Palme 2018

Domenica delle Palme

Domenica 25 marzo 2018

Prima lettura: Is 50, 4-7       Salmo: 21       Seconda lettura: Fil 2, 6-11  Vangelo: Mc 14, 1- 15,47

 

 

Come è stato possibile che la folla osannante che ha accolto Gesù a Gerusalemme sia la stessa che dopo dirà: “Crocifiggilo! Crocifiggilo!” (Mc 15,13-14). Il perché ce lo svelano questi versetti di Mc.

 

11,1Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli 2e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, …»

Il termine villaggio (komè) è un termine tecnico nel vangelo che indica sempre opposizione a Gesù o incomprensione. Questo perché il villaggio è il luogo della tradizione, è il luogo attaccato al passato.

 

Entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui.

Puledro=asinello (letteralmente) e non puledro: non è la stessa cosa! Infatti il riferimento di Gesù è al profeta Zaccaria.

La cavalcatura regale era la mula (1 Re 33.38.44) oppure il cavallo (Est 6,8; 1 Re 20,20): ma Gesù non si presenta come un re con il suo destriero ma con il mezzo di trasporto del tempo comune: l’asinello.

Perché Gesù fa così? Facendo così Gesù si ricollega a ciò che già un altro aveva fatto: il profeta Zaccaria.

Questo profeta, infatti, era in controtendenza rispetto alle aspettative del tempo. Tutti a quel tempo si aspettavano un Messia bellicoso, che attraverso la guerra e la spada, avrebbe ridato dignità e potere ad Israele. Questo profeta però non la pensa affatto così: “Il Messia, se deve venire, non verrà con l’odio, con il rancore, con la guerra, ma con la pace”. Zaccaria, infatti, dice che il Messia avrebbe fatto “sparire il carro da guerra da Efraim e il cavallo da Gerusalemme” (Zc 9,10) e che avrebbe, al contrario, cavalcato “un puledro d’asina” e annunciato la “pace” (Zc 9,9-10).

Eccolo qua: Gesù è proprio quel Messia di pace e non di guerra, come tutti si aspettavano e volevano.

Zaccaria annunciava un Messia diverso da quello che la tradizione si aspettava. La cavalcatura regale era la mula, mentre l’asino era la cavalcatura dei servi. Quindi Gesù è un Messia diverso da quello che si aspettano e che si attendono. Non è il re ma è un servo. Anzi questo Messia farà sparire la guerra e non porterà nessuna guerra contro gli altri popoli, come tutti si aspettavano.

Nel corso dei secoli questa profezia fu totalmente censurata, dimenticata, tralasciata. I rabbini, infatti, avevano scelto soltanto quei brani della Bibbia che indicavano una supremazia, un potere, un dominio, una superiorità, di Israele sopra tutte le altre nazioni.

Slegatelo=slegare l’asino vuol dire allora “slegare questa profezia” che era stata legata, imbavagliata, nascosta. E’ la stessa Scrittura, la stessa Bibbia che dice così!

Vedete quant’è importante una corretta lettura della Bibbia. Perché se tu prendi una frase di qua e una frase di là, rischi di far dire alla Bibbia l’esatto contrario del suo messaggio. E’ quello che avevano fatto i rabbini: avevano fatto uscire un Messia potente e non il Dio d’amore.

Loro volevano un re potente, non un re d’amore. Volevano il loro re, il re d’Israele ma Gesù non sarà così e non sarà come loro vorranno, un re cioè potente e forte.

Molti non compresero perché erano ancora legati ad un’idea di Messia. E quando lo capiranno? Lo capiranno solamente in croce dove Gv dice: “Pilato compose l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: “Gesù Nazareno, il re dei Giudei” Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocefisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, latino e greco” (Gv 19,20).

Sembra una semplice informazione storica e invece vi è un profondissimo significato teologico: Gesù, il re dei Giudei non è solamente il re dei Giudei ma anche dei latini e dei greci, che erano le due grandi lingue del tempo. Gesù, cioè, è il re di tutti gli uomini, di tutte le lingue e di tutti i popoli.

