Voi farete cose più grandi di me!

V domenica di Pasqua

10 maggio 2020

 

  • Prima lettura: At 6, 1-7
  • Salmo: Sal 32
  • Seconda lettura: 1 Pt 2, 4-9
  • Vangelo: Gv 14, 1-12

 

Nel vangelo di oggi Gesù sta salutando i suoi discepoli. Nel capitolo precedente (Gv 13) Gesù non solo ha lavato i piedi ai suoi discepoli, ma anche detto che sarà tradito (Gv 13,21), che rimarrà ancora per poco con loro (Gv 13,33) e che sarà glorificato fra poco (Gv 13,31-32). E tutti capiscono: Gesù sta per morire. Allora i discepoli sono terrorizzati: per questo Gesù cerca di rassicurarli.

Gesù vuole fare comprendere loro un paradosso: che la sua morte non sarà una perdita ma un guadagno, non un’assenza ma una presenza ancor più intensa. Che non devono aver paura perché, se prima era presente fisicamente, adesso lo sarà ancor di più interiormente, dentro di loro. Ma i discepoli (e questo vangelo lo esprime bene) sono pieni di dubbi e di perplessità.

14,1 NON SIA TURBATO IL VOSTRO CUORE. ABBIATE FEDE IN DIO E ABBIATE FEDE ANCHE IN ME.

Dicendo questo Gesù li rassicura: Dio è con me. Per questo potete aver fede in Dio e aver fede anche in me.

2 NELLA CASA DEL PADRE MIO VI SONO MOLTE DIMORE. SE NO, VI AVREI MAI DETTO: “VADO A PREPARARVI UN POSTO”?

  • NELLA CASA DEL PADRE MIO VI SONO MOLTE DIMORE=Gesù dice che nella casa del Padre suo ci sono molte dimore. Ma bisogna ben capire cosa si vuol dire qui.
  • NELLA CASA=casa in greco si può dire 1. oikos=abitazione (da cui economia) oppure 2. oikia=famiglia, focolare. Gv usa questo (oikia): non è una casa quindi, un posto materiale, ma una dimensione, un’intimità. Quindi la casa del Padre non è il paradiso (e neppure il tempio!). Questa cosa ce l’abbiamo anche noi: “È andato nella casa del Padre”: cioè è morto ed è andato nell’aldilà. Prima era nell’aldilà, poi (secondo la filosofia greca ma non il cristianesimo) l’anima è scesa quaggiù e quindi morendo ritorna lassù.

Ma questa “casa” è un “focolare”, è il luogo dove Dio c’è: in te c’è questa dimora, questa casa. Dio lo puoi trovare tutte le volte che vuoi! Tu sei la casa di Dio! Lo spiega bene poco più avanti Gesù (Gv 14,23): “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora (oikia) presso di lui”.

Allora: Gesù non va a preparare gli appartamenti dell’aldilà, come se Dio avesse posto per molti. Gesù va a rendere i discepoli, ognuno di noi, capaci di diventare la dimora di Dio. Non è che quando uno muore va in cerca della casa, della via di dove abita Dio!

Ma la dimora è che Dio viene a dimorare presso gli uomini. Questa è la grande novità: non c’è più un santuario dove si manifesta Dio, ma ogni uomo diventa un santuario dove Dio può manifestarsi.

Per questo il Dio di Gesù dev’essere solo accolto: Lui viene e dimora presso l’uomo e dilata la capacità d’amore. Questa sarà la dimora di Dio: l’uomo.

Un giorno, come sempre, Madre Teresa stava accuratamente curando le piaghe ripugnanti di un lebbroso. Faceva il suo lavoro sorridendo e chiacchierando con il malato, come fosse la cosa più naturale del mondo. Ad un certo punto chiese al malato: “Tu credi in Dio?”. Il pover’uomo la fissò e poi le disse, sorridendo: “Sì, adesso credo in Dio!!!”.

  • MOLTE DIMORE=ma perché molte dimore? Molte dimore quanto sono gli uomini. Dio non riesce a manifestarsi e a esprimersi in una sola persona; neanche in cento, neanche in mille. In me c’è Dio. Io manifesto Dio. Dio mi ha sposato. Dio ha preso dimora presso di me. Quindi Dio prende una forma unica (molte dimore, focolari) in ciascuno di noi.
  • VADO A PREPARARVI UN POSTO=in che senso Gesù ci prepara un posto? Va a sistemare i letti? Va a vedere se l’albergo è pronto? Se c’è spazio per tutti?

