Questione sul divorzio

XXVII domenica del tempo Ordinario

Domenica 7 ottobre 2018

Prima lettura: Gen 2, 18-24 Salmo: 127     Seconda lettura: Eb 2, 9-11  Vangelo: Mc 10, 2-16

 

 

10,2Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie.

PER TENTARLO=peirazo, lett. tentare, mettere alla prova, appare all’inizio del vangelo nell’episodio delle tentazioni del deserto in cui Gesù è tentato da Satana e poi nel corso del vangelo un’altra volta, sempre con i farisei.

Per Mc sono i farisei, i fanatici difensori dell’ortodossia, gli zelanti custodi della tradizione, gli strumenti del satana. Quindi per Mc sono proprio i religiosi i “portatori di satana”.

Perché questi farisei tentano Gesù? Perché vedono che Gesù sta prendendo le distanze dalla legge e vogliono trovare uno strumento per accusarlo e condannarlo alla morte. I farisei, infatti, ci avevano già provato con gli erodiani (Mc 3,6).

Se nel vangelo di oggi Gesù avesse detto: “Sì, si può ripudiare la moglie”, avrebbe ottenuto il consenso dei maschi ma si sarebbe messo contro a ciò che già aveva detto (Mt 5,3-32).

Se Gesù avesse detto: “No, non si può ripudiare la moglie”, sarebbe andato contro la Bibbia e avrebbe accresciuto l’ostilità di Erode.

Quindi, qualunque risposta era un errore. E, infatti, Gesù non risponderà né di sì né di no.

 

Cos’era già successo? Erode (Antipa) aveva ucciso il Battista, non tanto per aver ripudiato la legittima consorte, visto che era tranquillamente permesso dalla legge, ma per aver preso la moglie di suo fratello (Mc 6,17). Questa cosa, infatti, sì che era proibita: “Se uno sposa la moglie di suo fratello, è un’impurità” (Lv 20,1). Erode, tagliata la testa al Battista, pensava di essere a posto.

Solo che poi arriva Gesù che è ancora più radicale del Battista e, ciò che prima era permesso (ripudiare la moglie), adesso non lo è più: “Fu pure detto: chi ripudia la propria moglie le dia l’atto di ripudio; ma io vi dico: chiunque ripudia la moglie la espone all’adulterio e chiunque sposa una ripudiata commette adulterio (Mt 5,31-32)”. Quindi il Battista ammetteva la possibilità di ripudio (ma non di sposare la moglie del fratello; Gesù non ammette neppure questo).

Erode aveva il terrore che Gesù fosse il Battista ritornato in vita: “Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!” (Mc 6,16). E’ il suo senso di colpa: sa di aver commesso una grave ingiustizia.

Quindi (capite la malizia!) i farisei giocano su questo fatto: visto che per molto meno Erode ha ucciso il Battista, a maggior ragione lo farà per Gesù!

 

GLI DOMANDAVANO SE E’ LECITO AD UN MARITO=ma è una cosa ovvia, che tutti sanno! E’ una domanda stupida, formale, dove si sa già la risposta! E’ ovvio: “Sì!”.

Osserviamo: “E’ lecito ad un marito…”. Perché non dicono anche: “E’ lecito ad una donna…?”. Ma una donna poteva ripudiare il proprio marito? Assolutamente no! L’uomo può ripudiare la donna, ma se lo fa, la donna viene lapidata.

Tutti la pensavano così (perfino la Legge), ma perché tutti pensano così non vuol dire che sia giusto!

 

Gandhi racconta di sé: “Fui sposato con una donna che non avevo mai visto prima. Nessuno ci trovava niente da dire, perché tutti erano dell’idea che ci si abitua l’uno all’altro e che l’amore, ossia, l’intesa sessuale, ad un certo momento verrà da sé”. Tutti erano d’accordo su ciò. Era la mentalità del tempo. La pensavano tutti così. Ma non che fosse giusto… Non che fosse il disegno di Dio.

  1. Perché tutti pensano una cosa, perché tutti diano per giusta o scontata una cosa, non è detto che sia vera o giusta. Quanti dicono: “Si può fare, perché non farlo? Lo fanno tutti, la legge lo permette, perché dovrei non farlo?”!
  2. Ciò che è giusto secondo la legge non è detto che sia giusto secondo l’amore, il cuore.

