Parabola del ricco e di Lazzaro

XXVI domenica del tempo ordinario

Domenica 29 settembre 2019

Prima lettura: Am 6, 1-4. 7           Salmo: Sal 145            Seconda lettura: 1 Tm 6, 11-16        Vangelo: Lc 16, 19-31

 

 

16,19C’ERA UN UOMO RICCO, CHE INDOSSAVA VESTITI DI PORPORA E DI LINO FINISSIMO, E OGNI GIORNO SI DAVA A LAUTI BANCHETTI.

C’ERA UN UOMO RICCO=plusios vuol dire “pieno di tutto”.

Nella Bibbia di Gerusalemme c’è il titolo: “Il ricco cattivo e il povero Lazzaro”. Che Lazzaro sia povero è esatto, perché c’è proprio scritto nel testo, ma che il ricco sia cattivo non c’è scritto. Il ricco non sarà condannato perché cattivo, ma perché è insensibile: non lo vede proprio Lazzaro. Dobbiamo ricordare che i ricchi, nell’A.T., erano gli uomini benedetti da Dio: “Sei ricco? – pensavano – vuol dire che hai fatto il Bene di fronte a Dio (tu o i tuoi ascendenti). Sei povero? Vuol dire che hai fatto del male di fronte a Dio”.

Questa è la terza e ultima volta che appare nel vangelo di Luca l’espressione “uomo ricco”. È sempre negativa.

  1. La prima volta in Lc 12,13-21: “C’è un uomo che dice: “Guarda quanta roba che ho! Adesso demolisco tutto, faccio granai più grandi e poi mi diverto, godo e non lavoro più”.”. Illuso, stupido, sciocco. Il fatto che muoia non è un augurio ma ciò che succede a chi crede, pensa, poggia la propria vita sulle ricchezze (soldi, fama, gloria, riconoscimento degli altri, successo): muore dentro.
  2. La seconda volta in Lc 16,1-8 dove vi è un uomo disonesto che viene lodato dai disonesti: i disonesti sono talmente perversi nel loro sistema di ricchezza e di valori, che ammirano i disonesti. Quelli che vogliono successo, donne e fama, ammirano quelli ce l’hanno! Fatti dire i sogni di un uomo e capirai il suo cuore.

CHE INDOSSAVA VESTITI DI PORPORA E DI LINO FINISSIMO=è un uomo che è molto ricco e dimostra questa sua ricchezza portando abiti della massima raffinatezza. Oggi noi diremo che è un uomo che “vestiva tutto firmato” da capo a piedi (sotto il vestito, niente!).

Il particolare è importante perché è una accusa molto forte nei confronti del ricco. Infatti, quando una persona è interiormente povera, ha bisogno di mascherare questa sua povertà con lo sfarzo esteriore. Più una persona è ricca interiormente e più sarà semplice esteriormente. Più una persona è povera e nuda interiormente e più avrà bisogno di uno sfarzo esteriore. Chi ha bisogno di essere “qualcuno” è perché dentro è “nessuno”. Quindi l’evangelista ci invita a diffidare di queste persone che si presentano troppo agghindate.

E OGNI GIORNO SI DAVA A LAUTI BANCHETTI=ma quanta fame aveva? Ogni giorno!? Non dice che una volta alla settimana si dava a lauti banchetti, ma tutti i giorni.

Lc si dimostra un fine psicologo: il ricco ha così “fame”, è così povero dentro, che si riempie a più non posso. Deve mettere dentro così tanto perché dentro non c’è niente! Il ricco dentro è povero, bisognoso, misero: non ha niente e per questo si riempie di tutto.

Il ricco ha tutto eccetto una cosa che invece il povero ha: il nome. Ma il nome, nella cultura ebraica e in ogni cultura, rappresenta l’identità. Il tuo nome sei tu. Il ricco non ha identità, consistenza, è “niente”, vacuo, sabbia. Ha sviluppato tutto fuori e niente dentro.

