Lui è il Sempre Presente e il Presente Sempre

III domenica di Pasqua

26 aprile 2020

 

  • Prima lettura: At 2, 14, 22-23
  • Salmo: Sal 15
  • Seconda lettura: 1 Pt 1, 17-21
  • Vangelo: Lc 24, 13-35

 

Cosa succede prima di questo vangelo? Prima di questo vangelo le donne sono andate al sepolcro e hanno trovato gli angeli che avevano detto loro: “Ma perché cercate tra i morti colui che è vivo. Non è qui, è resuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea… ” (Lc 25,5-6). Quindi cos’avrebbero dovuto fare questi due discepoli? Andare al sepolcro a vedere se era davvero così. E invece? Invece vanno da tutt’altra parte. Invece vanno nella direzione sbagliata. Per questo, infatti, torneranno indietro!

Se tu non fai l’esperienza che Lui è il Vivente, che Lui è la Vita, che Lui ti fa vivere, prenderai inevitabilmente cammini sbagliati. Baratterai, cioè, una qualità e un modo di vivere vitale, con la sicurezza: “Meglio non rischiare!; meglio non esporsi; meglio adattarsi; meglio fare come gli altri; meglio non farsi tante illusioni; meglio stare nella mia zona di confort; meglio non cambiare; meglio non prendere dei rischi”. Ma se sai, se hai già sentito, che Lui è la Vita… allora sì.

13 ED ECCO, IN QUELLO STESSO GIORNO DUE DI LORO ERANO IN CAMMINO PER UN VILLAGGIO DI NOME ÈMMAUS, DISTANTE CIRCA UNDICI CHILOMETRI DA GERUSALEMME,

  • ED ECCO=kai idou=sorpresa. Indica sempre qualcosa d’inaspettato, d’imprevisto: “Non l’avrei mai pensato! Non l’avrei mai detto! Ma pensa un po’!”.
  • ERANO IN CAMMINO=e va beh, dice uno, stavano camminando e poi sono entrati in un villaggio. E invece no. Quest’espressione “erano in cammino” è uno di quei termini tecnici, chiavi di lettura di Lc. Chi furono coloro che “erano in cammino”? Gli ebrei quando uscirono dalla schiavitù d’Egitto. Allora qui si parlerà di schiavitù e di libertà. Era successo una cosa terribile: gli ebrei ad un certo punto si erano abituati ad essere schiavi, lo consideravano la loro condizione normale, tant’è vero che dissero a Mosè: “Ma perché ci hai fatto partire da un paese dove scorre latte e miele per farci morire nel deserto” (Es 3,8). Cioè: si erano così abituati ad essere schiavi che scambiavano pane e cipolla per latte e miele. I rabbini dicono: “A Dio è stato più facile far uscire gli Ebrei dall’Egitto che l’Egitto dagli Ebrei”.
  • VILLAGGIO=komè=villaggio. Il villaggio nei vangeli ha sempre un senso negativo. Il villaggio non comprende mai Gesù e la sua novità, perché è chiuso al rinnovamento, in quanto è il luogo della tradizione, è il luogo dove vige l’imperativo: “Si è sempre fatto così!”, è il luogo dove si è attaccati al passato. Nel villaggio tutte le novità vengono sempre viste con sospetto e rifiutate.

“Ecco”, “villaggio”, “erano in cammino” sono tutte chiavi di lettura (come anche ad esempio “in disparte”) che ti dicono già di come dev’essere letto il brano.

Noi prendiamo il Vangelo e lo leggiamo. Ma una volta non era così! Una volta la gente non sapeva affatto leggere (la maggior parte era analfabeta) per cui vi era un lettore che, grazie a queste chiavi di lettura, leggeva alle persone e interpretava il vangelo. Per cui quando il lettore leggeva, ad esempio, “villaggio”, diceva: “E nel villaggio mai Gesù viene accolto per quello che è! Villaggio=incomprensione, ostilità”. Era un modo per capire e per spiegare alla gente il vangelo, che non è una storia ma teologia.

