Il vero cibo

XVIII domenica del tempo Ordinario

Domenica 5 agosto 2018

Prima lettura: Es 16, 2-4. 12-15   Salmo: 77      Seconda lettura: Ef 4, 7, 17.20-24     Vangelo: Gv 6, 24-35

 

 

24 Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. 25 Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».

NON ERA PIU’ LA… QUANDO SEI VENUTO QUA: tutto è simbolico. Gesù non è più là nell’antica alleanza ma Gesù è qua nella nuova. Solo che non lo accettano!

CERCARE=in Gv ha sempre una connotazione negativa. Lo cercano per arrestarlo, per ucciderlo.

RABBI’=il rabbì è il maestro della legge. Non vedono in Gesù colui che libera dalla legge e che instaura un nuovo rapporto di libertà con Dio, ma colui che prosegue la legge (una legge che comanda di sottomettersi a Dio).

 

26 Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.

GESU’ RISPOSE LORO: questo è un dialogo fra sordi. La folla pensa al pane materiale mentre Gesù parla di un altro pane, che nutre ad un livello molto più profondo. Gesù parla a loro ma le loro orecchie sono chiuse.

La folla chiede pane (privilegi, rivendicazioni, benefici) per sé mentre Gesù invita a farsi pane per gli altri.

IN VERITA’ IN VERITA’ VI DICO=”amen, amen”=“vi assicuro”. E’ un’espressione usata per indicare che ciò che Gesù sta per dire, lo dice con convinzione assoluta.

MI CERCATE NON PERCHE’ AVETE VISTO SEGNI=cos’era il segno? Il segno era il dono di Dio che si dava a loro e che li invitava a fare altrettanto, ricevere il pane per poi farsi pane per gli altri.

Qual’era stato il segno che avevano visto tutti? La condivisione dei pani (Gv 6,1-15)! Se ognuno mette a disposizione ciò che è (ha) ce n’è per tutti. Quindi il segno era: “Ricevi il pane e fatti tu stesso pane per altri”.

MA PERCHE’ AVETE MANGIATO DI QUEI PANI=cioè, il pane ricevuto non è diventato un pane donato, ma un pane per loro, trattenuto.

 

27 Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».

CIBO=c’è un cibo per la vita biologica (il pane), ma c’è un cibo per la parte spirituale, interna (vita eterna). Non solo la parte biologica dev’essere nutrita ma anche la parte spirituale, interiore, interna. Gesù dice: “Datevi da fare per questo!”.

PER LA VITA ETERNA=zoè/vita=in greco ci sono due termini per dire vita: bios e zoè.

 

La bios per crescere dev’essere nutrita: mangi, bevi, ti alimenti, ecc.

La legge della vita biologica è: “Di più!”. Più hai (soldi, salute, possibilità, ricchezze, ecc.) e più ti senti al sicuro. Ma è una falsa garanzia perché non c’è assicurazione su questa vita.

Le persone bios si vedono subito perché pensano solamente a sé. Quando parli con loro, loro ti parlano solamente dei loro problemi, delle loro disgrazie, delle loro difficoltà.

Le persone bios sono quelle che non si accorgono di quelli che stanno vicino, sono quelle che sono soddisfatte se loro (e la loro famiglia) sono apposto e neppure si guardano attorno.

Le persone bios pensano al corpo fisico, al mantenersi giovani, sono terrorizzate dall’avanzare dell’età e dalla paura della mancanza.

Le persone bios pensano solamente ai loro bisogni e ringraziano solamente se a loro va bene.

Una donna pregava così durante la guerra: “Signore, ti ringrazio che nonostante le migliaia di persone morte anche questa notte, mio figlio è ancora vivo”. Una persona bios!

Ma la vita bios (biologica) cresce, ha un massimo e poi inesorabilmente discende: inizi a perdere la vista, qualche acciacco, qualche esame in più, ti ammali più spesso, senti di più la fatica, non fai più quello che facevi prima… e la situazione va sempre peggio!

Per cui, se non c’è un’altra vita, allora vivere diventa terrorizzante, drammatico.

La zoè, invece, per crescere deve nutrire. E’ la vita interiore. La meraviglia della vita interiore è che non decade mai. La sua legge: “Più condividi e più hai!”.

 

CIBO CHE RIMANE PER LA VITA ETERNA=non è eterno=eone, in greco, non vuol dire eterno ma indica un periodo che va oltre al semplice chronos.

Quando tu ti doni a qualcun altro, tu rimani vivo al di là e oltre la tua stessa vita. Anche se la tua vita biologica passa, la tua vita interiore continua a vivere oltre te.

