Guarigione dell’emorroissa

XIII domenica del tempo Ordinario

Domenica 1 luglio 2018

Prima lettura: Sap 1, 13-15  Salmo: 29       Seconda lettura: 2 Cor 8, 7-15         Vangelo: Mc 5, 21-43

 

 

La liturgia oggi ci presenta due vangeli, uno incastonato con l’altro: la guarigione della figlia di Giairo e la donna emorroissa. In queste due donne Gesù rappresenta la condizione di Israele.

La figlia di Giairo rappresenta il popolo sottomesso alla legge, che è morto. Quando tu vivi solo ubbidendo, allora sei interiormente morto perché non c’è nulla di personale, nulla di tuo in quello che fai e in quello che vivi. Sei comandato da altri: che tu ci sia o no, il mondo non ha niente di più o di meglio, perché tu sei un esecutore, una fotocopia, un funzionario.

L’emorroissa, invece, rappresenta il popolo che è escluso dalla legge perché vive in una situazione di impurità. Proprio quando ne hai più bisogno (perché hai sbagliato, perché ti senti in colpa, perché hai fatto un errore, ecc), diceva la religione del tempo, Dio ti allontana da lui perché non te lo meriti.

Un Dio così è meglio perderlo che pregarlo, perché se ci ama solo quando siamo bravi e in regola, che ce ne facciamo? Fanno così anche gli amici e pure i conoscenti (Mt 5,46-47)!

Ciò che unisce i due episodi è la cifra “dodici” e il termine “figlia”, indicata sia per gli anni di malattia della donna che per l’età della figlia di Giairo.

Il numero dodici rappresenta sia le dodici tribù di Israele che la nuova tribù fondata da Gesù (i Dodici Apostoli). “Figlia”, invece, viene utilizzato sia per la figlia di Giairo che per la donna emorroissa.

In entrambe le situazioni si guarisce tramite la trasgressione: Gesù tocca la mano della bambina cadavere, ed era proibito toccare i morti, mentre nell’emorroissa è la stessa donna che compie questa trasgressione.

C’è una trasgressione negativa che è fine a se stessa e non porta assolutamente a nulla, se non a sclerotizzarsi in comportamenti negativi. Trasgredire e sbronzarsi tutti i sabato sera o fare cose stupide è semplicemente da stupidi. Punto e basta.

Ma trasgredire, nel senso etimologico, di “andare oltre” è necessario nella vita. Trasgredire è rompere con un modello di riferimento per crearne uno nuovo, uno migliore, uno più conosciuto, uno più vero.

Colombo disse: “Voglio raggiungere le Indie”. “Impossibile”, gli dissero. Se non avesse trasgredito, non si sarebbero scoperte le Americhe. Magellano disse: “Voglio fare il giro della terra”. “Impossibile”, gli dissero. Se non avesse trasgredito, nessuno l’avrebbe fatto. Einstein disse: “L’atomo si può dividere”. “Impossibile”, gli dissero. Se non l’avesse dimostrato, crederemo ancora a quello. Gesù disse: “Dio ama tutti”. “Impossibile, nessuno mai ci ha detto così. Nessuno mai prima ha detto ciò, cosa vuoi sapere tu?”. Se Gesù non avesse rotto, trasgredito il modello vecchio, non si sarebbe creato nessun modello nuovo.

La vita è “andare oltre”, in questo senso è trans-gressione: rimanere fermi è morire. Ma andare oltre richiede una grande autostima, una grande autonomia, perché è fare una strada che nessuno ha ancora fatto e scegliere una via che nessuno ha compiuto. “Fino a qua” è la strada di altri: “la tua” è oltre. Che si fa?

I miei genitori hanno fatto le scuole elementari. Quand’ero piccolo mi dicevano: “Noi (cioè i Pedron) non siamo fatti per certe cose (e intendeva lo studio)”. Ora, noi figli ci siamo laureati e abbiamo trasgredito una regola familiare (“non siamo fatti per queste cose”). Tutt’oggi, quando studiamo, mia madre dice: “Ma chi volete diventare!?”. Abbiamo superato un limite (“fino a qui”) che per loro era impensabile: abbiamo trasgredito.

