Il Regno dei Risorti

Pasqua di Risurrezione

12 aprile 2020

 

  • Prima lettura: At 10, 34-43
  • Salmo: Sal 117
  • Seconda lettura: Col 3, 1-4
  • Vangelo: Gv 20, 1-9

 

Buona Pasqua a tutti voi.

E’ sempre difficile commentare queste feste perché ognuno trova ciò che cerca.

Se Pasqua è un giorno come un altro… allora non accadrà niente. Chi non cerca nulla non trova nulla.

Se Pasqua è un giorno in cui bisogna andare in chiesa… andrai in chiesa e troverai quello: la chiesa (l’edificio, l’ambiente)!, per cui tornando a casa dirai: “C’era più/meno gente del solito… sai che c’era il coro che cantava… il prete è stato lungo/corto… sai che ho trovato anche…”.

Se Pasqua è un giorno “diverso”, un giorno che “senti”, andrai in chiesa e tu ti sentirai diverso, per cui ti impegnerai ad essere “diverso”, un po’ più sorridente o accogliente o felice, ecc.

Se Pasqua è un giorno dell’anima, allora troverai qualcosa che possa dissetare la tua anima. Andrai in chiesa disponibile a lasciarti sorprendere e qualcosa “di nuovo” accadrà lì, o domani, o la settimana prossima o non so quando, anche se so che accadrà.

Quindi troverete quello che cercate.

Dirsi Buona Pasqua, per me, è dirsi: “C’è ancora speranza!”.

Sembrava tutto finito… e invece!

Sembrava che Gesù fosse morto… e invece!

Sembrava la fine di tutto ciò che gli apostoli avevano creduto… e invece!

Quante volte ci troviamo in situazioni simili: allora venire qui in Chiesa è ricordarsi che tutto può succedere: “Tutto può succedere!”.

Non è a caso che uno dei simboli di Pasqua sia l’uovo: “Tutto può nascere, tutto può accadere”. Allora: “Tutto può succedere”, per me è: “Aspettati un regalo grande! Aspettati una grande sorpresa!”. Non so cosa sarà (sono aperto, disponibile, in attesa) ma so che arriverà! Per questo Pasqua è una festa piena di gioia, di luce, di colori, di vita.

Tutti i vangeli di Pasqua sottolineano quattro movimenti.

  1. Il primo movimento dei vangeli è: “Vivi; vieni fuori; esprimiti”.

Cosa devono fare la Maddalena e le donne? Devono uscire fuori dalla loro tana di chiusura e, anche se è rischioso, andare ad esprimere il loro dolore al sepolcro visto che il loro amato Gesù era morto.

Ma non sono solo uscite da un luogo, sono uscite dalla paura e sono diventate se stesse.

Si sono espresse e realizzate e hanno annunciato a tutti ciò che avevano dentro, anche se gli altri (apostoli compresi) all’inizio le deridevano.

Che cosa devono fare gli apostoli (lo fanno solo perché glielo hanno detto le donne!)?

Devono uscire dal Cenacolo, affrontare la paura di fare la stessa fine, e andare al sepolcro a vedere.

Ma non sono usciti solamente da una stanza, sono diventati se stessi e si sono espressi, hanno detto a tutti (non subito ma dopo un po’!) la loro fede e il fuoco che avevano dentro.

Ecco il primo movimento dei Vangeli: “Sei sempre lo stesso; sei fermo; ti senti insoddisfatto; senti che ti manca qualcosa; vorresti ma hai paura?”. “Vieni fuori! esprimiti!”.

Sei in una prigione? Vieni fuori! Sei in una situazione, relazione, che ti fa morire? Vieni fuori!

Ti dici sempre che tu non vali, che tu non ce la fai? Vieni fuori!

Hai sempre paura di fare brutta figura, di sbagliare e te ne stai sempre in disparte, in un angolo? Vieni fuori.

Hai paura di osare perché poi tutti ti vedono? Vieni fuori!

Hai delle doti, delle capacità, ma temi l’opposizione? Vieni fuori!

Bisogna smettere di giustificarsi: “Io sono umile; io non ho le capacità; io non sono adatto”, e dirsi piuttosto la verità: “Io ho paura” e avere il coraggio di venire fuori.

Perché se Dio vuole qualcosa da noi è che EMERGIAMO, che ci realizziamo, che brilliamo.

