Seguire un sogno e ascoltare un angelo

IV domenica di Avvento

Domenica 22 dicembre 2019

 

  • Prima lettura: Is 7, 10-14
  • Salmo: Sal 23
  • Seconda lettura: rm 1, 1-7
  • Vangelo: Mt 1, 18-24

 

Per capire il vangelo di oggi dobbiamo andare proprio all’inizio del vangelo di Mt: “Così fu generato Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda, ecc.” (Mt 1,1) e giù una sfilza di nomi, qualcuno noto, qualcuno sconosciuto (lettura pesantissima), dove ogni volta si dice che uno “generò” un altro, fino a Gesù. E’ perché noi non conosciamo chi sono questi nomi, a volte impronunciabili, che sono scritti, ma Mt non sceglie fra le donne della genealogia le sante donne d’Israele (Ester, Giuditta, la profetessa Debora o la casta Susanna), ma donne discutibili. Infatti tutte e quattro le donne scelte da Mt hanno una situazione irregolare sul modo in cui sono diventate madri e un’astuzia potente su come sono uscite da situazioni difficili.

  1. Tamar (Gen 38; Mt 1,3): è una straniera, rimasta vedova, e pur di non rimanere senza figli si unisce con Giuda, il suocero, il quale sconsolato per la morte della moglie, cercava conforto con le prostitute.
  2. Racab (Gs 2; Mt 1,5): è una tenutaria del bordello di Gerico (tra l’altro suo figlio Booz è vissuto sicuramente duecento anni dopo Racab: questo per dire che Mt ha inserito volutamente Racab).
  3. Rut (Rut 3-4; Mt 1,5): rimasta vedova individuò nell’anziano ma ricco Booz la soluzione dei suoi guai. E mentre Booz dormiva, Rut si infilò nel suo letto (come già avevano fatto le figlie di Lot con suo padre; Gen 19,33) e da quell’unione nacque Obed, nonno del re Davide.
  4. Betsabea (2 Sam 11, 1-2; Mt 1,6): Mt neppure la nomina, tanto la disprezza: dice “quella di Uria”. Betsabea che, finché suo marito era in guerra, sedusse con la sua bellezza il re Davide da cui ebbe Salomone, mettendo così al trono suo figlio.

Gli antenati di Gesù, allora, non furono per niente un modello di santità. Furono donne scaltre, furbe, che utilizzarono le armi della seduzione e della sessualità per arrivare là dove volevano arrivare. Eppure anche una discendenza così produsse un virgulto meraviglioso come Gesù.

“Sai chi è suo padre… sua madre è una di quelle… sapessi che famiglia…”: di Gesù si poteva dire la stessa cosa, eppure! Nessuna etichetta, nessuna esclusione: dal deserto può nascere un giardino e dal letame i fiori.

Dopo che per ben 39 volte il verbo generare è stato attribuito ad un uomo che generava un altro uomo, arrivando a Giacobbe che generò Giuseppe, il padre di Gesù (Mt 1,16), lì la catena della generazione si interrompe. Infatti Mt non scrive che Giuseppe generò Gesù (come ci si sarebbe aspettato dopo 39 volte!) ma che da Maria Gesù viene generato (Mt 1,16: “Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo”).

Tutta quella generazione maschile (perché a quel tempo era l’uomo che dava la vita mentre la donna era solo un contenitore che partoriva; Is 45,10) che dava non solo la vita, ma anche la tradizione culturale e religiosa del popolo di Israele, si interrompe con Giuseppe. Gesù non è un profeta come i profeti dell’A.T.

I profeti, di solito, vivono in sintonia, a contatto con Dio, ne fanno conoscere i desideri e le volontà, sono persone “più avanti” dei loro contemporanei, tanto che in genere non sono compresi e anzi sono perseguitati perché ciò che annunciano è “troppo avanti” per cui sembrano folli e pazzi. Il profeta è colui che ti mette davanti un’immagine di Dio (ma anche dei valori, delle consapevolezze) e chiede alla gente di lasciare le loro immagini per incamminarsi verso quelle che lui prospetta. Per questo sono sempre scomodi e danno sempre fastidio, perché ti mettono in gioco.