E come sarà re? Qual è l’unico linguaggio comprensibile? l’amore.

Un giorno un uomo andò da madre Teresa e le disse: “Lei crede in Dio?”. Si aspettava una risposta chiara: “Certo che sì!”. Ma lei disse: “Lei cosa dice? Cosa capisce?”. “Come faccio a saperlo io! (in tono un po’ seccato). Lo saprà lei se crede o no in Dio!”. La Madre non disse niente se non che: “Venga con me e vediamo cosa capisce!”. L’uomo la seguì per tutto il giorno e quando la Madre curò con amore, sorriso e come fosse l’uomo più importante del mondo l’ultimo lebbroso, quell’uomo la fermò, la guardò e le disse: “Questo linguaggio lo capisco. Non ho più dubbi: lei crede in Dio!”. Da come amava, anche senza dire nulla, Madre Teresa credeva in Dio.

 

3E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”». 4Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. 5Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». 6Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare.

Qui Mc si sofferma su una serie di particolari che uno dice: “Ma perché perdere così tanto tempo sull’asinello… e che lo trovano… e sul slegarlo… e su chi non vuole slegarlo… ma il padrone ne ha bisogno…”: ma che importa!? Se fosse solo un aspetto storico, in effetti, non avrebbe molto senso. Ma qui c’è in gioco molto di più!

Signore=non è il Signore ma “il suo padrone ne ha bisogno”. L’asinello appartiene a Gesù perché sarà Gesù che realizzerà questa profezia.

Perché slegate questo asinello?=c’è chi non vuole, c’è chi si oppone, c’è chi dice no a questo cambiamento: “No, noi non ti vogliamo così! No, noi non vogliamo questo Dio”.

Slegarono=ecco la profezia che si avvera, che viene slegata con Gesù.

 

Spesso le persone sono legate ad una immagine di sé, degli altri, dei figli, dell’educazione, del rapporto di coppia e non riescono a slegarsi da quest’immagine. Per quest’immagine sono disposti anche a morire piuttosto che slegarsi e cambiare.

Una donna dice: “Io devo essere sempre per gli altri”. Lei si distrugge per gli altri, si esaurisce. Non riesce a slegarsi da quest’immagine di essere tutta-per-gli-altri perché altrimenti perderebbe la stima che gli altri hanno di lei. E poiché lei non ha stima di sé come può perdere quella degli altri?

Un uomo dice: “Io non sono capace. Io non ce la faccio”. Lui si crede e non riesce a slegarsi da quest’idea di sé. D’altronde se lo facesse e si rendesse conto di essere capace questo comporterebbe molteplici cambiamenti nella sua vita: smetterebbe di farsi gestire da sua madre (lui ha 40 anni!), smetterebbe di essere succube dei suoi fratelli più grandi e inizierebbe a seguire la sua passione che da sempre ha della pittura (cosa che sua moglie non vuole).

Prova a dire ad una persona: “Se tu continui a fare così, tuo figlio non diverrà mai autonomo, adulto. Se tu continui a trattarlo da bambino, creerai un disabile psichico nel futuro”. Le persone vi diranno: “Fatti gli affari tuoi!; chi sei tu per darci consigli; tu parli perché non hai figli; io lo amo”.

Prova a dire ad una persona: “Guarda che il Gesù del vangelo non è proprio così”. Ti dirà: “E chi sei tu per dirci questo? A me hanno insegnato così! Ma allora non è vero niente! Impossibile”.

Prova a dire ad una persona: “Guarda che la tua vita è così infelice perché ciò che tu credi la rende infelice”. Ti dirà: “Non è vero!; io faccio il meglio!; è il mondo cattivo; io mi voglio bene (!); ecc”.

Quant’è difficile slegarsi dalle proprie convinzioni. Spesso siamo delle cose non perché lo siamo, ma perché pensiamo di esserlo! E’ difficile convertirsi, cambiare pensieri, modo di vivere e d’agire.

 

Einstein diceva: “E’ più facile spezzare l’atomo che le credenze di un uomo”.

