III domenica del tempo Ordinario

III domenica del tempo Ordinario

Domenica 27 gennaio 2019

Prima lettura: Ne 8, 210      Salmo: Sal 18 Seconda lettura: 1 Cor 12, 12-30     Vangelo: Lc 1, 1-4. 14-21

 

 

Il vangelo di oggi è un po’ incomprensibile perché i liturgisti hanno preso due brani che non c’entrano niente fra di loro e li hanno messi assieme. Infatti abbiamo i primi quattro versetti del prologo di Lc, che è l’introduzione di tutta la sua opera, e poi Gesù a Nazaret in un discorso della sinagoga ma non completo. Facendo così non si può capire bene la forza, la potenza di Gesù e le conseguenze delle sue parole.

 

La prima parte (Lc 1,1-4) è l’introduzione del vangelo di Lc e come tutte le introduzioni dei libri letterari del tempo usa gli schemi tipici delle opere letterarie del tempo.

Qual è la questione? È la stessa questione che anche noi viviamo? Gesù è morto, stanno morendo o già lo sono anche coloro che sono stati i suoi primi discepoli, i suoi primi apostoli, il tempo passa e chi vive non ha visto direttamente né conosciuto Gesù. Poiché i contemporanei non hanno mai incontrato questo Gesù e la memoria si va perdendo, ecco che Lc nello scrivere il vangelo vuole dare ai suoi lettori un’immagine di chi fu veramente il Cristo, in modo che si sappia bene e con certezza chi fu, cosa fece, cosa disse e soprattutto di come Egli viva tutt’oggi nelle nostre vite.

 

Molte persone dicono: “Io credo”. Va bene, d’accordo. Ma su cosa basi il tuo credere?

Se un uomo si butta dal terzo piano ma sotto c’è un mega materasso morbido a sostenerlo, allora ha senso il suo buttarsi. Si butta perché sa cosa c’è sotto di lui. Ma se un uomo si butta dal terzo piano senza sapere cosa c’è sotto (ed in genere è poco probabile che ci sia un materassone!!!) è pazzo.

Qualche persona dice: “Io credo” ma non ha mai letto il vangelo, neppure lo conosce, neppure ha mai fatto esperienza di Dio, mai l’ha vissuto, mai gli ha cambiato la vita (e se l’hai incontrato poi vuoi sapere chi è!, e quindi vai a leggere il vangelo!), ma come fa a credere? Crede in base a cosa?

Qualche altra persona dice: “Io non credo, io non voglio credere; a me non interessa”. Ok, ma se non sai neppure a cosa rinunci, se mai hai letto, se mai hai fatto esperienza perché dici: “A me non interessa!”? Sai cosa lasci? Se lo sai allora capisco; ma se non lo sai, allora non capisco proprio.

La fede è sapere a cosa si crede.

Non si affida la vita sul niente o sul caso.

La mia vita è preziosa. Se io la vivo per Gesù Cristo voglio sapere bene a chi e a che cosa dono la mia vita. E non mi accontento di quello che mi dicono gli altri: voglio andare a vedere e a sperimentare io. Perché ho solo questa mia vita. Perché la mia vita è preziosa. E se la dono, io voglio donarla per qualcosa che abbia un senso e un significato profondo. Insomma; voglio sapere bene per chi spendo la mia vita.

È strano che molti cristiani si definiscano tali e non conoscano affatto il vangelo.

 

1,1 Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi,

POICHE’ MOLTI=chi sono questi “molti” che hanno cercato di raccontare gli avvenimenti di Gesù (“accaduti in mezzo a noi”)? Ad esempio gli altri evangelisti. Lc utilizza due terzi del materiale presente nel vangelo di Mc, un documento conosciuto come documento “Q” e i resoconti di Paolo, che sembra conoscere.

HANNO CERCATO DI RACCONTARE=Lc li chiama tentativi: forse si riferisce a raccolte frammentarie. La sua, invece, vorrebbe essere un’opera completa.