Ci soffermeremo solo sull’episodio dell’emorroissa, un episodio devastante per le autorità religiose. Infatti la religione del tempo diceva: “1. Tu sei peccatore. Dio non ti vuole perché sei impuro. 2. Per essere puro devi venire da noi al tempio, fare la tua offerta (un agnello o due colombe o piccioni) e noi ti ridiamo la purità (e Dio torna ad amarti)”. Quindi più le persone peccavano e più si sentivano in colpa, più i funzionari religiosi guadagnavano.

Adesso arriva Gesù e dice: “Non c’è più bisogno del tempio, delle preghiere e della religione. Dio ti accoglie e ti ama lo stesso, puro o no che tu sia”. Per questo devono uccidere Gesù: se il suo messaggio si diffonde, loro non servono più, perché la gente fa anche senza di loro!

25Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni

In Mc 5,21 e in Mc 5,24 (il versetto precedente) c’è scritto che una grande folla seguiva Gesù. Le autorità religiose sono già allarmate perché Gesù, nuovo Mosè, sta traghettando le persone dalla religione alla fede, dalla schiavitù alla libertà, da quello che gli uomini credono di dover fare per Dio a quello che Dio fa per gli uomini. In questo vangelo accade ancora: un’altra donna viene sottratta dalla paura della religione e liberata alla fede in Dio.

UNA DONNA=questa donna non ha un nome: è un personaggio rappresentativo. Quindi, questo vuol dire: “Questa donna puoi essere tu!”.

Ma cosa voleva dire essere donna in quel tempo? Dire “donna” vuol dire di per sé “male”. Gli Ebrei ancora oggi, recitano nella triplice preghiera quotidiana: “Ti ringrazio Signore che non mi hai creato donna”. Quando nasce una donna significa che il maschio non è stato abbastanza virile e che il seme era avariato. La donna è considerata un essere subumano. D’altronde anche noi diciamo: “Auguri e figli maschi!”.

DA DODICI ANNI=che siano dodici gli anni è importante. La donna, infatti, rappresenta il popolo ebreo, le 12 tribù, che si trovano nella sua stessa drammatica situazione.

AVEVA PERDITE DI SANGUE=lett. “in flusso di sangue (mestruale) da dodici anni”, cioè di continuo.

Il sangue (aimata) è la vita. Perdere sangue vuol dire perdere la vita. Tu respiri, ma sei vivo? Sei vivo o morto?

I tuoi occhi sono ancora capaci di piangere, di commuoversi, di essere luminosi? Il tuo cuore sa ancora appassionarsi, battersi per un ideale, innamorarsi? La tua anima ha desiderio di cose grandi, di infinito, di profondità, di libertà? La tua vitalità esce fuori con i sorrisi, la gioia, l’amicizia, la flessibilità? Sei vivo o sei morto? Sei vivo perché respiri o sei vivo perché vivi?

Una donna in queste condizioni, secondo Lv 12,1-8, è in condizione perenne di impurità. E in Lv 28 ci sono 52 maledizioni di Dio per chi trasgredisce la legge.

Se non è sposata non trova nessuno perché nessuno la vuole; se è sposata non può avere rapporti con il marito quindi è destinata alla sterilità e anzi, proprio per questo, il marito la può anche ripudiare (perché non può avere figli).

Una donna così non solo è impura ma è equiparata ad un lebbroso perché non può né avvicinare qualcuno, né essere avvicinata: è una donna senza speranza, persa. Solo Dio potrebbe guarirla ma, in quanto impura, non può andare al tempio!

Se questa donna continua ad osservare la Legge, le regole religiose, va incontro alla morte.

Eppure la donna trasgredisce la legge… e non le accade nulla (nessuna maledizione scende su di lei!) se non che guarisce!