Gesù però non è (solo) un profeta: Gesù è Figlio di Dio. Cosa sta facendo allora Mt? Mt descrive la nascita di Gesù ispirandosi al primo libro della Genesi perché vuole indicare che in Gesù c’è una nuova creazione. Gesù rompe (non viene infatti generato da Giuseppe) con la tradizione precedente e ne instaura una nuova. Gesù non è un altro profeta: Lui è Figlio di Dio. Il Dio di Gesù non è il Dio dell’A.T. rivisitato e modernizzato: è proprio un altro (tanto è vero che ha perfino un altro nome: Padre). Per questo non dev’essere generato da Giuseppe, per questo non ha come cromosomi Giuseppe, Davide, Abramo, perché lui è e annuncia tutta un’altra cosa. E’ una novità assoluta.

E’ per questo che quando Gesù si riferirà ai suoi antenati non li chiamerà mai “i nostri padri” ma sempre “i vostri padri”. Gesù è un sovversivo, un rivoluzionario, che rompe con tutta la tradizione precedente. La tradizione, il passato, ciò che “noi abbiamo fatto”, è un vissuto di altri: oggi è morto perché non è il nostro! La vostra famiglia è unica; il vostro modo di amare è solamente vostro; il vostro modo di educare i figli è solo vostro. Non copiate quello di altri, non rifatevi a nessuno. Create voi il vostro modo di amarvi, di ridere, di divertirvi, di essere felici…

Quando ci viene detto: “Ma tutti fan così!”, “Io no!”. “Ma perché tu no? ”, “Perché io non sono te/voi”. “Ma perché vuoi essere diverso?”, “Perché lo sono!”.

Nella via dove abitavo a Padova c’era una coppia che mangiava alle 22-23 di sera. Inoltre parlavano sempre a voce alta; a volte marito e moglie si baciavano in giardino, senza problemi. C’era una confusione in casa da paura; tutti li consideravano dei matti e dei “diversi”. E lo erano… per fortuna! Era una coppia davvero diversa da tutte ma lì c’era l’amore: e noi bambini non vedevamo l’ora di andare lì.

Alla morte di un rabbino il figlio ne prese l’incarico. Dopo un po’ gli anziani della sinagoga gli dissero con tono sarcastico e disprezzante: “Tu non assomigli proprio a tuo padre!”. E lui: “E, invece sì. Lui non copiava nessuno e io neppure”.

18 COSÌ FU GENERATO GESÙ CRISTO: SUA MADRE MARIA, ESSENDO PROMESSA SPOSA DI GIUSEPPE, PRIMA CHE ANDASSERO A VIVERE INSIEME SI TROVÒ INCINTA PER OPERA DELLO SPIRITO SANTO.

  • ESSENDO PROMESSA SPOSA DI GIUSEPPE=mnesteuo, sposata, indica una situazione ben precisa del matrimonio. Per capire la situazione che ci descrive Mt dobbiamo comprendere il matrimonio in Israele, che avveniva in due tappe:
  1. la prima quando la ragazza a 12 anni e il ragazzo a 18 (ma poteva aspettare fino a 22-23) vengono messi insieme: è lo sposalizio. Vi era una fase di consultazione dove la donna veniva valutata pezzo per pezzo (infatti durava vari giorni) e stabilita la dote. Al termine (i maschi avevano il velo in testa durante la preghiera) il maschio poneva il suo velo sopra la testa della ragazza e le diceva: “Tu sei mia moglie” e lei: “Tu sei mio marito”. Da quel momento erano giuridicamente marito e moglie, anche se non convivevano insieme ma ciascuno se ne stava a casa sua.
  2. Poi un anno dopo avvenivano le nozze e la ragazza entrava nella casa dello sposo.

