Il tempio di Dio

III domenica del tempo di Quaresima

7 marzo 2021

 

  • Prima lettura: Es 20, 1-17
  • Salmo: 18
  • Seconda lettura: 1 Cor 1, 22-25
  • Vangelo: Gv 2, 13-25

 

Mentre i profeti, denunciando un culto ipocrita, auspicavano una purificazione del tempio di Gerusalemme, Gesù va al di là. Gesù non è venuto per purificare ma per eliminare. Gesù abolisce il tempio di Gerusalemme, cioè, abolisce un modo di credere. Se la religione fa morire, rende l’uomo schiavo, dipendente, bambino, Gesù la elimina.

2,13 Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.

  • LA PASQUA DEI GIUDEI=perché la Pasqua dei Giudei e non la Pasqua del Signore? Nell’A.T., infatti, si dice sempre la Pasqua del Signore, che ricordava la liberazione dalla schiavitù egiziana. La denominazione tecnica di Pasqua era la “Pasqua del Signore”.

Perché allora la Pasqua dei Giudei? Perché la Pasqua non è più erede di quella costituita nell'Esodo (Pasqua del Signore), in quanto è divenuta una festa propria del regime giudaico.

  • GIUDEI=il termine “giudei” in Gv non indica mai il popolo giudaico, ebraico, ma i Capi, le autorità religiose. I giudei in questo vangelo indicano i capi del popolo, non la popolazione stessa. Quindi “dei giudei” non vuol dire “del popolo ebraico”, ma “dei capi, delle autorità, deii capi religiosi”.

Quindi sono i capi che fanno la festa di Pasqua mentre il popolo in nome di questa festa veniva sfruttato.

In che senso il popolo veniva sfruttato? (Perché è la Pasqua dei Giudei?)

Infatti ogni maschio adulto dal tredicesimo anno di età era obbligato a salire al tempio di Gerusalemme e ad offrire un agnello per la Pasqua. Le feste religiose, quindi, erano un’occasione di grande guadagno per la casta sacerdotale (soprattutto per la casta del sommo sacerdote).

Ma non è questa la verità! La verità, infatti, è che gli agnelli non vengono offerti al Signore, gli agnelli vanno a ingrassare le pance dei sommi sacerdoti.

Anche perché mica si poteva offrire un agnello qualunque. Uno pensa: “Beh ne uno di vecchio, lo offro al tempio”. No! L’agnello doveva essere perfetto, senza alcun difetto, quindi venivano offerti i migliori. E poi: se io parto da Nazaret mica posso portarmi dietro un agnello per centinaia di chilometri. Per cui lo dovevo comprare lì. Sulle pendici del Monte degli Ulivi c’era un recinto dove dovevano essere acquistati gli animali per essere offerti al tempio. E sapete chi era il proprietario di questo recinto di animali? Era Ananìa, cioè il sommo sacerdote.

Come funzionava? Si prendeva l’agnello al tempio e lo si offriva al tempio, attraverso il sacerdote al Signore. L’agnello veniva macellato, le pelli, che erano molto costose e ricercate, prese (vi erano lotte mortali tra i sacerdoti per spartirsi le pelli), un po’ di carne serviva per i sacerdoti e i funzionari del tempio (sacerdoti, leviti, 200 poliziotti sempre in servizio) e il resto rivenduta alle macellerie di Gerusalemme. Dobbiamo tener presente che in certi giorni si arrivava a sacrificare qualcosa come 18.000 animali!

Per cui accadeva che io il pellegrino, non solo portavo la mia carne al tempio ma poi per doverla mangiare dovevo anche pagarmela. Quindi in nome di Dio vi era un bello sfruttamento, molto costoso e remunerativo. Quindi la festa religiosa si era trasformata per le autorità religiose in una occasione di guadagno. Ecco perché è la festa dei Giudei e non la Pasqua del Signore, la festa del popolo.

  • GESÙ SALÌ A GERUSALEMME=e anche Gesù, che il Battista ha già presentato come il vero Agnello di Dio (Gv 1,35) poiché obbligato, sale al tempio di Gerusalemme per offrire il suo agnello al Signore. Infatti, ogni maschio adulto, al compimento del 12°-13° anno, era obbligato a salire al tempio di Gerusalemme e offrire un agnello per la Pasqua.

