Apparizioni agli Apostoli

III° Domenica di PASQUA

Domenica 15 aprile 2018

Prima lettura: At 3, 13-15. 17-19    Salmo: 4         Seconda lettura: 1 Gv 2, 1-5            Vangelo: Lc 24, 35-48

 

 

Quando noi pensiamo alla parola “apparizione”, pensiamo a qualcosa di straordinario, ad un evento raro e per pochi eletti, a qualcosa di così incredibile che solamente alcuni eletti, santi e scelti possano sperimentare. Così pensiamo alle apparizioni di Lourdes o di Medjugorie, ecc. E chi non riesce ad averle, cerca “segni” nel cielo e tracce nella terra, di queste “apparizioni” speciali.

In realtà i racconti della resurrezione di queste domeniche, quelli che noi chiamiamo “apparizioni”, ci dicono l’esatto contrario (della nostra voglia di sensazionalismo e di straordinarietà): l’esperienza del Risorto non è un’esperienza per poche persone ma una possibilità per tutti i credenti.

 

35 Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

LUNGO LA VIA=la via è la strada per Emmaus e chi narra sono i due sconosciuti che per tanto avevano condiviso la strada senza vederlo. Poi ad un certo punto “lo hanno visto”. La domanda è sempre quella: “Ma com’è possibile che per ore non l’abbiano riconosciuto e poi all’improvviso l’hanno – entrambi! – riconosciuto solo nello spezzare il pane?

Dio è “misterioso”, e tu lo vedi non direttamente, ma sempre “rivelato”. La parola “rivelazione” vuol dire infatti sia vedere che ri-velare, cioè nascondere, ri-mettere il velo. “Non cercare, quindi, miracoli e apparizioni; non cercare di vederlo; cerca la sua rivelazione, nascosta e visibile, dentro la tua vita”. Dio è e-vidente per chi ha gli occhi dell’anima e misterioso per chi ha solo gli occhi fisici. Lui lo vedi “lungo la via” della tua vita!

SPEZZARE IL PANE=lo spezzare il pane indica 2 cose:

  1. La “fractio panis” era un modo con cui i primi cristiani chiamavano l’eucarestia. Quindi, un “luogo” privilegiato per “vederlo” è l’eucarestia (che è di più della messa).

L’eucarestia è il luogo dove tu vedi dentro e dietro le situazioni e le persone della tua vita e per questo puoi “rendere grazie (=eucarestia)”.

 

Durante la preghiera mattutina un angelo apparve a cinque rabbini e disse: “Oggi vedrete il Messia!”. Era sera e il sole come una palla di fuoco rosso scendeva nella calda Palestina.

Il primo era un razionale: “E’ tutto un inganno, è tutta una produzione della mente, ci siamo creati tutto noi. In realtà non c’è niente da vedere”.

Il secondo era una iena, pieno di rabbia: “Quell’angelo maledetto, mi aveva promesso che l’Avrei visto!”.

Il terzo era un rassegnato: “Dio non si può vedere. Dio nessuno lo ha mai visto, perché dovrei vederlo io?”.

Il quarto era un ossessivo: “Sto guardando tutti i volti per vederlo, ma non l’ho ancora visto. Ma lo troverò, dovessi trovarlo fra cent’anni, lo troverò!”.

Il quinto di ritorno dal lavoro, si sedette lungo la strada e guardò con meraviglia e stupore la discesa del sole, l’intensità dei colori; si lasciò riempire dal silenzio e dai lievi rumori attorno; sentì che quel sole c’era fuori e c’era dentro di lui; si sentì terribilmente felice, immerso nel creato e al centro dell’universo e disse: “E’ vero, oggi ho visto Dio”.

 

  1. Lui si vede nello spezzarsi per gli altri, nel donarsi. I discepoli l’hanno riconosciuto perché Lui, Gesù, è diventato amore donato. Così ogni volta che l’amore ricevuto diventa amore donato, Dio si rende visibile in quella persona e in quell’evento.

Un uomo mi ha donato 1000 euro da dare in beneficienza. Io li ho dati ad una famiglia che si è messa a piangere dalla gioia perché in quel mese non sapeva come pagare l’affitto di casa. In quel momento “Dio” si è reso visibile, presente, toccabile.

 

36 Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».

STETTE IN MEZZO=Tutti i vangeli, anche domenica scorsa (due volte), dicono che Gesù “stette in mezzo”.