Con la sua morte Gesù ci dona lo Spirito, e nello Spirito noi diveniamo capaci di diventare dimora, casa di Dio. Se Gesù non ci avesse mostrato l’amore di Dio (Spirito) noi non avremmo potuto conoscere né credere in questo. Per questo Lui ci prepara un posto. Il posto che ci insegna è che nel nostro cuore Lui vive. Gli apostoli lo capiranno benissimo dopo la resurrezione. Infatti dicevano: “Dio abita qui” (e mettevano la mano nel cuore). Quando lo sentiranno (lo vedranno) vivo, capiranno qual è il posto di Gesù: Gesù è in noi.

3 QUANDO SARÒ ANDATO E VI AVRÒ PREPARATO UN POSTO, VERRÒ DI NUOVO E VI PRENDERÒ CON ME, PERCHÉ DOVE SONO IO SIATE ANCHE VOI. 4 E DEL LUOGO DOVE IO VADO, CONOSCETE LA VIA».

  • DEL LUOGO=il luogo è la sfera dell’amore, è la sfera del Dio-Padre-Amore.

Cosa si vuol dire qui? Gesù, con la sua morte e resurrezione, risiede nell’Amore di Dio. Ma questa dimora (oikia) adesso è possibile per tutti. Ma non quando moriamo, ma quando accogliamo Dio. Quando tu sei nell’amore Tu sei in Dio, perché Dio è Amore.

Nella religione l’uomo deve fare un sacco di cose per essere accolto da Dio. Ma nelle fede, con Gesù, è il contrario: è l’uomo che può accogliere o no Dio. Lui è già dentro di noi e ci chiede: “Mi accogli? Mi apri la porta così che io possa entrare dentro di te?”. Dio è così innamorato di noi che vuole fondersi con noi, fare casa, con noi.

Per questo si fa la comunione. Come due sposi o due persone che si amano sono in comunione, cioè si fondono, desiderano compenetrarsi, stare sempre insieme, condividere le loro vite (comunione di vita, di cuore, di progetto) così nella comunione eucaristica io e Lui vogliamo sposarci, fonderci insieme, essere un’unica cosa, fare comunione.

5 GLI DISSE TOMMASO: «SIGNORE, NON SAPPIAMO DOVE VAI; COME POSSIAMO CONOSCERE LA VIA?».

Tommaso non è che non capisce: è che fatica ad accettare che sia così!

  • SIGNORE NON SAPPIAMO DOVE VAI=Tommaso non ci capisce niente e non capisce la strada per essere nell’Amore (e lo possiamo ben comprendere!). Tommaso pensa a chissà quale via, a chissà quale strada, chissà quale rito, chissà cosa debba fare. Per questo interrompe Gesù: “Gli disse Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via” (Gv 14,5). Tommaso pensa che ci sia una strada per il paradiso. Ma non siamo noi che andiamo in Paradiso ma è il paradiso che viene da noi. Non si tratta quindi di fare delle cose “per avere Dio”: preghiere, riti, digiuni, santità, per guadagnarsi Dio. Dio lo si accoglie, perché non siamo noi che andiamo da Lui ma è Lui che viene da noi.

6 GLI DISSE GESÙ: «IO SONO LA VIA, LA VERITÀ E LA VITA. NESSUNO VIENE AL PADRE SE NON PER MEZZO DI ME. 7 SE AVETE CONOSCIUTO ME, CONOSCERETE ANCHE IL PADRE MIO: FIN DA ORA LO CONOSCETE E LO AVETE VEDUTO».

Con questa frase Gesù afferma per sé (e ci vuole un grande coraggio per dire: “Io sono Dio!”) che Lui non è un profeta, non è un inviato di Dio, non è un sacerdote di Dio, ma che Lui è Dio.

  • IO SONO LA VIA=nessuna strada, nessun rito, nessuna offerta per arrivare a Dio. Per arrivare a Dio la strada è Gesù. Conosci Gesù e saprai chi è Dio. E qui Gesù annuncia tre dimensioni in relazione fra di loro: Lui è la Via per la Verità, Verità che dà la Vita.

E quando conosci Gesù tu sai che Lui è la via per il Padre. Gesù non è da contemplare come le immaginette e santini che abbiamo, ma è una strada di verità da percorrere.