CON ORDINE GLI AVVENIMENTI CHE SI SONO COMPIUTI IN MEZZO A NOI=quali sono questi avvenimenti? È la vicenda di Gesù Cristo, ciò che ha fatto, vissuto, e di come Egli viva ancora anche se è morto.

 

2 come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola,

COME CE LI HANNO TRASMESSI COLORO CHE NE FURONO TESTIMONI=i testimoni oculari (autoptai) sono coloro che parlano perché hanno visto e udito.

 

Solo quando hai visto – e non si ci riferisce qui agli occhi fisici ma a quelli del cuore – tu sai.

Chi non ha fatto esperienza di Gesù Cristo non lo conosce. Ma se Lui ti ha cambiato la vita… allora sai chi è!

Ero sordo come una campana. Vedevo la gente che faceva ogni sorta di giravolte: la chiamavano danza. A me, che ero sordo, pareva così stupido. Ma un giorno sentii la musica e capii: quant’era bella la danza!”

 

E DIVENNERO MINISTRI DELLA PAROLA=lett. “servi” della Parola. I ministri della Parola sono coloro che parlano perché hanno visto e udito. Chi sono? Sono gli apostoli e i discepoli.

 

3 così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo,

RICERCHE ACCURATE=acribos=con cura. Il “fin dagli inizi” e l’”ordinato” sottolineano la completezza e il rigore con cui Lc ha portato avanti la sua indagine.

FIN DAGLI INIZI=anothen=fin da principio. Infatti è solo Lc (insieme a Mt) che ci presenta l’infanzia di Gesù.

TEOFILO=normalmente un’opera letteraria, a quel tempo, veniva dedicata ad un reale personaggio storico, al committente, a colui che la finanziava. Questo Teofilo potrebbe essere un dignitario romano o un personaggio ragguardevole di Antiochia.

Ma Teofilo non vuol dire nient’altro che “amico di Dio”: quindi può essere anche un personaggio figurato. Come a dire: “Quest’opera è per tutti coloro che sono amici di Dio”.

 

4 in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

IN MODO CHE TU POSSA RENDERTI CONTO DELLA SOLIDITA’ DEGLI INSEGNAMENTI CHE HAI RICEVUTO=ecco il motivo della stesura del vangelo.

La certezza e la solidità di quello che ti è stato insegnato. Chi legge deve sapere che ciò che è scritto è fondato direttamente sui testimoni diretti, sugli apostoli, e quindi può stare tranquillo sulla veridicità di ciò che è scritto.

 

Nel vangelo che segue (Lc 4,14-20) Gesù torna a Nazaret. Dov’era stato finora? Gesù era stato nel deserto (Lc 4,1-13) dove aveva incontrato il diavolo nelle tentazioni ma soprattutto aveva aderito al movimento del Battista.

Il Battista era ritenuto santo e anche un po’ fanatico dal popolo, sicuramente era mal visto dalle autorità religiose che ne temevano la sua popolarità (Mt 21,25-26) e che lo consideravano un pazzo e uno posseduto (Mt 11,18: “È venuto Giovanni che non mangia e non beve…: ha un demonio”). Adesso però il Battista è in galera nel supercarcere di Macheronte per guai politici con Erode e non può più predicare. Lo fa però Gesù. E la sua fama si diffonde velocemente e rapidamente (Lc 4,14).

Gesù va nelle sinagoghe a predicare e ha grande successo; dai paesi vicini arrivano le voci entusiastiche, i consensi e le lodi.

 

4,14 Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione.

CON LA POTENZA DELLO SPIRITO=Gesù ha la potenza dello Spirito perché l’ha ricevuta nel Battesimo (Lc 3,21-22) e l’ha provata nelle tentazioni del deserto (Lc 4,1-13). Quindi ciò che dice adesso Gesù è effetto dello Spirito. È lo Spirito, Dio stesso, che parla in Gesù.