Gesù, cioè, non si mette alla testa di un gruppo creando una gerarchia di persone che gli sono più vicine e persone che restano lontane da lui. Che Gesù stia in mezzo vuol dire che Gesù è per tutti la Fonte dell’Amore che s’irradia per tutte le persone.

PACE A VOI=shalom=indica tutto ciò che concorre alla felicità e alla pienezza delle persone. Quindi Gesù dice: “Sono venuto a portarvi le felicità, una vita piena, intensa, viva; se mi seguite sentirete scorrere l’amore in voi; vi sentirete vivi e importanti per questo mondo, non sarete più soli e troverete un motivo per vivere; se mi seguite sarà meravigliosa questa vita e la vostra vita”. Più bello di così! Ma…

 

37 Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma.

SCONVOLTI E PIENI DI PAURA=ma perché di fronte ad una notizia del genere reagiscono così? Perché hanno tutta questa paura? Cos’è che li sconvolge? D’altronde avrebbero potuto dire: “Non ci credo che sia così! Non è vero!”. Avrebbero potuto, cioè resistere, negare la cosa. Ma perché avere paura? E perché essere così sconvolti da questa cosa?

FANTASMA=pneuma=spirito. I discepoli sono sconvolti perché non lo vedono come una persona reale ma un ricordo, uno spirito, cioè qualcosa di bello che ti rimane dentro ma che adesso non c’è più. Cioè: non pensano che Lui sia Vivo e che possa trasformare le loro vite.

Le persone ti cambiano la vita. L’incontro con tua moglie, con tuo marito, ti ha “cambiato la vita”: la tua vita non è più stata quella dopo quell’incontro. La nascita di tuo figlio ti cambia la vita: sarai per sempre suo padre, sua madre, la tua vita non sarà mai più quella di prima. Gli incontri con i vivi ci cambiano la vita.

Cos’era successo? Gesù era morto e quando pensavano a Gesù pensavano come ad una bella esperienza da ricordare, da far memoria ma che rimane nella zona del passato, cioè dei morti.

Lo sentivano come uno spirito da ricordare e da tenere in vita ma non come una “persona viva” che ti cambia la vita, che ti fa scegliere, che ti dà forza, che ti spinge, che ti anima, che è sempre presente.

LA religione non è viva: è una cosa buona, trasmette concetti, informazioni, ti fa capire il perché dei fenomeni, ti insegna nomi, personaggi, ecc. Ma non ti trasforma, non ti cambia.

LA fede, invece, è viva: la fede è un incontro con la Vita, con Qualcuno e dopo quell’incontro tu non puoi più essere lo stesso. La fede è un incontro che ti cambia la vita.

Tutte le nostre preghiere, le nostre celebrazioni, i nostri riti, le nostre giornate, possono essere religione o fede a seconda se sono incontri che “ci cambiano la vita”, che ci fanno più vivi o no.

 

38 Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39 Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». 40 Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41 Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». 42 Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43 egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.

TOCCARE… GUARDARE MANI E PIEDI… CARNE ED OSSA: sono tutte immagini per dire che la morte non è la morte di Gesù, che la morte non è il morire, che Lui è realmente, “fisicamente” presente, in carne ed ossa.

CARNE ED OSSA=era un modo per dire la realtà di una persona viva. Gesù, si vuol dire qui, è “realmente presente”.

Toccare Gesù vuol dire sentire che Lui è Vivo, c’è e cambia la tua vita.

 

Lo puoi toccare con le mani.

Le mani rappresentano il fare, l’agire, il costruire, il realizzare. Molte persone credono che non ci sia più niente da fare, che tutto sia compromesso, “ormai!”. Ma non è vero!

Molte persone hanno delle cose che vorrebbero fare, ma dicono: “Come mi sarebbe piaciuto fare nella mia vita quella cosa lì!”. E cosa aspetti ad iniziare?

Certo, se dici: “Troppo tardi; alla mia età?; ma se non ci sono mai riuscito!”, allora è davvero la fine.

Conosco un uomo di sessant’anni che ha cominciato a suonare il piano dieci anni fa. Certo non sarà mai Ludovico Einaudi ma suona in chiesa, lo chiamano ai matrimoni e soprattutto lui si sente realizzato.