Via dice percorso=come quando cammini, come quando fai un sentiero: è qualcosa che si impara! Gesù è una via, cioè un percorso, una strada. Non è qualcosa di statico ma di dinamico, che cresce, diviene, dove tu ti inoltri sempre più. Non è essere battezzati ma fare un viaggio.

  • IO SONO LA VERITA’=aletheia indica un cammino di rivelazione, qualcosa che tu scopri piano piano. Aletheia indica proprio lo scoprire, il tirare su il velo. Quindi anche la verità è un cammino, un qualcosa che più ci entri e più la scopri.

E qual è la Verità di Gesù? Che Lui, che il Padre, è Amore. Gesù è la verità: più lo conosci e più vedrai la verità ma è una strada senza fine. Non ha un traguardo ma ti porta a livelli sempre maggiori di verità e di profondità.

La via della verità è la vita: la vita vera è data dal fare verità su di te, su Gesù e sulla realtà.

Qual è la differenza di avere la Verità ed essere nella Verità? Chi ha la verità condanna chi non ce l’ha (“noi abbiamo la verità”). Ma Gesù non ha la verità ma è la verità. Non c’è nulla di più pericoloso, specialmente nel campo religioso, di quelli che ritengono di avere la Verità, perché quanti pretendono di avere la Verità, tendono poi, in base a questa, a giudicare gli altri e quindi classificarli come eretici o come peccatori.

Invece quanti sono nella Verità vengono coinvolti nello stesso dinamismo d’Amore del Signore, un Amore dal quale nessuno viene escluso.

Per la religione la verità è: “Io ce l’ho… tu no”, quindi tu sei-vai fuori.

Per la fede la verità è: “Io sono capace di amare… e lo faccio, e voglio amare il più possibile”.

  • IO SONO LA VITA=vita, in greco, si può dire con il termine bios=vita fisica, che inizia (parabola ascendente) e finisce (parabola discendente) oppure, come qui con zoè=vita interiore che non finisce mai.

La bios, la vita fisica, per vivere deve essere nutrita, anche se poi però finisce. La zoè, la vita interiore, anch’essa dev’essere nutrita, ma non finisce mai. La strada della Verità porta, allora, ad una vita interiore sempre più grande.

Perché le persone soffrono, stanno male, sono insoddisfatte, depresse, arrabbiate? 1. O perché non nutrono la vita fisica (e non ti lamentare poi se stai così!) 2. o perché non è stata nutrita quando qualcun altro lo doveva fare. In ogni caso tocca a ciascuno di noi farlo… e farlo ogni giorno!

VIA=il viaggio: la strada è Gesù! – Vuoi essere felice? Conosci Gesù!

VERITA’= il mezzo: la verità! – Più conosci Gesù e più farai verità sulla tua vita!

VITA (zoe’)= l’obiettivo: la vita! – Più fai verità su di te e più sarai vivo!

  • FIN DA ORA LO CONOSCETE E LO AVETE VEDUTO=Gesù parla al presente. Ma dove si vede Dio? Dove lo hanno visto? Lo hanno visto? No!

Lui si è manifestato ogni giorno ma soprattutto un attimo prima (Gv 13) nella lavanda dei piedi. Solo che loro non lo hanno visto. Gesù, che è manifestazione di Dio, è amore che si fa servizio. Allora più autentica è l’adesione a Dio e più la propria vita diventa servizio per gli altri. Servizio=sono qui per il tuo vero bene. Cioè: io mi metto a disposizione perché tu possa essere il meglio, il massimo, il 100% di te.

8 GLI DISSE FILIPPO: «SIGNORE, MOSTRACI IL PADRE E CI BASTA».

  • SIGNORE MOSTRACI IL PADRE E CI BASTA=Filippo non ha capito niente!

Secondo la mentalità ebraica cerano i famosi “sette cieli”: Dio risiedeva sopra il settimo cielo e i rabbini, che amavano calcolare tutto, dicevano che tra un cielo e l’altro c’era una distanza di 500 anni di cammino. Quindi, tra l’uomo e Dio c’erano 3500 anni di cammino: una distanza inaccessibile. Per quel tempo (ma per ogni tempo) Dio non può essere qui. Tutti cercano Dio lassù, in cielo, da qualche parte fuori della terra.