 

20UN POVERO, DI NOME LAZZARO, STAVA ALLA SUA PORTA, COPERTO DI PIAGHE,

UN POVERO, DI NOME LAZZARO, STAVA ALLA SUA PORTA, COPERTO DI PIAGHE=Lazzaro=Dio aiuta (il che vista la sua situazione sembra una presa in giro).

Lazzaro è l’unico personaggio di tutte le parabole che porti un nome, quindi è importante.

Lazzaro giaceva presso la sua porta coperto di piaghe. Cosa significava avere le piaghe a quel tempo? La mentalità di quel tempo era questa: Dio premia non tanto nell’aldilà (la teoria di una ipotetica risurrezione si stava facendo piano piano avanti, ma era molto recente), ma nell’al di qua.

Come? Il malvagio veniva punito con una vita breve, una moglie sterile e la povertà. E tra le 50 maledizioni che Dio (Dt 28) scaglia contro chi trasgredisce la legge, c’erano anche queste ulcere, queste piaghe. Quindi Lazzaro, per i farisei, è peccatore castigato e maledetto da Dio. Prova: le sue piaghe. Lazzaro è quindi un peccatore impuro.

 

In tutto ciò non c’è nessuna cattiveria del ricco. Nella mia fantasia, da piccolo, io pensavo che ogni volta che il ricco usciva dalla sua villa desse un calcio nel sedere al povero Lazzaro. Ma non c’è niente di tutto questo. Il ricco non è affatto cattivo. Il ricco verrà condannato semplicemente perché lo ha ignorato. I ricchi non sono cattivi con i poveri, semplicemente ne ignorano l’esistenza. I ricchi vivono nel loro mondo: hanno i loro quartieri, i loro locali, i loro incontri e non si accorgono dei poveri che vivono nei loro quartieri e nei loro posti. Tra i ricchi e i poveri c’è un abisso.

Un po’ come Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena che di fronte al popolo affamato, durante una rivolta dovuta alla mancanza di pane, avrebbe detto (storicamente però non sembra vero!): “Se non hanno pane, che mangino brioche!”. I ricchi vivono in un mondo tutto loro. Neppure si rendono conto…

Per questo, se volete bene ai vostri figli, se volete costruire un cuore aperto e generoso, fate o fatevi il regalo di andare un mese in Africa, in India o in altre parti dove la gente davvero soffre la fame. Perché se non si vede, se non si “tocca”, la realtà non esiste.

 

21BRAMOSO DI SFAMARSI CON QUELLO CHE CADEVA DALLA TAVOLA DEL RICCO; MA ERANO I CANI CHE VENIVANO A LECCARE LE SUE PIAGHE.

BRAMOSO DI SFAMARSI CON QUELLO CHE CADEVA DALLA TAVOLA DEL RICCO; MA ERANO I CANI CHE VENIVANO A LECCARE LE SUE PIAGHE=i cani erano fra gli animali più impuri. Quindi è impuro chi vive fra gli impuri. Ed ecco la grande sorpresa: proprio questo impuro fra gli impuri sarà portato dagli angeli!

 

22UN GIORNO IL POVERO MORÌ E FU PORTATO DAGLI ANGELI ACCANTO AD ABRAMO. MORÌ ANCHE IL RICCO E FU SEPOLTO.

UN GIORNO IL POVERO MORÌ E FU PORTATO DAGLI ANGELI ACCANTO AD ABRAMO=la cosmologia del tempo era fatta così (questo ci permette di capire tante cose sulle quali facciamo confusione): sopra la terra c’erano 7 cieli. Sul 1° cielo c’erano collocati il sole, la luna e gli astri. Poi il 2°, poi il 3° cielo, dove c’era il paradiso. Al 7° cielo c’era Dio. Tra un cielo e l’altro c’era una distanza di 500 anni (dicevano i rabbini).