26e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando,

MOLTO SOFFERTO PER OPERA DI MOLTI MEDICI=se anche i medici non riescono a curarla vuol dire proprio che la malattia è grave, incurabile.

A quel tempo, per i consulti venivano chiamati più medici possibili. I medici, però, non godevano di buona fama. Il Siracide (38,15): “Colui che pecca contro il Creatore cade nelle mani del medico” e nell’Apocrifo della Genesi 20,20: “Il migliore dei medici è buono per l’inferno”.

ANZI PEGGIORANDO=lett. “scendendo sempre peggio”, cioè il sangue usciva sempre più abbondante.

27udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello.

UDITO PARLARE DI GESU’=questa donna deve aver già sentito Gesù parlare o comunque parlare di quello che Gesù fa e dice (altrimenti non si capisce perché faccia un gesto così coraggioso e lo tocchi!). La donna sa, ha sentito, l’amore di Gesù, un amore che non guarda i meriti ma i bisogni dell’uomo.

Gesù ha già guarito un altro impuro, il lebbroso (Mc 1,40-45) e la donna, quindi, ha già sentito che con Gesù tira finalmente un’aria nuova. Solo che mai Dio ha parlato o si è avvicinato ad una donna. La lebbra di un uomo è una grossa impurità ma il sangue mestruale di una donna lo è molto di più.

VENNE TRA LA FOLLA=in questo vangelo per 4 volte c’è il verbo erchomai, “uscire”. Mc 4,26: è il sangue che esce sempre di più. Mc 4,27: la donna esce dalla folla per toccare Gesù. 5,30: una forza esce da Gesù. 5,33: la donna esce davanti a tutti.

Uscire vuol dire mettersi in gioco, esporsi, venir fuori, emergere. Ci vuole coraggio! Se non esci fuori, è la tua vitalità (sangue) ad uscire fuori (a morire).

Vivere non è nascondersi ma uscire fuori allo scoperto, osare di vivere la propria missione e realizzarsi.

E DA DIETRO=ciò che fa, lo fa di nascosto, perché se una donna impura toccava un uomo (rendendolo impuro) veniva messa a morte. La donna, quindi, compie un sacrilegio (Lv).

Ci rendiamo conto del coraggio di questa donna? Ci rendiamo conto del gesto trasgressivo che fa? Fa qualcosa per la quale, se viene scoperta, morirà.

TOCCO’ IL MANTELLO=himation è il vestito esterno. Molte volte Gesù ha guarito a distanza, senza toccare. Perché qui la donna deve toccare Gesù? Perché, come per il lebbroso, c’era la credenza che se un lebbroso ti tocca lo diventi anche tu; se ti tocca una donna impura lo diventi anche tu. Gesù facendosi toccare dice: “Mi hai toccata! ma non sono diventato impuro! Non è la tua impurità che è passata a me ma la mia santità che è passata a te”.

28Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata».

SE RIUSCIRO’…=è il suo desiderio di vita. Se rimane in questa condizione per lei è la fine! A questo punto si gioca il tutto per tutto, tanto peggio di così non le può andare.

Se non fosse scritto nel vangelo penseremo a questa frase come a qualcosa di magico: “Se tocco la pietra del Santo… se faccio tutti i gradini in ginocchio… se vado a messa tutti i primi venerdì del mese per un anno…”. Eppure in questa “magia” c’è la fede, la ferma convinzione della donna che Dio, che Gesù, la possa guarire.

29E all’istante le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.

E ALL’ISTANTE=l’efficacia è immediata, istantanea.

FLUSSO=peghè indica una sorgente, quindi era un flusso enorme.

MALE=mastix è la frustra, il castigo, la calamità. Il suo male è frutto del suo peccato (diceva la religione del tempo).

30Ma subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?».

ESSENDOSI RESO CONTO DELLA FORZA CHE ERA USCITA=Gesù ha curato senza saperlo, senza averne conoscenza. Gesù è la Vita e chi entra in contatto con Lui vive! Gesù qui non fa niente.

