Tentazioni

I Domenica del tempo di Quaresima

Domenica 18 febbraio 2018

Prima lettura: Gen 9, 8-15   Salmo: 24       Seconda lettura: 1 Pt 3, 18-22          Vangelo: Mc 1, 12-15

 

 

Con questo vangelo inizia il tempo della Quaresima. E’ il vangelo tipico che ascoltiamo sempre nella Quaresima dell’anno liturgico B. Non commentiamo i versetti 1,14-15 visto che già lo abbiamo fatto qualche domenica fa (III Ordinario).

 

Questo episodio si trova dopo il Battesimo di Gesù (Mc 1,9-11). Gesù scopre la sua missione (che è anche l’incarico che Dio gli dà), nel Battesimo si assume l’impegno di portare “il Padre e il suo regno” sulla terra e la risposta da parte di Dio è la comunicazione del suo Spirito, cioè di tutta la sua forza d’amore (Mc 1,9) per fare questo e di tutta la sua presenza e vicinanza che non verrà mai meno.

L’episodio di oggi, le Tentazioni, sono le immediate conseguenze del battesimo, cioè le conseguenze di quando un uomo accetta la sua missione, la sua vocazione, accetta di vivere il proprio destino, di seguire il proprio Sé. Quindi, chiunque voglia realizzarsi, voglia vivere “sulla propria strada”, legga e interiorizzi bene cosa accade in questo episodio e con che forze bisogna confrontarsi. “Vuoi vivere la tua vita” (nel senso pieno e più profondo)? Ecco qua! Questo devi attraversare, passare, incontrare!

Una sera dopo un applauditissimo concerto, il maestro Andrés Segovia, considerato il più grande chitarrista di tutti i tempi, fu avvicinato da un ammiratore che estasiato gli disse: “Maestro, darei la vita per suonare come lei!”. Andrés Segovia lo fissò intensamente e rispose: “E’ esattamente il prezzo che ho pagato io!”. Più una cosa è grande e più il costo è elevato.

 

Nel breve vangelo si nota che l’atteggiamento di Gesù è passivo. Vi sono tre verbi che indicano ciò.

  1. Gesù viene sospinto dallo Spirito, un po’ come se neppure Gesù volesse andare lì e Dio “lo costringesse” ad andarci: è necessario che tu vada lì. E’ Dio che vuole farci fare certe esperienze. Certe esperienze sono difficili ma necessarie perché ci fortificano.

Tra l’altro è l’unica volta che, nel vangelo di Marco, Gesù viene descritto spinto dallo Spirito. Quindi non dire: “Perché?”, ma: “Cosa devo imparare? In cosa devo modificarmi? In che modo vuole plasmarmi la vita?”.

  1. Gesù viene tentato da Satana: è necessario incontrare l’opposizione, il “mostro” dentro di noi, ciò che rifiutiamo, ciò che non vogliamo né vedere, né sentire e integrarlo. Quindi mi chiedo: “Che cosa devo affrontare che non voglio affrontare? Quali mostri devo guardare in faccia? Che nome hanno i mi miei demoni, i miei mostri interni (ed esterni)? Perché li voglio fuggire?”.
  2. Gesù è servito dagli angeli: è necessario scoprire le nostre risorse profonde, i nostri aiuti interni ed esterni, sapere su ciò che possiamo contare. Su cosa possa contare in me? Quali sono le mie risorse interiori? O sono sempre “dipendente” e bisognoso di altri?

 

1,12E, subito lo Spirito lo sospinse nel deserto

E SUBITO=subito dopo cosa? Dopo il Battesimo. Dopo cioè aver fatto l’esperienza di Dio, dell’amore, del sentirsi totalmente amato, prediletto, Gesù è mandato ad incontrare i suoi mostri interiori. Subito, quindi, indica qualcosa che accade sempre, che è inevitabile.

 

LO SPIRITO=Spirito (ruah eb. e pneuma in gr.) indica un’energia, una forza esterna dall’uomo. Quando questa forza viene da Dio si chiama “santa” e “santifica” l’uomo, cioè lo mette in sintonia con Dio e lo separa (santificare=separare) dal male. Lo Spirito Santo è la forza che mi separa dal male, dall’egoismo.

Quando questa forza non viene da Dio, ma viene da realtà che gli sono contrarie, si chiama, nei vangeli, “impura”. C’è uno spirito-forza puro e uno spirito-forza impuro.