Il tempio non era sinonimo della nostra chiesa. Il tempio era il luogo più santo della terra:   non esisteva al mondo un luogo più sacro del tempio di Gerusalemme. Quindi potevano esistere tanti templi ma un unico Tempio, perché solamente nel tempio Dio si manifestava. Ecco tutte le liturgie che c’erano, l’incenso, i paramenti… e la bellezza.

Quindi quando Gesù va al tempio, che cosa si aspetta di trovare? Adorazione, preghiera, liturgie di invocazione a Dio… e invece cosa vi trova? Vi trova i venditori di buoi, di pecore, di colombe e i cambiavalute. I più ricchi offrivano buoi; quelli né ricchi né poveri pecore; i poveri, colombe.

14 Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.

  • buoi, pecore e colombe= L’evangelista comincia dagli animali di stazza più grande, i buoi, poi le pecore poi le colombe.
  • LÀ SEDUTI, I CAMBIAMONETE…=lett. “installati”. Ecco il Dio del tempio, il denaro. Tutto verte sulla convenienza, sull’interesse. E questo a favore della casta sacerdotale al potere che gestiva il tempio.

Cos’avevano astutamente fatto i sommi sacerdoti, d’accordo con gli scribi (i teologi del tempo)? Perché vi fosse sempre un introito di denaro continuo avevano istituito, oltre alle feste tradizionali – e si doveva andare a Gerusalemme -, tutta una serie di offerte (alimentari o di animali) da fare per ogni colpa.

Avevi fatto peccato? Facevi la tua offerta ed estinguevi il tuo peccato.

L’avevi combinata grossa? Dovevi impetrare aiuto? Dovevi guarire da una malattia? Un’offerta e ottenevi il benestare di Dio.

La Legge era impossibile da osservare ed essendo impossibile da osservare per cui eri sempre peccatore; per quanto tu ti comportassi bene, eri sempre in peccato di fronte a Dio e per cancellare il tuo peccato dovevi fare offerte a Dio, che tradotto era al Tempio. 

Pensate che c’era un medico in servizio 24 ore su 24 nel tempio che doveva curare il mal di pancia dei sacerdoti da quanto questi si ingozzavano di carne! Quindi da una parte i sacerdoti predicavano contro il peccato, ma più la gente peccava più loro ci guadagnavano.

Ma ciò che era più grave era che davano un’immagine di Dio falsata: perché un Dio che si “offende” per ogni cosa, anche per la più piccola fesseria, come puoi sentirlo amico? Come puoi sentire l’amore di un Dio che ti fa sempre sentire in colpa per tutto?

C’è anche un’altra cosa che dobbiamo considerare. Se io ero ricco, dov’è che avrei potuto portare il mio denaro o il mio oro o le mie pietre preziose? Qual era il posto più sicuro? Il tempio!

  1. Vi erano ben 200 poliziotti sempre in servizio. 2. Chi avrebbe mai avrebbe osato andare a rubare a Dio?

Per cui il tempio era diventato la più grande banca del Medio Oriente. Il vero Dio adorato nel tempio non era Jahwè, il Dio di Israele, ma era Mammona, il dio del profitto.

15 Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi,

  • SI FECE UNA FRUSTA DI CORDICELLE=lett. “flagello”. Cosa vuol dire quest’espressione? Il Messia era rappresentato con un flagello in mano per castigare i peccatori. Gesù fa proprio così: ma non castiga i peccatori, gli esclusi dal tempio ma castiga e caccia i dirigenti e le autorità del tempio.
  • E SCACCIÒ TUTTI FUORI DEL TEMPIO=Gesù caccia tutti, quelli che vendono e quelli che comprano. Perché? Perché è venuto a presentare un rapporto con Dio completamente nuovo, sconosciuto nella storia delle religioni. E qual era? Dio non ha bisogno di offerte.

Nell’A.T si diceva: “Nessuno osi presentarsi al mio santuario a mani vuote” (Es 34,20). Allora la gente va da Dio e fa la sua offerta, ma Dio non vuole offerte. Ma con Gesù è finito il tempo di fare offerte a Dio perché è Lui che si offre a te. Non è più l’uomo che si toglie il pane per offrirlo a Dio ma Dio che si fa pane per nutrire l’uomo. Quelli che offrono, che danno il meglio a qualcun altro, sono i servi ma con Gesù Dio non vuole più essere servito; anzi sarà Lui stesso a servire l’uomo. Non è più l’uomo che deve togliersi il pane per offrirlo alla divinità ma è Dio che si fa pane per offrirsi all’uomo.