Molti anni fa su di un muro c’era la scritta: “Gesù Cristo non è mai morto!”. In un certo senso è proprio così: la sua vita, la sua vitalità, il suo insegnamento è così vissuto ancor oggi che anche se il suo corpo non è vivo, Lui non è mai morto. Ma così Gandhi, King, Madre Teresa, Etty Hillesum, ecc.

In fin dei conti, quello che i nostri nonni o i nostri genitori ci hanno donato di vero, buono, vitale, anche se loro se ne sono andati, continua a vivere in noi e in questo senso la loro zoè vive in noi e attraverso di noi.

FIGLIO DELL’UOMO VI DARA’…: perché Gesù qui parla al futuro e non al presente? Perché la zoè, cioè il suo Spirito che rimarrà con noi per sempre, lo potremo vivere solamente dopo la sua morte.

Sì, Gesù muore, ma la sua zoè, la sua Vita, in realtà non è mai morta. Gesù è la garanzia di questo pane spirituale, di questa vita che non muore mai.

DIO HA MESSO IL SUO SIGILLO=Gesù è il sigillo (il sigillo era la garanzia) di ciò: infatti anche la sua bios morirà ma la sua zoè vivrà e vive tutt’oggi.

 

28 Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?».

CHE COSA DOBBIAMO COMPIERE PER FARE=cos’hanno capito? Niente! Sono abituati al vecchio Dio fatto di prescrizioni, leggi, regole, paure, osservanze e non riescono a cogliere la novità di Gesù.

FARE=è la mentalità religiosa: “Faccio delle cose e sono in regola con Dio”.

 

29 Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

OPERA DI DIO=l’unica volta che nell’A.T. vi è l’espressione “opera di Dio” è in Es 32,16 per indicare le tavole della Legge. Se una volta il rapporto con Dio (l’opera di Dio) era l’osservanza della legge, adesso l’opera di Dio è accogliere e accettare il dono di Dio (per noi).

CHE CREDIATE=pisteuo=aver fede. Non c’è niente da fare ma solo da sperimentare, da vivere (ecco la fede), che Gesù è Colui che ti porta la Vita.

Quando hai sperimentato che Lui ti fa vivere, allora sai tutto.

 

30 Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai?

QUALE SEGNO COMPI PERCHÉ VEDIAMO E CREDIAMO=ma la folla non vuole capire. Ai rabbini, ai profeti, come prova che venivano da Dio gli si chiedeva un segno: “Dimostraci, facci vedere che sei un uomo di Dio con un segno, un’apparizione, con un miracolo, con qualcosa di miracoloso”.

Gli chiedono un segno: ma si chiede un segno quando non si sperimenta una cosa. Se stai bevendo un bicchiere di vino non hai bisogno di un segno o di controllare se nell’etichetta c’è scritto Verduzzo, Tocai, Moscato, ecc, perché lo stai bevendo e sai che è vino. Il segno lo chiede solamente chi non vive, chi non sperimenta. La religione chiede sempre prove, segni, per poter vedere e credere. Gesù però rifiuta sempre questa mentalità.

Gesù non dice mai: “Questo è il segno per credere”, ma credi e tu stesso diventerai un segno per gli altri e perché gli altri possano vedere.

 

31 I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo».

I NOSTRI PADRI…: la folla si rifà al passato, alla manna del deserto, a quella che loro consideravano come un grande segno per credere che Dio è Dio. Gesù, invece, non parlerà mai di “nostri padri” ma di “vostri padri” (Gv 6,49).

E’ tipico dell’esperienza religiosa rifarsi al passato, alla tradizione perché dà certezza mentre il presente è vissuto con sospetto e il futuro con ansia e pericolo.

Gesù tenta di aprirli al nuovo ma essi si ancorano al passato, vanno “sul sicuro”. Si sono dimenticati che cosa dirà Gesù: “Il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che voi ho detto… per questo non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore” (Gv 14,25-27).

La fede è la capacità, grazie allo Spirito, di far vivere il messaggio evangelico nei nuovi tempi: cambia l’umanità, le esigenze, i bisogni, le sfide, le situazioni e non si può rispondere a nuovi problemi con vecchie soluzioni e vecchi modelli. Lo Spirito che è creatività, libertà, iniziativa, dà la capacità di nuove genesi e di nuove creazioni.

Ma chi ha paura si attacca al vecchio, al passato, a ciò che è stato, ad una teologia buona un tempo ma non più oggi. Loro fanno così: non vedono il nuovo Pane che è Gesù e si rifanno alla tradizione.

MANNA NEL DESERTO: i loro orizzonti sono ristretti: “Noi… noi… il popolo d’Israele”, non riescono a vedere con gli occhi di Gesù e ad aprire lo sguardo.

 

32 Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero.