Nell’intervallo di questo anno non era lecito avere rapporti matrimoniali e in caso di adulterio era prevista la lapidazione (nella seconda parte del matrimonio invece per l’adulterio era previsto lo strangolamento). Anche per questo facevano sposare presto le ragazze, perché l’adulterio per la donna era qualunque rapporto sessuale con un uomo e per lei veniva sempre prevista la lapidazione. Per l’uomo, invece, l’adulterio veniva considerato tale (e prevista la lapidazione) solamente se si verificava con una donna sposata ed ebrea. Con le non ebree l’uomo poteva fare quello che voleva!

Quindi Maria è già sposata (mnesteuo indica questa fase; Mt 1,18) con Giuseppe: sono in questa prima fase del matrimonio, prima delle nozze, prima di andare a vivere insieme.

  • SI TROVÒ INCINTA =il vangelo non è un libro di ginecologia e neanche di biologia, ma di teologia. L’evangelista vuol solamente dire che in Gesù c’è la nuova creazione: lo Spirito è di nuovo disceso, come all’inizio nella Creazione era già disceso per far nascere il mondo. Come lo Spirito Creatore aleggiava sulle acque, così lo Spirito Creatore aleggia su Maria. Genesi inizia con queste parole: “In principio Dio creò il cielo e la terra e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque” (Gen 1,1-2). Ed adesso ugualmente uno Spirito Creatore interviene per una nuova creazione. Il modello del Dio Creatore si ripete, meglio riaccade in Gesù.
  • PER OPERA DELLO SPIRITO SANTO=lett. “si trovò nell’utero piena di Spirito Santo”. Il vangelo, lo ripetiamo, non è un testo di sessualità. Per cui Mt non è interessato a cosa Maria e Giuseppe hanno fatto o non fatto, non è andato a vedere nel letto se Maria e Giuseppe hanno avuto o no rapporti sessuali, ma a qualcosa di più profondo.

Cosa c’entra lo Spirito Santo? All’inizio della creazione, lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque (Gen 1) e tutto fu fatto attraverso lo Spirito. Adesso di nuovo Gesù, un uomo, viene creato nello Spirito santo. Allora:

  1. Gesù è Figlio di Dio perché è creato tutto da Dio (diciamo che è vero soprattutto il contrario: poiché Gesù è Figlio di Dio e quindi dev’essere stato creato da Dio, per questo il grembo di Maria dev’essere divino, cioè pieno di Spirito Santo). Spirito Santo si intende la forza creatrice di Dio. Gesù è il vero uomo creato da Dio, l’uomo divino capace di superare la morte.
  2. Con Gesù inizia una nuova creazione.
  3. Mt, dicendo che Gesù è opera dello S.S., vuole escludere chiaramente la paternità di Giuseppe: Gesù non discende da là. Gesù è opera diretta di Dio, sua creazione. Mt esclude qualsiasi intervento di Giuseppe (teologicamente, e non storicamente, infatti non è possibile: se Giuseppe avesse messo incinta Maria, Gesù era figlio di Giuseppe o di Dio? Per la mentalità del tempo era figlio di Giuseppe!).

Quindi dev’essere chiaro che con la gravidanza di Maria non vi è niente di maschile: a quel tempo si credevano ancora che tra gli esseri umani e quelli divini ci si potesse accoppiare. Tra l’altro il termine Spirito (ruah) in ebraico è femminile e in greco (pneuma) è neutro: quindi non vi è nessuna idea di congiunzione tra un uomo e una donna.