 

Tutta la tradizione religiosa, avvallata dalla Bibbia, lo permetteva. Era così normale che perfino Dio ripudia/divorzia dalla sua sposa/Israele: ““Dov’è il documento di ripudio di vostra madre, con cui l’ho scacciata?”, dice il Signore” (Is 50,1).

Lv 24,1, infatti dice: “Quando un uomo ha preso una donna e ha vissuto con lei da marito, se poi avviene che essa non trovi grazia ai suoi occhi, perché egli ha trovato in lei qualche cosa di vergognoso, scriva per lei un libello di ripudio e glielo consegni in mano e la mandi via dalla casa”.

La società del tempo era governata dai maschi e anche Dio (che era interpretato dai maschi!) evidentemente stava dalla loro parte. Cosa voleva dire, infatti, questa legge? Cosa voleva dire “se ha trovato in lei qualche cosa di vergognoso”? Cos’era vergognoso? Beh, in realtà tutto.

Se la donna era vecchia e tu te ne trovavi una di più giovane e bella… potevi, diceva la Bibbia, cacciarla.

Se la tua donna ti bruciava il cibo… potevi cacciarla.

Se non era in grado di fare figli o non lo era più per l’età… potevi cacciarla.

Se non era “molto disponibile”… bastava cacciarla via. La donna era uno strumento sessuale, chiamata brutalmente “racham=utero”; la donna era uno strumento, un recipiente, che il maschio utilizzava per fare figli (l’espressione “servirsi del recipiente” era il modo usato dal Talmud per indicare l’atto sessuale).

Se ti innamoravi di un’altra… tu maschio potevi cacciare la tua donna. Lo diceva la Legge.

Quindi tu potevi ripudiare tua moglie, in realtà, per ogni cosa e per ogni pretesto.

Il Talmud (libro che commenta e interpreta la Bibbia) ha un intero trattato sui casi di ripudio della moglie (naturalmente mai il contrario!) e dice: “Una donna è una piaga per suo marito? La ripudi e così sarà guarito!” oppure: “La donna può essere ripudiata lo voglia o no”.

La Legge permetteva agli uomini di avere due mogli: “Se un uomo avrà due mogli…” (Dt 21,15). La bigamia era diffusa: “Ramataim ha due mogli…” (1 Sam 1,2). Lamek; Abramo; Esaù; Giacobbe hanno due mogli; Davide ne ha ben nove; Salomone addirittura settecento.

Ma cosa comportava essere ripudiati? La donna non lavorava: per cui era “alla fame”, lei e gli eventuali figli. L’unico lavoro che poteva fare era la prostituzione. Quindi essere ripudiate era terribile, era un mettere “alla fame” la propria donna. Per questo le donne erano costrette a sopportare di tutto e a stare zitte!

 

3Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?».

CHE COSA VI HA ORDINATO MOSE’?=Gesù prende le distanze: il mio Dio non è il vostro Dio.

Il Dio di Gesù non è un Dio delle leggi ma dell’amore. Il Dio della legge dice: “Io ubbidisco alle regole e non disubbidisco mai; se io rispetto le leggi sono in regola, quindi sono a posto, quindi sono ben accetto (a Dio)”.

Il Dio dell’amore dice: “Io ubbidisco alle regole del cuore e dell’amore, rispetto la mia coscienza e ascolto il mio cuore anche se vado contro le leggi o contro il buon senso comune”.

Osservate! Gesù, che pure lui è ebreo, avrebbe dovuto dire: “Che cosa ci ha ordinato Mosè?” e invece dice: “Che cosa vi ha ordinato Mosè?”. Lui si dissocia da Mosè.

 

4Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».

MOSE’ HA PERMESSO DI SCRIVERE UN ATTO DI RIPUDIO E DI RIPUDIARLA=la risposta che loro danno è ripresa dal Dt 24 dove si dice appunto che Mosè permette questo. Quindi cosa dicono i farisei: “Noi facciamo ciò che ci hanno comandato! Noi rispettiamo le regole! Noi non facciamo nulla di male, visto che le regole lo permettono e lo concedono. Anzi è la stessa Bibbia che lo dice!”.