  • DI NOME EMMAUS=perché viene riportato il nome? Si poteva semplicemente dire che andavano in un villaggio (cosa già detta!): perché c’è il bisogno di dire anche il nome? Era mai successo qualcosa ad Emmaus secoli prima? Sì: ad Emmaus, un paio di secoli prima, c’era stata una grande battaglia guidata da Giuda Maccabeo (che troviamo nei Libri dei Maccabei) contro i pagani, che erano stati sconfitti (1 Mac 4,11.25). Era la vittoria del popolo di Israele che era sottomesso contro i pagani e li aveva sconfitti. In questo Libro dei Maccabei si legge che allora tutte le nazioni sapranno che c’è chi riscatta e salva Israele (il Dio degli eserciti attraverso i suoi condottieri).

Allora Emmaus è il luogo della speranza, dell’illusione, perché Dio libera Israele dai pagani. Ma quale speranza? La speranza del Dio forte, del Messia potente che con la forza avrebbe liberato Israele dai Romani e dai nemico. Quindi Emmaus ricorda due cose: 1. la sconfitta dei pagani e 2. la liberazione di Israele. I discepoli, quindi, sono rimasti delusi da Gesù, per questo vanno ad Emmaus: loro lo volevano così come già era successo con Giuda il Maccabeo.

E’ stato molto difficile per gli apostoli convertirsi, cambiare il loro punto di vista e accogliere Gesù. Perché loro volevano e vedevano il “loro” Gesù, che non era però il vero Gesù. Negli Atti degli Apostoli (At 1,1-5) Gesù predica per quaranta giorni del regno di Dio (At 1,3). Beh, dopo quaranta giorni uno dovrebbe aver capito un po’! E invece! La prima cosa che gli chiedono è: “Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?” (At 1,6). Ma come? Non vi sono bastati quaranta giorni? No! Loro continuano ad aspettarsi da lui il regno di Davide, il regno di Israele, il Dio degli eserciti, e non sanno proprio vedere che Gesù non ha nulla a che fare con tutto questo. Il regno di Dio è il regno dell’amore e Gesù non restaurerà nessun regno di Davide.

E anche qui, in questo vangelo, continuano a chiedere la restaurazione. Proprio non riescono a vederlo (e capiamo quindi perché poi “lo videro”: sì, poi, finalmente videro proprio Lui). Ecco perché vanno ad Emmaus: vogliono quel Gesù là. Ma quel Gesù non c’è mai stato!

Cos’è un illusione? E’ quando vediamo una sola parte dell’altro (quello che ci piace e tralasciamo il resto) o addirittura non lo vediamo proprio (vediamo il nostro uomo/donna che abbiamo in testa e non quello che abbiamo realmente davanti).

 Pensate in coppia.

“E’ l’uomo giusto per me! Che meraviglia di uomo! E’ l’amore della mia vita! Non potevo trovare meglio di così”. Sì, è così perché vedi solamente una parte di lui, solo quello che ti interessa.

“Io lo cambierò! Con me sarà diverso!”. Speri tu di cambiarlo!; ma ricordati che si sposa il presente (=quello che uno è oggi) e non il futuro (=quello che uno potrebbe essere ma che chissà se sarà). Sposalo solamente se ti va bene per come è oggi. Il desiderio di cambiarlo è un tuo desiderio, non il suo!

“Basta amarsi; noi ce la faremo!; l’amore supera tutto”. No, l’amore è fondamentale, è l’elemento essenziale in coppia, ma da solo non basta! Perché oltre all’amore ci dev’essere: l’impegno, la voglia di cambiare e di evolvere, la comunicazione, ecc.

Non sei quello che pensavo (infatti: tu vedevi l’uomo che avevi in testa e non quello che avevi davanti!); sei cambiato (No! È sempre stato lo stesso, solo che tu non lo vedevi. Adesso finalmente hai aperto gli occhi)”.

“Non mi ama! (forse non è che non ti ami: anzi, forse ti ama molto è che non ti dice sempre di sì perché ha la sua personalità); se mi volesse bene capirebbe (nessuno ti può leggere nel cervello); che brutto carattere (forse, semplicemente non è come vuoi tu, più che un brutto carattere); l’amore non esiste nel matrimonio (forse il tuo modello di amore, come ad esempio: se mi ami fai tutto quello che dico io!, ma non l’amore)”.