19 GIUSEPPE SUO SPOSO, POICHÉ ERA UOMO GIUSTO E NON VOLEVA ACCUSARLA PUBBLICAMENTE, PENSÒ DI RIPUDIARLA IN SEGRETO.

  • GIUSEPPE SUO SPOSO=di fronte a ciò che succede, Giuseppe entra in crisi.
  • POICHÉ ERA UOMO GIUSTO =giusto non ha la nostra connotazione di persona moralmente integra. Giusto è la persona fedele osservante della Legge e di tutte le prescrizioni di Mosè. I giusti erano una specie di confraternita, di laici molto devoti, che si impegnavano ad osservare nella loro vita i 613 precetti che i farisei avevano ricavato dalla legge di Mosè.

 Ma il fatto di essere giusto, cioè di ubbidire alla Legge di Mosè, costringeva Giuseppe a denunciare, in nome di Dio, la moglie (è nella prima parte del matrimonio) come adultera e farla lapidare. La Legge gli chiede: “Denuncia Maria perché è incinta e tu non sei stato!”. E qui Giuseppe entra in crisi: da una parte c’è la religione e dall’altra il suo cuore.

In Galilea la donna entra illibata nella casa del marito, il quale mostra con soddisfazione agli invitati alle nozze il lenzuolo con le tracce di sangue (che viene poi conservato dai genitori della sposa come prova inoppugnabile in caso di eventuali proteste). Ma Maria è già incinta. Cosa può credere Giuseppe? Se non è stato lui, è stato un altro. Con chi può averlo tradito? Il suo racconto non sta in piedi. “Un angelo… il figlio di Dio”: “Non sono mica scemo” avrà pensato Giuseppe. A chi la racconta? L’adulterio succedeva spesso in questi rapporti senza amore e a volte le donne venivano lapidate.

Da una parte allora la religione e il suo Dio gli dice chiaramente: “Tu la devi uccidere” (Dt 22,20-21; Sir 25,6). Il Dt 22,20-21: “Se la giovane non è stata trovata in stato di verginità, allora la faranno uscire all’ingresso della casa del padre e la gente della sua città la lapiderà, così che muoia, perché ha commesso un’infamia in Israele, disonorandosi in casa del padre. Così toglierai il male di mezzo a te”.

Giuseppe è giusto; Giuseppe crede in Dio; Giuseppe, se è un buon ebreo credente, la deve uccidere.

  • E NON VOLEVA ACCUSARLA PUBBLICAMENTE=Giuseppe, uomo pieno di misericordia (e trasgressivo rispetto alle norme del tempo – tutti gli altri lo avrebbero fatto! -) non se la sente di fare questo e di mettere in piazza che lui non c’entra niente con tutto questo. Giuseppe si dice: “Ma come faccio? Ma come si fa?”. Giuseppe si trova in conflitto: fedeli alla legge o fedeli all’amore?

Il suo orgoglio di maschio è ferito e ha tutti i motivi religiosi per vendicarsi. Ma non se la sente.

D’altronde Giuseppe cosa sa? Sa che nell’A.T. molte donne sterili sono, per un intervento divino, diventate madri: Sara partorì Isacco (Gen 18,11-14); Rachele partorì Giuseppe (Gen 30,22-24); Anna partorì Samuele (1 Sam 1), Manoach partorì Sansone (Gdc 13,2-3). Ma erano tutte sterili! Maria, invece, non è sterile. E così Giuseppe non sa darsi una spiegazione credibile.

Il protovangelo di Giacomo (14,1) dice chiaramente il suo tormento: “Se nasconderò il suo errore, mi troverò a combattere con la Legge del Signore”. In un altro libro apocrifo (Dell’infanzia del Salvatore) Giuseppe è divorato dal dubbio: “E se qualcuno si fosse finto, in modo credibile, un angelo per ingannarla?” (cfr Gen 6,1-2). E’ per questo che decide di ripudiarla di nascosto. Ma si sa, certe cose in un paese piccolo come Nazareth le si vengono a sapere subito. Per questo devono scappare in Egitto. E quando nasce Gesù si utilizza ancora mnesteuo (promessa sposa) e non gynaiki (moglie).