Sì, Mosè vi ha permesso questo, ma perché?

 

5Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma.

PER LA DUREZZA DEL VOSTRO CUORE=Gesù prende un’altra volta le distanze.

DUREZZA=sclerocardia=avere il cuore duro.

Sì, Mosè fu costretto a scriverla perché voi eravate spietati, duri, crudeli. Per questo lo ha fatto! Non perché sia giusto, non perché sia corretto, ma piuttosto che accada di peggio, Mosè ha scritto questo.

Siccome voi le “fate morire” (e la frase non era solamente simbolica!), piuttosto di questo Mosè (e non il piano di Dio!) ha detto: “Beh, piuttosto di farle morire, mandatele via!”.

 

Quello che dice Gesù è grave perché a quel tempo si diceva: “Tutto ciò che è scritto nella Legge è scritto da Dio”. E se uno diceva il contrario, come in questo caso in cui Gesù afferma che queste regole vengono da Mosè (e non da Dio attraverso Mosè!), veniva condannato a morte (Nm 15,31: “Poiché ha disprezzato la parola del Signore e ha violato il suo comando, quella persona dovrà essere eliminata; porterà il peso della sua colpa”).

E il Talmud dice: “Chi assicura che la Torah non viene dal cielo, almeno in quel testo e che Mosè e non Dio lo ha detto… verrà sterminato in questo mondo e nel mondo a venire”.

Gesù sta facendo qualcosa di gravissimo: “La vostra Legge, la vostra Bibbia, che voi assolutizzate (“Lo dice la Bibbia di fare così!”) non è tutta Parola di Dio; non tutto quello che è scritto è volontà di Dio”.

 

Gesù infatti dice: “Sì, Mosè – e non Dio – vi ha permesso questo”. Infatti cosa accadeva? Accadeva che quando un uomo era stanco della propria moglie le faceva passare le pene dell’inferno. Allora, piuttosto che farla morire di stenti, Mosè aveva creato l’escamotage del ripudio. Ma non che fosse giusto. Era solamente un “cerotto” per una situazione così drammatica.

Quindi Gesù dice: “La Legge, la Bibbia, non sempre riflette la volontà di Dio. Quella era stata una legge per rattoppare una situazione altrimenti ancor più drammatica. Ma Dio non vuole questo! Per questo quella legge non ha valore duraturo e permanente”.

 

 

6Ma dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina; 7per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie 8e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne.

MA ALL’INIZIO DELLA CREAZIONE LI FECE MASCHIO E FEMMINA=i farisei si sono rifatti al Dio Legislatore (Mosè) ma Gesù, invece, si rifà al Dio Creatore, ignorando Mosè e citando la Genesi (“per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre…” Gen 1,27; 2,24).

Gesù mette insieme due testi diversi della Genesi, Gen 1,27: “Li fece maschio e femmina” e Gen 2,24: “Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola”.

SOLA CARNE=“una carne sola” oggi diremo “la relazione”: le due diversità (maschio e femmina), che rimangono sempre due, trovano l’unione nel diventare una “carne sola”, nella relazione, nella reciprocità, in un rapporto dove nessuno è superiore all’altro, ma ciascuno è così supporto all’altro da essere più forte del legame con la famiglia d’origine.

COSI’ NON SONO PIU’ DUE MA UNA SOLA CARNE=l’unione dei due non è una somma ma un’altra realtà, nuova.

Ricapitolando Gesù dice:

  • E’ la relazione (“carne sola”) che sostiene la coppia.
  • L’uomo e la donna devono staccare il cordone ombelicale dalla famiglia d’origine.
  • La relazione che formano crea una realtà nuova, che supera le due individualità e che va al di là delle famiglie d’origine.

Invece qual era la realtà ebraica? Che l’uomo era il padrone della donna e faceva di lei quello che voleva. Ma che relazione alla pari! Ma che amore (=unica carne)! L’uomo faceva quello che “gli pareva e voleva”!