E-mergere vuol dire venire fuori (e=venire fuori; mergo=immergersi, essere dentro l’acqua).

La creazione nella Bibbia è avvenuta per emersione. Dal caos iniziale, dalle grandi acque, tutto è emerso. Realizzarsi, vivere, è così: essere ciò che si può essere, emergere.

Quando nel 1971 furono scoperte le grotte di Frasassi, non fu meraviglioso?

Potevano restare nascoste delle bellezze così? La bellezza deve emergere.

Quando nel 1972 furono ritrovati i Bronzi di Riace, non fu meraviglioso!? Due statue così potevano stare nelle profondità del mare? No, certo, sarebbe stato davvero uno spreco.

La bellezza deve emergere.

Vieni fuori! Che la tua bellezza emerga, brilli e sia visibile a tutti.

Alcuni esperimenti realizzati in Giappone con le scimmie, hanno mostrato come alcune di esse avessero imparato a buttare in acqua delle patate dolci per ripulirle dalla sabbia. Dopo un lungo periodo, la centesima scimmia, discendente dalle prime, aveva capito come doveva fare. Era stata raggiunta la massa critica e tutta la colonia aveva adottato quell’abitudine. Ancor più stupefacente è il fatto che le scimmie delle isole vicine si fossero messe a fare altrettanto, anche se nessuna delle scimmie-cavie era entrata in contatto con loro (è la teoria morfogenetica di Sheldrake).

Non importa se tu sei la 50° o la 40° scimmia, il mondo ha bisogno di te.

Tu sei ricco: sei capace di fare il pane… di tagliare l’erba… di cucire un bottone… di raccontare le barzellette… di compilare le schede delle tasse… di cantare… di ballare… di risolvere gli enigmi… di ascoltare le persone…: che aspetti? Metti questo a disposizione gratis del mondo!

Ma cosa aspetti a tirar fuori ciò che sei?

Marito e moglie, sposati da cinquant’anni, hanno lavorato una vita per accumulare un gruzzolo di soldi. Sapete poi cos’è successo? Sono morti tutti e due nel giro di una settimana.

Un giovane e una ragazza sono appoggiati al parapetto di una nave lussuosa. Si tengono teneramente appoggiati. Si sono appena sposati e questa crociera è la loro luna di miele.

Stanno parlando del presente pieno di tenerezza e amore che appare roseo. Il giovane dice: “Il mio lavoro ha ottime prospettive e potremo presto trasferirci in una casa più grande. Fra 8-10 anni potrò mettermi in proprio. Vedrai saremo felici”.

La giovane sposa continua: “Sì, e i nostri bambini potranno frequentare le scuole migliori e crescere in serenità”. Si baciano e se ne vanno. Su di un salvagente, legato al parapetto si può vedere il nome della nave: Titanic!

  1. Il secondo movimento è dall’interno all’esterno: “Sorpresa! Non è così! non è come pensi tu!”.

La Maddalena, gli apostoli, erano ripiegati su se stessi, tutti presi dal loro dolore e sofferenza.

La Maddalena, gli apostoli, tutti ripiegati su se stessi, non si aspettavano davvero nulla. Nessuna sorpresa, nessun’alba c’era per loro. Loro erano ancora nella notte e nel sepolcro.

Ciò che è incredibile è che nessuno vede mai Gesù. C’è Gesù, ma la Maddalena pensa che sia il guardiano del giardino. I discepoli di Emmaus ci stanno insieme tutto il giorno e non riescono a riconoscerlo. Quando appare agli apostoli (e non c’è Tommaso) pensano che sia un fantasma. Ma com’è possibile? E’ possibile perché ognuno di loro è preso da se stesso, dalle proprie idee e non riesce a guardare fuori di sé, non riesce a lasciarsi sorprendere.

E’ così: quando tu sei preso tutto dal tuo dolore, dalla tua sofferenza, dai tuoi pensieri, dalle tue preoccupazioni, neppure ti accorgi di ciò che accade fuori, della vita che c’è, delle opportunità che ti vengono offerte. In quel momento sei fermo (e essere fermo, come già visto nel primo punto è mortale), sei dentro di te, non riesci ad uscire fuori e sei nel blocco, nello stop, nel non-movimento, nella paralisi, in quel “luogo” dove tutto si ferma. Per questo bisogna passare dallinterno allesterno, cioè bisogna uscire fuori.