  • PENSÒ DI RIPUDIARLA IN SEGRETO=il ripudio era molto semplice a quell’epoca: si poteva ripudiare la moglie anche per una pietanza bruciata o perché aveva parlato con qualcun altro o perché il marito non la trovava di suo gradimento. Il ripudio, quindi, era molto facile. Bastava scrivere su di un foglio di carta: “Tu non sei più mia moglie” e la donna veniva cacciata via.

Quindi piuttosto di dire: “Maria è incinta e non sono stato io” (che dal suo punto di vista è la verità) preferisce dire: “Sì, sono stato io, e adesso non la voglio più!”. Quindi dal disonore di Maria, Giuseppe, per salvarle la vita, prende il disonore su di sé. Questo è amore!

Mt mostra chiaramente che Giuseppe non vuole diffamare Maria. Ciò conferma che le maldicenze su Gesù e sulla sua origine erano davvero tantissime. Il Talmud definisce Gesù “quel bastardo di un’adultera”. Il filosofo Celso, nel III° secolo, accusa così Gesù: “… di essere nato da una vergine te lo sei inventato tu; tu sei nato in un villaggio della Giudea, da una donna del posto, una povera filatrice a giornata; questa fu scacciata dal marito di professione carpentiere per comprovato adulterio. Ripudiata dal marito e ridotta a ignominioso vagabondaggio, clandestinamente ti partorì da un soldato di nome Pantera”. E nel vangelo di Giovanni le autorità religiose scandalizzate da Gesù, arrabbiate, gli dicono: “Noi non siamo nati da prostituzione” (Gv 8,41), come a dire: “Tu, invece sì!”.

20 MENTRE PERÒ STAVA CONSIDERANDO QUESTE COSE, ECCO, GLI APPARVE IN SOGNO UN ANGELO DEL SIGNORE E GLI DISSE: «GIUSEPPE, FIGLIO DI DAVIDE, NON TEMERE DI PRENDERE CON TE MARIA, TUA SPOSA. INFATTI IL BAMBINO CHE È GENERATO IN LEI VIENE DALLO SPIRITO SANTO;

  • ECCO, UN ANGELO DEL SIGNORE E GLI DISSE=nel momento in cui Giuseppe mostra amore per Maria, Dio poi fa il resto (e arriva il sogno!).

Quando Dio interviene presso gli uomini viene raffigurato con “un angelo del Signore”. Quindi “angelo del Signore” significa Dio stesso. E’ Dio quando entra in contatto con l’umanità. Nella Bibbia c’era una grande lontananza tra gli uomini e Dio e nel mondo ebraico non si permetteva che Dio si avvicinasse direttamente agli uomini. Quando lo faceva si utilizzava questa formula “angelo del Signore” ma è Dio stesso.

  • GLI APPARVE IN SOGNO=nel mondo ebraico (Mt scrive per una comunità di Giudei) si evita il contatto tra Dio e gli uomini, si evita un contatto diretto. Allora Dio interviene in sogno. Nel libro dei Numeri (Nm 12,6) si legge: “Se ci sarà un vostro profeta, io Jahwè in visione a lui mi rivelerò, in sogno gli parlerò”. Il sogno, quindi, è il modo che Dio ha per comunicare con gli uomini.

L’angelo del Signore interviene tre volte in Mt sempre in funzione della vita perché Dio è il Dio della vita. Mt 1,20: Dio interviene con Giuseppe per difendere la vita di Gesù. Mt 2,13.19: interverrà per difenderli dalle trame assassine, omicide, del re Erode (“Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe…”). Mt 28,5-6: “Un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa… disse alle donne: “Non abbiate paura! So che cercate il crocifisso. Non è qui. E’ risorto…”. Alla resurrezione l’angelo del Signore conferma che la vita, quando viene da Dio, supera la morte.

Poiché Dio nella Bibbia è lontano dagli uomini e mai si fa vedere o parla a loro, quando si voleva dire che Dio parlava o si mostrava ad un uomo, mai si manifestava direttamente ma sempre attraverso gli angeli. Quindi un angelo è come dire Dio stesso.

