Che cosa dobbiamo fare?

III domenica del tempo di Avvento

12 dicembre 2021

 

  • Prima lettura: Sof 3, 14-17
  • Salmo: Cant. Is 12, 2-6
  • Seconda lettura: Fil 4, 4-7
  • Vangelo: Lc 3, 10-18

 

Questo vangelo è la prosecuzione di quello di domenica scorsa: Giovanni Battista annuncia un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Quindi, non si va più al tempio per purificarsi le colpe ma il perdono si ottiene con un cambiamento di vita. In questo vangelo Lc spiega in cosa consiste questo cambiamento di vita.

3,10 Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?».

  • LE FOLLE=ci sono tre distinti gruppi che rispondono all’appello di Giovanni Battista: le folle, i soldati e i pubblicani.

Chi manca? I grandi assenti sono gli scribi, i farisei, i sacerdoti e sommi sacerdoti. Questi sono refrattari alle novità, ostili agli inviati da Dio      (infatti riconosceranno di non aver creduto in Giovanni Battista). Tutta la casta sacerdotale e l’elite religiosa non pensano mai di dover cambiare.

  • CHE COSA DOBBIAMO FARE?=Gv Bt, infatti, aveva detto di fare opere degne di conversione (Lc 3,8). In queste risposte nulla riguarda il culto, nulla riguarda Dio, nulla riguarda la religione.

Lc qui sta già anticipando quella che sarà la novità portata da Gesù. Se prima gli uomini si dirigevano verso Dio, adesso che è Dio che va verso gli uomini, l’umanità non ha più bisogno di andare a Dio, visto che è Lui che viene qui da noi e per questo può, con Dio e come Dio, andare verso gli uomini.

Infatti, se prima la conversione (il termine epi-strefo) indicava il ritorno a Dio, adesso la conversione (meta-noia) riguarda l’andare verso l’uomo. La conversione adesso di vede e si riconosce dall’amore verso il prossimo (Mt 25,31-46).

La conversione non è fare atti fuori della vita ma dentro la vita. “Se hai fatto del male al tuo prossimo, prega!”: ma cosa centra? “Se gli hai fatto del male, chiedigli scusa, ripara il tuo danno, aiutalo”, ecc.

Da questo punto di vista cambia il senso del peccato. Se prima il peccato era un’offesa fatta a Dio, adesso con Gesù (e il Battista anticipa) il peccato è un’offesa fatta all’uomo.

Per cancellare questo peccato, per togliere l’offesa, quindi, non si tratta più di fare digiuni, preghiere, riti religiosi, ma comportamenti che riassestino l’equilibrio relazionale.

11 Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».

  • CHI HA DUE TUNICHE NE DIA A CHI NON NE HA E CHI HA DA MANGIARE FACCIA ALTRETTANTO=cos’è tutto questo? E’ il condividere! Giovanni Battista invita ad un atteggiamento di solidarietà verso gli altri. Per ottenere il perdono dei peccati è sufficiente occuparsi degli altri e di chi ne ha bisogno.

12 Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?».

  • VENNERO ANCHE DEI PUBBLICANI=ma che ci fanno i pubblicani qui?

I pubblicani erano gli esattori del dazio. Il dazio veniva dato in appalto e coloro che offrivano di più ottenevano il banco delle imposte. Da quel momento potevano imporre i prezzi e le tasse che volevano. Erano quindi dei ladri patentati e legittimati ad esserlo; erano odiatissimi, considerati quintessenza della falsità e per loro non c’era speranza di salvezza. Erano così immersi nel peccato che se anche un giorno si fossero convertiti e avessero voluto cambiare per loro non ci sarebbe stata nessuna possibilità.

Il pubblicano rappresenta, quindi, il dannato per eccellenza perché anche se avesse voluto convertirsi non c’era possibilità di salvezza.

Erano impuri loro e così la merce che toccavano, la casa che avevano, le vesti che indossavano. Erano considerati trasgressori di tutti i comandamenti e per sfuggire alla loro avidità era lecito giurare il falso.

Scribi, sacerdoti e farisei no, ma i pubblicani si: gli emarginati da parte della società vengono a convertirsi.

  • MAESTRO, CHE COSA DOBBIAMO FARE=lett. il testo greco dà l’idea dell’impaccio: “E noi che cosa facciamo?”, come a dire: “C’è una speranza anche per noi esclusi?”.

13 Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».