 

LO SOSPINSE=non è Gesù che ci va, è Dio, lo Spirito che lo spinge! Gesù nel Battesimo viene riconosciuto da Dio come “il Figlio prediletto” (Mc 1,11; “Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto”). Quello stesso Spirito (Mc 1,10: “Lo Spirito discendere su di lui come una colomba”) che lo ha riconosciuto adesso gli fa questo.

Questo ci ricorda che questa tentazione è Dio stessa che te la manda. Le tentazioni non sono una situazione da evitare ma un passaggio necessario per ogni uomo. Bisogna passare per di lì perché sono un passaggio evolutivo per la nostra fede. Non sono belle, ma necessarie.

 

DESERTO=perché nel deserto? Ci sono vari motivi.

  1. Cos’era successo al popolo ebreo nel deserto? Nei 40 anni di deserto il popolo viene continuamente messo alla prova per vedere se ciò che dice: “Crediamo in Dio” è vero o no. E il popolo farà esperienza a più riprese di credere in Dio a parole ma non con i fatti. Deserto vuol dire: “Quando c’è da soffrire per ciò che credi, credi ancora?”.

Un uomo si è proposto per aiutare gli anziani del suo paese. Li portava in giro, a far la spesa, a far le visite. Un aiuto meraviglioso, simpatico e molto disponibile. Tutti i “vecchietti” lo amavano. Poi un giorno, come succede sempre, qualcuno ha diffuso la voce che si intascasse i soldi dei “vecchietti”. L’uomo fu molto ferito dal fatto e disse: “Fai il bene e poi ricevi questo. Ciao, ciao!”, e lasciò tutto. Tutto qui quello che credevi? Era così forte (!!!) il tuo credere?

  1. Il deserto è il luogo classico dove si riunivano quanti volevano impadronirsi del potere (At 21,38).

Il deserto è lo spazio dove si nascose Davide prima di impadronirsi del trono del re Saul e inaugurare così il grande regno d’Israele (1 Sm 23,24; 26,3; 1 Cr 12,9). Il deserto, quindi, è il luogo dove si conquista il potere.

Gesù sa che ha un potere enorme: ma come utilizzarlo? Cosa essere? Gesù poteva “fare strada”, avere una carriera di prestigio, raggiungere una posizione. Ma Gesù non era interessato a questo potere.

 

Vi sono due tipologie di potere.

1) Il potere posizionale è esterno a noi.

E la nostra qualifica/livello, il valore di ciò che è terreno, una carica elettiva. Poiché queste cose sono esterne a noi, ce le possono portare via. Allora noi ci sentiamo potenti perché siamo dottori, medici, avvocati, sindaci, ricchi, di successo, riconosciuti, famosi, ecc. Ci sentiamo qualcuno ma non è il vero potere. E un potere esterno a noi e quindi crea ansia: Potrei perderlo! Come faccio a mantenerlo sempre? Chi me lo può sottrarre?”. E un potere dipendente: hai sì potere, ma dipendi dallesterno. Quindi ti senti grande, potente, ma in realtà sei piccolo (non dipende da te).

Erode, Pilato, i farisei, i sommi sacerdoti, cavalcano questo potere. E quando incontrano Gesù, che mette in crisi e deride il loro falso potere, lo sentono come “il nemico” da eliminare. E così fanno.

La maggior parte si crede potente perché ha una posizione e, invece, è schiava di quella posizione!

 

2) Il potere personale, invece, è dentro di noi.

E la capacità di rimanere calmi sotto pressione, è latteggiamento positivo; è il nostro carattere, la nostra resilienza, persistenza, pazienza, intelligenza, chiamata; la forza, la personalità, il cuore, la volontà, il carisma; il potere sulle nostre emozioni ecc. Sono le capacità e le competenze che ci hanno permesso di raggiungere quella qualifica/livello. Poiché queste cose sono dentro di noi, nessuno ce le può portare via. Questo potere si trova dentro di noi, c’è dalla nascita, è di tutti, ci fa felici anche quando la vita è dura e ci fa sentire che siamo in grado di dare forma alla nostra vita.

Questo è il vero potere, perché ci si sente responsabili, che la nostra vita appartiene a noi e proprio per questo si agisce in tal senso. Quando si sente questo potere gli altri ci possono influenzare ma nessuno ci può controllare e non si ha più paura.