Ma come fare? La Pasqua ci ricorda sempre: “Guarda che forse, non è così come credi”.

Sì anche gli apostoli, anche la Maddalena, erano presi dai loro pensieri, chiusi nel loro dolore pensavano una cosa: “Tutto è finito: Lui è morto”. Ma era così? No!

La maggior parte delle persone pensa così: “Sono questo… è il mio carattere… non c’è niente da fare… alla mia età… se potessi tornare indietro… sarebbe bello… è così, non c’è più niente da fare”. Desidera ma non ci crede… spera in un miracolo dal cielo perché non crede di potere.

In qualunque situazione tu ti possa trovare sappi che è possibile: “Sorpresa! Non è come pensavi!”. Gli apostoli cambiarono il mondo, sì o no? Eppure chi l’avrebbe detto.

Sapete come fanno a legare un elefante? L’elefante ha la forza per spezzare qualsiasi corda e per sradicare ogni palo e albero. Eppure lo legano ad un palo e lui rimane attaccato lì. Com’è possibile? Semplice! Fin da piccolo la sua zampa verrà legata ad un palo con una corda robusta. L’elefante è piccolo, la corda è forte e non riesce a liberarsi. Così l’elefante impara che la corda è inamovibile, onnipotente: da adulto ha questa credenza, quest’idea dentro di sé e così ogni volta che sentirà la corda intorno alla zampa crederà che quella corda sia onnipotente.

Siamo noi quell’elefante? Non è che c’è stato insegnato che le cose sono così e che non si può fare nulla?… Non c’è stato detto di accontentarci?… Non c’è stato detto che non si può?

Virgilio: “Possono perché credono di potere”. E’ così! Dio è veramente forza.

Se Colombo non avesse cambiato l’opinione che la Terra era piatta, l’America non ci sarebbe.

Se Einstein e amici non avessero cambiato idea, penseremo ancora che l’atomo è indivisibile.

Pensate cosa sarebbe successo se qualcuno “di nuovo” non avesse detto: “Ma si può volare”. Se i fratelli Wright non avessero cambiato l’idea del padre, non avrebbero creato l’aeroplano.

Milton Wright vescovo della Chiesa dei fratelli Uniti in Cristo, andò una volta in una piccola università. Lì dopo aver tenuto una conferenza ci fu una cena col rettore e i docenti. La discussione durante la cena finì sulla fine del mondo. Il vescovo Milton disse: “Tutto ciò che c’era da scoprire è stato scoperto”. Il rettore disse: “Secondo me, invece, l’umanità è alle soglie di nuove e più brillanti scoperte”. Il vescovo scoppiò in una gran risata: “Sciocchezze, caro mio, – disse Milton Wright – se fosse stato nei piani di Dio che noi volassimo, Egli ci avrebbe fornito di ali. Il volo è riservato agli uccelli e agli angeli”. E tutti concordi, eccetto il rettore, lo applaudirono per questa sua arguta affermazione. Il vescovo Milton Wright aveva due figli: Orville e Wilbur Wright, gli inventori del primo aeroplano!

Se Lyonel Messi non avesse cambiato idea (gli avevano detto: “Non potrai mai giocare a calcio con la tua malattia”) oggi non sarebbe il più grande giocatore del mondo.

Se Milton Erickson (fondatore dell’ipnosi ericksoniana) non avesse cambiato idea (aveva avuto un attacco di poliomelite e il dottore disse a sua madre: “Morirà prima di sera”), non avrebbe vissuto.

Allora: se tu puoi distogliere la tua attenzione da te e guardare fuori, forse potrai vedere che la vita è: “Sorpresa! non è come tu pensavi!”.

  1. Il terzo movimento è: “Muoviti!”.

In tutti i vangeli c’è un movimento dalla staticità alla dinamicità. Infatti le persone si muovono, corrono, escono fuori. Allora l’invito della vita è: “Muoviti”.

Nei vangeli c’è una cosa che Gesù faceva sempre: camminava! Era sempre in cammino, sempre in movimento. Perché è necessario essere sempre in movimento (dentro) per essere vivi.

Avete mai visto i bambini? Sono sempre in movimento, in attività. La vita è movimento e la morte è staticità.