La risposta di Giovanni è tanto sorprendente quanto scandalosa. Infatti Giovanni non ne fa un discorso di legalità (questione che non viene affrontata): “Ciò che fate è illegale e immorale (lo era!)” e non impone loro di cambiare un mestiere da ladro, un mestiere che li rende impuri ma chiede di fare questo mestiere onestamente.

  • NON ESIGETE NULLA DI PIU’ DI QUANTO VI E’ STATO FISSATO=ciò che dice il Battista è scandaloso perché Dio accetta anche persone che conducono una vita immorale, una vita al di fuori della legge, se si comportano in qualche modo onestamente.

Infatti Gv dice loro: “Fate un’attività disonesta; continuatela pure a fare ma onestamente!”.

Gli esclusi chiedono il battesimo di conversione e anche per loro c’è una possibilità. Dio accetta le persone così come sono.

14 Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».

  • LO INTERROGAVANO ANCHE ALCUNI SOLDATI=i soldati sono gente straniera pagana che era lì in Israele per fare il lavoro di soldati e che dominavano il popolo.
  • E NOI CHE DOBBIAMO FARE?=la risposta di Giovanni Battista riguarda, anche per loro, il comportamento verso gli altri. Anche qui non viene fatto un discorso di giustizia su di una professione che era di per sé disumana, iniqua e ingiusta.
  • NON MALTRATTATE=il verbo (diaseisete) riguarda prendere il denaro con violenza.
  • E NON ESTORCETE NIENTE A NESSUNO=non ricattate.
  • ACCONTENTATEVI DELLE VOSTRE PAGHE=non datevi a saccheggi e rapine, com’era tipico dei soldati.

Come Gesù, anche il Battista non conosce mestieri impuri (soldati, pubblicani) ma soltanto uomini senza Dio. Non è il mestiere che guasta l’uomo ma l’uomo senza Dio guasta il mestiere.

Le parole del Battista, buone e di giustizia verso gli altri, corrispondono a quelle che riporta su di lui lo storico Giuseppe Flavio: “Era un uomo buono, e diceva ai Giudei di esercitare la virtù, così come la giustizia gli uni nei confronti degli altri e la devozione verso Dio, e poi di venire al battesimo”.

Folle, pubblicani e soldati, tre categorie disparate e disperate, cioè senza speranza di salvezza per la legge ebraica… eppure anche per loro c’è la possibilità della conversione e del perdono dei peccati.

Dobbiamo fare quello che c’entra con la nostra vita

Dobbiamo agire sulla nostra vita non fare delle belle azioni.

Dobbiamo cambiare la nostra vita, diventare migliori, più profondi, più capaci di fede, di dare fiducia e di esserne degni, più capaci d’amare, d’ascolto e di vita, non fare la bella azione quotidiana.

Dobbiamo lavorare su ciò c’entra nella nostra vita, non fare delle belle azioni religiose.

Ti accorgi che qualcosa non va? Lì devi lavorare!

Ti accorgi che tuo figlio è triste? Ti accorgi che tu sei triste? Qui devi agire.

Vedi che non si parla tanto in famiglia? Qui devi agire.

Ti senti insoddisfatto? Qui devi agire.

Ti accorgi che non riesci mai a non pensare e che la tua testa è un frullatore? Agisci qui!

Tutto il mondo ce l’ha con te (così ti pare!)? Qui devi agire.

Siamo all’imbrunire, sotto un lampione in una piazza un uomo sta cercando una chiave. Passano alcune persone e vedendo l’uomo in ricerca lo aiutano. Ma la chiave non si trova. Dopo un po’ uno chiede: “Senta, mi dica con esattezza: dove l’ha persa?”. “L’ho persa in quella via lì che porta alla piazza!”. “Ma non starà mica scherzando: è 20 minuti che cerchiamo qui in piazza la sua chiave e lei l’ha persa in quella via là!”. “Sa, quella via è buia, qui invece c’è la luce dei lampioni”. Assurdo se non fosse vero per molte delle nostre questioni.

E’ dentro la tua vita che devi cambiare, è qui che devi agire.

Ti accorgi che sei senza scrupoli? Ti accorgi che quando si tratta di soldi non guardi in faccia nessuno? Qui devi agire, non fare altre cose.

Ti accorgi che misuri le persone su quanto possiedono? Qui devi agire.

Ti accorgi che sei di quelli che “per niente, niente”? Qui devi agire.

Alcuni allenatori nello sport sono dei soldati, dei militari: duri, sprezzanti della persona, ciò che conta è vincere, arrivare, essere primi. Su questo bisogna agire e cambiare.