CHI HA TOCCATO LE MIE VESTI?=Gesù avverte il passaggio d’energia. Se Gesù è una persona pia, religiosa, per la donna è la fine.

31I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”».

I DISCEPOLI=e finora dov’erano? Come se non ci fossero!

I discepoli sono accanto a Gesù ma non lo seguono. Infatti, anche se loro lo toccano, nessuno di loro ha sperimentato questo passaggio di energia; di nessuno dei discepoli si parla o si dice di questo passaggio di energia e di forza. Gli sono vicino ma non si lasciano impregnare della sua forza. La sua “vita, forza, energia”, non passa loro. In questa donna, sì!

Questo può essere il rischio di noi religiosi: siamo così vicini a Dio ma non ci passa niente! Nessuna vibrazione, nessuna energia, nessun fremito di Infinito. Abbiamo occhi ma non vediamo, orecchie e non ascoltiamo.

TU VEDI LA FOLLA CHE TI SI STRINGE: sinthlibo=premere. I discepoli considerano Gesù come uno scriteriato. “Ma come fai a dire questo? Ma ci fai o ci sei? Con tutta questa gente, tu chiedi chi ti ha toccato? Tutti ti hanno toccato! Tutti possono essere stati!”. Come fai a dire questo?

32Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo.

GUARDAVA ATTORNO=non cerca una persona: cerca proprio lei. Gesù neppure calcola cosa dicono i discepoli. Gesù ha capito che qui c’è qualcuno “di grande fede” perché una tale energia possa fluire fuori da lui.

33E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità.

IMPAURITA (phobeo) E TREMANTE (tremo)=e la possiamo ben capire! Per questa trasgressione la regola religiosa la condannerebbe a morte. La donna, infatti, non sa ancora la reazione di Gesù, ma sa cos’ha fatto.

E’ così impaurita perché si attende il castigo, il rimprovero del Signore: “Ma come ti sei permessa!? Ma che cosa hai fatto!? Ma sei pazza!? Tu impura hai contaminato me il Figlio di Dio!? Mi hai reso impuro! Ma ti rendi conto! Ma sei fuori di testa!? Ma cos’hai dentro quella testa!? E adesso!?”.

Inoltre ci sarà l’umiliazione pubblica, davanti a tutti.

SI GETTO’ DAVANTI=la donna si prostra in segno di sottomissione e confessa come un crimine quello che, per Gesù, è un gesto di fede.

E GLI DISSE TUTTA LA VERITA’=”Sì, sono stata io”: la donna ha il coraggio delle proprie azioni e si prende la responsabilità di ciò che ha fatto, qualunque sarà il costo o la conseguenza.

34Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».

FIGLIA=thygater, figlia, è lo stesso termine usato per la figlia di Giairo (Mc 5,23). E’ un’espressione di profondo affetto, di amore. Essere figli per gli ebrei non è tanto una questione biologica ma fare come i padri, seguire le orme: per Gesù questa donna è sua discepola (“figlia”)… e non i suoi discepoli!

FEDE=pistis=fede. La fede adesso è trasgressione. La donna ha trasgredito la parola di Dio: quello che agli occhi della religione è considerato un peccato, un sacrilegio, agli occhi di Gesù è segno di fede.

Dio non è il premio per la buona condotta ma un regalo. Il premio dipende da quello che lo riceve: “Se sei bravo… se sei il primo… se sei il più bravo… se sei più degli altri… se piaci…”. Il regalo, invece, dipende dal cuore del donatore. Nessuno si senta, quindi, mai più escluso dal Signore.

TI HA SALVATA=in Mt 5,23 Gesù dice addirittura: “Coraggio, la tua fede ti ha salvato”, cioè: “Era ora! Ma cosa aspettavi!”. Quello che la religione chiama sacrilegio Gesù la chiama fede.