 

Gesù qui si rifà al progetto iniziale: il progetto è che fra l’uomo e la donna vi sia l’amore (libero, senza condizioni), la relazione (“la carne sola”), ed è su questo che il rapporto si può costruire.

L’adulterio avviene ogni volta che non vi è più la relazione: allora subentrano altre persone; allora si svalorizza o si sminuisce il partner; allora si manipola o si tratta il partner in funzione di sé; allora il rapporto alla pari si divide e uno domina l’altro con la violenza fisica, psicologica o con la paura, ecc (sono tutte forme di adulterio).

Quando non c’è più la relazione allora vi è l’adulterio.

 

La relazione d’amore è una forza meravigliosa in un rapporto.

Il padre è colui che dà la sicurezza, la protezione. La madre è l’amore incondizionato.

Il matrimonio, allora, significa aver trovato in un’altra persona una sicurezza ancor più grande del proprio padre e un amore incondizionato ancor più forte della propria madre.

Quando c’è questo, allora sì che si ha il coraggio di lasciare la famiglia d’origine, di unirsi con un’altra persona (il partner) e di diventare un’unica sola carne, cioè una sola realtà.

Cioè: l’amore, l’unione tra i due che diventa “amore”, permette di superare il distacco e la separazione dal padre e dalla madre, e di ritrovare addirittura un amore più grande.

Per cui i due non sono più due, cioè divisi, separati, ma ritrovano in quest’unica realtà che è l’amore, che è questa relazione d’amore, una unione, una comunione, una “unica realtà/carne”.

Il progetto del matrimonio, dell’unione tra un uomo e una donna, è che ci sia quest’amore così grande, così incondizionato, così forte, che è capace di fare di due realtà distinte un’unica realtà.

Quindi nel progetto di Dio l’uomo ama in maniera incondizionata sua moglie e viceversa.

 

9Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».

DUNQUE L’UOMO NON DIVIDA QUELLO CHE DIO HA CONGIUNTO=a cosa si riferisce questa frase? Al progetto di Dio. Dio ha detto: “Questo è il mio progetto; che ci sia un amore così grande da diventare una carne sola, una relazione d’amore alla pari”.

 

L’unione di due persone si fonda su una realtà che Gesù chiama una carne sola.

Essere una “carne sola” non vuol dire che da due si diventa uno. Perché se da due si diventa uno allora uno dei due sparisce. Allora è una diminuzione del rapporto. Quando i due pensano le stesse cose, fanno sempre le stesse cose, hanno gli stessi desideri, fanno tutto insieme, vuol dire che sono così fusi che si è persa l’originalità, l’individualità, di almeno uno dei due. Uno ha mangiato, ingoiato, inglobato l’altro.

Quando gli innamorati dicono: “Abbiamo gli stessi pensieri; facciamo le stesse cose; siamo uguali in tutto”. Non si chiama “amore” ma “fusione”, “risucchio”.

 

Solo che c’è chi lo divide. E chi lo fa? I maschi!

La frase non è un monito ma è quello che sempre succedeva: i maschi non avevano affatto quest’amore grande, incondizionato, per le proprie mogli, ma anzi le maltrattavano, le umiliavano, le picchiavano, le torturavano e le deridevano. Avevano cioè diviso il progetto di Dio di essere un’unica realtà io per te e tu per me (realtà=amore incondizionato).

 

Ad-ulterio=etimologicamente vuol dire “darsi ad (un) altro (ad+alter)”.

Una coppia non è mai formata da due elementi: io e te. Ma in una coppia ci sono almeno tre elementi: io, te e la relazione/amore. E’ la relazione d’amore che permette la coppia. Se nella mia relazione non ci sei più tu ma “un altro”, allora c’è adulterio.

Il rapporto nell’ottica di Gesù, quindi, si fonda su questa “carne sola”, sulla relazione. Se non c’è più relazione, il matrimonio viene meno. Se uno ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra è chiaro che il rapporto di coppia è finito.