Cosa succede qui? Gesù dice: “Dio è come me”. Filippo non capisce come in Gesù possa manifestarsi Dio: “Mostraci Dio”. Filippo cioè non capisce come può manifestarsi Dio in un uomo.

Questa non è solo una delle nostre difficoltà (capire come nell’uomo Gesù ci fosse Dio) ma era anche una difficoltà della prima comunità cristiana.

Quante volte anche noi diciamo: “Signore dove sei? Signore perché non ti fai sentire?”. E Gesù ogni volta ci risponde: “Sono qui accanto a te”. E quante volte Gesù ci potrà rispondere: ”Come puoi farmi questa domanda? Ma non lo sai che io sono qui accanto a te?”.

Qui a Gesù cadono le braccia: “Oh Pippo, non avete capito niente!”. Qui si vede come la tradizione religiosa influenzi la vita delle persone: Gesù era con loro da tre anni, eppure loro in Gesù non vedono Gesù ma quello che fin da piccoli hanno sentito dire sulla religione. La religione diceva che Dio è lontanissimo dall’uomo: Lui è lassù e noi quaggiù. Dio risiedeva sopra il settimo cielo e tra un cielo e l’altro c’erano 500 anni di cammino. Quindi tra Dio e l’uomo c’erano 3500 anni: una distanza inaccessibile. Filippo non vede Dio in Gesù ma in Gesù vede ciò che lui ha imparato su Dio.

9 GLI RISPOSE GESÙ: «DA TANTO TEMPO SONO CON VOI E TU NON MI HAI CONOSCIUTO, FILIPPO? CHI HA VISTO ME, HA VISTO IL PADRE. COME PUOI TU DIRE: “MOSTRACI IL PADRE”? 10 NON CREDI CHE IO SONO NEL PADRE E IL PADRE È IN ME? LE PAROLE CHE IO VI DICO, NON LE DICO DA ME STESSO; MA IL PADRE, CHE RIMANE IN ME, COMPIE LE SUE OPERE.

  • DA TANTO TEMPO SONO CON VOI E TU NON MI HAI CONOSCIUTO=nonostante tutto quello che Gesù ha detto e fatto, gli Apostoli non sono ancora riusciti a riconoscere che Gesù è Dio e che Dio è Gesù. A quel tempo i discepoli vivevano giorno e notte con il loro maestro, che non lasciavano mai. Ebbene, nonostante tutto questo, non hanno ancora colto che Dio è come Gesù.
  • CHI HA VISTO ME, HA VISTO IL PADRE=cosa si dice qui: non che Gesù è uguale a Dio, ma che Dio è uguale a Gesù. Chi ha visto Gesù ha visto il Padre. Il Padre, Dio, si identifica completamente in Gesù. Quindi: non tanto Gesù è come Dio, ma Dio è come Gesù. Tutto quello che Gesù fa e dice “è Dio”.

Questo è un criterio per ognuno di noi: poiché Dio è Gesù, se una persona, un gruppo, un’istituzione, dice e fa quello che fa Gesù (visto che Dio è come Gesù) allora viene da Dio. Se no, viene da qualcos’altro.

Qui c’è un’apparente incongruenza: “Le parole che io vi dico… (e si parla di parole)” che poi diventano “il Padre che è con me compie le sue opere (opere e non parole)”. Cioè: le sue parole sono opere, azione, comportamento, dinamismo trasformativo.

Dio non è da credere ma da vivere: lo credi non se vi aderisci con la mente, ma se la tua vita cambia, si trasforma, diventa azione e trasform-azione. Solo allora Dio è con te.

Vi ricordate la parabola del Buon Samaritano (Lc 10,29-37)? Il sacerdote e il levita certamente credevano in Dio; anzi erano così religiosi che di fronte alla possibilità di contaminarsi con l’uomo mezzo morto neppure si fermano. Cioè, sono fedelissimi ai comandamenti religiosi. Eppure Dio non è in loro. E dov’è? È nell’eretico samaritano che non sa nulla di Dio ma il suo amore diventa azione: lui si ferma e si prende cura dell’uomo mezzo morto e mezzo vivo. Credere (aderire a Dio con la mente) non è aver fede (vivere un’esperienza che diventa vita).

Ma cosa, anche, dice qui Gesù? Dio è in me (Io sono nel Padre e il Padre è in me). Cioè: Dio è nell’uomo. Prima l’uomo andava nel santuario per cercare Dio. Ma adesso il vero santuario di Dio è l’uomo. Perché nell’uomo c’è Gesù.