VA IN PACE=Gesù non manda la donna al tempio per offrire due piccioni, com’era previsto per la purità, ma la manda verso la felicità. La pace (eirene in greco; shalom in ebraico) è la pienezza della vita: felicità, guarigione, vita vera e piena.

“Va in pace” vuol dire: “Sta tranquilla, Dio è con te”.

SII GUARITA=ighies=sana e salva. Ma la donna è già guarita fisicamente (il flusso le si è arrestato immediatamente!).

E da cos’altro dev’essere guarita, allora? Dal pensare che Dio voglia il male, il castigo, la punizione, il senso di colpa per gli uomini e non la vita. Questa è la guarigione interna.

Cosa dice a me questo vangelo? La terapia di guarigione della donna, forse, può essere “utile” per molti di noi.

Cosa deve fare questa donna per guarire? Che cosa deve fare questa donna per tornare a vivere?

 

  1. USCIRE FUORI: deve smettere di nascondersi, di evitare i pericoli, di starsene in disparte. Deve venir fuori e venir fuori (come Gesù le farà fare) davanti a tutti.

La donna deve dire davanti a tutti “la verità”; la donna deve dire: “Sì, sono ammalata; non ho un “brutto male”: ho un tumore; sì, devo cambiare vita; sì, non posso più vivere nascondendomi; sì, mi sono ammalata perché io non esisto, non ci sono, sono scomparsa; sì, devo seguire la chiamata del mio cuore, costi quel che costi; so che sarà giudicata, ma devo venir fuori”.

 

  1. AVER FEDE. Per lei aver fede non è dire preghiere ma:
  2. VOLERLO CON TUTTE LE SUE FORZE: “Sei disposto a fare tutto ciò che c’è da fare?”. Non ciò che ti piace, non ciò che vorresti, ma tutto ciò che bisogna fare? La donna fa un gesto pericoloso!
  3. TRASGREDIRE: “Sei disposto a fare qualcosa che non hai mai fatto? Sei disposto a fare qualcosa di diverso da quello che hai sempre fatto?”.

La donna deve fare qualcosa che nessuno aveva mai osato fare. Fede è rompere con i modelli tradizionali: “Non si fa! Non si può! Non è bene!” e avere il coraggio di osare.

  1. PRENDERSI LE RESPONSABILITA’: “Sei disposto ad accettarne le conseguenze?”. Lei sa che perde la sua reputazione (già comunque l’aveva persa per via della malattia!) e che rischia grosso, ma accetta il pericolo e la sfida. Non dà la colpa agli altri, a quella persona o a quel gruppo o alla sfortuna o a quella circostanza. E’ la sua vita e si prende la responsabilità della sua vita.
  1. SENTIRE LA FORZA=la guarigione avviene nell’esatto istante in cui percepisce, sente, tocca, la forza di Gesù che adesso è in lei. La guarigione è trasformazione: sentire oggi (sentire non è pensare! Ma percepire), adesso, una forza, un coraggio, uno slancio, una spinta, che prima non si sentiva.

La guarigione, quindi, è un sentire e un vivere diverso; la guarigione è un essere diversi da prima. D’altronde se sei come prima come puoi guarire, visto che quell’essere ti ha portato alla malattia? Solo se sarai diverso, forse, guarirai. Ma se sarai sempre lo stesso non avrai che sempre lo stesso risultato.

Malala Yousafzai, nata nel 1997, premio Nobel per la pace nel 2014, ha aperto in Pakistan un blog dove mostra come i talebani non vogliano l’istruzione per le bambine, che vengono cacciate dalle scuole. Nel 2012 un gruppo di uomini entra nel suo scuolabus per ucciderla. Ferita gravemente da alcuni proiettili, riesce a sopravvivere e continua nella sua missione. Mentre lei continua la sua lotta: “Un bambino, un insegnante e un libro possono cambiare il mondo”, i talebani le hanno promesso la morte perché, per loro, è il “simbolo dell’infedeltà e dell’oscenità”. Uscire, aver fede e aver forza.