Ma ci sono tanti modi per ripudiare (per mandare via) la propria moglie e per commettere adulterio. Cioè, nell’ottica di Gesù, l’adulterio è tutte le volte che tu rompi la relazione (“carne sola”) e mandi via, cacci o ti fai superiore al partner. L’adulterio è ogni volta che tu sei qui e lei è lì. E’ tutte le volte che non c’è unione. L’adulterio è tutte le volte che cessa l’amore e l’amore è ciò che unisce (“la carne sola”) i due coniugi, che si chiamano appunto coniugi perché sono congiunti dall’amore. E se l’amore non li congiunge, allora non sono più coniugi.

C’è l’adulterio (“mi do ad un altro”) fisico: non sono più unito a te fisicamente e mi unisco con un altro. In quel momento si rompe l’unione fisica ed emotiva. Sto con te ma il mio cuore e il mio corpo stanno con un altro. E’ una forma di adulterio, quello che in genere si chiama “tradimento”.

C’è l’adulterio lavorativo: quando il lavoro, quello che devo fare, viene sempre prima di te. Allora io sono sposato con il lavoro e non più con te.

C’è l’adulterio emotivo: non ti comunico cos’ho nel cuore (forse tu mi giudichi se lo faccio!), non ti esprimo veramente cos’ho dentro, non mi do a te nella mia anima, non ti do la mia parte più profonda e più vera, ma mi do solamente con il corpo e/o con la mente.

C’è l’adulterio dei segreti: non ti dico certe cose perché dopo si litiga, perché dopo si sta male, perché dopo altrimenti bisogna parlarne; facciamo finta di essere la famiglia del “Mulino bianco”, come se tutto andasse bene. Le questioni importanti non le do a te ma ad altri (a volte gli altri sono nessuno).

C’è l’adulterio della pretesa: non ti voglio per quello che sei ma per quello che io voglio che tu sia. Tu sei così ma io ti voglio diversa, più carina, più silenziosa, più così… meno colà… In realtà non amo te ma la mia proiezione di te.

C’è l’adulterio del potere: io decido; io so cosa è bene per te; devi fare come voglio io; bisogna accontentare sempre me; “tu non mi capisci”… ecc. Non amo te ma amo me (adulterio con me stesso).

C’è l’adulterio familiare: quando mia madre viene prima di te; quando mio padre viene prima di te. E’ quando, ad esempio, vado da mia madre per farmi consigliare o quando non riesco a dirle di no per scegliere te. Allora sono in adulterio con mia madre o con mio padre.

C’è l’adulterio della comunicazione: quando non ti parlo, quando non mi esprimo, quando non mi mostro per quello che sono ma cerco di nascondermi o di farti contento; quando mi sottraggo a raccontarti di me, quando fuggo i problemi o le questioni.

C’è l’adulterio della paura: quando faccio coppia con le mie paure “vestite” da ideologia o addirittura da valori. Così la paura della sessualità diventa un rapporto casto, o la vergogna del mio corpo diventa un “tu pensi sempre a quello”.

 

Il problema dei rapporti non è di stare insieme sempre (indissolubilità giuridica) ma di tenere vivo l’amore. Se si terrà vivo l’amore si starà sempre insieme (indissolubilità dell’anima) in un rapporto profondo, intenso.

Essere fedeli nell’amore è molto di più che essere fedeli nel corpo.

A volte mi è difficile raccontarti quello che ho dentro, perché mi vergogno, ma voglio esserti fedele… A volte mi è difficile non dare per scontato il mio amore: non te lo dico, non lo dimostro, me ne dimentico… A volte mi è difficile fermarmi e guardarti negli occhi, guardare il tuo animo e ciò che sei dentro… A volte mi è difficile ascoltarti, soprattutto quando ce l’hai con me… o quando sono stanco… A volte è difficile parlare di certe cose: la nostra sessualità, i nostri problemi, le nostre incomprensioni; preferirei tralasciare… A volte mi è difficile vincere la pigrizia e portarti fuori per una pizza o al cinema o a fare una passeggiata… A volte mi è difficile dire di “no” a me, per dire di “sì” a noi… A volte mi è difficile non pretendere l’impossibile da te o quello che tu non mi puoi dare… A volte mi è difficile accettare che tu mi dica di “no”… A volte mi è più facile “passare sopra”, chiudermi, far finta di niente, invece che dirti le cose… A volte mi è più facile guardare a quello che tu non fai piuttosto al tanto che fai… A volte è difficile farsi aiutare e dire: “Abbiamo un problema di coppia, mandiamo un SOS”.