Cerchi Dio? Ama l’uomo. Dio è lì!

Cerchi Dio? Ama te. Dio è lì!

Ecco un altro criterio: chi ama l’uomo sicuramente ama Dio! Non è sempre vero invece l’inverso, cioè che chi ama Dio ama l’uomo! Da questo si comprende che Dio, è un Dio interiore.

11 CREDETE A ME: IO SONO NEL PADRE E IL PADRE È IN ME. SE NON ALTRO, CREDETELO PER LE OPERE STESSE.

  • IO SONO NEL PADRE E IL PADRE E’ IN ME=gli Apostoli proprio non ce la fanno a credere in Gesù. D’altronde credere che Dio sia in un uomo (Gesù)… può essere complesso, in effetti! Per questo Gesù dice: “D’accordo non credete alle mie parole… e quello che faccio (opere)?”, Questo è più semplice da credere!

I discepoli proprio non ce la fanno a credere. Per loro Dio sta bell’alto dei cieli e non qui sulla terra. Per cui di fronte a Gesù possono ammettere: “Sei un inviato di Dio; sei un profeta di Dio; sei il Figlio di Dio” ma accettare che Gesù sia Dio stesso questo non lo possono accettare.

Accettarlo vorrebbe dire accettare che l’Altissimo è qui fra di noi, con noi e in mezzo a noi. La loro religione, che neppure nomina il nome di Dio, sarebbe totalmente sconvolta. E poiché i discepoli sono increduli ed esterrefatti, Gesù deve dire: “Beh, se non mi credete per le parole (in effetti le parole dicono e a volte ingannano) credetemi per le opere, per ciò che faccio (i fatti sono realtà; i guariti erano realtà; i peccatori che cambiavano vita era realtà)”.

E qui c’è un altro criterio straordinario: non è la dottrina (le parole) che ti converte a Dio, ma l’amore, l’esperienza e la vita (le opere).

“Così ti sei convertito a Cristo?” “Sì”. “Allora devi sapere un sacco di cose su di lui. Dimmi, in che parte è nato?”. “Non lo so”.

“Quanti anni aveva quando è morto?”. “Non lo so”. “Quante prediche ha pronunciato?” “Non lo so”.

“Sai decisamente ben poco per essere un uomo che afferma di essersi convertito a Cristo!”.

“Hai ragione. Mi vergogno di quanto poco so di lui. Ma quello che so è questo: tre anni fa ero un ubriacone. Ero pieno di debiti. La mia famiglia cadeva a pezzi. Mia moglie e i miei figli avevano paura del mio ritorno a casa ogni sera. Ma ora ho smesso di bere; non abbiamo più debiti; la nostra è ora una casa felice; i miei figli attendono con ansia il mio ritorno a casa la sera. Tutto questo ha fatto Cristo per me. E questo è quello che so di Cristo”.

Bernadette, la veggente di Lourdes, di fronte ai giudici quando fu portata in tribunale per essere interrogata sulle apparizioni, rispondeva: “Io non sono incaricata di farvi credere. Io sono incaricata di dirvi soltanto ciò che ho visto”.

Dio è un incontro non una spiegazione: più che catechesi o dottrine, abbiamo bisogno di liturgie e di incontri che ci permettano di “toccarlo, di sentirlo, di vederlo”. Dio è un’esperienza: non si può rimanervi indifferenti. Se uno vuol conoscere Gesù e rimanere lo stesso è meglio che cambi religione perché Lui a tutti diceva: “Vieni e seguimi”.

Cosa saranno queste “opere” diverrà chiaro ai discepoli dopo la resurrezione. E la grande scoperta fu che la “opera” fu proprio con loro. Qui nell’Ultima Cena li troviamo perplessi e pieni di paura; nel momento della Crocefissione, di paura ne hanno così tanta, che se la danno a gambe.

San Paolo ce lo racconta con l’apparizione sulla via di Damasco (At 9,1-19): l’incontro con il Risorto ha stravolto la sua vita e lo ha riorientato. E tutto è simbolico lì: Lui sul cavallo=la sua fierezza e superiorità (gli istinti, la potenza, il cavallo, messi a servizio dell’ego); la caduta=il totale cambiamento e la durezza di tale caduta; la Voce=l’esperienza di aver “colto, percepito” Dio; la cecità=il non aver visto in realtà nulla, l’essersi illuso; l’essere condotto per mano=farsi aiutare lui che credeva di avere la verità.