 

Vi sono alcuni idee che attaccano il potere personale.

  1. Mi vittimizzo: è adottare un atteggiamento come “la fortuna non era dalla mia parte” che giustifica l’incapacità di lottare per i nostri obiettivi o i nostri risultati. Poiché abbiamo subito uningiustizia allora tanto vale la pena di lottare per noi. Ma possiamo anche vivere un trattamento scorretto e riconoscerlo senza accogliere una filosofia vittimistica.
  2. Mi spetta di più: è la sensazione che (qualcosa) ci sia dovuto; è credere che meritiamo qualcosa (come speciali privilegi), che ci sia dovuto di più, senza lavorare per noi.
  3. Mi salveranno: è non responsabilizzarsi sperando che qualcun altro o qualcos’altro ci risolverà il problema.
  4. La colpa è di qualcun altro: è trasferire la responsabilità di un torto o di una colpa percepita sugli altri, così da non fare niente per noi (“la colpa è sua”), così da non guardare cosa compete a noi e alle nostre azioni (“io non ho fatto nulla”), così da renderci non responsabili.

 

Più un uomo è potente e radicato in sé e più utilizza il potere personale.

Più un uomo ha paura e non confida in sé e più utilizza il potere posizionale.

 

E tu? Cosa desideri tu?

 

  1. Gesù è il nuovo popolo, il nuovo Mosè, che va di nuovo nel deserto: per questo ci sta 40 giorni. Mc di certo non poteva dire che c’era stato 40 anni, ma è chiaro che i 40 giorni sono il parallelo con i 40 anni del popolo nel deserto. Infatti, se notate, non c’è scritto che Gesù esce dal Deserto.

Cosa vuol dire? Che è rimasto lì, che tutta la sua vita sarà così, uno stare con “angeli e fiere”. Il popolo ne uscì sconfitto molte volte (vitello d’oro, ecc), Gesù ne uscirà vincente.

Questo episodio viene messo in tutti i vangeli all’inizio dell’attività pubblica di Gesù, non tanto perché si riferisce ad un determinato periodo storico (40 giorni), ma perché riguarda tutta la vita di Gesù. Non è che finiti i 40 giorni il diavolo se ne sia andato: c’è stato sempre dall’inizio alla fine. Gesù ha sempre avuto, cioè, la possibilità di fare delle altre scelte.

Cosa vuol dire tutto questo? Che ogni giorno dovremo fare i conti con qualche demonio, con qualche “bestia” da ammansire, con qualche mostro con cui confrontarci.

 

13e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana.

QUARANTA=i numeri nella Bibbia hanno sempre un sempre profondo (sono simbolici).

Anche noi d’altronde diciamo: “Mangiamo due spaghetti?”, “facciamo quattro passi?”, “s’è rotto in mille pezzi”, “c’erano quattro gatti”. Così, ad esempio, nella Bibbia il numero 3 ha valore di completezza: per cui che Gesù sia risorto dopo tre giorni significa completamente. Gesù è completamente, del tutto, ritornato a vivere. Così Pietro rinnega Gesù 3 volte: lo rinnega cioè del tutto.

Quaranta indica una generazione. Quaranta non è la determinazione di quanti giorni Gesù è stato nel deserto ma indica che “per una generazione”, cioè che per tutta la vita Gesù è stato spinto da questo impulso di liberazione da tutti i demoni (fuori e dentro) degli uomini che lo porta nel deserto.

Quaranta indica il compimento di un ciclo, di un passaggio, che è avvenuto fino alla fine, è il tempo necessario (che sia 3 giorni o 50 anni) per compiere un passaggio.

 

TENTATO=peirazo. Il verbo tentare nei vangeli lo troviamo sempre attribuito ai farisei, alle persone pie, quelle più religiose, che Mc li denuncia come strumenti del satana (Mc 8,11; 10,2; 12,15).

Qual è la grande tentazione di Gesù? Cioè, che cosa poteva diventare, fare, essere, un uomo come lui, con le sue capacità, con le sue doti, con il suo carisma? Gesù patisce, sente, viene a confronto, con la tentazione fortissima di essere un Messia figlio di Davide (Mc 12,35-37) e come il re Davide adoperi la sua forza e il suo potere per inaugurare il regno di Dio (1,24.34.37; 3,11; 8,11.33; 10,3; 15,29-32). Gesù deve fare i conti con la possibilità del potere posizionale.