Sotto la terra c’era una enorme voragine, caverna, dove tutti i morti, buoni e cattivi, finivano: lo Sheol (in greco è l’Ade e in latino gli Inferi perché inferiori rispetto ai superiori). Gli inferi però non sono l’inferno. L’inferno non c’è nel vangelo: è stato inventato dopo.

Nella mentalità dell’epoca c’era un libro, il libro di Enoch (che ebbe un grande successo), dove questa cavità enorme era il seno di Abramo.

Tutti si aspettano che il povero, visto che è un peccatore pieno di piaghe, sia portato nella parte più bassa del seno di Abramo. Ed ecco invece la sorpresa: viene portato dagli angeli in alto. Non sono più i cani ad occuparsi di lui, ma gli angeli.

NEL SENO DI ABRAMO, i malvagi venivano precipitati nella parte più profonda dove c’erano le tenebre e sofferenze. I buoni invece venivano messi in alto, la parte più vicina alla terra dove c’era un barlume di luce, quindi nella parte più luminosa: questo era il seno di Abramo.

MORÌ ANCHE IL RICCO E FU SEPOLTO= Il ricco ha sepoltura e bellissima tomba. Osserviamo: di Lazzaro non si era detto che era stato sepolto. È così povero che neppure ha le onoranze funebri.

Il ricco muore e, seconda sorpresa, dove viene portato? Nell’Ade (che non è l’inferno come scrive il testo), che è giù giù dove ci sono le tenebre.

 

23STANDO NEGL’INFERI FRA I TORMENTI, ALZÒ GLI OCCHI E VIDE DI LONTANO ABRAMO, E LAZZARO ACCANTO A LUI.

STANDO NEGL’INFERI=inferi non è l’inferno, ma è la traduzione latina del greco Ade. L’Ade è il regno dei morti che stava sottoterra, ecco perché inferi (luogo sottostante, inferiore)!

FRA I TORMENTI, ALZÒ GLI OCCHI E VIDE DI LONTANO ABRAMO, E LAZZARO ACCANTO A LUI=ma cosa succede nell’aldilà? Vede Lazzaro. Non lo aveva mai visto prima: adesso lo vede?!

 

24ALLORA GRIDANDO DISSE: “PADRE ABRAMO, ABBI PIETÀ DI ME E MANDA LAZZARO A INTINGERE NELL’ACQUA LA PUNTA DEL DITO E A BAGNARMI LA LINGUA, PERCHÉ SOFFRO TERRIBILMENTE IN QUESTA FIAMMA”.

ALLORA GRIDANDO DISSE: “PADRE ABRAMO, ABBI PIETÀ DI ME=lett. “mostrami misericordia”.

E MANDA LAZZARO A INTINGERE NELL’ACQUA LA PUNTA DEL DITO E A BAGNARMI LA LINGUA, PERCHÉ SOFFRO TERRIBILMENTE IN QUESTA FIAMMA=ma il ricco è sempre lo stesso. I verbi che usa sono all’imperativo: lui ordina. Lui pensa che tutto gli sia dovuto. Lazzaro non è una persona ma uno in funzione sua. Lui non serve le persone perché per lui sono solo gli altri a servizio suo: Lazzaro, Abramo e perfino Dio. Il ricco non cambia perché è egoista. Il ricco è una persona che non è cresciuta, che è rimasto nella sua infanzia. Qual è la caratteristica dell’infanzia? L’egoismo.

Se voi date dei giocattoli ad un bambino, il bambino li vuole tutti per sé. Il bambino piccolo non ci pensa minimamente che può dare o condividere: “Mio! Tutto mio!”. Il ricco è, in vita e in morte, un’egoista: esiste solo lui. Lui non chiede, lui ordina.

Appena vede Lazzaro, lo vede per sfruttarlo, per comandarlo, perché sia a suo servizio (“intingere la punta del dito”). Per lui Lazzaro non esiste come persona: esiste solamente in riferimento a sé. Se lo chiama non è perché riconosce di non averlo mai visto, ma solo per interesse.