Kailash Satyarthi, anche lui Nobel per la pace nel 2014, ha liberato dalla schiavitù del lavoro almeno 80.000 bambini, reintegrandoli socialmente attraverso l’istruzione. Nel 2011 ha rivelato, grazie ad uno studio, che ogni ora in India scompaiono 11 bambini a causa del traffico di esseri umani. E’ un uomo scomodo, tant’è vero che il primo ministro dell’India neppure ha partecipato alla cerimonia di assegnazione del suo Nobel. Uscire, aver fede e aver forza.

Fukushima 50 è uno pseudonimo di un gruppo di lavoratori che volontariamente, dopo il disastro nucleare di Fukushima della Tepco, è rimasto a lavorare per tentare di evitare un disastro ancor più colossale, ben sapendo tutti i rischi letali delle radiazioni. Uscire, aver fede e aver forza.

Bisogna uscire; bisogna trasgredire e avere il coraggio di rompere con leggi ingiuste; bisogna prendersi le proprie responsabilità. Bisogna avere una forza dentro per fare tutto ciò.

Vivere così è essere guariti nel cuore, è non avere più paura dentro. La paura uccide il cuore e la guarigione è vivere senza questa paura paralizzante. E’ la fede che ti salva dalla morte interna.

Una donna ha deciso di curare il suo tumore non con il protocollo classico (operazione e chemioterapia), ma con cure alternative. Il suo medico di base (e tanti altri!) si è rifiutato perfino di seguirla, ma lei è guarita. “Va, la tua fede ti ha salvato”: uscire, aver fede e aver forza.

Un’altra donna con fortissimi dolori mestruali ha smesso di prendere i farmaci e ha lavorato sul suo femminile e sullo sganciarsi da sua madre. Oggi non ha più dolori. “Va, la tua fede ti ha salvato”: uscire, aver fede e aver forza.

Un uomo, visto l’ingiustizia del sistema bancario, ha lasciato il suo lavoro per uno meno redditizio ma più equo. Oggi prende meno ma è più felice. “Va, la tua fede ti ha salvato”: uscire, aver fede e aver forza.

Un giorno ci fu una tempesta terribile con delle onde altissime. La tempesta passò in fretta ma lasciò migliaia e migliaia di stelle marine, di pesci e di altri animaletti marini in riva al mare. Un bambino, visto tutto ciò, corse e prese una stella marina e la ributtò in acqua. Un uomo dalla balaustra lo chiamò: “Ma che fai, ragazzino?”. “Ributto in mare le stelle marine altrimenti muoiono!”. “Ma ci sono centinaia di stelle marine e migliaia di pesci, non puoi salvarli tutti, sono troppi! Non puoi cambiare le cose!”. “Ho cambiato le cose per questa qui!” e poi ne prese un’altra e la ributtò in mare: “E per questa qui…” e poi ne prese un’altra e la ributtò in mare: “E per questa qui…”.

Un altro uomo che sentì il dialogo corse anche lui ad aiutare il bambino e poi un altro ancora e un altro ancora. Dopo pochi minuti centinaia di persone buttavano stelle marine in mare. Furono salvate tutte.

Bisogna uscire… e fare qualcosa che altri non fanno o non farebbero.

Bisogna aver fede… credere fermamente, che non si sa come ma che si può.

Bisogna aver forza… non arrendersi e lottare con tutte le proprie forze.

Così ci si salva la vita… sia la tua che quella di altri!

 

 

Pensiero della settimana

Ogni relazione che hai produce più forza o più debolezza.

Se vuoi essere forte, coraggioso, radicato, nella vita

devi scegliere quali relazioni tenere e quali no.

E in ogni rapporto chiediti:

“Quest’amicizia mi fa più forte o più debole”.

(Anonimo)

La forza interiore è la protezione più potente che hai. Non aver paura di assumerti la responsabilità della tua felicità.

(Dalai Lama)

Chi non ha affrontato le avversità non conosce la propria forza.

(Proverbio)