 

La parola tentazione (peirasmos) vuol dire “mettere alla prova, verificare, fare un test”. La tentazione fa verità su chi sei tu e cos’hai veramente dentro; ti dice, insomma, chi sei per davvero. In Dt 8,2 Dio dice a Mosè: “Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto… per metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi”.

Avete presente a scuola? Che ne so, biologia o chimica o fisica: si studia e poi si fa una verifica per vedere se si è acquisito, se si sa, se si è appreso ciò che si è studiato. La stessa cosa. La tentazione non è Dio che vuol “farti sbagliare”. No, ti mostra ciò che tu hai nel cuore.

Tutti i grandi profeti e i grandi personaggi sono stati tentati: non è un’istigazione a fare del male, ma una luce sulla propria identità e su quanto profonde sono le tue radici.

In passato si diceva: “Bisogna evitare le tentazioni”. E così la gente si sentiva in colpa se pensava ad un’altra donna, se faceva qualche pensiero perverso o di odio o di rabbia. “Non si devono fare”, si diceva, “e guai a chi li fa!”. Ma in realtà la tentazione non si può evitare. La tentazione dice: “Guarda quanto sono profonde le tue radici. Guarda su cosa puoi contare. Guarda bene e osserva se quello che credi di te è vero”.

 

DA SATANA=Satana, in questo vangelo, è immagine del potere. Il Satana è il potere che domina gli uomini. E in Mc Satana sarà Pietro perché Pietro vuole impedire la salita di Gesù a Gerusalemme, dove sarà sconfitto. Perché? Perché Pietro vuole seguire un Gesù trionfatore.

Marco è l’unico evangelista a non adoperare mai il termine greco diavolo ma sempre la designazione ebraica satana che in tutto il vangelo appare solo 5 volte (1,13; 3,23;.26; 4,15; 8,33). A differenza di Matteo e Luca, Marco non riferisce la vittoria di Gesù sul satana (Mt 4,10-11; Lc 4,12-13) ma sottolinea la continuità della tentazione.

La vittoria di Gesù verrà fatta conoscere solo lungo il vangelo (Mc 8,33) quando ad esempio dirà a Pietro (ecco chi è Satana: chi, come Pietro ti distoglie da ciò che veramente sei tu, dalla tua missione, dal tuo Sé): “Lungi da me satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”.

Satana non apparirà più nel vangelo come “creatura distinta, a sé”, ma sempre come “qualcuno” che tenta di distoglierlo dal proposito espresso nel battesimo di fedeltà al progetto di Dio (Pietro 8,11.32; farisei Mc 12,15).

 

La parola satana all’inizio, nell’A.T., significava semplicemente “un grave pericolo”. Nella Genesi si dice che Giacobbe “fu attaccato dal satana di Giuseppe” (Gen 37, 32-34). Poi ha iniziato a prendere dei nomi Sammael (che era l’odiata Roma), Mastema, Beliar (2 Cor 6,15) Semeyaza, Satanael. Un po’ come dire che i nostri mostri prendono tanti nomi: paura dell’abbandono, rifiuto, odio, rancore per gli altri, depressione, superficialità, possessività, mancanza di empatia, ecc.

Satana è uno dei nomi del diavolo, cioè di colui che si oppone a Dio, alla Vita, e ha tanti altri nomi nel N.T. come: “Nemico, Accusatore, Tentatore, Principe di questo mondo, Principe del potere dell’aria”.

Poi nei secoli il diavolo è diventato una persona fisica che ci fa paura, che ci terrorizza, ma i vangeli e la Bibbia non conoscono questa figura cosi.

Satana, che è uno dei nomi del diavolo, è semplicemente tutto ciò che è pericoloso.

 

Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.

E STAVA CON LE BESTIE (FIERE)=1. Cos’era successo all’inizio della storia? Era successo che, di per sé, Adamo avrebbe dovuto comandare sulle bestie (quindi non in senso di dominio ma di saper “gestire le proprie bestie interiori”; Gen 1,20: l’uomo impone il nome a tutte le bestie, cioè, le comanda, le domina). Invece, il signor Adamo si fece comandare dalle bestie (Gen 3,1: “Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche”), dal serpente.