E LA SUA FAMA SI DIFFUSE IN TUTTA LA REGIONE=c’è una grande attesa di un Messia (il Cristo in greco) che liberi la Palestina, che sia un grande liberatore.

La regione è la Galilea (Ghelil=distretto: è una regione che neppure ha un nome!), regione disprezzata, dove vivevano i poveri, i contadini, gli emarginati.

 

15 Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.

E GLI RENDEVANO LODE=Lc ha uno stile molto ironico. Tant’è vero che gli rendono così tanta lode che quelli di codesta sinagoga lo vogliono uccidere (Lc 4,29).

Gesù per quattro volte tenterà di insegnare o di comunicare vita alle persone nella sinagoga e ogni volta ci sarà una situazione di conflitto. Oggi cercheranno di ammazzarlo, di linciarlo (lo leggeremo però domenica prossima perché purtroppo il vangelo è tagliato in due). Tra Gesù e l’istituzione religiosa e i luoghi religiosi c’è assoluta incompatibilità. L’uno esige la distruzione dell’altro.

 

16 Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere.

VENNE A NAZARET DOVE ERA CRESCIUTO=Nazaret è il luogo dell’infanzia di Gesù. Non viene segnalata nessuna accoglienza dei suoi paesani. Forse, non erano così tanto contenti di lui (Lc 4,23)!

ENTRO’ NELLA SINAGOGA=questa è la prima entrata nelle sinagoghe.

SECONDO IL SOLITO DI SABATO=vuol dire che anche per Gesù, come per ogni buon ebreo, era tradizione andarci di sabato. Ma non ci andrà ancora per molto.

Intanto qui Gesù ci va non per partecipare al culto ma per insegnare. E visto ciò che accade nelle sinagoghe, non ci andrà più. Infatti, e lo sentiremo domenica prossima, dopo la sua predica “quelli della sinagoga” tentarono di farlo fuori (Lc 4,29).

Nel vangelo questa cosa è incredibile: quando Gesù si presenta alle persone pie e religiose queste tentano di farlo fuori e di fargli la pelle. Quando Gesù si presenta con i delinquenti e la feccia della società, questi lo ascoltano. E perché cercano di farlo fuori?

 

Quando non si conosce Dio ci si attacca alle proprie idee su Dio

 

Varie volte Gesù tenta di insegnare nelle sinagoghe: alcune volte lo interrompono malamente (Mc 1,21); altre decidono e tentano di assassinarlo (Mc 3,1; Lc 4,16-30).

La zona di massimo pericolo rimane il tempio. La “Casa di Dio” è il posto più pericoloso per Gesù: delle 12 volte che in Gv compare il verbo “uccidere” (apokteino) 6 volte Gesù è nel tempio (Gv 7,19.20.25; 8,22.37.40).

E delle 8 volte che Gv usa il verbo “arrestare” (piazo), 4 sono nel tempio (7,30.32.33; 8,20).

Ciò che è incredibile dei vangeli è che i posti più religiosi “uccidono”, o ci provano, il figlio di Dio. E lo fanno in nome di Dio.

Perché la gente che non conosce Dio si attacca a Dio. Chi non ha sperimentato Dio si attacca alle idee e alle regole di Dio e diventa rigida, inflessibile e giudicante. 

Chi “ha conosciuto” Dio lo sa: Lui è amore… vitalità… perdono… gioia… compassione… tenerezza. Ma chi non lo conosce lo ridurrà alle proprie idee e alla propria testa. E quando qualcuno parlerà di Dio a lui che non conosce Dio, egli dirà: “Tu sei pazzo! Dio non è così”. Perché, per lui che non lo conosce, Dio è come i suoi pensieri. 