Infatti gli angeli nella Bibbia si comportano esattamente come Dio: danno forza, danno visione, custodiscono, aprono gli occhi delle persone e fanno capire, riportano in vita. Infatti, la parola angelo vuol dire messaggio (anghelo=annunciare, portare un messaggio).

Quindi non indica affatto una creatura ma un compito, un messaggio, qualcosa che Dio ci chiama a fare. Poi l’esoterismo e il devozionismo ha avuto bisogno di dare corpo e volto agli angeli. Ma un angelo è nient’altro che l’incontro con Dio attraverso un sogno, una illuminazione interiore, una persona, un fatto, una coincidenza, ecc. Tanto è vero che S. Paolo in Col 2,18 parla della “venerazione degli angeli come pratica di poco conto”.

L’idea che ogni uomo ha il suo angelo è una tradizione cristiana, presa dalla tradizione ebraica, che significa che ciascuno è personalmente protetto da Dio. Da ciò è nata l’idea dell’angelo custode.

In psicologia gli angeli sono le forze protettrici, conservatrici e positive interiori, che possono difenderti, aiutarti e liberarsi anche all’improvviso (per cui le persone parlano di “angeli”). Che sia Dio stesso, un angelo custode, un daimon o una forza protettrice, ciò che conta è che nel nostro interno c’è una forza potente e sorprendente a cui attingere e che può lavorare e operare per noi.

  • GIUSEPPE, FIGLIO DI DAVIDE, NON TEMERE…= intanto anche l’angelo ricorda di nuovo che Maria e Giuseppe sono sposati. “Viene dallo Spirito santo”: Dio stesso ri-sottolinea la nuova creazione che si manifesta in Gesù.

21 ELLA DARÀ ALLA LUCE UN FIGLIO E TU LO CHIAMERAI GESÙ: EGLI INFATTI SALVERÀ IL SUO POPOLO DAI SUOI PECCATI».

  • ELLA DARÀ ALLA LUCE UN FIGLIO=tikto è partorire (e non dare alla luce).
  • Tu lo chiamerai= qui c’è una novità. Al bambino si metteva il nome del papà o del nonno, in modo che il nome si perpetuasse in eterno, per sempre. Era un modo per rimanere vivi per sempre. La tradizione voleva che il bambino portasse il nome del papà o del nonno.

Infatti quando Elisabetta vuole mettere nome al bambino “Giovanni” e non “Zaccaria” come suo padre, succede un putiferio nella sua famiglia e le dicono: “Non c’è nessuno nella tua parentela che si chiami con questo nome” (Lc 1.61). Era ovvio, normale mettere il nome di un parente.

Allora non è assolutamente casuale che Gesù non porti il nome di uno dei suoi parenti: con Gesù, dice il vangelo, inizia un’epoca nuova.

Ma cosa vuol dire che “Gesù salvi il suo popolo dai suoi peccati”? Non sembra esserci nessun nesso tra queste due cose! E’ un gioco di parole. Gesù si chiama Salvatore perché è colui che salva. Come altro poteva chiamarsi se non che Salvatore? In ebraico è: “Si chiamerà Iehoshuà perché ioshuà”. Per capire dovremmo tradurre così in italiano: “Si chiamerà Salvatore perché salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Infatti in ebraico Gesù si dice Jehoshua (abbreviato in Ieshuà) e il verbo salvare si dice ioshuà. Quindi c’è una differenza di una vocale. Gesù, Jehoshuà, è composto dal nome divino Jahwè+joshuà. (Gesù e Giosuè sono lo stesso nome).

22 TUTTO QUESTO È AVVENUTO PERCHÉ SI COMPISSE CIÒ CHE ERA STATO DETTO DAL SIGNORE PER MEZZO DEL PROFETA: 23 ECCO, LA VERGINE CONCEPIRÀ E DARÀ ALLA LUCE UN FIGLIO: A LUI SARÀ DATO IL NOME DI EMMANUELE, CHE SIGNIFICA DIO CON NOI.