Ecco l’illusione: pensavi una cosa che per te era importante. E siccome è importante, non puoi vedere la realtà e continui ad attaccarti allillusione. Hai bisogno di proteggerla, di difenderla, a tutti i costi, perché se la perdi (sì, vedi la realtà, ma) ti trovi perso.

14 E CONVERSAVANO TRA LORO DI TUTTO QUELLO CHE ERA ACCADUTO. 15 MENTRE CONVERSAVANO E DISCUTEVANO INSIEME, GESÙ IN PERSONA SI AVVICINÒ E CAMMINAVA CON LORO. 16 MA I LORO OCCHI ERANO IMPEDITI A RICONOSCERLO.

  • E CONVERSAVANO=quindi stanno parlando proprio di Gesù!
  • MENTRE CAMMINAVANO… GESU’ IN PERSONA SI AVVICINO’ E CAMMINAVA CON LORO=come mai non lo riconoscono? Perché vanno indietro, tornano verso il passato. Cioè, cosa accade? Loro cercano il Gesù fisico, quello toccabile dalle mani e visibile con gli occhi fisici. Ma tutto questo è passato. Adesso Gesù lo puoi sì toccare e vedere, ma non più come allora. Piangono un morto (il passato) e non vedono il vivo (il presente).

Questo è meraviglioso: Dio è sempre nuovo!, dice il Vangelo. Chi guarda con nostalgia al passato, chi guarda con rimpianto al passato, chi crede che i tempi passati fossero i migliori, non può vedere Dio, perché Dio è sempre avanti, è sempre verso il nuovo, verso il futuro.

Chi nella religione si rifugia nel passato potrà essere una brava persona pia, religiosa, ma non farà mai l’esperienza del Signore, perché il Signore apre al nuovo, fa nuove tutte le cose.

Quando le persone dicono: “Ah, una volta padre, quando c’era il mese di Maggio, la Chiesa era piena… quando c’era la Processione c’erano tutti… quando si diceva il Rosario tutti pregavano…”: bello!, ma questo riguarda ieri.

Non bisogna attaccarsi ai riti: i riti sono dei mezzi per il fine; il fine è l’incontro con Gesù, il rito è il mezzo. I mezzi (i riti) possono cambiare (e cambiano nel corso dei secoli perché sono degli adattamenti culturali e temporali) ma il Signore no! Se oggi non facciamo più il rosario faremo la meditazione; se oggi non facciamo più la Processione faremo la Lectio Divina, ecc. Quando una persona si attacca ad un rito (il passato) sappiamo per certo che ha perso Dio. Dio c’è sempre, in ogni momento, in ogni tempo: basta solo trovare nuove connessioni. Lui, dice proprio questo vangelo, è il Sempre Presente.

17 ED EGLI DISSE LORO: «CHE COSA SONO QUESTI DISCORSI CHE STATE FACENDO TRA VOI LUNGO IL CAMMINO?». SI FERMARONO, COL VOLTO TRISTE; 18 UNO DI LORO, DI NOME CLÈOPA, GLI RISPOSE: «SOLO TU SEI FORESTIERO A GERUSALEMME! NON SAI CIÒ CHE VI È ACCADUTO IN QUESTI GIORNI?». 19 DOMANDÒ LORO: «CHE COSA?». GLI RISPOSERO: «CIÒ CHE RIGUARDA GESÙ, IL NAZARENO, CHE FU PROFETA POTENTE IN OPERE E IN PAROLE, DAVANTI A DIO E A TUTTO IL POPOLO;

  • UNO DI LORO DI NOME CLEOPA=questo nome è tutto un programma. Cleopa, infatti, è l’abbreviazione di Cleopatros che significa dal padre glorioso, illustre, perché è questo che loro vogliono: vogliono la gloria, vogliono l’importanza.
  • SOLO TU SEI FORESTiERO… CIO’ CHE RIGUARDA GESU IL NAZARENO CHE FU PROFETA…=non hanno capito assolutamente niente sull’identità di Gesù. Chi è Gesù per loro? Un profeta! Non hanno capito che Gesù era l’inviato di Dio. Per loro è stato un grande uomo (profeta) ma niente di più! Anche per la gente che lo ascoltava Gesù era un grande profeta (Lc 7,16); anche per gli apostoli (Giovanni: Lc 20,6).