 

25MA ABRAMO RISPOSE: “FIGLIO, RICÒRDATI CHE, NELLA VITA, TU HAI RICEVUTO I TUOI BENI, E LAZZARO I SUOI MALI; MA ORA IN QUESTO MODO LUI È CONSOLATO, TU INVECE SEI IN MEZZO AI TORMENTI.

MA ABRAMO RISPOSE: “FIGLIO, RICÒRDATI CHE, NELLA VITA…=dobbiamo ricordare che Gesù parla ai farisei. Questa è la teologia dei farisei, non dei cristiani. Per i farisei se hai ricchezza allora vuol dire che sei benedetto da Dio. Ebbene, ha già avuto il suo!

Solo che la distanza che c’era in vita, e per i farisei anche in morte (vita giusta e benedetta=ricchezza; vita giusta=risurrezione), adesso viene ribaltata. Rimane la distanza, ma al contrario. “Tu eri tutto preso da te, che neppure l’hai visto Lazzaro. Ma dov’eri? Ma dove vivevi? Ce l’avevi alla porta di casa e non l’hai visto. Tu pensavi solo a te… mangiare lautamente… vestire porpora e bisso…”. Non l’hai visto allora e non lo vedrai neanche adesso!

 

26PER DI PIÙ, TRA NOI E VOI È STATO FISSATO UN GRANDE ABISSO: COLORO CHE DI QUI VOGLIONO PASSARE DA VOI, NON POSSONO, NÉ DI LÌ POSSONO GIUNGERE FINO A NOI”.

PER DI PIÙ, TRA NOI E VOI È STATO FISSATO UN GRANDE ABISSO…=sul mondo del ricco c’è solo lui: Lazzaro non può farne parte. Per questo anche nell’aldilà non si possono incontrare.

 

27E QUELLO REPLICÒ: “ALLORA, PADRE, TI PREGO DI MANDARE LAZZARO A CASA DI MIO PADRE, 28PERCHÉ HO CINQUE FRATELLI. LI AMMONISCA SEVERAMENTE, PERCHÉ NON VENGANO ANCH’ESSI IN QUESTO LUOGO DI TORMENTO”.

E QUELLO REPLICÒ: “ALLORA, PADRE, TI PREGO DI MANDARE LAZZARO A CASA DI MIO PADRE…=il verbo è all’imperativo. Sentite come usa anche la religione a suo favore: perfino Abramo lo deve ascoltare! Fino all’ultimo è egoista. Quando si accorge della sua destinazione drammatica, cosa dovrebbe dire? “Mandalo fra la gente, mandalo nel paese, perché annunzi questa verità, perché altri non cadano nella mia condizione…”. E, invece, no! Lui è ricco, cioè pensa solo a sé, ai suoi e alla sua famiglia. Infatti, da chi lo prega di mandarlo? Dai suoi fratelli!

 

29MA ABRAMO RISPOSE: “HANNO MOSÈ E I PROFETI; ASCOLTINO LORO”.

MA ABRAMO RISPOSE: “HANNO MOSÈ E I PROFETI; ASCOLTINO LORO=ricordiamo che la parabola è rivolta ai farisei, cioè quelli che si fanno scudo della legge di Mosè, della dottrina e la utilizzano per i loro interessi.

Ma Abramo risponde: “Hanno Mosè e i Profeti” (Lc 16,29). Cosa c’entrano Mosè e i Profeti? Mosè (la Torah) e i Profeti era un modo per dire l’A.T. Mosè e i Profeti avevano legiferato: “Nel mio popolo nessuno sia bisognoso”. Quindi avevano detto di occuparsi degli altri; e di dividere il pane con l’affamato.