Mi fa sempre ridere (e soprattutto pensare) la storia di quell’uomo che ogni sera diceva: “Gesù, Gesù, fammi vincere al Superenalotto”. E questo per una sera, due sere, una settimana, un mese, sei mesi. Dopo sei mesi, una sera, Gesù, sfinito dalla stessa continua preghiera dell’uomo, gli dice: “E va bene!, ma compra un biglietto almeno”. Lui c’è, ma tu fa’ qualcosa.

Alla gente piace piangersi addosso, fare la vittima, lamentarsi. E’ quello che fanno le donne e gli apostoli: vanno al sepolcro per piangere (staticità).

Un buon ebreo arrivò correndo dal suo rabbino e declamò: “Rabbì, è successa una cosa terribile. Mio figlio vuole sposare una cristiana!”. “Tuo figlio? – rispose il rabbino -. Guarda me: anche mio figlio, e sì che io sono il capo di una comunità e tutti vedono in me un esempio, vuole sposare una cristiana e farsi addirittura sposare”. Allora il buon ebreo tacque per un momento, confuso, poi disse: “Tutti vengono da te con i loro problemi, ma tu cosa fai quando hai un problema così grosso? A chi ti rivolgi’”. “Cosa vuoi che faccia? Mi sono rivolto a Dio”. “E… cos’ha detto Dio?”. “Dio mi ha detto: “Tuo figlio?… Guarda un po’ il mio!””. Tutti hanno problemi e tutti hanno difficoltà. Non sei l’unico al mondo e non sei il solo. Quindi non drammatizzare e non sentirti vittima di un destino che ce l’ha con te.

Un uomo aveva i piedi che puzzavano. Ogni volta che entrava nel letto matrimoniale, sua moglie era infastidita dalla cosa. La cosa perdurava da cinque anni. Lei aveva provato di tutto: si era informata sulle cause, aveva acquistato polveri ed oli essenziali, ecc. Lui invece se ne fregava di tutto; lei invece continuava a lamentarsi della situazione. Poi un giorno lui rincasò e trovò i letti divisi in 2 stanze: si era mossa, aveva agito… e da quel giorno prese a lavarsi i piedi tutte le sere!

Se la tua vita non ti piace, ha qualcosa che non va, invece di piangerti addosso… muoviti tu!

Il quarto movimento è: “Da te a noi”, dal personale al comunitario.

La Maddalena pensava al “suo” Gesù: era un dolore tutto suo che non riusciva a superare. Ma Gesù le dirà: “Eh, no!, cara: adesso tu vai dai miei fratelli apostoli e annunci ciò che hai visto, ciò che hai visto non riguarda solo te ma tutti”.

Gli apostoli erano chiusi nel Cenacolo, in preda alla loro paura e alla loro sofferenza. Ma quando incontrarono Gesù, questi gli disse: “Eh no, cari, l’esperienza che fate, riguarda tutti, il mondo: “Andate in tutto il mondo e annunciate il vangelo ad ogni creatura” (Mt 28)”.

Gesù, un individuo singolo, muore e nasce il gruppo degli Apostoli.

Il passaggio che si nota nei vangeli è dal singolo (Gesù), la matrice, l’iniziatore, la sorgente, al gruppo: la Chiesa, la Comunità, gli Apostoli. E’ solo un caso? O non è necessario che accada così?

Cosa dice la società? Dice: “Pensa a te (e alla tua famiglia)! Chi fa da sé fa per tre! Meglio soli che male accompagnati! Non ti puoi fidare di nessuno! Ognuno si arrangi! Ognuno è causa del suo male”.

Cosa ci insegna la nostra società? A competere, a pensare di superare gli altri e di essere prima degli altri. Nella competizione vince il singolo a scapito dell’altro.

Ci sono due campeggiatori in Canada. Ad un certo punto si trovano davanti un orso. Allora uno dei due si mette le scarpe e l’altro gli dice: “Perché ti metti le scarpe? Non puoi correre più veloce di un orso”. Allora l’altro gli risponde: “E chi ha bisogno di correre più veloce dell’orso? Mi basta soltanto correre più veloce di te”. La storia però continua perché l’orso, in effetti, si pappò l’uomo senza le scarpe. Ma fu solo questione di tempo perché 15 minuti dopo raggiunse anche l’altro, che fece la medesima fine!

Quando un gruppo avversario è troppo forte, qual è il modo migliore per vincerli? Dividerli.

Da soli siamo niente ma insieme siamo potenti.