In vita nessuno vide in Lui il Figlio di Dio! Perché? Perché gli inviati di Dio, come il Faraone (cfr. Cleopatra!) o l’Imperatore Augusto o Cesare (considerati a quel tempo l’incarnazione del Divino) erano divinità potenti, forti, che salivano in alto, armate del loro esercito (cfr. il Dio degli eserciti dell’A.T.). Gesù, invece, non era venuto così, nella fortezza, ma nella debolezza, nell’amore.

20 COME I CAPI DEI SACERDOTI E LE NOSTRE AUTORITÀ LO HANNO CONSEGNATO PER FARLO CONDANNARE A MORTE E LO HANNO CROCIFISSO.

  • COME I CAPI DEI SACERDOTI E LE NOSTRE AUTORITÀ=hanno condannato a morte il vostro maestro come un criminale e voi le chiamate ancora le “nostre autorità”? Quindi, Cleopa, uno dei discepoli di Gesù, parla di quella associazione criminale di sommi sacerdoti, di scribi e farisei come delle “nostre autorità”, riconosce in loro il potere.

Sanno che quel sistema è criminale ma si sono adattati: lo accettano anche se li sottomette, anche se li fa soffrire, anche se li fa morire, anche se è un potere ingiusto. Non riescono a rompere con quel sistema!

Da questo punto di vista il Vangelo, se preso sul serio, è un manifesto rivoluzionario perché per il Vangelo ogni sistema inumano, ingiusto, non basato sull’uguaglianza e sull’umanità è antievangelico e ingiusto. E non importa se viene dai sacerdoti o da altri: non guarda a chi, ma a cosa fa. Se un sistema politico o religioso non mette al centro l’amore e l’uomo, non è evangelico.

21 NOI SPERAVAMO CHE EGLI FOSSE COLUI CHE AVREBBE LIBERATO ISRAELE; CON TUTTO CIÒ, SONO PASSATI TRE GIORNI DA QUANDO QUESTE COSE SONO ACCADUTE.

  • NOI SPERAVAMO CHE EGLI FOSSE COLUI CHE AVREBBE LIBERATO ISRAELE=ecco cosa si attendono: un Liberatore potente! A quel tempo, ogni tanto (d’altronde la pressione Romana era schiacciante, devastante!), c’era qualche “Messia” che tentava con le armi di scacciare i Romani e di liberare Israele (negli Atti degli Apostoli si riportano i nomi di due personaggi così: Teuda o Giuda il Galileo (At 5,36-37)). C’era una sommossa e poi la reazione romana e il conseguente bagno di sangue. Loro quando pensano a Gesù, lo pensano così! Ma Lui non è questo!
  • CON TUTTO CIO’ SONO PASSATI TRE GIORNI…=dopo tre giorni lo spirito si staccava dalla persona e la persona veniva considerata morta definitivamente. Quindi, visto che sono passati tre giorni, per loro non c’è più nessuna speranza: tutto è finito.

22 MA ALCUNE DONNE, DELLE NOSTRE, CI HANNO SCONVOLTI; SI SONO RECATE AL MATTINO ALLA TOMBA 23 E, NON AVENDO TROVATO IL SUO CORPO, SONO VENUTE A DIRCI DI AVER AVUTO ANCHE UNA VISIONE DI ANGELI, I QUALI AFFERMANO CHE EGLI È VIVO.

  • MA ALCUNE DONNE SI SONO RECATE AL MATTINO ALLA TOMBA=gli uomini si rifugiano nel passato e nella razionalità (“La Bibbia dice che Gesù non è un Inviato di Dio”) mentre le donne si rifugiano nel sentimento e nel lutto. In ogni caso, entrambi, cercano Gesù nei luoghi dove non c’è! Quando le donne sentono Gesù come morto non lo possono sentire come vivo. E quando sentiranno Gesù vivo non avranno nessun dubbio che Egli non è mai morto.