C’è una storia che racconta così: “Quando il guru si sedeva per le funzioni religiose, ogni sera arrivava il gatto del santuario e distraeva i fedeli. Così egli ordinò che durante le funzioni serali il gatto venisse legato. Molto tempo dopo la morte del guru si continuava a legare il gatto durante le funzioni serali. E quando alla fine il gatto morì, portarono al santuario un altro gatto per legarlo debitamente durante le funzioni serali. Secoli dopo i discepoli del guru scrissero dotti trattati sul ruolo essenziale di un gatto in ogni funzione correttamente condotta”. Fa sorridere… forse!

Il divieto di digiunare 24 ore prima di fare la Comunione era dovuto al fatto che la gente non si ingolfasse e soprattutto che non arrivasse a Messa ubriaca (secoli fa era assai frequente). Ma mio nonno si sentiva in colpa terribile (peccato grave!) se non digiunava o contravveniva alla regola.

Un’altra storia racconta che un uomo e un monaco camminavano verso il monastero. Arrivati al fiume incontrarono una donna molto bella che pure lei voleva attraversare il fiume, solo che l’acqua era troppo alta. Il monaco disse: “Io per amore di Dio non la posso toccare”. L’uomo, invece, se la pose sulle spalle e la portò dall’altra parte del fiume. Durante la prosecuzione del viaggio verso il monastero il monaco non fece che riprendere l’uomo: “Hai toccato una donna! E vai al monastero con questo peccato? Ma non ti vergogni? E cosa dirà la gente? E una donna così? E le hai toccato le natiche!”, e così via. Per tutte le quattro ore del viaggio il monaco non fece altro che richiamare l’uomo alle regole di Dio e a cosa aveva fatto. Ad un certo punto l’uomo lo interruppe: “Fratello, io la donna l’ho lasciata al fiume. Tu quand’è che decidi di lasciarla?”.

Gli uomini normali peccano e poi tutto finisce lì. Ma gli uomini troppo religiosi vedono peccato e male dappertutto: non perché ci sia, ma perché loro non riescono a staccarsene. 

 

E SI ALZO’ A LEGGERE=c’è una grande attesa verso Gesù. C’è molta gente nella sinagoga (“gli occhi di tutti”) e il capo della sinagoga dev’essere molto contento.

Infatti se non vi sono dieci maschi adulti, il capo della sinagoga deve pagarli (minyan) perché si possa svolgere la liturgia. Ma oggi ce ne sono in abbondanza,

 

17 Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

GLI FU DATO I ROTOLO DEL PROFETA ISAIA=anche a quell’epoca c’era l’anno liturgico; la Bibbia era suddivisa in tre anni (c’era la lettura della Torah o dei Profeti) e ad ogni sabato corrispondeva una lettura. Gesù quando gli danno il rotolo del profeta Isaia anziché leggere la lettura che quel giorno presentava, ne cerca una particolare.

Questo non doveva ben disporre gli animi dei presenti molto ligi a rispettare la tradizione in tutte le sue regole. Ma il passo che egli prende è proprio quello che tutti si aspettavano.

 

APRI’ E TROVO’ IL PASSO DOVE ERA SCRITTO=trovò (eurisko) vuol dire cercare. Gesù non trova questo passo; Gesù cerca questo passo. È molto diverso! È lui che lo sceglie.

Allora Gesù non legge il testo che doveva leggere ma ne va in cerca di un altro. È lui che lo cerca! E questa cosa sconcerta perché le regole liturgiche erano sacrali. Il testo che Gesù cerca si leggeva nella 50° e 51° settimana dell’anno, durante l’estate e non in quel momento lì.

Gesù cerca il passo di Isaia al capitolo 61, che parla dell’investizione dell’unto del Signore e lo legge.

 

18 Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi

LO SPIRITO DEL SIGNORE È SU DI ME=lo può ben dire perché lo Spirito è proprio sceso su di Lui nel Battesimo. Quello che Lui dice è ciò che ha appena sperimentato nel battesimo.