La resurrezione ci insegna proprio questo: abbiamo bisogno di essere uniti, di formare gruppo, di andare verso un’Unica Grande Comunità Umana.

Già Durkheim aveva studiato e constatato che il suicidio era maggiore tra chi viveva in solitudine. Ad esempio era maggiore nei Protestanti che nei Cattolici. Perché? Perché i cattolici hanno legami familiari, sociali e religiosi molto più forti.

Oppure, il tasso di suicidio è molto maggiore dove la differenza di reddito con i propri vicini è molto grande (studi di Daly e Wilson). Perché? Perché c’è il desiderio di essere (simbolo dell’appartenere) come gli altri.

Oppure le malattie cardiovascolari: maggiore è la mobilità sociale (persone che vanno ad abitare in posti lontano dalla loro famiglia) e maggiore è la possibilità (studi di Syme), al di là del fumo, dell’obesità, del colesterolo.

Oppure la solitudine: chi si sente scollegato dagli altri ha probabilità 2/3 volte maggiori di malattia. Se, invece, c’è un compagno, un gruppo, una rete relazionale o perfino un animale, la probabilità è molto minore.

Cosa vuol dire tutto questo? Vuol dire che noi siamo fatti, siamo stati creati, progettati, per appartenere, per stare insieme, per stare in gruppo, per unirci e non per dividerci.

Il 4 luglio 1744 vi fu un incontro volto a foggiare un’alleanza tra Irochesi e coloni inglesi contro la Francia. Il capo indiano Canassatego parlò ai coloni inglesi. Prese una freccia tra le mani e senza alcun sforzo la spezzò in due. Poi prese insieme 12 frecce, una per ogni colonia rappresentata e né lui né l’uomo più forte presente riuscì a romperle. Poi disse: “Finché saremo uniti così nessuno ci vincerà”. E così fu!

Backster (1996) fece degli esperimenti con le piante. Usò un lie detector, “la macchina della verità”, che è sensibile al minimo cambiamento della conduttività elettrica della pelle (provocato dall’aumento dell’attività delle ghiandole del sudore, governate a loro volta dal sistema nervoso simpatico). Inoltre monitora i cambiamenti della pressione sanguigna, della respirazione e del ritmo della pulsazione. Bassi livelli=poco stress. Un pennino segnava il tutto.

Mise gli elettrodi di un lie detector nelle foglie di una pianta. Immerse una foglia in una tazza di caffè e non successe niente, come se la pianta fosse stanca o annoiata. Poi pensò: “E se io creo un pericolo, cosa succede?”. E gli venne in mente l’idea di prendere un fiammifero e di bruciare la pianta. Come ebbe quell’idea il pennino quasi saltò via! Ma lui non aveva bruciato la pianta: aveva solo avuto l’idea. “E’ possibile che la pianta abbia percepito il mio pensiero?”. “Sì!”. La pianta sembrava aver registrato la minaccia diretta.

La pianta poi tornò calma. Accese un fiammifero e lo lasciò tremolare sotto la pianta. Il pennino di nuovo continuò la sua corsa sfrenata! Così Backster scoprì che le piante avevano letto i suoi pensieri; reagivano a lui, al suo andirivieni (stavano meglio quando se ne prendeva cura e peggio quando si allontanava) e perfino al suo cane che trascorreva con lui la giornata nel suo ufficio.

Un giorno Backster aveva troppa acqua nel suo brico del caffè e versò l’eccedenza nel lavandino. Quando fece questo notò che le piante registrarono un’intensa reazione. Com’era possibile? “Sì!”. Scoprì che nel tubo del lavandino c’era una giungla di batteri (non era il massimo dell’igiene!). Ma era possibile che sotto la minaccia dell’acqua bollente, prima di morire, essi avessero emesso un segnale di allarme che era stato raccolto dalle piante? Sì!

Backster e Hanson fanno allora questo esperimento: mettono degli elettrodi alle piante, collegati con un pennino, e nell’istante in cui mettono un gamberetto vivo in contatto con l’acqua bollente queste schizzano. Questo avveniva anche se vi erano tra il gamberetto che andava a morire e le piante 3 porte di distanza.

Backster continuò con i suoi esperimenti. Collegate con lie-detector le piante reagivano alle intenzioni, soprattutto alle minacce. Perfino i campioni di sangue si comportavano così: le cellule sanguigne di un suo assistente reagirono nel momento in cui aprì l’inserto centrale di Playboy e vide Bo Derek nuda! Le uova registravano il grido d’allarme quando una di loro veniva buttata nell’acqua bollente.