Cioè: se tu hai il cuore chiuso (come il ricco e i suoi fratelli) non vedi altro se non che te. Non vedi né il povero, né il bisognoso, né Dio, né gli angeli, né il risorto. Hanno il cuore: ma non lo ascoltano. Hanno Mosè e i Profeti: ma non li ascoltano. E se uno risorgesse dai morti: neppure quello ascolterebbero. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

 

30E LUI REPLICÒ: “NO, PADRE ABRAMO, MA SE DAI MORTI QUALCUNO ANDRÀ DA LORO, SI CONVERTIRANNO”. 31ABRAMO RISPOSE: “SE NON ASCOLTANO MOSÈ E I PROFETI, NON SARANNO PERSUASI NEANCHE SE UNO RISORGESSE DAI MORTI”».

ABRAMO RISPOSE: “SE NON ASCOLTANO MOSÈ E I PROFETI, NON SARANNO PERSUASI NEANCHE…=qui si fa riferimento: 1. alla cosa più incredibile che potesse succedere (risorgere dai morti: nessuno era mai risorto!). Quindi: neppure di fronte ad un miracolo del genere, se uno non vuol credere, non crede. 2. A ciò che effettivamente capiterà con Gesù che risorgerà. Ma non molti, in effetti, crederanno!

Lc qui è feroce. Sono così presi da sé, dalle loro regole, dai loro bisogni di apparire, di essere migliori, che non possono proprio credere in Dio (il Risorto), né possono aver fede. Chi ha il cuore indurito non ti vede!

Questo è l’egoismo: chi vede solamente sé e non vede l’altro. Ma l’egoismo (=vedere solamente sé) ha molte forme!

 

  1. REGOLA: un egoista non è cattivo, è che esiste solo lui. Tu no! Facciamo alcuni esempi.
  2. A) Lei è insicura e quando trova lui non vede l’ora di appoggiarsi. Se lui le dice: “Ma arrangiati! Ma fallo da sola! Ma non ci devo essere mica sempre io!”, lei gli risponde: “Non mi ami!… Se si ama le cose si fanno insieme”.

Ecco l’egoismo: lei vede solo sé stessa e chiude gli occhi di fronte a “Lazzaro” che è la sua insicurezza.

Che accadrà? Non lo sappiamo.

Se lui accetta, lei si appoggerà a lui e lo incatenerà sempre più a sé. Diventeranno una coppia colla, che staranno insieme tutta la vita ma si spegneranno.

Se lui non accetta, lei lo colpevolizzerà: “Pensi solo a te stesso” e così passerà lui per egoista!!!

 

  1. B) Lui è senza autonomia interna, senza consistenza, senza spessore, pieno di paura (e poco capace) nel relazionarsi. Ora questo è il suo “Lazzaro” che non può vedere. E per compensare ciò, fa il forte e il deciso. Lui decide, lui fa, lui non deve dare spiegazioni, lui ha sempre ragione, lui ha sempre l’ultima parola.

Ecco l’egoismo: lui vede solo sé. Naturalmente non vede che fa soffrire “lei”, che la umilia, che fa sempre il superiore.

Che accadrà? Non lo sappiamo.

Se lei accetta la cosa e si adatta farà la santa, la martire e sarà la coppia diavolo-acqua santa, dove lei si dirà: “Guarda quanto lo amo (=mi sono adattata a lui)” e lui ogni tanto chiederà scusa: “Scusa, non lo faccio più”, ma poi tutto sarà come prima.

Se lei non accetta la cosa, o si fanno aiutare o il rapporto non potrà esistere.

 

  1. C) Lei è era figlia unica e i suoi genitori hanno vissuto per lei. E’ rimasta bambina e ha sempre bisogno di attenzioni: “Ti piaccio?; dove mi porti?; fallo per me; mi vuoi bene?”. Ecco l’egoismo: questo continuo bisogno di coccole, di attenzioni, di riconoscimento, di gratificazioni. Sempre lei; lui non esiste.

Che accadrà? Non lo sappiamo.

