larry era su una sedie a rotelle (e aveva anche il diabete) Michael gli chiedeva spesso se aveva bisogno di aiuto. Una sera Michael e tutta la sua congregazione pregarono per chi era malato di “odio e di intolleranza”. In quella sera Larry sentì prurito così forte alle mani che si tolse gli anelli con la svastica e chiamò Michael: “Aiutami, voglio uscire, ma non so come!”. Diede le dimissioni dal KKK, si scusò e poiché scoprì di avere meno di un anno di vita, i Weisser lo ospitarono a casa loro. Si convertì all’ebraismo in quella stessa sinagoga che aveva progettato di far saltare e morì tra le braccia di Michael e di Julie.

 

43 AVETE INTESO CHE FU DETTO: AMERAI IL TUO PROSSIMO E ODIERAI IL TUO NEMICO. 44 MA IO VI DICO: AMATE I VOSTRI NEMICI E PREGATE PER QUELLI CHE VI PERSEGUITANO,

  • AMERAI IL TUO PROSSIMO E ODIERAI IL TUO NEMICO=cosa diceva l’A.T.? Diceva: “Ama il prossimo tuo come te stesso” (Lv 19,18). Ma diceva pure: “Odia il tuo nemico” (“Non dovrò io odiare, Signore, chi ti odia, e detestare quelli che insorgono contro di te? Con odio estremo li odio e come nemici sono per me” (Sal 139,21-22; 137,9)).

L’amore per il prossimo voleva dire: amare i propri familiari, i connazionali, quelli della propria tribù e del proprio clan. Basta! I nemici, invece, ed era segno di amore per Dio, bisognava odiarli. Ma cosa succede quando tu fai così? Succede che gli altri decidono per te! Succede che tu sei dipendente dagli altri! Siccome uno ti ha fatto qualcosa di male, siccome uno pensa diversamente da te o è diverso da te, siccome uno ti ha umiliato, ferito, tu lo odi. E’ quello che gli altri sono o ti hanno fatto che determinano il tuo sentimento. Sei in balia degli altri! Quello che tu vivi non è quello che il tuo cuore ha dentro, ma la reazione dovuta a quello che l’altro ha fatto.

Lui, dopo 10 anni di matrimonio, ha deciso di separarsi da lei perché si è trovato un’altra compagna. Allora lei gli dice: “Ah sì, e io non ti faccio più vedere i figli (4 e 6 anni)!”. Cioè: “Tu fai questo: e io faccio quello”. Azione-reazione: dov’è la libertà qui? E soprattutto: dov’è l’amore qui?

Dobbiamo fare una differenza tra l’amore come stato e l’amore come sentimento. Le persone fanno tanta confusione su questo.

L’amore come stato (a-more=far vivere l’altro) è la situazione, la realtà, il voler il bene, il meglio dell’altro. Questo dipende da me, dal mio cuore. Gesù parla di quest’amore e dice: “Questo ci dev’essere sempre!”.

L’amore come sentimento (ad esempio l’innamoramento, il desiderio dell’altro) sono i sentimenti che si provano nello stare con l’altro. Questo dipende dall’altro, cioè da quello che suscita in me. Gesù, invece, sa bene che questo non ci può essere: “Se mi hai ferito, umiliato, poi non ti desidero più!”.

Allora lui le dice: “Ah sì, e io non ti pago gli alimenti!”. Azione-reazione.

E chi ne rimette? I soggetti più deboli: i figli! Sappiamo da molte ricerche e studi che la sofferenza dei figli non è tanto provocata dalla separazione ma dalla conflittualità. Dove la separazione è conflittuale, dove i genitori si “sottraggono” i figli, dove li usano per vincere sul partner, dove continuano a parlarsi male e a screditare il partner, dove c’è sempre tensione col partner, allora i figli ne soffrono terribilmente e si creano buchi e danni nel loro cuore. Una separazione conflittuale può essere sufficientemente accolta. Quindi non la separazione in sé ma la conflittualità di essa.