In una parrocchia un altro uomo, della stessa età, confessandosi ha detto: “Padre, io non ho mai realizzato niente di buono nella mia vita. Ho vissuto per me; ho accumulato soldi e li ho sperperati malamente. Mi rendo conto di non aver fatto nulla di buono. Non ho passioni e non so fare nulla. Non ho hobby e non ho amici. Ma vorrei dare un senso, almeno un significato alla mia vita”. Sapete cos’ha fatto? Organizza viaggi, pellegrinaggi e settimane per gli anziani. E tutti lo cercano e lo ringraziano per ciò che fa. Non è mai troppo tardi, a meno che tu non abbia deciso che lo sia!

 

Lo puoi toccare con i piedi.

I piedi feriti sono l’incapacità di stare in piedi con le proprie gambe, di camminare, di fare la propria strada, di diventare se stessi, di fare dei cammini dello spirito o dei viaggi interiori. Le frasi tipiche sono: “Se avessi tempo!… quanto tempo ci vuole?… ormai!…”.

Una donna a 40 anni, anche se sua madre non voleva!, è uscita di casa: “Ha preso la sua strada!”.

Un uomo ha iniziato a dire sua moglie: “No, basta, non è che io debba sempre e solo obbedirti”.

Una donna, poiché suo marito la insultava e la percuoteva sempre, se ne è andata via di casa.

 

Lo puoi toccare con il cuore.

Un uomo freddo come il ghiaccio… è tornato a piangere e a commuoversi: quant’è intensa la vita!

Un uomo duro e spietato… si è lasciato invadere dall’amore: quante cose si era perso!

Una donna triste… è tornata a sorridere, a meravigliarsi e a stupirsi: quant’è bella la vita.

 

44 Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi».

I discepoli avevano sempre il dubbio: “Ma dobbiamo credere a Gesù o a quello che i nostri padri ci hanno trasmesso? A quello che Mosè ci ha insegnato nella Legge? Al Dio violento e iracondo dei Salmi? Al Dio zelante e offeso dei Profeti?”. Gesù cerca di far comprendere che Mosè, Elia, i Salmi e i Profeti trovano “compimento” (pleroo) in Gesù.

Pleroo indica che Gesù ha tutto ciò che gli altri avevano in parte e che la sua qualità è superiore a quella precedente. In queste righe c’è la scelta dei discepoli che “lasciano” definitivamente ciò che avevano creduto perché “vedono, toccano, sperimentano” che chi incontra Lui incontra un’altra cosa, infinitamente migliore, superiore, nel senso di vitale e di pieno.

 

45 Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture 46 e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47 e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.

CONVERSIONE=per dire conversione si utilizzano due verbi. C’è il ritorno a Dio (l’ebraico shub), cioè al culto, alla preghiera. Ma gli evangelisti non usano mai questo termine.

Gli evangelisti usano sempre metanoia=cambiamento di mente e di mentalità, che coincide, quindi, in un cambio di comportamento.

CONVERSIONE PER IL PERDONO DEI PECCATI=Qui non si dice “la conversione dei peccati” (“ho detto le bugie; non sono andato a messa; ho fatto questo… quello…”) ma che a tutti i popoli sarà predicata una “conversione per il perdono dei peccati”. Nel testo greco non c’è la “e” ma c’è scritto “una conversione per il perdono dei peccati”. Ed è molto importante questa apparente sottigliezza.

PERDONO=afiemi=lasciare andare, condonare, liberare.

PECCATI=non indica le colpe degli uomini (bugie; violenze; non santificato le feste, ecc.) ma una direzione di vita sbagliata.

Allora: c’è un cambiamento che tu devi fare. Qual è il cambiamento che tu devi fare?

Se finora hai vissuto per te, adesso “cambia” e inizia a vivere per gli altri. Il vivo “per me” è il vivere da narcisisti, quando uno vede tutto solamente in funzione sua. Allora è come se non ci fosse un confine fra sé e il mondo e lui diventa il mondo (onnipotente).

 

Vivo per me… quando penso: “E se mi accadrà questo… e se mi accadrà quello… e se poi… non ci si può fidare di nessuno… tutti ti fregano… tutti te lo mettono là…” e ritengo di poter contare solo su di me.

Vivo per gli altri… quando mi dico: “Abbi fiducia Marco… la Vita è con te. Puoi contare anche sugli altri e su Dio… non sei solo in questo mondo”.