Gesù, allora, è il Nuovo Adamo, l’uomo che “sta” con le bestie senza soccombere. Le forze “bestiali, demoniache” sono sottomesse all’uomo (Os 2,16-20)

  1. Le bestie selvatiche in Daniele sono immagine del potere, delle forze aggressive dell’uomo. Da una parte ci sono le bestie che lo tentano: è la possibilità che Gesù ha avuto per tutta la vita di fare diversamente da quello che ha fatto, di mettere le sue conoscenze, la sua potenza, a servizio di sé stesso o del potere, dall’altra sta, affronta, “le bestie” cioè con quelli che esercitano la violenza. Sì, Gesù, avrebbe potuto coalizzarsi con i farisei, con gli scribi, con i potenti ed esercitare insieme a loro la sua potenza aggressiva ed oppressiva.

 

E GLI ANGELI LO SERVIVANO=gli angeli sono le creature che lavorano per Dio. Un angelo (anghelos) che lavora per Gesù è Giovanni Battista (Mc 1,2: “Ecco io mando il mio angelo (=messaggero) davanti a te).

Da qui in poi questi angeli non compariranno più come “creature singole” ma saranno nascosti nelle persone (S. Paolo nella lettera agli Ebrei dice: “Alcuni hanno accolto degli angeli senza saperlo”).

E’ la possibilità di ogni uomo: ogni giorno, di tutta la vita, dovrai alzarti e scegliere se stare con le bestie o con gli angeli. Si chiama libertà.

 

A proposito di angeli!

Un giorno, un ragazzo povero, Atwood Howard Kelly, che vendeva merci di porta in porta per pagarsi gli studi universitari, si ritrovò con soli dieci centesimi in tasca… e aveva molta fame! Decise quindi che alla prossima famiglia visitata, avrebbe chiesto del cibo. Ma gli aprì la porta una affascinante signora che lo turbò a tal punto che, confuso, non seppe chiedere altro che un bicchiere di acqua, anziché del cibo.

La donna si accorse che il ragazzo era affamato, ed invece di acqua, gli portò un grosso bicchiere di latte. Il ragazzo lo bevve lentamente, e poi chiese alla signora: “Quanto le devo?”. “Non mi devi niente – rispose – mia madre mi ha insegnato a non pretendere nulla per quello che si dona per amore, ai fratelli”. “Allora, la ringrazio di cuore…!”. Quando Howard Kelly uscì da quella casa, non solo si sentì più forte fisicamente, ma sentì anche che era cresciuta in lui la fiducia negli uomini e la fede in Dio.

Molti anni dopo, quella donna si ammalò gravemente. I dottori locali erano confusi sul suo caso e non sapevano trovare rimedio alla sua malattia. Decisero di inviarla nell’ospedale della capitale e chiamarono il famoso Dottor Howard Atwood Kelly per un consulto urgente. Quando questi sentì il nome del paese da cui proveniva la paziente, una strana luce riempì i suoi occhi. Salì immediatamente nella stanza della paziente, e riconobbe l’anziana signora. Il suo cuore sussultò di commozione. Era deciso a fare qualsiasi cosa pur di salvarle la vita. Da quel momento tutte le sue premure erano per l’ammalata, e le sue giornate erano tutte per trovare rimedio a quella terribile malattia che stava per uccidere la signora. Dopo una lunga lotta, la paziente, vinse la battaglia! Era completamente guarita!

Quando la paziente fu definitivamente fuori pericolo e guarita completamente, il Dottor Kelly chiese all’ufficio amministrativo dell’ospedale che inviasse la fattura totale delle spese a lui, per il visto. Quando l’ebbe in mano, la firmò approvandola, e scrisse, in calce alla stessa, una annotazione. La fece così recapitare nella stanza della paziente: “Pagata completamente molti anni fa… con un bicchiere di latte”! Dottor Howard Kelly.

 

Cosa dice a me questo vangelo? 1. Per ogni nascita c’è sempre un parto, una prova, una porta da superare.

La parola Satana in ebraico satan è sc-tet-nun. Ed è una parola molto indicativa. Infatti: lo sin indica una immensa riserva d’acqua pronta per esplodere. La tet è sia uno scudo, una barriera, che un serpente (=una prova, un ostacolo). Il nun finale indica la potenza compiuta, realizzata, la pienezza dopo un’apparente iniziale distruzione. Satana indica, quindi, una prova, un’immensa ricchezza che deve superare uno scudo (ecco il serpente che blocca, che de-via, che s-via) per poter realizzare il suo potenziale.