Ma la stessa cosa succede, ad esempio, nella coppie che non si separano ma che vivono nel “dissidio perpetuo” (studi di Savater), cioè quelle coppie sempre in conflitto forte o sottile (si punzecchiano, si fanno le battuttine), oppure in quelle coppie dove il conflitto è freddo: i due partner vivono come “separati in casa”, come “amici in casa”, dove c’è freddezza, indifferenza o insofferenza verso il partner o insoddisfazione. Quindi non tanto la separazione (che è sempre fonte comunque di dolore) ma la conflittualità. Perché si può stare insieme “una vita”, ma nella conflittualità gli effetti sui figli sono devastanti.

Cosa vorrebbe dire “amare il nemico” in questa situazione? Certo non è sorridergli o provare gioia.

Per lei l’amore potrebbe essere: “Anche se mi hai ferito terribilmente, anche se dentro ho una rabbia mostruosa (di cui mi prenderò cura), anche se provo (sentimenti di) odio, non ti odio (situazione) ma ti amo nel non fare ciò che potrei fare (non farti vedere i bambini). Il mio amore si esprime volendo il tuo bene”. Questo è amore! Questa è libertà!

Per lui l’amore potrebbe essere: “Anche se magari posso darti poco per gli alimenti, ti pago gli alimenti per quello che è giusto e ti aiuto nell’educazione dei figli e farò quello che per te è bene”. Questo è amore! Questa è libertà!

La madre di Vittorio Bachlet, ad un uomo delle B.R. che gli aveva ucciso il figlio, disse: “Io perdono. Non voglio che un’altra madre pianga come ho fatto io”. Questo è l’amore!: non è che è felice, che prova gratificazione (sentimenti di amore) ma decide di fare il suo bene, di liberarlo dal peso (amore come stato). Quando l’uomo viene ferito, dalla notte dei tempi, dice: “Mi hai fatto del male? Adesso anche tu devi soffrire quanto me”. “Occhio per occhio, dente per dente; Me la devi pagare; Mi vendicherò!”. Ma Gesù dice: “No, perdona! Se tu hai sofferto non fare anche tu soffrire l’altro”.

  • AMATE I VOSTRI NEMICI E PREGATE PER QUELLI CHE VI PERSEGUITANO=Gesù dice qualcosa che mai s’è trovato scritto prima: “Ama anche i tuoi nemici”. Questa frase non c’è nell’A.T., non c’è nel resto del vangelo (Lc è il parallelo di Mt) e del N.T.; non c’è nella letteratura ebraica o cristiana. E’ un comando unico e nuovo. Sarebbe normale, ti verrebbe spontaneo odiarlo, ma se tu ami chi non ti ama, chi ti ha ferito, chi ti ha umiliato, allora il tuo sentimento è libero. Non dipende più dall’altro ma da te.

Questo vuol dire che se uno fa del male io devo sorridergli? Vuol dire questo Gesù? Vuol dire che se uno è ingiusto con me io devo far finta di niente e avere sentimenti di benevolenza?

Gesù non dice: “Devi sorridere ai tuoi nemici”… “devi provare simpatia”… “devi sentire affetto” per i tuoi nemici, per chi ti ha fatto del male o per chi ti ha ferito (sentimenti d’amore).Gesù non è stupido e sa che non si possono comandare le emozioni.

La donna che viene picchiata, come può essere felice di questo? Come può sorridere a suo marito?

L’uomo che viene “fregato” dal socio di lavoro, come può provare affetto e benevolenza per chi gli ha rovinato la vita e l’ha messo “su una strada”?

Il bambino che si sente preso in giro, che è vittima di bullismo, come può provare amore?

Cosa dice allora Gesù? Cos’è questo amore per i nemici? Gesù cioè distingue l’amore (stato) dai sentimenti di amore.