A Padova vive un uomo che batte le mani ogni dieci secondi. Interrogato sul perché di questo strano comportamento risponde: “Per scacciare gli elefanti”. “Elefanti? Ma qui non ci sono elefanti”. E lui: “Appunto!” (battendo le mani!).

Una vecchia zitella che abita in riva al fiume chiama la polizia per avvertire che davanti a casa sua alcuni ragazzi fanno il bagno nudi. L’ispettore manda sul posto uno dei suoi uomini, che ordina ai ragazzacci di andare a nuotare più in là dove non ci sono case. Il giorno seguente la donna telefona di nuovo: “I ragazzi si vedono ancora!”. Il poliziotto torna e li fa allontanare di più. Il giorno seguente la donna chiama ancora: “Dalla finestra della mia soffitta, con il cannocchiale, li posso ancora vedere!”.

 

7Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra.

Gettarono sopra i mantelli=i discepoli quindi danno adesione a Gesù come Re e Messia di pace e di servizio.

Salì sopra=non è “salì sopra” ma “si installò sopra”. Come lui sarà seduto alla destra di Dio, così adesso è seduto come un Messia di servizio e di pace.

 

8Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. 9Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! 10Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!».

Molti stendevano i propri mantelli sulla strada=alcuni mettono il loro mantello (=il mantello a quel tempo era una cosa molto preziosa, vitale, ed indica la propria vita) sull’asinello, quindi aderiscono a questo Messia di pace e di servizio.

Ma altri, invece, stendono i mantelli sulla strada! Perché questa precisazione? Perché stendere il mantello sulla strada era quello che tipicamente facevano le persone al passaggio del re o dell’imperatore come gesto di sottomissione.

Quindi: alcuni aderiscono al Messia di pace e di servizio ma altri, invece, continuano a volerlo e a vederlo come il Messia di potenza, di guerra e dominatore degli altri popoli.

Quelli che precedevano=ma finora era stato Gesù a procedere e gli altri dietro!

Ci sono quelli che seguono Gesù e ci sono quelli che, invece, dicono a Gesù cosa deve fare e chi deve essere, quelli, insomma, che si fanno maestri di Gesù, invece che farsi suoi discepoli.

Gridare=è un verbo utilizzato sia per gli spiriti impuri che per il cieco di Gerico, ed è un verbo che indica l’adesione alla tradizione precedente. E infatti cosa gridano?

Osanna… nostro padre Davide=vogliono Davide, il re Davide, potente, combattente e guerriero, non il re d’amore Gesù.

Osanna=“Aiutaci, salvaci”, è un’espressione rivolta al Signore. La troviamo nel Salmo 118 ed è l’invocazione rivolta a Dio perché ci salvi dai nemici e li distrugga.

Il Salmo 118 è il salmo cantato a Dio dai generali per la vittoria nei confronti dei nemici. Osanna, quindi è un grido di aiuto a Dio perché annienti gli avversari e un grido di guerra a Dio perché li faccia vincere. E, infatti, il regno che cantano non è il regno di Dio (Mc 1,15) ma il regno di Davide; un regno della forza, della violenza, del potere. Questo regno cambia gli altri e lo fa con il potere.

Gesù, invece, è venuto ad annunziare il regno di Dio, il cambiamento interiore, profondo, interno delle persone. Questo regno chiede, invece, il mio cambiamento.

Nel più alto dei cieli=cioè chiedono a Dio di realizzare questo progetto. “Dio, dacci la forza per distruggere gli altri; Dio facci vincere gli altri; Dio elimina i cattivi”.

Cioè: Dio viene utilizzato per i nostri scopi e i nostri interessi. E quando si accorgeranno che Gesù non è affatto quello che loro pensavano, che Gesù non è il re potente che loro pensavano, speravano e si aspettavano, allora grideranno: “Crocifiggilo, crocifiggilo!” (Mc 15,13-14) perché non sapranno che farsene di un Dio così.

 

Pensiero della settimana

Anche un asino è stato d’aiuto a Gesù.

Anche se sono un asino posso portare Gesù.

Anche se sono un asino Lui ha bisogno di me.