Se lui si adatta diventerà il suo servetto, ma naturalmente non basterà mai: “Potresti fare di più; non hai fatto questo… quello; se mi amassi faresti…; se non lo fai vuol dire che non mi ami”.

Se lui non accetta, o si fanno aiutare o il rapporto si rompe.

 

  1. Regola: sviluppa solo la mente… è una buona regola per morire!

Una relazione può essere paradiso o inferno. Dipende! Dipenda da cosa? Se ascolti Lazzaro!

Dentro di te c’è il ricco e c’è Lazzaro. Il ricco, potremo dire, è la mente, Lazzaro è il cuore. Il cuore (lazzaro) ha fame. Ma la mente non lo ascolta. Il cuore: “Ho bisogno di riposarmi”; la mente: “Chi ha tempo non aspetti tempo”. Il cuore: “Ho bisogno di piangere”; la mente: “Piangere è da bambini!”. Il cuore: “Ho bisogno di ascoltare ciò che c’è dentro”; la mente: “No, no, non fermiamoci, che mi fa paura quello che c’è dentro”. Il cuore: “Ho bisogno di esprimere la rabbia”; la mente: “Ti è già passata… lascia stare…”.

Cosa succederà se non ascolti mai i bisogni del tuo cuore? Come mai le persone poi diventano depresse? Perché le relazioni diventano monotone? Poi le persone dicono: “È finito tutto!”. “Per forza, non hai fatto niente per nutrirlo”. Così a caso? O è perché hai trascurato il tuo cuore, il tuo Lazzaro, che aveva tanta fame in te?

Il paradiso e l’inferno sono nelle tue mani: scegli se “vedere” o no Lazzaro. Siracide 15,17: “Davanti agli uomini stanno la vita e la morte; a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà”. E, viene un giorno, in cui è troppo tardi.

 

Un giorno chiesero al grande Leonardo come facesse essere così creativo e fare tutto ciò che faceva. E lui rispose con una parola: “Cura”. Ci vuole cura… attenzione…

Se tu pianti un fiore e non gli dai da bere, muore. Ma è normale.

Se tu metti al mondo un figlio, ma non lo allatti, muore. Ma è normale.

Se tu non ti nutri mai, dopo un po’ di tempo, muori. Ma è normale.

Anche l’amore è così. Se voi non lo nutrite, muore. È normale.

Se voi non gli dedicate tempo, muore. Ma è normale.

Se voi non fate delle scelte, muore. Ma è normale.

Se non vi fate aiutare, se non trovate occasioni vere di crescita, muore. Ma è normale.

Perché tutto ciò che vive ha bisogno di cura e di cure. Altrimenti muore, finisce, si esaurisce. L’amore, il vostro rapporto, il vostro cuore, o si nutre o finisce, si appiattisce, si deteriora, si esaurisce. Ma è normale che sia così.

La cura di una cosa o di una persona dice quanto per noi è importante, preziosa, cara, quella cosa.

È bene saperlo subito, oggi, perché domani potrebbe essere tardi. Quando l’uovo è rotto, la frittata è fatta e non si può più avere l’uovo indietro.

 

  1. Regola: la vitalità è rimanere connessi con il Lazzaro, la parte più profonda di noi.

Il ricco rappresenta il livello di superficie: mangia, beve, si diverte, fa festa. Il ricco non le “vede” proprio certe cose! Lazzaro, lui, non lo ha mai visto. Si è distaccato dal suo interno. Per questo finisce nell’inferno: perché ha vissuto solo in superficie: “Non facciamoci troppi problemi… meglio non pensare a certe cose… prendiamo le cose alla giornata… non guardiamoci troppo dentro che poi tiriamo fuori problemi… non affrontiamo le cose che poi creiamo conflitti…”.

 

Tu hai bisogno di essere te stesso (il Lazzaro in te)?

Se io ti dico: “Dimmi 20 caratteristiche tue!”, la maggior parte delle persone neppure le sa. Ma se non sai chi sei, come puoi essere felice? Se non sei in contatto con te, come fai ad alimentarti?