Quand’ero piccolo dovevo fare i fioretti perché così Gesù era contento: ma io quel Gesù non lo amavo affatto perché mi impediva di guardare la tv, di giocare a calcio con i miei amici, mi toglieva il gelato, ecc. Saranno stati anche fioretti, ma a me stava antipatico un Dio così. Sembrava che ce l’avesse con me: tutto ciò che era bello, non si poteva fare!

Cosa era accaduto lungo tutto l’A.T.? Poiché i sacerdoti del tempio erano ostili a Dio, Dio aveva cercato di comunicare con il popolo attraverso i profeti, che furono proprio per questo sempre perseguitati. Tutto il libro del profeta Osea è una denuncia di Dio contro le offerte e i sacrifici: “Che mi importa dei sacrifici, olocausti, incenso, liturgie, Dio non le sopporta (se non le sopporta Dio figuriamoci il popolo!); Dio non vuole e non ha chiesto tutto questo.

Os 6,6 dice: “Voglio l’amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio e non gli olocausti”. E molte volte nel suo vangelo Gesù citerà proprio questa frase: “Misericordia io voglio e non sacrificio” (Mt 9,13; 12,7).

Gesù si situa lungo la tradizione dei profeti dell’A.T.: “Misericordia io voglio, non sacrificio, offerte”. Ma misericordia non è verso Dio ma verso il prossimo.

Solo che c’è una differenza fra Gesù e i profeti: i profeti speravano nella purificazione del tempio, che potesse tornare cioè alla sua essenza: “Il tempio è corrotto, purifichiamolo”. Gesù, invece, elimina il tempio: “Prima Dio lo si incontrava nel tempio, adesso, in me”.

Gesù è il santuario, il tempio, di Dio.

In Gv 4 c’è il dialogo fra Gesù e la samaritana. La samaritana: “Dio va adorato sul Garizim o al tempio di Gerusalemme?”. E Gesù: “Né qui né lì:

  “E’ giunto un momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità””.

Nessuna purificazione: questa è la distruzione del tempio.

A volte questo vangelo viene chiamato come la purificazione del tempio” o “la cacciata dei venditori dal tempio”. Ma qui si dice una cosa diversa:

Gesù non purifica niente e non caccia qualcuno. Gesù non purifica il tempio, lo elimina; Gesù non caccia qualcuno ma tutti, quelli che vendono e quelli che comprano.

Dio distrugge il tempio perché presenta un Dio nuovo, sconosciuto alle religioni. Dio non ha bisogno di offerte né di sacrifici per lui.

  • CON LE PECORE=per prima cosa scaccia via le pecore (Gv 2,15). Nel capitolo 10 di Gv, Gesù si presenta come il buon pastore che si offre e offre la vita per le pecore (Gv 10,11-18) ma soprattutto che le porta fuori. Infatti in Gv 10,4 si dice che il Pastore conduce fuori le sue pecore: sì ma fuori da cosa? Troppo banale pensar al recinto fisico delle pecore. Qui si capisce!: dal recinto del Tempio!

Le pecore rappresentano il popolo: Dio, Gesù, sono i veri pastori e non i sacerdoti. Allora cosa fa qui Gesù? Scaccia via le pecore (cioè il popolo) dal sacrificio del Tempio, di un Dio vampiro, sanguisuga, tutto senso di colpe, penitenze e sacrifici.

16 e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».

  • E AI VENDITORI DI COLOMBE DISSE=Gesù se la prende in particolare con i venditori di colombe: “Portate via queste cose e non fate della casa del padre mio un luogo di mercato” (Gv 2,16). Perché l’unico rimprovero è per i venditori di colombe? In fin dei conti avrebbe dovuto prendersela di più con i venditori di mucche, se non altro per lo sporco che facevano! Per due motivi:
  1. La colomba, da sempre, era immagine dell’azione creatrice di Dio, del suo Spirito e del suo amore. L’amore di Dio è gratuito. Ma se l’amore viene comprato ha nome soltanto una parola: prostituzione. La casta sacerdotale ha prostituito l’amore di Dio per i propri vantaggi.
  2. Le colombe era l’offerta dei più poveri per il perdono delle loro colpe. Gesù non accetta che proprio i più poveri e bisognosi debbano svenarsi per conquistare ciò che è già loro.
  • PORTATE VIA DI QUI QUESTE COSE E NON FATE…=
  1. Il tempio è diventata la casa di Dio-Paura, e non più di un Padre-Amore.
  2. Mentre Dio ha bisogno di fedeli, il Padre ha bisogno di figli.
  3. Mentre un Dio esige offerte, il Padre è colui che offre la sua vita per i suoi figli.