PER QUESTO MI HA CONSACRATO CON L’UNZIONE (e fino a qui, tutto bene)=unzione in ebraico è masciah da cui deriva Messia, l’unto (in greco Cristos). L’Unto era quell’uomo inviato da Dio, per cui aveva la forza e l’energia di Dio per liberare il suo popolo.

E MI HA MANDATO PER ANNUNZIARE=ecco l’azione dell’uomo di Dio.

Quando lo Spirito Santo scende su di una persona, questa persona non viene assorbita, attratta da Dio, ma la forza che Dio gli comunica lo spinge verso gli altri. Quindi l’effetto dell’unzione non è quello di organizzare una funzione religiosa o liturgica ma di aiutare gli altri.

  1. AI POVERI UN LIETO MESSAGGIO=qual è il lieto messaggio per i poveri?

La fine della povertà! Nel libro Deuteronomio si legge: “Non vi sarà alcun bisognoso in mezzo a te”. Dio voleva che nessuno fosse povero in Israele: “se voi osserverete la mia legge (che nessuno fosse povero) io mi prenderò cura di voi e le nazioni circostanti, vedendo che nessuno in Israele è bisognoso devono ammettere che lì c’è Dio”. Questa era il patto che Dio aveva fatto… ma che Israele mai aveva rispettato.

Negli Atti degli Apostoli troviamo proprio questo: la testimonianza del Signore non era la preghiera o le liturgie ma che nessuno in quella comunità fosse povero.

Quindi Gesù è venuto per creare una società dove nessuno è nel bisogno. Non c’è chi ha e chi non ha, nella comunità di Gesù. Tutti hanno; magari alcuni un po’ meno ma perché tutti abbiano.

Gesù quindi non ha creato la beneficienza (io che ho ti do, ma io rimango sempre ricco e tu sempre povero) ma la condivisione (io e te abbiamo).

  1. PER PROCLAMARE AI PRIGIONIERI LA LIBERAZIONE E AI CIECHI LA VISTA, PER RIMETTERE IN LIBERTÀ GLI OPPRESSI=qui i ciechi non sono tanto i non vedenti.

I prigionieri, infatti, venivano gettati in carcere sotterranei dove stavano completamente al buio. La fine della prigionia, poiché era il ritorno alla luce, era anche il recupero della vista. Per questo prigionieri e ciechi venivano messi insieme nella stessa espressione “prigionieri e ciechi”. Prigionieri e ciechi rappresentavano gli oppressi, i prigionieri per definizione.

E PREDICARE UN ANNO DI GRAZIA DEL SIGNORE=ecco la Buona Notizia che i poveri attendono.

Cos’aveva fatto Dio perché le persone non si riducessero sempre in povertà e in miseria? Ogni sette anni ci doveva essere la cancellazione di tutti i debiti in modo da non ridurre le famiglie sul lastrico e ogni cinquant’anni si ritornava in possesso delle proprie terre (il Giubileo=l’anno di grazia del Signore; Lv 25). Questa promessa, in realtà, era rimasta nelle carte perché poi non accadeva mai. Gesù viene a realizzare tutto questo. E fin qua tutto ok.

 

La missione di Gesù: togliere il male dal mondo

 

Gesù cita Isaia ma citando il profeta egli definisce la sua missione: “Io sono qui per questo; Dio mi ha mandato per questo”. E qual è la prima preoccupazione di Dio? L’umanità sofferente.

 

La prima preoccupazione di Dio è “la povertà” (Lc 4,18: “ai poveri il lieto annuncio=vangelo”).

Gesù non è venuto per costituire un gruppo di monaci che si dedicano alla preghiera, ma per togliere la povertà, ogni povertà. Perché se i soldi non fanno la felicità, figuriamoci la povertà!

L’A.T. era chiaro su questo. Dio stesso diceva: “Non vi sarà più nessun povero in mezzo a voi perché il Signore senza dubbio ti benedirà nella terra che ti ha dato in eredità” (Dt 15,4).