Cosa vuol dire tutto questo? Questo ci parla del nostro rapporto con i nostri cari che ci hanno preceduti, dobbiamo decidere: o piangiamo i nostri cari come morti o li sperimentiamo come viventi. Non sono possibili entrambe le situazioni.

  • SONO VENUTE A DIRCI… VISIONE DEGLI ANGELI… EGLI E’ VIVO=e, infatti, questo è quello che si dice in Lc 24, 1-12. Solo che non dicono una cosa. Lc 24,11: “Quelle parole (le parole cioè delle donne che hanno visto gli angeli, che hanno detto loro che Lui è vivo) parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse”. La testimonianza della donna non era credibile. La donna era falsa per definizione: figuratevi quando le donne dicono agli apostoli di aver visto degli angeli! Questi si sono messi a ridere!!! Questo però (che si sono messi a ridere della testimonianza delle donne) non lo dicono!

24 ALCUNI DEI NOSTRI SONO ANDATI ALLA TOMBA E HANNO TROVATO COME AVEVANO DETTO LE DONNE, MA LUI NON L’HANNO VISTO».

  • ALCUNI DEI NOSTRI SONO ANDATI ALLA TOMBA… MA LUI NON L’HANNO VISTO=gli angeli se ne erano andati via? No, certo! Cosa si vuol dire? Che se tu cerchi nel passato, come gli apostoli, che se tu cerchi un morto, non puoi vederlo! Anche la Maddalena dovrà più volte cambiare visione (voltarsi) per poterlo vedere (Gv 20,14.16).

Ed ecco Gesù comincia la sua lezione molto dura.

25 DISSE LORO: «STOLTI E LENTI DI CUORE A CREDERE IN TUTTO CIÒ CHE HANNO DETTO I PROFETI!

  • STOLTI=lett. è “stupidi”, a-noetos=incapaci di pensiero. I traduttori hanno addolcito ma le parole di Gesù sono dure e forti.
  • LENTI DI CUORE=lento=bradis=lento, ritardato; il cuore (kardia) nella cultura ebraica non è la sede degli affetti ma è la mente, la capacità di comprendere. Quindi il senso è: “Testoni, testardi; ritardati nel capire!”. Sono dei disabili nel capire! Sono parole forti.

26 NON BISOGNAVA CHE IL CRISTO PATISSE QUESTE SOFFERENZE PER ENTRARE NELLA SUA GLORIA?».

  • NON BISOGNAVA=quello che viene visto come un fallimento (dagli apostoli, legati al passato e alla loro immagine di Dio) è invece il piano di Dio e il Suo disegno.

27 E, COMINCIANDO DA MOSÈ E DA TUTTI I PROFETI, SPIEGÒ LORO IN TUTTE LE SCRITTURE CIÒ CHE SI RIFERIVA A LUI.

  • E COMINCIANDO DA MOSE’… SPIEGO’ LORO…=spiegare è diermeneuo. L’ermeneutica è la tecnica dell’interpretazione dei testi. Questa è un’indicazione fondamentale: la Sacra Scrittura non va letta ma interpretata. Ma cosa vuol dire questo? Vuol dire che va letta con il criterio di Gesù. Infatti, anche gli scribi la leggevano! Anche i dottori della Legge la leggevano! Quante persone leggono la Bibbia: ma mica si convertono! E’ un bel libro!, edificante, carino.

Interpretarla non vuol dire cercarne di capire il significato nascosto ma leggerla alla luce dello Spirito di Gesù. Gesù metteva al centro luomo: così e solo così, con quest’ottica d’amore, tu puoi leggere e capire il Vangelo. Altrimenti lo leggi, lo impari a memoria, lo predichi ma non lo capisci! Quante persone leggono il Vangelo: ma se non c’è l’amore per l’uomo… è solo una lettura.