E’ incredibile? No è la realtà. Noi siamo stati cresciuti ed educati all’individualismo e così pensiamo che ognuno sia in un suo mondo con solo pochi legami dagli altri. Cosa significano, invece, questi esperimenti? Che siamo tutti innegabilmente uniti: ciò che faccio io è “mondiale”, influenza e agisce su tutto ciò che esiste.

Tutte le cose viventi trasmettono avanti e indietro informazioni in ogni istante, soprattutto nei momenti di pericolo e di morte.

Oggi sappiamo che ogni atomo nell’universo e ogni molecola ha una sua frequenza (un’onda di risonanza), un suo suono e una sua nota, e che le cellule “si parlano” con un sistema di segnalazione a bassa frequenza (meno di 20kHz). E oggi sappiamo che più le nostre onde sono sincrone siamo sani e più sono disarmoniche e non in sincronia siamo malati. Questo vale per tutto: ad esempio, più il cibo è salutare e più la luce (che ogni cosa emette: siamo esseri di luce!… a proposito di risurrezione!!!; sono fotoni) è bassa e coerente. Le uova di galline ruspanti, ad esempio, hanno onde/fotoni più coerenti e luce più bassa delle galline di allevamento.

Ciò che oggi la fisica quantistica dimostra scientificamente, le culture antiche, le religioni e i santi cristiani lo sapevano già.

Gesù, nel vangelo, dice: “Prego perché tutti siano un’unica cosa (lett. “Uno”)” (Gv 17,21).

Teilhard de Chardin parlava del Corpo di Cristo come del corpo cosmico.

La Chiesa ci deve aiutare ad unire, a capire che siamo tutti figli di Dio perché c’è un unico Dio.

La Chiesa, visto che si fonda sul Vangeli, deve costruire ponti, legami, incontri.

La Chiesa ci deve ricordare che Gesù Cristo è morto per tutti e che tutti siamo figli suoi.

La Chiesa ci deve insegnare che il Corpo di Cristo è il Mondo.

La Chiesa ci deve aiutare a capire e soprattutto a vivere che non ci sono più io e tu, ma che la vera e unica realtà è il noi, che comprende me e te.

Il male nasce proprio dalla divisione: quando si divide l’unità allora nascono il male e il bene, il buono e il cattivo, il santo e il peccatore, il paradiso e l’inferno.

Così nascono i ghetti, i razzismi, gli internati: quando si divide l’unità in due.

Così nasce l’interesse per quello che ci è vicino e che ci tocca e il disinteresse e il menefreghismo per ciò che è lontano e che non ci riguarda.

Così nascono i ricchi e i poveri, quelli che hanno tutto e quelli che non hanno niente.

Così nasce il giudizio (in greco giudicare=krino=dividere) perché si rompe la connessione della compassione.

Ma la realtà è che siamo tutti uniti. La realtà è che io non sono dissociato da te e tu da me.

Siamo in connessione, siamo collegati, ci trasmettiamo onde, informazioni, influenze.

La realtà dell’entanglement ci ricorda che la distanza nel mondo delle vibrazioni è irrilevante.

Dio è Uno e tutti siamo Uniti. E l’Uni-verso non è nient’altro che andare vero l’uno.

Nel 1993 a Washington un gruppo di meditazione trascendentale si mise a pregare. Ogni volta che il gruppo raggiungeva i 4000 meditatori, il tasso di crimine violento cadeva e continuava a scendere. Dopo lo scioglimento del gruppo il tasso continuò ad alzarsi, purtroppo. Cosa vuol dire? Che tutti siamo uniti e ci influenziamo.

Cosa vuol dire essere risorti per noi, allora?

Iain Couzin con la sua equipe ha studiato le formiche (e molti altri animali che vivono in società). Ha scoperto che quando il 51% dei membri di un branco guardavano in una certa direzione, l’intero branco procedeva in quella direzione. Ma osservando meglio ha scoperto che dentro ad ogni branco c’erano dei leader… dei creatori di tendenze… degli “esperti”… che avevano maggior fiuto rispetto agli altri per individuare cibo o il pericolo. E sia un piccolo gruppo di 30 formiche che uno molto più grande di 300, il gruppo era guidato da questi esperti. Gli stessi esperimenti si verificano con gli altri animali. Abbiamo bisogno di leader positivi, di illuminati, di gente dalla grande spiritualità e dalle grandi visioni, che ci indirizzino nella giusta strada.