A quel tempo vi erano tante nazioni e ognuna aveva la propria divinità. I popoli circostanti, vedendo che in Israele non c’era nessun bisognoso, nessun povero, avrebbero dovuto dire: “Il Dio di Israele è il più importante”.

Qual è la buona notizia che i poveri attendono? La fine della povertà! Se uno era povero Gesù gli dava il pane (Lc 9,10-17: la condivisione dei pani). Ma questo non piace ai ricchi; i ricchi ti fanno l’elemosina ma non vogliono condividere.

Se uno era povero (cioè mancante di) libertà, lui gliela offriva: “Va vendi quello che hai, dallo ai poveri, poi vieni e seguimi” (Lc 18,22). Sei prigioniero perché ti sei attaccato a quella cosa lì? Liberatene e sarai libero. Ma questo non piace a chi ha certezze, sicurezze. Perché a volte sono tutto e solo quello che ha.

Se uno era povero di vista, lui gli dava la luce (Gv 9). Se uno non ci vedeva, lui gli apriva gli occhi. Ma questo non piace a molti perché si vedono cose che non si vorrebbe vedere.

Se uno era oppresso lui gli dava la libertà (Gv 11,43): “Lazzaro esci fuori!”. “Non vedi che sei oppresso dalle tue sorelle? Non vedi che ti fanno morire? Vuoi morire lì dentro? Esci fuori!”. Per niente agli altri dice: “E voi, scioglietelo e lasciatelo andare” (Gv 11,44). Ma questo non piace a molti perché vivere vuol dire cambiare i rapporti, le relazioni e gli equilibri.

Lui è venuto per questo: per darti ciò che ti manca… se lo vuoi però!

 

19 e proclamare l’anno di grazia del Signore.

E PROCLAMARE L’ANNO DI GRAZIA DEL SIGNORE=ma adesso veniva il bello perché Is diceva: “Un giorno di vendetta del Signore” (Is 61,2). E che fa Gesù? Gesù si ferma qui e non lo dice questo versetto, che era il più atteso perché era “il tempo della rivincita, della vendetta sui nostri nemici”.

Se noi non capiamo il contesto non capiamo perché poi lo vogliono uccidere. Infatti uno si chiede: “Ma che cos’avrà detto poi di così tanto male?”. E uno non capisce.

Nazaret è in Galilea. E la Galilea era un ambiente di nazionalisti. Succedeva infatti spesso che in Galilea, paese di rivoluzionari, la gente si sollevasse contro il potere romano invocando la venuta del Messia. Allora: la gente che lo ascoltava non aspettava altro che questo versetto: “È tempo del Messia, che ci farà vendetta e scaccerà i nostri oppressori Romani”. La gente aspettava questo Messia; questo era il lieto annuncio: che loro, poveri, schiavi e prigionieri, sarebbero stati liberati dal Messia dai Romani. È questo che la gente aspetta. È da settant’anni, infatti che sono dominati dai Romani e non ne possono più. Non vedono l’ora che arrivi la vendetta di Dio contro i Romani, li uccida e li cacci via.

Come vedete in ogni tempo Dio “viene usato”: oggi gli si chiede di vincere al Superenalotto, di farci trovare l’uomo giusto, di mandarci questo o quello; a quel tempo di mandare il Messia-Rambo.

Gesù non è d’accordo con quello che scrive il profeta Isaia e con l’aspettativa dei Nazaretani.

E che fa Gesù? Non cita il versetto che tutti si aspettavano e desideravano e che aizzava gli animi, il coraggio e le speranze della gente. Il Dio di Gesù è un Dio d’amore e in lui non c’è vendetta, violenza, odio, castigo o punizione. Quindi Gesù fa un affronto molto grave a quelli che ascoltano.

 

20 Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui.

RIAVVOLSE IL ROTOLO, LO RICONSEGNO’ ALL’INSERVIENTE E SEDETTE=siede, perché è il maestro che si siede. La tensione è alle stelle.