NON E’ MOSE’ CHE VI HA DATO IL PANE…=1. Da un punto di vista storico c’era stata una grande amplificazione dell’esodo e della fuga dall’Egitto. Sembrò una grande vittoria ma, ricorda Gesù: “Mosé vi ha liberati dall’Egitto? Sì, ma quanti sono arrivati di quelli scappati all’Egitto nella Terra Promessa?”. “Nessuno!”.

Neppure il loro eroe Mosè che dal monte Nebo vede la terra promessa non ci arriva. “Mosè vi ha liberati dall’Egitto?”. Sì, ma neppure lui è arrivato alla Terra Promessa! Mosè vi ha dato un pane, la manna, ma non vi ha dato la libertà.

Secondo la Bibbia il motivo del fallimento dell’esodo fu di non aver ascoltato la voce di Dio: “Quarant’anni infatti avevano camminato gli Israeliti nel deserto, finché non fu estinta tutta la generazione degli uomini idonei alla guerra, usciti dall’Egitto; essi non avevano ascoltato la voce del Signore” (Gs 5,6).

  1. La richiesta della folla è superficiale, banale. Chiede un aiuto per l’immediato, per l’oggi, un aiuto biologico, il pane del fornaio, che a quel tempo discese dal cielo nel grande segno della manna.

Dio ti dà il pane del cielo, non il pane dal cielo. Dio ti dà un alimento che ti nutre molto di più, perché ti nutre oggi, domani, dopodomani e ogni giorno. Il pane vero è lui stesso, Gesù.

Il pane di Mosé ti fa vivere un giorno, quello di Gesù ogni giorno. Questo è il “pane di ogni giorno” che diciamo nel Padre Nostro.

 

33 Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».

DISCENDE DAL CIELO=perché discende dal cielo? Perché secondo la concezione del tempo Dio stava in alto e gli uomini in basso, per cui tutto ciò che viene da Dio viene dall’alto.

COLUI CHE DISCENDE DAL CIELO=Gesù è colui che viene da Dio, ecco perché dal cielo.

DA’ LA VITA AL MONDO=zoè=vita. Gesù non dà la bios ma la zoè, la vita, la vitalità, la Vita.

 

34 Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».

SIGNORE DACCI SEMPRE QUESTO PANE=continuano a pensare a Mosè. E’ un dialogo senza possibilità di capirsi: hanno in testa un’idea e non si schiodano da lì. Gli dicono: “Sì, come Mosè ha intercesso e ci ha dato il suo pane (manna) tu dacci il tuo (il pane del cielo)”. Proprio non capiscono!

 

35 Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!

IO SONO IL PANE DELLA VITA=Gesù non ci dona nessun pane (come fece Mosé): lui stesso è il pane. Gesù non ci dona qualcosa (del pane) ma ci dona se stesso.

IO SONO=nell’episodio del roveto ardente (Es 3, 1-6) Dio aveva detto a Mosé: “Io sono…”. “Io sono” da quel momento divenne il nome di Dio. Gesù adesso rivendica per sé quel nome: Gesù è Dio. Gesù è la piena risposta alle esigenze di vita che ogni uomo porta dentro di sé.

NON AVRA’ PIU’ FAME-SETE=perché il pane di Gesù sazia e disseta? La legge lascia sempre il dubbio: “Basterà?… Sarà sufficiente per Dio?… Sarà sufficiente per andare in paradiso?… Devo fare di più?… Così va bene?… Dovrei fare di più?”, ecc, e non sai mai se basti, se sia sufficiente o no.

Gesù invece ti dice: “Io ti amo gratuitamente: ricevi questo amore (pane)”. Non c’è più niente da fare se non che ricevere il dono che ci è stato fatto. E se lo ricevi (cioè se lo senti e ne divieni pienamente consapevole) anche lo doni.

 

In greco, allora, ci sono due modi per dire “vita”: la bios è la vita fisica, biologica, quella che inizia e finisce; la zoè è la vita interiore, spirituale, quella indistruttibile e senza fine (eterna).

Tutti sanno che se non si mangia si muore. E’ ovvio! E’ così anche per la vita interiore (la zoè): se non la nutri muore. Ma quanti si preoccupano di nutrirla?

Quando chiedete alle persone: “Come va?”, spesso vi dicono: “Tiro a campare; si va avanti; finché c’è la salute; i miei figli sono la mia soddisfazione”. Sono persone rimaste alla vita fisica (bios). Non sono passati alla vita interiore; forse non sanno di avere un’anima. O forse hanno paura di scoprire di avere un’anima.