Gesù non è più solo il Crocefisso che è morto, ma è Colui che è presente in lui e che lo fa un uomo nuovo. Gesù viene compreso non più come un grande maestro che adesso è morto (così lo avevano capito in vita) ma in maniera nuova: Lui agisce tutt’ora e mi fa diverso… nuovo… altro.

LA MADDALENA: il suo Gesù non è più l’amato morto su cui piangere, da andare a trovare alla tomba su cui mettere un fiore, piangere o ricordare quanto l’aveva amato e quanto lui per lei era stato la vita. Adesso Lui è vivo dentro di lei e le dice: “Non mi trattenere, lasciami andare”. E così lei lo lascia andare (e fa il lutto) perché lo sente vivo dentro di lei, lo sente presente e da lì nessuno può più portarglielo via.

TOMMASO E GLI APOSTOLI. Per loro Gesù non è più il maestro la cui morte ha voluto dire la fine di ogni speranza, illusione e progetto. La ferita enorme che hanno dentro (per Gesù avevano lasciato casa, famiglia, lavoro, reputazione, onorabilità) non è più dolorosa (“È tutto finito”) ma gioiosa, perché Lui lo hanno ritrovato dentro di sé, hanno scoperto che Lui vive ancor più forte di prima dentro di loro e li sostiene e li spinge e diventa per loro il senso della loro vita.

  • CREDETELO PER LE OPERE STESSE: ecco le opere: non chissà quali miracoli o trasformazioni o materializzazioni o apparizioni, ma prima il cambiamento di vita loro e poi attraverso di loro, di molte altre persone. Le persone perplesse, dubbiose o morte dentro, tornavano a vivere piene di gioia, sorrisi e vitalità. Chi aveva paura di tutto, paralizzato nella scelta, tornava a camminare, a scegliere e ad agire. Chi era sordo all’amore di Dio tornava a sentire la propria dignità e il proprio valore. Chi era cieco alla sofferenza degli altri tornava a vederla e a portare amore.

Perché allora non hanno più paura? San Paolo, la Maddalena e gli Apostoli, non credono nella resurrezione, non credono perché c’è scritto nel catechismo della Chiesa Cattolica, non credono perché l’hanno letto da qualche parte, credono perché sanno, perché hanno visto, sperimentato, toccato.

Ciò che ha cambiato e stravolto la loro vita non è stato l’incontro con Gesù (il Maestro), e già questo li aveva sconvolti abbastanza, ma l’incontro con il Gesù Risorto. Ce l’avevano dentro di loro: il Maestro, la passione, la forza, la vita, che prima trovavano in Gesù fuori, adesso ce l’avevano dentro. Gesù Risorto era in loro. Per questo andavano dappertutto: “Lui vive! Lui è risorto!”. Lo dicevano semplicemente perché lo avevano sentito, sperimentato e toccato. Per questo non potevano aver paura: Lui era vivo ed era ancora e ancor di più con loro.

12 IN VERITÀ, IN VERITÀ IO VI DICO: CHI CREDE IN ME, ANCH’EGLI COMPIRÀ LE OPERE CHE IO COMPIO E NE COMPIRÀ DI PIÙ GRANDI DI QUESTE, PERCHÉ IO VADO AL PADRE.

  • IN VERITÀ, IN VERITÀ=amen, amen, in greco, che vuol dire qualcosa di sicuro, certo. È una frase solenne che richiama l’attenzione degli ascoltatori: “ATTENTI adesso, perché vi sto dicendo qualcosa di importante”.
  • CHI CREDE IN ME,=credere in Gv non significa come per noi avere dei pensieri su qualcosa (“Sì credo che sia l’università giusto=penso, oppure credo che ce la farò, cioè penso di farcela) ma aderire ad una persona.
  • ANCH’EGLI COMPIRÀ LE OPERE… DI PIÙ GRANDI DI QUESTE=Gesù qui dice una cosa incredibile: “Voi farete cose più grandi di me!”. Ma com’è possibile compiere opere più grandi di Gesù? Gesù non ha risposto a tutti i bisogni dell’uomo. Bene: chi ama compirà ciò che io non ho potuto compiere.
  • PERCHÉ IO VADO AL PADRE=io non posso più compierle perché me ne vado da questa terra. Qui rimanete voi e tocca a voi compiere le opere che prima compivo io!