GLI OCCHI DI TUTTI ERANO FISSI SU DI LUI=nessuno capisce perché Gesù ha tagliato, censurato il profeta Isaia. L’affronto che Gesù ha fatto è grande. Le persone sono sconcertate: “Ma come? Perché ha interrotto? Non va avanti?”. La lettura della Bibbia, fatta così, è mutilata, blasfema, irriverente. C’è bisogno di una spiegazione. È per questo che “gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui” (Lc 4,20). Nell’aria c’è una tensione pazzesca perché non è in linea con le attese di tutti, con le attese della tradizione, con le attese dei religiosi. Gesù dice: “Sì, il Messia viene ma non è affatto il Rambo, il Dio bellicoso, che pensate voi!”.

 

21 Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

OGGI SI È COMPIUTA QUESTA SCRITTURA CHE VOI AVETE ASCOLTATO=lett. “che avete ascoltato con i vostri orecchi”. Il nostro testo invece, purtroppo, censura “con i vostri orecchi”. Ma è importante per capire ciò che accadrà dopo quando tenteranno di ammazzarlo.

Gli orecchi richiamano al profeta Ezechiele, dove Dio, attraverso questo profeta, rimprovera il suo popolo con queste parole: “Figlio dell’uomo tu abiti in mezzo ad una genia di ribelli. Hanno occhi per vedere ma non vedono, hanno orecchie per udire ma non odono. Perché sono una genia di ribelli” (Ez 2,1-3). Gli orecchi fissi anticipano la testardaggine del popolo refrattario alla novità portata da Gesù. E quale sarà la novità portata da Gesù (che vedremo domenica prossima)? L’amore universale di Dio provoca resistenza, risentimento nelle persone religiose che si ritengono proprietarie di Dio.

OGGI=oggi in me tutto questo accade. E quando dice così succede il putiferio. E domenica prossima sentiremo cosa accadrà!

 

Gesù, un uomo convinto di ciò che era

 

Forse noi non ci rendiamo bene conto ma Gesù si definisce l’Unto, il Messia tanto aspettato: “Quello che da secoli aspettavate… quello che da sempre avete pregato e invocato… il vostro desiderio più grande: eccomi qua, sono io. Io sono l’unto; io sono il Messia; io sono l’aspettato”.

Se un vostro amico vi dicesse: “Io sono Gesù Cristo”, qual è la prima cosa che fate? La prima cosa è che vi mettete a ridere, la seconda, invece, è che vi preoccupate e la terza che lo portate da uno psichiatra. E da uno bravo perché uno che dice così!

E il problema più grande non era che si dichiarasse l’Unto (unto=masciah (ebracio)=messia): che fosse l’Unto, il Messia, potevano accettarlo. Ma mai avrebbero potuto accettare che fosse così.

C’era un uomo (fatto reale riportato da Bandler e Grinder) che si credeva Gesù Cristo. Gli psichiatri avevano provato tutti i metodi classici, ma nessuno riusciva a fargli cambiare idea. La situazione sembrava senza vie d’uscita e irrisolvibile. Così un giorno Bandler va da questo uomo e gli chiede: “Lei è Gesù Cristo?”. E l’altro: “Sì, figlio mio”. Al che Bandler gli dice: “Torno tra un istante”. L’uomo rimane un tantino confuso; 3-4 minuti dopo, ecco che Bandler torna con un metro a nastro. Chiede all’uomo di allargare le braccia, ne misura l’apertura, misura quindi l’altezza dell’uomo, e se ne va. L’uomo che si proclama Gesù Cristo resta un tantino incerto. Qualche minuto dopo Bandler ritorna con un bel trave di legno, un altro appuntito da una parte, un martello e dei chiodi. Bandler richiede: “È lei Gesù Cristo?”. E l’uomo: “Lei lo ha detto, io lo sono!”. Bandler: “Bene, bene!”. Così distende l’uomo sopra la trave, gli apre le braccia (l’uomo è totalmente confuso ed esterrefatto), prende un chiodo e il martello. In quell’istante l’uomo gli chiede: “Ma si può sapere cosa sta facendo?”. Bandler: “Lei è Gesù Cristo, sì o no?”: L’uomo: “Gliel’ho detto, io lo sono”. Bandler: “Bene, bene, perché io sono il governatore romano Ponzio Pilato e lei sa bene cosa adesso gli faccio…”. Non finisce di dire queste parole che l’uomo si mette ad urlare: “No, no, lo giuro, non sono io Gesù Cristo, non sono io…”. Caso risolto. L’uomo non si definì mai più Gesù Cristo.