Mercato e casa del Padre sono incompatibili. Là dove c'è interesse, là dove c'è la convenienza non c'è il Padre, ma altre realtà.

17 I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà.

Poi ci sono le reazioni di quelli che non hanno compreso.

  • I SUOI DISCEPOLI SI RICORDARONO…=1. I discepoli non capiscono. Loro s’aspettano un riformatore e infatti citano il Salmo 69,10:      “Lo zelo per la tua casa mi divora”. Dal termine zelo sono nati gli zeloti, un movimento che voleva imporre con la violenza la legge di Dio.

I discepoli travisano Gesù e non vedono un’azione di eliminazione del tempio ma un’azione di purificazione, come già aveva fatto il profeta Elia. Elia aveva detto: “Sono pieno di zelo per il Signore” (1 Re 19,10). E cos’aveva fatto questo profeta?

C’era una divinità pagana, che si chiamava Baal e che aveva i suoi sacerdoti. Elia non li sopportava e li sfida. Fa una prova per vedere qual è il vero Dio. Fanno una catasta di legna, ci mettono le offerte e dice: “Dove scende il fuoco dal cielo, quello è il Dio vero”. Vince lui. Non poteva bastare? No. Perché in nome di questo zelo ne scannò personalmente 450!

Saulo, un altro pieno di zelo, perseguitava i cristiani. Attenti a quelli pieni di zelo! Chiamano “zelo divino” la loro aggressività e il loro risentimento interno.

18 Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?».

  • I GIUDEI=2. Ma neppure i Giudei capiscono: “In nome di cosa fai questo? Quale segno ci dai?” (Gv 2,18).

Gesù: “Questo tempio che voi distruggerete io lo costruirò in 3 giorni” (Gv 2,19).      Naturalmente loro banalmente pensano alla costruzione di pietre: “Ma se è stato costruito in 46 anni!”. Mentre per i Giudei il culto a Dio è solo esteriore (le pietre del tempio) per Gesù il culto a Dio è interno:Dio non vuole cose da te, vuole solo te.

19 Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».

  • DISTRUGGETE QUESTO TEMPIO=Gv però non dice tempio ma santuario (naon). Il tempio indicava tutta la vastità degli edifici del luogo santo, ma Gv qui adopera il termine “santuario” che era l’edificio più importante, il più sacro, quello in cui si riteneva ci fosse la presenza del Signore. Perché questo? Chi è adesso il vero, ultimo e nuovo santuario? Gesù! Lui è il vero tempio, la vera chiesa. Lui, adesso, è il santuario.

Nel prologo l’evangelista aveva scritto che il Verbo, la parola di Dio, il progetto di Dio si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

Con Gesù Dio non è più presente in un edificio, ma Dio è presente in una persona e in quanti la accolgono.

Mentre nell'antico santuario le persone si dovevano recare e non tutti potevano avervi accesso perché dovevano avere determinati requisiti, il nuovo santuario è quello che va incontro proprio a tutti, agli esclusi dalla religione, agli emarginati.

  • E IN TRE GIORNI LO FARÒ RISORGERE=è chiaro che non si parla di un potere di Gesù da rifare il tempio in tre giorni: i tre giorni della resurrezione sono la sua morte e resurrezione. Gesù stesso, quindi, si definisce il Nuovo Tempio. Qui Gesù è il nuovo santuario dal quale si irradia, si manifesta l’amore di Dio. La morte per Gesù sarà la massima manifestazione della gloria di Dio, dell’amore di Dio per l’umanità.

20 Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?».

  • QUESTO TEMPIO È STATO COSTRUITO IN QUARANTASEI ANNI…=i Giudei, limitati di pensiero, con un pensiero solo materiale, di cose, di soldi, non riescono ad elevarsi e capire che Gesù parla di un altro tempio.