Non solo: “Poiché io vado al Padre”, assicura Gesù, voi non sarete mai soli, ma io vi aiuterò con la mia forza, la mia energia, la mia luce. Allora, Gesù continua ad essere presente (anche se muore) in noi e attraverso di noi. Chi di noi crede a questo? Eppure è Gesù stesso che lo dice: “Voi farete cose più grandi di me”.

  • LE OPERE… DI PIÙ GRANDI=lo ha detto Gesù! Eppure: quanti di noi ci credono? Voi ci credete? E se ci credete… ditemi una volta in cui avete fatto qualcosa di più grande di Gesù!

La maggior parte di noi non crede a questo: “Dai, non scherziamo. Gesù è stato Gesù! …e io sono io”: eppure sono parole di Gesù tanto quanto le altre. Se le ha dette vuol dire che sono vere.

La maggior parte delle persone non crede di essere potente, importante, di poter fare grandi cose. Guardatevi allo specchio: cosa vedete? Ah se fossi un po’ più intelligente… se sapessi un po’ di più… se avessi l’intelligenza di quel tale o la simpatia di quel tal l’altro… se sapessi parlare meglio… se si sapesse che ho fatto questa cosa… se si sapesse che faccio questi pensieri… se venisse fuori che io sono… per cui la conclusione che traete è: “Posso ma non tanto; qualcosa sì ma non più di tanto”.

Gesù però non vi vede così, ricordatevelo. Gesù non vi ha creato così, “un po’”, sappiatelo! Quando Gesù vide Pietro gli disse: “Seguimi”. E un po’ dopo: “Su di te fonderò la mia chiesa”: Pietro e compagni dicevano: “Su Pietro!? Testardo, duro e cocciuto com’è!? … “de coccio”!?”.

Una storia narra che un giorno una principessa incontrò un rospo. La principessa si spaventò al sentire parlare un rospo la lingua degli uomini. Ma il rospo la rassicurò: “Non sono un rospo, sono un principe che una strega ha trasformato in rospo. Ma se troverò una principessa che per tre giorni stia con me l’incantesimo si spezzerà”. Così la principessa se lo portò a palazzo. Tutti erano ripugnati dal vederla con un animale simile. Ma dopo tre giorni l’incantesimo si ruppe e il rospo ridivenne il principe.

Tutti siamo rospi. E Gesù è quella principessa che ci dice: “No, non è vero che tu sei così. Io ho visto ciò che è nascosto in te, ciò che sei dentro. Tu farai cose grandi. Io lo so, tu credici”. Se non crederete che dietro/dentro a quello che appare si nasconde un principe rimarrete per sempre dei rospi.

Sei quello che vuoi credere di essere. E diventerai esattamente quello che credi di essere.

  • DI QUESTE=quali? Quelle che Gesù ha fatto in Gv. Erga (opere) non sono i nostri miracoli ma indicano una forza che una persona sprigiona e che realizza qualcosa di veramente miracoloso.
  1. Gesù trasforma l’acqua in vino (Gv 2): tu puoi farlo? Si.

Dentro sei morto, non sai più ridere, lasciarti andare, sussultare, commuoverti. Ma poi un giorno fai un corso, frequenti un gruppo: si rompe una crosta dentro e torni a sentire, ad amare, a ridere, a gioire. Prima tutto era acqua… adesso tutto è vino; prima tutto era solito, normale, adesso tutto è speciale. Prima non sentivi nulla adesso senti tutto.

  1. Gesù guarisce il funzionario del re (Gv 4): tu puoi farlo? Si.

Tu sei uno che crede che lui non deve cambiare: sì qualche modifica, ma sono gli altri che devono cambiare, che non capiscono. Vuoi che tuo figlio guarisca? Vuoi cambiare le tue relazioni? Allora discendi dal piedistallo e mettiti in gioco: se fai così tutto cambia.