  • TUTTO QUESTO È AVVENUTO PERCHÉ SI COMPISSE=Mt cita Isaia non tanto per indicare (come si è detto a volte in passato) la nascita del figlio del re che sarebbe avvenuta da una giovane sposa, ma perché vi è contenuto il termine Emmanuele che significa Dio-con-noi.

Questo “Dio con noi” appare all’inizio, a metà (2 volte) e alla fine.

Il Dio-con-noi, infatti, è il filo conduttore, il filo rosso di tutto il vangelo di Mt. Questa espressione la ritroveremo ancora a metà e alla fine del vangelo. E’ dove Mt vuole arrivare. Questa è una citazione di Is 7,14 dove il profeta parla al re Acaz preannunciandogli la nascita di un figlio, il re di Ezechia. Questo è il motivo portante, il filo conduttore di tutto il vangelo di Mt: il Dio-con-noi. Mt 1,23 “che sarà chiamato Emmanuele (che vuol dire Dio-con-noi)”. Mt 17,17: “Fino a quando starò con voi”. Mt 18,20: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. Mt 28,20 (sarà l’ultima parola di Gesù): “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”, che sono le parole con cui si chiude il vangelo di Mt.

Cosa vuol dire che Gesù è l’Emmanuele, cioè il Dio-con-noi?

Che Lui è già qui, è già con noi. E dove sarà Dio? Nell’uomo! Quindi, se accogli l’uomo accogli Dio, perché lì ora si trova Dio. Dio è nell’uomo e quando accogli l’uomo tu accogli Dio. E Dio lo accoglieremo quando accoglieremo l’uomo. Dio non è un Dio da cercare ma da accogliere.

Non si vive più per Dio (scopo, obiettivo: andare a Dio attraverso riti, preghiere, digiuno, offerte, santità personale), ma si vive di Dio e con Dio (Lui è la nostra Forza, il nostro Sostegno) e con Lui si va verso l’umanità (scopo, obiettivo: andare, accogliere, amare, condividere con l’uomo).

Questo è un cambio radicale. Perché se Dio si è fatto uomo, umano, Dio con noi, pertanto più gli uomini saranno umani e più scopriranno chi è Dio e la divinità che è in loro.

Dio non se ne sta più nell’alto della sfera divina, lassù, lontano dagli uomini, ma è qui tra di noi e con noi. Nell’A.T., ad esempio nei Salmi, Dio era lontano e l’uomo lo cercava sempre (“Al mattino ti cerco, o Signore,…”). Adesso con Gesù Dio non è più da cercare ma da accogliere, perché Lui è qui. Lui ha messo la sua dimora tra gli uomini, Lui è in mezzo a noi.

24 QUANDO SI DESTÒ DAL SONNO, GIUSEPPE FECE COME GLI AVEVA ORDINATO L’ANGELO DEL SIGNORE E PRESE CON SÉ LA SUA SPOSA; 25 SENZA CHE EGLI LA CONOSCESSE, ELLA DIEDE ALLA LUCE UN FIGLIO ED EGLI LO CHIAMÒ GESÙ.

  • QUANDO SI DESTÒ DAL SONNO=alzatosi, risorto, svegliato (egheiro) dal sonno. Prima Giuseppe “era seduto”, non sapeva cosa fare, non sapeva come muoversi. Ma l’ascolto del sogno, l’ascolto dell’angelo, gli hanno chiarito cosa devono fare. Giuseppe capisce cosa fare ascoltando e dando credito alle sue voci interiori, al suo Maestro interno.
  • L’ANGELO DEL SIGNORE=c’è l’angelo del Signore perché nella Bibbia ci sono anche gli angeli “furbetti”, come quelli che si accoppiano con le belle donne.
  • SENZA CHE EGLI LA CONOSCESSE, ELLA DIEDE ALLA LUCE UN FIGLIO ED EGLI LO CHIAMÒ GESÙ=lett. “non la conobbe (=avere rapporti sessuali) fino a che (in greco eos) partorì un figlio che chiamò Gesù”. Questo versetto che la liturgia odierna omette è legato naturalmente con il precedente (non c’è neppure il punto!). Conoscere, indica avere rapporti sessuali. Giuseppe non ha rapporti sessuali (teologicamente non può averli!) con Maria perché il figlio partorito è “tutto” di Dio. E non li ha con Maria finché non nasce Gesù.