Eppure tutto questo è fedeltà; tutto questo è amore. Tutto questo è creare rapporti veri, solidi, sinceri, trasparenti, dove ci si da e ci si riceve, relazioni.

Non è l’unione che genera l’amore, ma è l’amore che genera l’unione.

Un tossicodipendente ha raccontato il suo peregrinare di comunità in comunità. Ogni volta che arrivava in qualche comunità gli dicevano: “Cos’hai combinato? Quanto ti fai? Quanto hai rubato?”, ecc. Un giorno arrivò a San Patrignano e quando incontrò Vincenzo Muccioli, questi guardandolo gli disse: “Hai dei begli occhi”. E il tossicodipendente commentò: “Finalmente a casa. Finalmente qualcuno che smetteva di dirmi il male che ero e che vedeva il bene che potevo essere”.

 

Un giorno chiesero ad Osho cosa pensasse del divorzio e lui rispose: “L’amore è bello; l’amore è possibile; l’amore è una scuola”. “Ma non ci hai parlato del divorzio!?”. “Voi vedete l’insuccesso dell’amore ma io vedo la realizzazione dell’amore”.

Allora, invece di essere come i farisei e condannare e giudicare (“E’ lecito…” Mc 10,2), costruiamo, lavoriamo, perché l’amore sia vissuto e reale.

  1. L’amore è bello: dire alle persone che vivere l’amore riempie la vita e il cuore. Perché c’è chi crede che sia meglio vivere senza l’amore, piuttosto che correre il rischio.
  2. L’amore è possibile: molte persone non ci credono più. Si accontentano.
  3. L’amore è una scuola: non cade dal cielo ma bisogna imparare ad amare, a comunicare, a rapportarsi. Puoi anche avere una Ferrari ma se non la sai usare ti schianti.

 

Anni fa vennero due giovani. Lui era stato così tanto ferito dal precedente rapporto che aveva paura di amare e di coinvolgersi. E mi disse: “Io ci rinuncio. E’ troppo difficile per me”. In quelle parole sentii tutta la rassegnazione di chi aveva deciso di rinunciare non solo a lei, ma all’amore.

Che si dice ad uno che ha deciso di gettare la spugna? Gli dissi: “L’unica battaglia che non puoi vincere è quella che non vuoi combattere”. Si fece aiutare, affrontò la sua paura e oggi quei due giovani sono felicemente sposati.

 

10A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento.

INTERROGANO DI NUOVO=perché lo interrogano? Perché i discepoli sono maschi e chiaramente non sono d’accordo con Gesù che prende sempre le parti del più debole.

 

11E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; 12e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

CHI RIPUDIA LA PROPRIA MOGLIE E NE SPOSA UN’ALTRA COMMETTE ADULTERIO=Gesù qui deve riprendere la cosa perché non sono d’accordo e lo dice chiaramente: “Insomma avete capito o no? Che lo dica Mosè non conta. Se tu mandi via tua moglie e ne prendi un’altra, tu commetti adulterio”. A noi sembra ovvio, ma non è così, perché a quel tempo si diceva: “Eh, no (lo dice anche la Bibbia), l’uomo può mandare via la donna e non fa niente di male” (la stessa cosa naturalmente vale anche per la donna).

 

Pensiero della settimana

Erano sposati da 50 anni.

Un giorno alla stazione si sedettero su una panchina ad aspettare il treno. Sulla panchina di fronte a loro erano seduti 2 giovani innamorati.

I 2 anziani osservavano la giovane coppia in silenzio.

Il ragazzo abbracciava la ragazza con tenerezza e la baciava con trasporto.

            La donna anziana, con gli occhi che brillavano, sfiorò il marito con la mano e gli sussurrò: “Potresti farlo anche tu!”.

L’uomo la guardò sdegnato:

“Cosa! Ma se non la conosco neanche!”.

“Vuoi venire al cinema con me?”. “Sì, ok”.

 “Che cosa vuoi vedere?”. “Te!”.