  1. Gesù trasforma guarisce un infermo (Gv 5): tu puoi farlo? Si.

Tu sei un lamentone che vorrebbe che gli altri risolvessero la tua vita: “Io non ho nessuno che mi immerga nella piscina”. Gli altri dovrebbero farti questo… e darti quello… e capire che tu… e nessuno ti ascolta… e nessuno pensa a te… e tutti ce l’hanno con te… e ognuno è egoista e pensa a te…”. Ma poi un giorno Gesù ti dice: “Vuoi guarire? Sì o no?”. “Sì!”. “Allora, alzati (=smetti di lamentarti, di chiedere agli altri, di fare il bambino o il parassita) smetti di chiedere agli altri quello che tocca a te fare!”. Quando fai così la tua vita decolla, prende il volo.

  1. Gesù trasforma condivide (moltiplica) il pane (Gv 6): tu puoi farlo? Si.

Nel tuo paese non c’è la scuola materna e non sai come fare con i tuoi figli. Pensi: “Potrei tenerli io, ma come faccio con il lavoro? Potrei farlo come lavoro, ma da sola, come posso fare?”. Se ascolti la voce della paura, finisce tutto lì. Ma se condividi l’idea, se passi parola, magari trovi altre mamme come te, magari vi mettete insieme, magari altre hanno la stessa esigenza, magari si riesce a farlo come lavoro. Il tuo poco si moltiplica e diventa utile per tanti altri.

  1. Gesù cammina sul mare in tempesta (Gv 6): tu puoi farlo? Si.

Tuo figlio di 5 anni si ammala… il tuo compagno ti lascia per un’altra donna… tu perdi il lavoro… allora il tuo cuore come un mare che prima era calmo, tranquillo, beato, pacifico, all’improvviso diventa tempestoso… drammatico… angosciante. Ma se puoi sentire la sua voce che in mezzo al mare ti dice: “Sono io, non temere”, allora puoi affrontare questa tempesta e non esserne distrutto.

  1. Gesù guarisce il cieco (Gv 9): tu puoi farlo? Si.

Tu sei cieco e tutti quelli attorno ti dicono: “Tu sei così!”.

Ti dicono che non solo sei cieco, ma che è normale che tu sia così… che è ovvio. Ti dicono che non puoi che essere così: sei timido… sei bloccato… e che è il tuo carattere. Ti dicono che alla tua età “ormai”; ti dicono che non puoi vederti con occhi diversi.

Loro ti vedono così e se cambi si arrabbieranno, non ti vorranno più, perché tu, per loro, sei così! Ma sei puoi “lavarti” la tua immagine e vederti diversamente allora tu, per la prima volta ti vedrai diversamente: “No, io non sono come voi mi vedete. Io sono diverso. Io sono un altro”.

“No, io non sono quello che è debole… no, io non sono quello che da solo non ce la fa… no, io non sono quello che senza di voi non può fare nulla… no, io non sono quello che non si troverà mai nessuno”: quando ti “lavi” questa immagine, quando inizi a vederti per quello che sei, tutto cambia!

  1. Gesù riporta in vita Lazzaro (Gv 11): tu puoi farlo? Si.

Come Lazzaro sei morto. Amavi qualcuno e adesso che non c’è più ti dici: “Non ha più senso vivere… ormai… basta!”. Hai perso la cosa, la persona, più importante che avevi: “Non ha più senso vivere”. E anche se continui a vivere in realtà stai vegetando. Ma se puoi sentire la sua voce: “Lazzaro… Marco… Chiara… vieni fuori!”, allora torni a vivere. Cioè: “Smettila di rifugiarti nel sepolcro… smettila di piangere chi è morto (o non c’è più). Sei vivo, vivi!”.

E se fai così… non ti pare che anche tu possa fare come Gesù… e anzi, anche più di Lui!

Voi farete cose più grandi di me… se avrete fede!

 

Pensiero della settimana

 Esistono due cose che impediscono a una persona di realizzare i propri sogni:

1. pensare che essi siano impossibili,

2. oppure – grazie a un improvviso scarto della ruota del destino – vedere che si trasformano

in qualcosa di possibile quando meno ce lo si aspetta.

In quel momento, affiora la paura di un cammino ignoto, di una vita piena di sfide sconosciute,

della possibilità che le cose a cui siamo abituati scompaiano per sempre.

E siccome le persone vogliono cambiare tutto e, nello stesso tempo,

desiderano che ogni cosa continui a essere come prima,

concludono dicendo che non è per loro o che non è quello che loro vogliono (infatti!!!).

Dio c’è sempre e ti dà sempre una mano: ma devi saperlo accogliere quando viene!