No – dice Gesù – non si possono provare sentimenti di amore per i tuoi nemici, ma continua ad amarli. Questa è la follia dell’amore! Cioè: “Continua a fare il suo bene, quello che è bene per lui… quello che è meglio per lui… anche se è il tuo nemico”.

La Bibbia era piena di Salmi di vendetta per i nemici e a quel tempo si diceva: “Mi hai fatto del male? Ti faccio del male!”. Occhio per occhio, dente per dente. Quando qualcuno ci fa del male, qual è la reazione prima, spontanea, immediata? Ci viene da vendicarci, da ricambiarlo con la stessa moneta: “Mi hai fatto del male, beh, anch’io allora”. Ma cosa succede se fai così? Cosa succede al tuo cuore se reagisci al male con il male? Se il tuo nemico è malvagio e ti ha fatto del male, se tu gli fai del male cosa diventerai? Diventerai come lui un malvagio. Allora non sarai né da più né da meno di lui. Allora abdicherai all’amore per la rabbia, per l’odio, per il risentimento. E facendo così avvelenerai il tuo cuore.

  1. Il nostro cuore è come una spugna: assorbe ciò che vive. Quando tu vuoi (o fai) il male per i tuoi nemici allora il tuo cuore diventa così. Se fai il male diventi tu male. E se fai il bene diventi tu bene.
  2. Inoltre se fai il male perché lui ti ha fatto del male, lui vince due volte. La prima perché ti ha ferito, fatto del male, la seconda perché ti ha fatto diventare come lui.

Un uomo aveva suo padre che lo picchiava spesso lasciandoli i lividi e lo umiliava di continuo. Lui lo odiava (e come non poteva essere così: era il suo nemico). Non si è mai liberato da questo dolore che gli marcisce dentro (rancore dal latino rancesco=marcire, puzzare, irrancidire). Oggi suo padre è vecchio e nonostante stia per morire lui non va a trovarlo, anche se suo padre gliel’ha chiesto. E’ chiaro che questo uomo è nel risentimento e finché non fa un cammino spirituale non ne esce; è chiaro che non può provare adesso sentimenti d’amore. Ma non è questo che gli si chiede. Amare suo padre è andare a trovarlo un’ultima volta perché questo è ciò che fa bene al padre. Gesù quindi dice: “No, ai sentimenti d’amore”, ma “Sì, all’amore=il suo bene”.

E’ freddo e nevica e due uomini in mezzo ad una tormenta di neve stanno tentando di arrivare al rifugio. Incontrano miracolosamente per strada un uomo che invece di aiutarli o di aggregarsi a loro li deruba e scappa. Cammin facendo i due uomini sentono urlare: è proprio il ladro che era scivolato dentro un burrone e si era spezzato le gambe. Uno dei due dice: “Ben gli sta! Così impara! Se l’è voluta!”, e tira dritto. L’altro pensa: “Ma come faccio ad andare avanti? Questo qui muore! E’ vero, mi ha derubato dei soldi ma io non lo deruberò della vita”. E così si ferma, lo tira su, se lo mette sulle spalle e faticosamente, in mezzo alla neve riprende il cammino. Cammin facendo i due si imbattono su qualcosa: è l’uomo che aveva tirato dritto: era morto di freddo. Lui, invece, sudando e con il calore dell’altro sulle spalle, è rimasto vivo. E così arrivarono al rifugio. Il suo nemico fu davvero il suo “amico”!

Fa sempre il bene perché il bene che fai, prima o poi, ti ritornerà sempre indietro. Chi fa il bene vivrà bene e chi fa il male vivrà male.

 

45 AFFINCHÉ SIATE FIGLI DEL PADRE VOSTRO CHE È NEI CIELI; EGLI FA SORGERE IL SUO SOLE SUI CATTIVI E SUI BUONI, E FA PIOVERE SUI GIUSTI E SUGLI INGIUSTI.