 

Ciò che colpisce di Gesù è la sua ferma e incrollabile convinzione di essere il Messia. Si può dire: “E va beh, era il Figlio di Dio, lo sapeva!”. Ma da un punto di vista umano, questa sicurezza, autostima, quale radicamento uno deve avere per essere certo, sicuro, di essere l’Inviato?

Da questo punto di vista la fiducia in sé è la base, le fondamenta, per costruire ogni sogno. Una cosa non sta in piedi senza fondamenta; senza fiducia in sé non si può raggiungere nessun sogno.

 

 

Vivi, scegli, fai, ama… oggi!

 

Di Gesù colpisce questo “oggi”. Gesù chiude il tempo dell’attesa. L’attesa si compie oggi. Basta posticipare… rimandare… sperare… che accada chissà cosa. Io lo faccio oggi.

 

C’è un “scusa” che dovrei dire a qualcuno: lo faccio “oggi”.

C’è una scelta difficile che dovrei fare? La faccio oggi: prendo il coraggio e scelgo.

C’è una prigione da cui devo uscire? Qualunque sia il costo, lo faccio oggi.

C’è una cosa che dovrei vedere o ammettere? Smetto di raccontarmela, nascondermela: oggi!

C’è un “sì” che dovrei dire a qualcuno? Anche se ho paura, lo faccio oggi.

C’è un “no” che dovrei dire a qualcuno? Anche se vuol dire conflitto o tensione, lo dico oggi.

Mi accorgo che la vita mi sta scappando? Devo cambiare oggi. Domani in genere è mai. Domani è solo una illusione per dirsi “no” ma rivestito da “sì”.

L’anno di grazia del Signore, se scelgo, è “oggi”. La scelta cambia il caso in destino.

Durante gli esercizi spirituali ci hanno fatto fare questo esercizio: “Dovete morire fra un giorno: cosa fate?”. E ciascuno ha detto e scritto cosa avrebbe fatto. Il giorno dopo alla mattina ci hanno detto: “Bene adesso avete questa giornata per farlo”. E l’abbiamo fatto. È stato meraviglioso: cose che si rimandavano (e non si sa perché) le abbiamo fatte “oggi”. La domanda che c’è rimasta è: “Ma perché qualcuno ci deve costringere? Perché non farlo da noi?”. Pensate alla cosa più urgente della vostra vita? Pensata… Fatela oggi.

È l’azione, l’oggi, che cambia la direzione della mia vita.

 

C’è una bellissima preghiera di un ragazzo trovata in un ghetto nel 1941. Dice così:

“Da domani sarò triste, da domani.

Ma oggi sarò contento: a che serve essere tristi, a che serve? Perché soffia un vento cattivo?

Perché dovrei dolermi, oggi, del domani?… Forse il domani è buono, forse il domani è chiaro.

Forse domani splenderà ancora il sole… E non vi sarà ragione di tristezza.

Da domani sarò triste, da domani… Ma oggi sarò contento; e ad ogni amaro giorno dirò:

Da domani, sarò triste. Oggi no”.

 

Pensiero della settimana

Ciò che conta non è quello che ci accade,

ma ciò che facciamo con quello che ci accade