Madre Teresa: “Quando vedo un uomo con il suo Vangelo mi chiedo se sta leggendo o se sta amando. Ma quando vedo un uomo che accarezza un altro uomo, non ho dubbi, che sta amando e so che questo è il Vangelo”.

28 QUANDO FURONO VICINI AL VILLAGGIO DOVE ERANO DIRETTI, EGLI FECE COME SE DOVESSE ANDARE PIÙ LONTANO.

  • EGLI FECE COME SE DOVESSE ANDARE PIU’ LONTANO= Gesù se la sta tirando? Fa così in modo che appunto gli dicano: “Ma no, dai, resta con noi!”. E ‘ questo che vuole? Gesù davvero “va oltre”: Gesù, cioè, non si ferma nel passato, Gesù è il Nuovo, Gesù è la Vita, e non può essere trovato ad Emmaus (nel Messia dei Maccabei).

29 MA ESSI INSISTETTERO: «RESTA CON NOI, PERCHÉ SI FA SERA E IL GIORNO È ORMAI AL TRAMONTO». EGLI ENTRÒ PER RIMANERE CON LORO.

  • RESTA CO NOI… ENTRO’ PER RIMANERE CON LORO=è interessante: i due discepoli gli chiedono di rimanere nel villaggio di Emmaus (ma Lui non è lì!), mentre Lui entra non nel villaggio, ma entra per rimanere con loro. Lui rimane per sempre con loro. Lui non se ne andrà mai più perché Lui è il Vivente. E come rimarrà per sempre con loro? Ecco che lo dice: nell’eucarestia!

30 QUANDO FU A TAVOLA CON LORO, PRESE IL PANE, RECITÒ LA BENEDIZIONE, LO SPEZZÒ E LO DIEDE LORO.

  • QUANDO FU A TAVOLA…=sono esattamente le stesse parole che anche noi diciamo nell’eucarestia; sono le stesse parole dell’Ultima Cena.
  • PRESE… BENEDISSE… SPEZZO’… DIEDE LORO=questo è quello che rende visibile Gesù.
  • BENEDIRE=vuol dire riconoscere che è dono ricevuto e come tale va condiviso per moltiplicare gli effetti della creazione con le persone. Dio si vede non tanto in un pane, ma in un pane che è preso, benedetto, spezzato e dato.

Quindi non facciamo del pane un idolo: perché Dio è visibile in delle azioni non tanto in un pane. Il pane può essere molte cose: le azioni sono sempre quelle! Infatti Madre Teresa diceva: “Non riesco a capire come facciano le persone a vedere Gesù nel Pane e non nelle persone. Ma sarà più facile vederlo nelle persone!”. Infatti, chi non lo vede nelle persone non lo può vedere nel pane.

Preso=nessuna paura di mettere mano alle questioni del mondo, ai problemi. Prendete=affrontate tutto: non c’è nulla di indegno, di impuro, di scandaloso.

Benedisse=nulla è mio: tutto è un dono, un regalo; tutto è ricevuto. Allora ringrazio per ciò che ricevo e per ciò che mi viene donato, lo gusto, lo assaporo, ma so che non è mio.

Spezzo, diede=poiché non è mio lo condivido, voglio che tutti ne abbiano e che tutti possano gioire di ciò di cui io gioisco.

Dio è Condivisione.

Una persona ha letto queste righe al funerale di suo padre: “Mio padre mi ha insegnato chi è Dio. Ogni mese (e mio padre era un operaio con tre figli: di soldi non ce n’erano molti anche perché mia madre non lavorava), quando prendeva lo stipendio, prendeva 50 mila lire, me le dava e mi diceva: “Vai da Toni (era il vicino di casa, padre di cinque figli) e portagli questi. Io andavo e più di qualche volta ho visto negli occhi di quell’uomo (grande, alto e grosso) le lacrime. In qualche occasione mi è venuta la tentazione di tenermeli io quei soldi ma avevo sempre davanti agli occhi quelle lacrime. Mio padre non mi ha mai parlato di Dio, ma non ce n’era bisogno perché io “Dio” lo vedevo ogni mese”.