21 Ma egli parlava del tempio del suo corpo.

  • MA EGLI PARLAVA DEL TEMPIO DEL SUO CORPO=in una mentalità dove il corpo veniva visto come la prigione dell’anima, Gv ribalta tutto questo. Il corpo non è la prigione dell’anima ma il santuario dove si irradia e si manifesta l’amore di Dio. San Paolo poi dirà chiaramente: “Non sapete che siete santuario di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?” (1 Cor 3,16).

Queste parole di Gv propongono una teologia rivoluzionaria.

  1. Dov’è Dio? Qui (dentro di me)!
  2. Cos’è la preghiera? Mettersi in connessione con sé!
  3. Come si ama Dio? Amando sé e amando ogni creatura (visto che tutte sono suo santuario).
  4. Cosa bisogna fare per raggiungere Dio? Niente, basta accoglierlo, visto che Lui già c’è!

22 Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

  • QUANDO POI FU RISUSCITATO DAI MORTI, I SUOI DISCEPOLI SI RICORDARONO…=i discepoli collegano solo dopo la morte-resurrezione ciò che Gesù ha detto/fatto; solo allora capiranno veramente le sue parole. E’ l’esperienza che insegna: quando vedono ciò che Gesù ha fatto e vissuto (morte e resurrezione) allora capiscono.

23 Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome.

  • MOLTI, VEDENDO I SEGNI CHE EGLI COMPIVA, CREDETTERO NEL SUO NOME=la folla crede di vedere in Gesù il riformatore atteso, ma nulla di tutto questo accade con Gesù. Gesù non è il riformatore atteso, lui non è venuto a riformare le istituzioni ma è venuto a eliminarle.

24 Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti 25e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

  • GESÙ, NON SI FIDAVA DI LORO, PERCHÉ CONOSCEVA TUTTI=Gesù non si fida perché sa cosa si aspettano da lui. Cosa vogliono da lui? La folla si aspetta da lui la deposizione della gerarchia esistente, la riforma delle istituzioni, il trionfo degli invasori, la restaurazione della monarchia davidica, lo splendore nazionale. Ma tutte queste aspettative rimarranno deluse. I segni che Gesù farà non sono opere di potere e violente ma sono tutte comunicazioni di vita e non di morte. Ma proprio perché sono comunicazioni di vita sono un pericolo per il tempio di ogni tempo.

Cosa dice a me, allora questo vangelo? 1. Il vero culto è l’amore.

E forse invece di essere continuamente preoccupati di questa gente viene o non viene in chiesa,    dovremo chiederci: “Ma chi viene nelle nostre liturgie, si sente amato da Dio?          Va fuori pieno di vitalità, di voglia di vivere?”, oppure: “Qui la gente trova l’amore? Qui la gente impara ad amare? Qui la gente impara ad essere misericordiosa, compassionevole?”.

Gesù se la ride della gente che fa l’elemosina e suona la tromba: “Guarda che cos’ho fatto!” (Mt 6,1-4). L’elemosina si fa per amore del povero e della sofferenza che ti tocca il cuore. Gesù se la ride della gente che prega per sentirsi gente devota, ammirata, che sbandiera il proprio essere cristiano fedele: “Quando pregate non fatelo per essere visti… non sprecate parole come i pagani…” (Mt 6,5-8). La preghiera non è una ripetizione di parole ma le parole dell’innamorato alla sua innamorata. Gesù se la ride della gente che digiuna, che è malinconica, triste, che si sacrifica, in nome di Dio: “Quando digiuni…” (Mt 6,16-18). Non serve a niente, Dio non vuole questo.

La gente che si sente migliore perché prega, perché fedele ai comandamenti, perché non è come gli altri, perché non fa quello che gli altri fanno, ma Gesù li chiama “ipocriti” (cioè commedianti, attori). Lui non si lascia ingannare: esibiscono le loro opere solo per sentirsi migliori (Mt 6,2).

E Gesù: “Se presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono” (Mt 5,23-24). Cioè: tutte le tue offerte, le tue preghiere, le tue liturgie, non servono a nulla se hai odio, risentimento, rancore, giudizio per tuo fratello.

Non è la preghiera che fa divini ma l’amore. Se poi la preghiera è amore, allora è una preghiera divina.