Cosa mi dice questo vangelo? Come Giuseppe, segui i tuoi sogni, anche se sono difficili, anche se ti richiedono cose che non avresti aspettato, soprattutto quando ti portano là dove non avresti pensato.

Nel sogno Dio ci guida: ci chiede di affidarci e di andare là dove noi non saremo andati. E’ proprio da questo che sappiamo che è Lui a guidarci: io non ci sarei andato ma è Lui che mi spinge ad andarci.

E la prima reazione quando ci verrà chiesto di fare cose che mai avremo pensato è: “No, io no”. E infatti l’angelo a tutti dovrà dire: “Non temere Giuseppe… Maria… Abramo…”. Non aver paura. Il sogno è: “Sarebbe bello, ma è troppo per me, per cui non ci credo”.

E’ il dilemma di ogni uomo: seguire la Voce che ti richiama: “Vieni di qua… provaci… seguimi… osa… rischia… vai… fallo… credi nel tuo profondo… realizzalo… è possibile, è per te…” o seguire la paura che blocca e frena: “Lascia stare… è difficile… ti inganni… non è per te… e se poi sbagli… ti attirerai un sacco di guai… starai da solo… nessuno lo fa, nessuno lo ha mai fatto…”

Giovanna d’Arco a 13 anni sentiva voci celestiali e aveva visioni dell’Arcangelo Michele, di Santa Caterina e di Santa Margherita: un sogno liberare la Francia dagli inglesi. Vien da ridere, non vi pare? Una donna che non conosceva l’arte della guerra… eppure. Giovanna aveva paura e all’inizio si tenne tutto questo per sé: pensava di essere pazza, indemoniata. E sarà proprio lei a liberare Orleans, impugnando la spada, bandiera bianca con Dio benedicente, fiordaliso francese e gli arcangeli Michele e Gabriele, infervorando le truppe. A pensarci una pazza, ma con gli occhi della fede, una donna che ha seguito l’intuizione profonda.

E Martin Luther King? Quando diventò il bersaglio dei bianchi (30-40 lettere di odio e 25 telefonate minatorie al giorno) ebbe paura, mise in dubbio le proprie capacità e pensò di arrendersi andando a vivere con la propria famiglia da qualche altra parte. Ma poi un giorno – dice King – “udii la voce di Gesù che diceva di continuare a combattere. Mi promise di non lasciarmi mai, di non lasciarmi solo. No, mai solo. Mi promise di non lasciarmi mai, di non lasciarmi mai solo”. E seguì la sua intuizione e la voce del suo cuore.

Giuseppe ebbe paura (1,20: “Non temere”) ma si fidò dell’incredibile e di ciò che sembrava impossibile.

Maria ebbe paura (1,30: “Non temere”) ma si fidò dell’incredibile e di ciò che sembrava impossibile.

Abramo ebbe paura: “Dove andrò? Cosa ne sarà di me? Cosa succederà? E poi?”, ma si fidò.

 

Pensiero della settimana

Se non segui i tuoi sogni, qualcuno ti costringerà a seguire i suoi.

Una vita senza sogni è come un giardino senza fiori.

Spesso i sogni sono desideri che l’uomo tiene nascosti anche a sé stesso.

I sogni sono lo spazio e il tempo che precede la realtà: un sogno realizzato si chiama realtà.