I ragazzi oggi dicono: “Sei connesso?”. “Sei connesso con te?”. Che occasioni ti dai per metterti in contatto con te?

Rimani connesso con te.

 

Tu hai bisogno di amare ed essere amato (Lazzaro).

Gli sposi quante volte si dicono: “Ti amo!”. Ma cos’è l’amore? L’amore è una capacità che si crea giorno dopo giorno. L’amore è una profondità che si crea lentamente. L’amore non è un virus che cade giù dal cielo ma una capacità che si sviluppa giorno dopo giorno.

La parola a-more=a=non + mos/mortis=morte: l’amore è ciò che non fa morire, è ciò che rende vivo e vitale.

Quando ti dico: “Ti amo, ti voglio bene”, ti sto dicendo: “Sono qui, sono a tua disposizione perché tu possa essere il più vivo, il più vitale possibile”. Questo che faccio, lo fa più vivo? Se sì, è amore.

E quando mi dico: “Io mi amo”, mi sto dicendo: “Sono qui per fare tutto ciò che c’è da fare per essere il più vitale, e vivo possibile”.

Questo è l’amore. Mi fa più vivo? Se sì, è amore. E amarsi, a volte, è molto esigente!

Ma poi mi accorgo che se tu non fai come voglio, mi arrabbio; che se tu la pensi diversamente da me, mi dà fastidio; che ti controllo dove vai e con chi sei; che mi arrabbio se esci di casa e mi lasci qui da solo: “E non pensi a me’”; che ti chiedo sempre tanto (“perché non fai questo e perché non fai quello”) e io faccio poco per propormi.

Dov’è l’amore qui? Allora mi devo ricollegare con l’amore vero=ciò che fa vivi, e dirmi: “No, Antonio… Maria… qui non sto amando… qui sto controllando perché mi sento insicuro… qui chiamo amore la mia paura di stare da solo… il mio bisogno di possedere l’altro e di tenerlo in pungo…”.

Perché se si perde la connessione con l’amore vero, un giorno si perderà l’amore.

Poi le persone dicono: “Non ci amiamo più!”. “Per forza, se non bevi, muori. Normale!”.

Cosa faccio per rimanere connesso con l’amore vero? Perché se non si fa niente, non si ha niente.

Rimani connesso con l’amore vero.

 

Dentro di noi ci sono tante emozioni: rabbia, rancore, tristezza, gioia, vergogna; conflitti e conflittualità; desiderio di coccole; desiderio di dire le cose per come le senti; desiderio di porre dei limiti e dei no; ci sono pianti lontani di quando eri piccolo e anche delle urla, ecc.

Tu puoi far finta di niente, far finta che non ci siano, sconnetterti da loro. Possiamo fare come i bambini quando hanno paura: si mettono le mani negli occhi e la cosa che fa paura non c’è più! Non è che non ci sia più: non la vedono.

De-primere=de=butto dentro + primere=schiacciare, è il contrario di ex-primere=ex=fuori. Se non parli di ciò che hai dentro, se non lo tiri fuori, se non accetti che sia, se non ti esprimi, beh non chiederti un giorno: “Perché sono depresso? Perché sono vuoto? Perché tutto è noioso?”: normale!

Hai messo un coperchio sopra: cosa vuoi che succedesse?

 

Un ragazzo nel compito d’italiano ha scritto:

Il tralcio se è legato alla vite naturalmente dà uva.

Il ramo se è legato all’albero naturalmente dà frutto.

L’uomo se è legato al suo profondo naturalmente è vitale.

L’uomo se è in contatto con la sua anima naturalmente è felice. Ma, perché allora, io sono così infelice?

Rimani connesso con ciò che vive dentro di te.

Pensiero della settimana

“Ciò di cui non ti prendi cura lo dovrai curare un giorno!”.