Per Gesù è chiaro: al Battesimo aveva avuto la rivelazione sul suo essere (“Tu sei il Figlio mio prediletto” Mt 3,17); il satana (la prova) lo mette in dubbio (ma credi proprio di essere suo Figlio?); il deserto e il confronto con satana gli permetterà di fare un salto: dal deserto in poi Gesù non avrà più dubbi e si muoverà pienamente consapevole della propria identità (Figlio di Dio) e del proprio potere.

Per gli ebrei fu la stessa cosa. Il passaggio era: “Dio è con voi, non temete, Lui vi accompagna”. Ma il popolo non riusciva a compiere il passaggio e sempre metteva in dubbio la cosa: “Ma se è con noi, perché ci succede questo?”. Una volta era la fame, una volta la sete, una volta i nemici, una volta gli animali, ecc. Non riuscivano cioè a fidarsi di Lui; non riuscivano a fare il salto della fiducia. E ci volle 40 anni perché accadesse.

La tentazione quindi è una prova: un passaggio, ciò che tu devi fare per compiere un salto.

 

Una insegnante non sopporta un ragazzo di seconda elementare, che a sua volta la provoca sempre. Come lui si avvicina (e lo fa spesso!) lei fisicamente si allontana. La tentazione dice: “E’ lui che è una peste”. Eppure questo è un passaggio, una prova. Un giorno decide di abbracciarlo: i primi istanti sono imbarazzanti, ma poi lui si scioglie e lei pure. Da quel giorno non è più passato un giorno in cui non l’abbia abbracciato: il ragazzetto si è tranquillizzato e lei ha imparato una cosa che non sapeva proprio fare (abbracciare).

Oscar Wilde per il fatto di essere omosessuale fu processato e condannato. All’inizio maledisse il carcere ma poi, scrisse lui stesso, “imparai il vero amore. E da allora io non fui più io”. Ecco la prova: un passaggio difficile, doloroso, che se compiuto, fa sprigionare una forza enorme.

Nelson Mandela in carcere ci stette ben 27 anni: una persona normale sarebbe potuta uscire solo piena di rabbia e rancore. Ma quella fu per lui una prova: tutto il suo odio divenne saggezza e compassione. La sua riserva d’amore, attraverso quella prova, esplose.

Ludwing Van Beethoven a 46 anni piomba nella sordità totale. E’ preso dalla massima disperazione. Ma trova la forza di andare avanti; taglia le gambe del pianoforte e ascolta le vibrazioni nel pavimento. Compone, in due anni, la Messa Solenne. Alla fine dello spartito scrive: “Dio è una fortezza incrollabile”. E’ questa prova che gli permette di scoprire la forza incredibile di Dio. Senza questo passaggio, senza questa tentazione, non vi sarebbe mai pervenuto.

 

Allora mi fermo e sosto su quella che è la questione, il problema, la difficoltà maggiore in questo momento della mia vita e mi chiedo: “Questa situazione, che passaggio mi vuole far fare? Che cosa vuole far nascere di me? Qual è il parto che mi costringe (mi invita) a compiere?”.

 

Un giorno un cavalluccio marino incontrò un’ostrica: “Ciao, come stai?!”. L’ostrica era sempre chiusa e non si apriva mai con nessuno. “Perché non parli, non vuoi fare amicizia con me?”. “Io sono timida e sono anche molto dura: io non ho e non posso avere amici”.

“Ma dai, disse il cavalluccio, rilassati un po’: senti inizio io e ti parlo un po’ di me”. E il cavalluccio iniziò a parlare di sé; ogni tanto anche l’ostrica diceva qualcosa di sé. I due parlarono ore ed ore e più il tempo passava e più l’ostrica si sentiva bene e a suo agio, e più parlava.

Ad un certo punto l’ostrica era un fiume in piena, tutta aperta, quando il cavalluccio le disse: “Guarda cos’hai dentro di te!”. “Ma è una perla”, disse l’ostrica. “Sì, tu sei una perla: ti sei aperta ed è uscita la tua bellezza. Non ne valeva la pena!?”.

 

 

  1. Satana è tutto ciò che è pericoloso per la tua vita, libertà, per la tua fede. Devi andare lì e confrontarti con satana, con tutto ciò, cioè, che è un pericolo per te. Perché gli uomini pensano alla vita fuori ma non pensano mai alla vitalità e alla vita dentro.