  • SIATE FIGLI DEL PADRE=essere figli, nella cultura ebraica, vuol dire essere simili. Il figlio è colui che vive come un altro (e in genere i figli vivevano come i padri, cioè, portavano avanti le loro tradizioni e le loro culture). Figli erano ad esempio i discepoli verso i maestri; i soldati che vivevano per i loro generali, ecc.

Volete essere come Gesù? Lui amava i suoi nemici. In croce Gesù dirà al Padre sui suoi nemici: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34).

  • EGLI FA SORGERE IL SUO SOLE SUI CATTIVI E SUI BUONI, E FA PIOVERE SUI GIUSTI E SUGLI INGIUSTI= il Dio dell’A.T. no!: Lui puniva e castigava. Per capire quest’espressione dobbiamo sapere che Dio nell’A.T. rifiuta la pioggia al popolo infedele (cattivo), secondo la credenza del tempo che la pioggia non viene mandata ai peccatori (Am 4,7).

Ma Gesù e il Padre che amano (=che vogliono il bene e il meglio per ognuno) non si vendicano, non “la fanno pagare”, ma danno a tutti, buoni e cattivi, perché il loro amore dipende dal loro cuore e non da quello che l’altro fa.

Come Dio offre gratuitamente a ogni uomo i suoi doni (sole e pioggia) così l’amore gratuito e incondizionato a ogni uomo rende i discepoli figli di Dio.

 

46 INFATTI, SE AMATE QUELLI CHE VI AMANO, QUALE RICOMPENSA NE AVETE? NON FANNO COSÌ ANCHE I PUBBLICANI?

  • SE AMATE QUELLI CHE VI AMANO=è proprio così! Anche i peccatori (pubblicano qui sta per peccatore, per corrotto, per personalità egoista, che pensa solo a sé) fanno così. Anche i mafiosi amano i loro figli e i loro amici!

 

47 E SE DATE IL SALUTO SOLTANTO AI VOSTRI FRATELLI, CHE COSA FATE DI STRAORDINARIO? NON FANNO COSÌ ANCHE I PAGANI?

  • E SE DATE IL SALUTO SOLTANTO AI VOSTRI FRATELLI=qui “fratelli” non indica tanto i fratelli di sangue, ma quelli appartenenti alla medesima comunità (religiosa). Infatti, il saluto fra i rabbini era fonte di grande importanza e di grande rispetto. Tutti fanno così: tutti hanno stima di quelli “come loro”. L’amore sta nell’aver stima, nel non avere pregiudizi, di quelli che non sono come te!

 

48 VOI, DUNQUE, SIATE PERFETTI COME È PERFETTO IL PADRE VOSTRO CELESTE.

  • PERFETTI=teleios=perfetto nel senso di compiuto (telos); indica quindi un cammino perché telos ha in sé l’idea di un obiettivo da raggiungere, di un fine. Quindi la perfezione è una strada non uno stato raggiunto una volta per sempre.

Cosa diceva l’A.T.? La perfezione per l’A.T. era l’osservanza della Legge. Quando il Lv 19,2 dice: “Sarete santi perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo” oppure il Dt 18,13: “Sarai perfetto davanti al Signore, Dio tuo”, vuol dire che la persona era fedele ai precetti della Legge. La perfezione era nella mancanza di difetti, nel non fare nulla di sbagliato, nell’essere integerrimi. Naturalmente facendo così, tutto ciò che non era perfetto, tutto ciò che era parziale, all’inizio, deformato, andava eliminato. E così le persone reprimevano parti di sé vitali e fondamentali.

Ma cosa dice Gesù adesso? No, la perfezione non è più la santità ma l’amore.

  • COME IL PADRE VOSTRO=non come la Legge ma come il Padre che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi, cioè che vuole il bene di tutti.

 

Pensiero della Settimana

Siamo stati tutti espulsi dalla perfezione dell’Eden,

ma quelli che soffrono di più l’esilio sono coloro che continuano ancora a coltivare il sogno della perfezione.

Le persone perfette non combattono, non mentono e non commettono errori, semplicemente perché non esistono.

E se esistessero non sarebbero persone!