Una ragazza è andata sei mesi ad aiutare una congregazione di suore in Africa. Lì fa cose semplici: aiuta i bambini a giocare, insegna loro la pulizia personale e qualche lavoretto per mantenersi un giorno da grandi. Ma l’amore si libera dalle sue mani, dai suoi occhi luminosi, dalle sue parole accoglienti e dal suo cuore pieno di amore. Dio, il Vivente, è lì, in quella ragazza.

Dio è condivisione: chiunque spezza il suo “pane” (tempo, soldi, scoperte, informazioni, ecc.) è incarnazione vivente di Dio.

Due amiche si trovano. Una narra all’altra la sua difficoltà ad amare il marito. Il marito non è cattivo affatto, anzi, e lei lo sa. E’ che lei sente proprio la sua difficoltà a farlo. Si commuove, piange, si dispera. Poi le due amiche si abbracciano forte forte e si salutano. Quando torna a casa sente pace nel suo cuore: forse aveva solo bisogno di sfogarsi e di allentare la tensione; forse aveva solo bisogno di scacciare un sassolino che stava diventando una casa; forse stava ingigantendo un po’ troppo.

Ho partecipato ad un gruppo di condivisione: ciascuno racconta di sé, ciò che ha dentro e la guida ti aiuta ad approfondire e a capirti. Si piange, si ride, ci si apre, si percepisce che i tuoi problemi sono i problemi degli altri, ci si sente fratelli e si coglie l’amore che circola. Dio, il Vivente, è lì!

Dio è Condivisione: dove si divide insieme la sofferenza, la tristezza, la gioia, le fatiche, lì Dio c’è. 

C’è una bellissima storia che raccontava il cardinale Martini. C’era un matrimonio in parrocchia. Gli sposi avevano preparato un rinfresco dopo il matrimonio nel cortile della parrocchia. Ma piovve e non fu possibile. Così gli sposi chiesero di festeggiare in chiesa: “Solo un po’ di dolce e un brindisi”. Il parroco non era daccordo ma accettò. Ma poi si sa com’è: un bicchiere tira laltro; e poi una canzone, unaltra, un ballo, un altro. Così dopo varie ore tutti gli invitati erano ancora in chiesa che ballavano, che si divertivano e che festeggiavano. Il parroco era tesissimo. Il sacrestano allora vedendolo così gli disse: Don Antonio, vedo che è molto teso!. Certo che lo sono! Senti che rumore che fanno, proprio nella casa del Signore!. “Ma non hanno alcun posto dove andare!”. “Lo so bene! Ma è assolutamente necessario che facciano questo baccano?”. “Beh, in fondo, don Antonio, non dobbiamo dimenticare che Gesù stesso ha partecipato una volta ad un banchetto di nozze a Cana di Galilea”. “Lo so benissimo che Gesù Cristo ha partecipato ad un banchetto di nozze, non devi mica venire a dirmelo tu! Ma lì non avevano il Santo Sacramento!”.

Questo è il grande pericolo: che il Santo Sacramento diventi più importante di Gesù Cristo, che l’adorazione diventi più importante dell’amore per il vicino e per le persone, che la norma e la legge diventino più importante della vita.

Dio è condivisione della gioia, della festa, della tavola.

Un bambino voleva conoscere Dio. Mise nel suo cestino, brioche, dolci, bibite e partì. Si fermo centocinquanta metri dopo, nel parco. E iniziò a mangiare. Si accorse che su una panchina c’era una vecchietta sola sola. Anche lui era solo solo. Così le si avvicinò e le offrì un dolcetto. La vecchietta lo prese e sorrise. Aveva un sorriso bellissimo. E rimasero insieme tutto il giorno. Prima di tornarsene a casa si abbracciarono a lungo e poi ciascuno tornò a casa sua. La mamma quando vide il figlio così felice, gli disse: Ma coshai fatto che sei così felice?”: “Mamma, oggi ho fatto merenda con Dio. E sai? Ha il sorriso più bello che io abbia mai visto”. Anche la vecchietta tornò a casa. Il figlio la vide raggiante e le disse: Mamma, coshai fatto oggi che sei così felice?. “Sai, oggi ho fatto merenda con Dio. E sai? E’ più giovane di quel che pensavo!”.