Vi ricorda niente questo racconto: un uomo viene malmenato e lasciato mezzo morto sulla strada. Passa un sacerdote, un uomo di Dio, un uomo di preghiera: lui non può contaminarsi e tira dritto. Passa un levita, uomo al servizio della liturgia: neppure lui può contaminarsi, visto gli oggetti che tocca. Passa un samaritano, uno che la chiesa non la vede neanche da lontano e quando vede il poveraccio si ferma, perché è il suo cuore (cioè l’amore), e non una regola religiosa, che glielo comanda (Lc 10,29-37).

Il poeta Kabir: “A che serve che lo studioso ponderi parole e concetti, se il suo cuore non trabocca d’amore? A che serve che l’asceta indossi abiti del colore dello zafferano, se dentro di sé è scialbo? A che serve che tu lustri il tuo comportamento etico, fino a farlo brillare, se non c’è musica al suo interno?”.

  1. Il tempio sono io: dentro di me ci sono le pecore, i buoi e le colombe.

La pecora è la persona senza identità: lei fa quello che le viene detto. Lei obbedisce: “Cosa dice la chiesa? Cosa dice Tizio, Caio? Cosa è giusto?”. E’ una persona rimasta bambina: non c’è nessuna presa di responsabilità della propria vita. La pecora ha rinunciato a vivere: lei segue la mandria.

Sull’epigrafe si troverà scritto: “Ha vissuto tanto… ma per niente”. Oppure: “Non ha mai fatto male a nessuno… perché non ha mai fatto niente”.

Poi c’è il bue: è la persona testarda, ottusa, cocciuta, quella che va avanti senza guardarsi attorno.

“Perché fai quella cosa?”. “Non lo so!”. Ma continua a farla. “Perché fai quella cosa?”. “Perché l’ho sempre fatta!”. “E allora?”.

Un uomo ha iniziato tre terapie di coppie e tutti gli hanno detto: “Sa, è difficile parlare con lei (tradotto: impossibile)”. Ma lui si è risentito perché gli altri non l’hanno capito! E’ andato da due preti: stessa cosa. E sul suo diario dove ogni sera appunta qualcosa ha scritto: “I preti sono psicologi religiosi!”.

C’era una vecchietta che diceva a tutti: “Solo io e la mia amica Maria andremo in paradiso”. Un giorno un giornalista andò solo a visitarla: “Ma davvero lei crede che solo lei e la sua amica Maria andrete in paradiso”. “Sì certo!”. “Ma è proprio sicura?”. “Sì certo”. Siccome il giornalista insisteva e continuava a chiederle: “Ma solo voi andrete in paradiso?”, la vecchietta si fermò e iniziò a pensarci davvero su. Poi disse: “In effetti, a ben pensarci, non so se la Maria andrà in paradiso!”.

Poi ci sono le persone colombe: sono quelle che passano di ramo in ramo, ma non rimangono mai. “Io ho fatto i corsi di Pnl, di Spiritualità, di Counseling” di tutto, ma sono sempre gli stessi. Fanno tanto per sentirsi bravi ma è solo un modo per non fare niente. A tutti questi Gesù, il Dio in me, dice: “Fuori di qui!”. Sì, bisogna cacciare tutto ciò che    deturpa la sacralità, la grandezza, la bellezza di noi stessi o che ci fa schiavi.

Dentro di me poi ci sono i mercanti: sono le soluzioni a basso prezzo.

Una coppia era in crisi ed è andata a farsi un viaggio ai Caraibi. Bello, ma…

Un uomo è depresso da anni, e si è iscritto ad un corso di ballo. Bene, ma non basta.

Una donna soffre di attacco panico; ha fatto due incontri con lo psicologo, poi basta perché guarita. Forse…

Un uomo si sente sempre inquieto: ha deciso che dirà ogni sera una preghiera. Bene, ma…

Dentro di me ci sono i cambiavalute: sono quelli che mi danno se io gli do qualcosa. Se obbedisci, noi ti accettiamo. Se fai come noi, sarai dei nostri. Se mi ami, ti amerò. Se fai il bravo e non sei in peccato, Dio ti accetta. Ma si può comprare l’amore?

A mercanti e venditori, Gesù dice: “Fuori di qui, impostori!”.

Ma dentro di me c’è anche Lui, Gesù, la Vita-Amore… e io sono il suo tempio.

 

 

Pensiero della Settimana

 

Credo nel Dio che ha creato gli uomini,

non nel Dio che gli uomini hanno creato.