 

Avete presente la favola famosissima di Esopo, la formica e la cicala? Durante l’estate la formica lavorava duramente, mettendosi da parte le provviste per l’inverno. Invece la cicala non faceva altro che cantare tutto il giorno. Poi arrivò l’inverno e la formica ebbe di cui nutrirsi, dato che durante l’estate aveva accumulato molto cibo. La cicala cominciò a sentire i morsi della fame, perciò andò dalla formica a chiederle se potesse darle qualcosa da mangiare. La formica le disse: “Io ho lavorato duramente per ottenere questo e tu che cosa hai fatto durante l’estate?”. “Ho cantato” rispose la cicala. La formica esclamò: “Allora adesso balla!”.

Le persone si lamentano e s’arrabbiano quando ad un certo punto della loro vita le relazioni finiscono, si rompono, oppure quando sono depressi, tristi, oppure quando si sentono abbandonati o vivono senza trovare un senso o sentono che la vita fa schifo.

Mi dispiace certo, ma cos’hanno fatto prima? Sono stati come la cicala? Cos’hanno costruito? La vita è esattamente la risultante delle nostre scelte. Ciò che costruisci te lo ritrovi. Ciò che non nutri, che non sviluppi, di cui non te ne prendi cura, quello muore, si secca, si perde. Ci poteva essere ma poiché tu non te ne sei preso cura, è morto.

Lyn Balfour, nel 2008, ha dimenticato il suo bimbo di 9 mesi in auto per tutto il giorno finché lei era al lavoro. Ed è morto. Drammatico!

Ma è meno drammatico far morire la nostra anima? E’ meno drammatico far morire la vitalità che abbiamo? E’ meno drammatico non essere ciò che possiamo essere? E’ meno drammatico vegetare?

Un uomo non si è mai interessato di ascoltare sua moglie: lui aveva altro da fare. “E poi, cos’è tutto questo guardarsi dentro? A che cosa serve?”. Lui non aveva bisogno di crescere, di imparare ad ascoltarsi, a dialogare, a dare un nome a ciò che c’è dentro, ecc. Dopo dieci anni, lei se ne è andata. Lui adesso si attacca a Gesù, all’indissolubilità del matrimonio; fa la vittima: “Guarda cosa mi succede!”, ma la verità è che ha lasciato morire la sua anima.

E quando lei se n’è andata, lui gli ha chiesto: “Ma vorrei sapere perché te ne vai! Ti manca qualcosa? Ti tratto male? Ti picchio? Hai tutto”. “Perché me ne vado? Perché sei morto e io voglio vivere. Ho tutto di cose… ma niente di vivo”. Hai cantato? Adesso balla!

Una donna non si è mai guardata dentro perché aveva tante cose da fare in casa. Ogni paura la accantonava, ogni possibile voce interiore veniva zittita. Adesso è depressa. E si chiede: “Ma perché?”. E cosa pensavi che potesse accadere? Hai cantato… adesso balla.

Di cosa si nutre l’anima? Di silenzio, di stupore, di conoscenza che ti cambia, di meraviglia, di svelarsi, di emozionarsi, di verità, di preghiera, di libertà, di autonomia, di amore, di generosità, di riconoscenza, di gratuità, di entusiasmo, di ardore, di valori, di fermezza, di cielo… di Dio.

 

Merzenich ha mappato le aree specifiche del cervello di una scimmia che venivano attivate quando le veniva toccato un certo dito della mano. Poi le ha insegnato a usare prevalentemente questo dito per ottenere il cibo. Quando Merzenich ha nuovamente mappato le aree attivate dal tocco nel cervello della scimmia, ha scoperto che l’area che rispondeva ai segnali provenienti dall’uso supplementare di quel dito s’era allargata quasi del 600%.

La scimmia continuava quel comportamento, anche se non otteneva più nessuna ricompensa, perché la via nervosa si era rinforzata. Ogni prima volta noi creiamo una connessione.

Se la scimmia veniva costretta a smettere di usare quel dito, l’area del cervello in cui avvenivano queste connessioni nervose cominciavano a ridursi di dimensioni e quindi la neuroassociazione diventava più debole.

 Se non usate, nutrite, l’anima, la perderete. Se non usate una passione, anch’essa finirà per scemare. Se una cosa non la usate, finirà. Se non usate una cosa, non la coltivate, la perderete. Se il coraggio non viene usato diminuisce. Se l’impegno non viene usato, svanisce.

Per questo è necessario l’uso… ripetizione… esercitarsi… finché un giorno sarà così automatico che ci sembrerà semplicemente istintivo.

 

Pensiero della settimana

Quando tu sarai vicino io coglierò i tuoi occhi

e li metterò al posto dei miei

e tu coglierai i miei occhi e li metterai al posto dei tuoi,

allora io ti guarderò coi tuoi occhi

e tu mi guarderai coi miei.