Dio è condivisione dell’umanità: di ogni sorriso e di ogni abbraccio.

31 ALLORA SI APRIRONO LORO GLI OCCHI E LO RICONOBBERO. MA EGLI SPARÌ DALLA LORO VISTA.

  • ALLORA SI APRIRONO LORO GLI OCCHI E LO RICONOBBERO=riconoscono, si ricordano di Gesù quando Lui si fa pane, alimento (si spezza) per gli altri. E’ l’amore, il darsi e il donarsi agli altri e al mondo. Riconoscono Gesù nello spezzare il pane: quando lo vedono così, ritorna loro la memoria (si ricordano in effetti di quello che Gesù già aveva detto loro) e dicono: “E’ Lui!”.

Allora le parole dell’eucarestia: “Fate questo in memoria di me” (solo Lc, qui, le attribuisce a Gesù) indicano proprio un riconoscere, un vedere, un: “Ricordatevi di come mi dovrete vedere!”. Come lo dovremo vedere? Lo vedremo nella condivisione; lo vedremo nel fuoco del cuore; lo vedremo con gli occhi dell’anima; lo vedremo se avremo nel cuore l’uomo.

  • MA EGLI SPARÌ DALLA LORO VISTA=lett. è “Egli si fece invisibile” (afantos=non visibile; da faino=mostrarsi, farsi vedere). La traduzione non è esatta. Infatti Gesù non scompare ma è in-visibile. Lui c’è sempre ma non si vede con gli occhi fisici. L’unica maniera ora per essere visibile è un pane.

32 ED ESSI DISSERO L’UN L’ALTRO: «NON ARDEVA FORSE IN NOI IL NOSTRO CUORE MENTRE EGLI CONVERSAVA CON NOI LUNGO LA VIA, QUANDO CI SPIEGAVA LE SCRITTURE?».

  • NON ARDEVA IL NOSTRO CUORE=kaio=ardere, bruciare, infiammare col fuoco. Com’era prima il cuore (Lc 24,25)? Spento, lento, morto. E adesso? Adesso brucia. Ecco la vera spiritualità: quella che ti appassiona, quella che ti mette il fuoco dentro, quella che ti fa ardere-vivere, quella che ti coinvolge, quella che ti risveglia, quella che ti dà, ogni tanto, “quattro sberle”, come Gesù ai due discepoli: “Sveglia! Svegliatevi!”. Il Vangelo non è tanto una dottrina ma un fuoco (Lc 12,49: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!”.

33 PARTIRONO SENZA INDUGIO E FECERO RITORNO A GERUSALEMME, DOVE TROVARONO RIUNITI GLI UNDICI E GLI ALTRI CHE ERANO CON LORO, 34 I QUALI DICEVANO: «DAVVERO IL SIGNORE È RISORTO ED È APPARSO A SIMONE!». 35 ED ESSI NARRAVANO CIÒ CHE ERA ACCADUTO LUNGO LA VIA E COME L’AVEVANO RICONOSCIUTO NELLO SPEZZARE IL PANE.

  • PARTIRONO=lett. è “alzatisi”, anistemi=risorti, alzati, risvegliati. Alzati da cosa? Mica erano seduti! Ecco la loro resurrezione, la loro conversione: adesso tutto cambia; adesso hanno capito!

 

Pensiero della settimana

 “O Signore, fa di me uno strumento della tua salute:

dove c’è malattia, fa che io porti la cura;

dove c’è ferita, aiuto;

dove c’è tristezza, conforto;

dove c’è disperazione, speranza;

dove c’è morte, accettazione e pace.

Concedimi che io possa:

non tanto cercare di essere giustificato, quanto consolare;

non tanto essere obbedito, quanto capire;

non tanto essere onorato, quanto amare…

perché è nel dare noi stessi che guariamo,

è nell’ascoltare che arrechiamo conforto,

ed è nel morire che nasciamo alla vita eterna”.

(Preghiera per i guaritori, Leonard Laskow)