Dio se vuole qualcosa vuole che affrontiamo i nostri demoni e non che sfuggiamo a loro. Lo Spirito spinge e costringe Gesù e noi nel deserto, per confrontarci faccia a faccia con i nostri demoni.

 

C’è un uomo che dice: “Il diavolo mi tenta di notte e non mi fa mai dormire. Non riesco a dormire nel mio letto; posso dormire solo in divano in salotto”. E’ davvero così? Ma non è il diavolo: è che lui, da bambino, ha visto morire suo padre nel letto. Pensava che dormisse ed è andato a svegliarlo e invece era freddo. E quella morte è stata la rovina della sua famiglia. Non è il diavolo, è quello shock che non ha ancora superato, il pianto che non ha ancora espresso, il dolore rimastogli dentro e il lutto non fatto.

Un altro uomo dice: “Il diavolo mi tenta con tutte le fantasie sessuali possibili”. Ma non è il diavolo, è che lui ha represso tutto ciò che ha a che fare con sessualità, corpo, contatto. Allora questa dimensione si ribella e lo tormenta perché vuole la sua attenzione. Ma lui teme di affrontarla.

Nessun diavolo, solo ciò che hai represso. Dio stesso ti invita: “Accogli la tua umanità e non reprimerla”.

 

 

  1. Il silenzio e la verità del deserto. Il deserto è duro, difficile, impegnativo per questo: ti mette di fronte a quello che sei davvero. Gesù conosce il pericolo: seguire quello che tutti aspettano o seguire ciò che è riposto nel suo cuore?

Nel deserto non c’è niente e nessuno, allora emergono le grandi domande: “Cosa voglio dalla mia vita? Cosa sono disposto a rischiare? A che livello voglio vivere? Quali sono le paure che mi frenano? Quali sono le bugie che mi racconto? Mi va di ascoltare le voci che ho dentro?”. Perché si può sfuggire a tutti ma non a se stessi. Perché la si può raccontare a tutti ma non a se stessi.

Un uomo affermato di cinquant’anni ha deciso di partire volontario per l’Africa. Vuole andare ad aiutare quei bimbi. C’è già stato sei mesi anni fa e adesso lo vuole fare per sempre. I suoi amici gli dicono: “Ma hai tutto qui, perché vuoi andare a faticare e a soffrire là?”. I suoi genitori anziani: “E non pensi a noi?”. Gli operai della sua azienda: “Ci lasci soli qui”. Si è preso del tempo di deserto e adesso ha deciso: “Non ascolterò nessuno se non che me (se non che Lui). Io parto”.

Il deserto è il tempo dove si cerca la profondità di sé, l’essenza di sé.

 

Cosa succede se non c’è più radio, né tv? Cosa succede quando devi fare silenzio e stare con te? Ma cosa succede se digiuniamo da tutto questo? Cosa succede se non possiamo fare più niente di tutto questo? Cosa succede se tutto quello che facevi prima adesso non lo puoi più fare? Sai che succede? Succede che tutto quello che tenti (tentazione!) di coprire adesso esce.

Quando digiuni, quando cioè non puoi più nasconderti, quando cioè non c’è più una via di fuga, allora sei di fronte alla tua verità. E potrebbe non piacerti. Potresti rifiutare di vederti così. Quando digiuni da tutto questo ti metti di fronte a te stesso nella tua nudità. Allora tutti i mostri che hai dentro vengono fuori e sembrano sbranarti. Per questo faremo di tutto pur di non far silenzio, pur di non fermarci, pur di non guardarci allo specchio, pur di evitare che qualcuno ci metta di fronte alla verità.

La gente preferisce fare, magari fare “cose buone”, magari aiutare qualcuno, ma stare di fronte a se stessi per quello che si è, questo all’inizio è veramente terribile. Ma, dice il vangelo, è lo Spirito che conduce Gesù, anzi lo caccia nel deserto. Devi andare là; devi andare nel deserto per confrontarti con tutte le tue voci interiori. E’ Dio che lo vuole. Perché se non affronti i tuoi demoni interni ne sarai sempre in balia. E’ questione di libertà.

 

Pensiero della settimana

Il potere personale è la capacità di agire.

Il potere in questo mondo è una costante.

O voi realizzate le vostre idee o qualcun altro lo farà al vostro posto.

Fate quel che volete fare, oppure dovrete adeguarvi ai programmi che altri elaborano per voi.