Vivo per me… quando dico al mio partner: “Ma tu… tu non fai mai… tu dovresti… ma perché tu non”: vedo sempre e solo quello che lui non fa per me; lo vedo solamente in riferimento a me.

Vivo per gli altri… quando inizio a chiedermi: “Che cosa posso io fare per lui? In che cosa, come, lo posso aiutare? Come posso essergli di aiuto? Come posso essergli vicino?”.

Vivo per me… quando dico a mio figlio: “Mi hai deluso… che vergogna… ti ho detto di no”, cioè quando io divento il parametro della sua vita, non consentendogli di avere i suoi parametri.

Vivo per gli altri (cioè per lui)… quando gli dico: “Io non sono d’accordo, ma questa è la tua vita… io non farei così: ma tu hai il diritto di fare le tue scelte e ti prendi le tue responsabilità”.

Vivo per me… quando dico: “No” a qualcosa di nuovo perché ho paura di rimettere in discussione regole, scelte, modi di fare o di essere.

Vivo per gli altri… quando mi dico: “Beh, ci posso provare… beh tutto ciò che è nuovo fa paura (proprio perché è nuovo): quando non sarà più nuovo non farà più paura!… se non lo faccio per la mia vita, la mia vita sarà un niente, sempre la stessa e sempre uguale: perché volere qualcosa di migliore se non si fa niente?”.

Vivo per me… quando penso, sento e credo che i miei mali siano gli unici del mondo.

Vivo per gli altri… quando inizio a coinvolgermi con i problemi, le difficoltà, i dolori e le sofferenze degli altri e questo mi aiuta a scoprire che c’è un mondo che soffre con me e più di me.

Vivo per me… quando mi sento al centro del mondo e ho pretese sugli altri: “Perché non mi telefoni… perché non mi hai invitato… perché lui sì e io no… perché preferisci lui?”.

Vivo per gli altri… quando capisco che gli altri hanno il diritto di preferire altri a me… la libertà di fare le loro scelte… di invitare chi desiderano (come naturalmente me) e non per questo mi rifiutano.

Vivo per me… quando penso solo ai miei figli… alla mia casa e alle mie cose: in realtà non amo le persone in quanto persone, ma solo perché sono “mie”. Come i generali nazisti che piangevano e si commuovevano con i loro figli e poi mandavano nelle camere a gas migliaia di altri bimbi.

Vivo per gli altri… quando sento che l’amore è per i “miei cari” ma che “tutti mi sono cari”: come posso far finta di niente se un altro bimbo soffre a scuola, anche se non è il mio? Come posso chiudere gli occhi di fronte al compagno di mio figlio che soffre?

Perché se l’amore è amore, si estende e si espande sul mondo, altrimenti è narcisismo.

 

Chi vive così per gli altri, dice Gesù, anche se non va in Chiesa, anche se non conosce Gesù, anche se non prega, sarà perdonato.

Non è tanto allora la confessione che ci dà il perdono ma il vivere per gli altri, cioè, con il cuore aperto.

Tante confessioni non producono tanto perdono ma solamente la rassicurazione per i nostri bisogni ossessivi.

E’ una pro-esistenza che ci dà il perdono: è il perdono della vita.

E questo dev’essere detto a tutti: chi ama è perdonato.

 

PREDICATI A TUTTI I POPOLI=questo dev’essere detto a tutti perché c’è un modo per arrivare a Dio anche senza conoscere Dio.

A TUTTI I POPOLI PAGANI=etnè (da cui etnico) indica tutti i popoli pagani. E’ un termine tecnico mentre laos indica il popolo ebreo. Quindi qui si dice esplicitamente che questi popoli sono pagani.

COMINCIANDO DA GERUSALEMME=è una sorpresa. Quando senti “tutti i popoli pagani” pensi a quelli ovviamente che non hanno conosciuto Gesù: la Siria, l’Egitto.

E, invece, no! Sorpresa: Gerusalemme, la Città santa, è equiparata da Gesù ad un popolo pagano.

Sono le istituzioni religiose che hanno bisogno per prime di convertirsi.

E questo vale per ogni tempo!

 

Pensiero della settimana

Il dono più bello che tu possa fare ad un’altra persona non è condividere la tua ricchezza con lui

ma fargli scoprire quella che ha dentro di sé.