Ecco gli uomini Risorti: quelli che non dicono più: “E’ colpa sua!… Si arrangino!… Io non c’entro!… Non sono mica affari miei!… Se la sono voluta”, ma quelli, poiché sanno che tutti siamo Uno, che decidono di dire e di fare: “Mi interessa… mi sta a cuore… so che c’entro anch’io… so che io posso fare qualcosa anche da qui se sono a chilometri di distanza… quello che è successo non mi lascia indifferente…”.

I Risorti sanno che leader positivi, che gli uomini di luce, hanno la forza di cambiare il mondo.

I Risorti sanno che con la loro frequenza di luce possono influenzare tutto il mondo.

I Risorti sanno che la loro luce (ogni corpo emette fotoni in ogni momento) irradia chiunque incontrano: per questo lavorano su di sé per essere degli uomini e delle donne migliori. Non per essere più degli altri ma perché amano (oltre che se stessi) questo mondo e lo vogliono più luminoso.

I Risorti sanno che le cellule del nostro corpo sono sintonizzate, in risonanza con il cervello (ecco perché i pensieri producono) e che il cervello è in risonanza con il loro cuore: ecco perché si sentono responsabili del mondo. Quando amano, la risonanza “amore” vibra in tutto ciò che esiste; quando perdonano, quando vivono gesti di generosità, di compassione, di servizio, di tenerezza, di amicizia, di ascolto profondo, di meditazione, tutto il mondo viene risanato. Così come quando vivono la rabbia, l’odio, il giudizio, oltre che stare male loro stessi, tutto il mondo “si ammala” un po’.

I Risorti sanno che i leader positivi non sono gli altri ma loro stessi.

I Risorti non mandano gli altri: i Risorti vanno loro.

I Risorti sanno che il Risorto sono io.

Gli antichi Padri della Chiesa avevano questo racconto.

Nel Golgota, vedendo la morte di suo Figlio, Dio pianse e disse: Chi andrà, adesso?.

Io lo guardai e gli dissi: Io.

Allora mio Figlio è ancora vivo!.

“E’ per questo che Gesù Cristo, mio Figlio, non è mai morto”.

“L’amore è una gioia che straripa.

Se sei annoiato con te stesso, che gioia potrai mai condividere con l’altro?

L’amore è un lusso. E’ abbondanza.

Significa possedere così tanta vita che non sai più cosa farne, quindi la condividi.

Significa avere nel cuore infinite melodie da cantare; che qualcuno ascolti o no è irrilevante.

Anche se nessuno ascolta, devi comunque cantare, devi danzare la tua danza…

Coloro che amano si sentono riconoscenti per il fatto che il loro amore sia stato accettato. Si sentono riconoscenti perché erano così colmi di energia che avevano bisogno di qualcuno in cui riversarla.

Quando un fiore sboccia e dona la sua fragranza al vento, si sente grato al vento perché la fragranza gravava sempre più intensamente su se stesso” (Osho).

 

Pensiero della settimana

 

Ti sento o Spirito.

Ti sento attraverso le orecchie del mio spirito lupo.

Ti sento o Spirito, negli alberi mentre il vento mormora tra le fronde che coprono il mio villaggio nella sera.

Ascolto la tua voce nell’acqua mentre scorre sulle pietre del ruscello

che passa accanto alla mia famiglia, alla mia gente. Ti sento o Spirito in tutte le cose.

Ti vedo o Spirito.

Ti vedo attraverso gli occhi del mio spirito falco.

Ti vedo nel viso dei bambini del mio villaggio quando fisso i loro occhi

e ti vedo quando guardo le stelle nella volta del cielo notturno che copre la mia casa.

Ti vedo al lavoro nelle pennellate del paesaggio dipinto nel deserto che mi circonda,

Ti vedo o Spirito in tutte le cose.

Ti assaporo o Spirito, attraverso la lingua del mio spirito serpente.

Assaporo la tua brama per la mia saggezza.

Assaporo la tua tolleranza verso il mio apprendimento.

Assaporo la tua compassione per l’anima mia.

(Preghiera Hopi)