Alcuni genitori sono dei militari: impongono un regime severo, rigoroso, senza gioia per figli: “Non mettere in disordine… guarda che ho appena pulito… non pensi alla mamma che lavora tutto il giorno per sistemare la casa e tu sporchi sempre?... non metterti le mani su per il naso; quando c’è gente non si gioca, non si urla e ci si comporta bene… non cantare; non ridere troppo; ecc”. Una donna alla figlia: “Il riso abbonda nella bocca degli stolti”. Vi ricordate la signora Rottermayer di Heidi? Uguale!

Alcuni mariti sono dei militari: controllano le loro donne, le vogliono sempre disponibili, alle loro briglie, sottomesse e ubbidienti. C’è un uomo che dice che le donne devono stare sottomesse ai loro mariti: “C’è scritto nella Bibbia!”. Il che è vero, ma come tutte le cose vanno contestualizzata. C’è scritto anche che Dio non esiste nella Bibbia, se è per questo!

Se ti accorgi di essere duro, rigido, severo, un militare, qui devi agire. E’ inutile che tu vada a fare il buono chissà dove o dire la preghierina al Santo. Qui deve agire nella tua vita perché saremo giudicati per la nostra vita, per le nostre relazioni, per l’amore che abbiamo riversato con le persone che noi abbiamo scelto o che la vita ci ha messo vicino.

Nelle nostre case, come in molti altri luoghi pubblici e privati, esiste la violenza psicologica, il mobbing, pressioni di ogni tipo, ricatti. Qui si deve agire. Nelle nostre case esiste ancora la violenza fisica, quella educativa e quella coniugale. Qui si deve agire. Alcune di queste persone si dicono molto religiose e osservanti, ma è chiaro che è solo una bella maschera.

E’ chiaro che è molto più semplice, per Natale, fare il presepio e andare a messa di mezzanotte. E’ chiaro che è molto più semplice fare dei buoni pensieri sulla pace del mondo e che tutti siano felici. Ma non è questo Natale. Natale è fare ciò che si deve fare e non dell’altro. Se è la tua camera che è in disordine, è quella che devi sistemare. Se hai un'insufficienza in una materia, è quella che devi studiare, non le altre.

15 Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo,

  • POICHE’ IL POPOLO ERA IN ATTESA=la gente pensa che in questo profeta che viene dal deserto si manifesti il Liberatore del popolo, cioè il Messia.
  • IL CRISTO=cioè il Messia Liberatore (in ebraico Messia e in greco Cristo, vuol dire “l’unto del Signore”).

Il Messia era questo liberatore che avrebbe dovuto liberare il popolo dalla dominazione dei pagani.

16 Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

  • IO VI BATTEZZO CON ACQUA=il battesimo di Giovanni è un battesimo per la purificazione dei peccati. Il battesimo con acqua significa un’immersione in qualcosa (l’acqua) di esterno all’uomo. Quindi la conversione di Giovanni è qualcosa di esterno, cioè qualcosa che si basa sull’impegno dell’uomo. Quella di Gesù sarà una conversione interna (un cambiamento di pensiero, cuore e azione).
  • MA VIENE COLUI CHE E’ PIU’ FORTE DI ME=Gv riconosce la superiorità di Gesù.

In Gv 1,29-34 il Battista afferma la superiorità di Gesù: “Il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».

Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una COLOMBA dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

A CUI NON SONO DEGNO DI SLEGARE I LACCI DEI SANDALI=per comprendere quest’espressione e non credere che si tratta di questione di umiltà bisogna rifarsi alla cultura dell’epoca.

Il Deuteronomio o il libro di Rut trattano di qualcosa di molto lontano dal nostro modo di pensare, cioè della legge del Levirato (Levirato da levi, che in latino significa cognato). Cosa diceva questa legge?

Quando una donna rimaneva vedova senza figli, il cognato, cioè il fratello del defunto, aveva l’obbligo di metterla incinta e il figlio che sarebbe nato avrebbe portato il nome del defunto. Questo perché facendo così il nome del defunto si perpetuasse di generazione in generazione (ogni figlio in quella cultura portava il nome del padre o del nonno).

Qualora capitasse che il cognato si rifiutasse di mettere incinta la vedova (questo avveniva non per motivi di fedeltà sessuale alla propria moglie ma d’interesse: infatti, se la vedova non rimaneva incinta, poteva essere rimandata alla sua famiglia e quindi il patrimonio del clan rimaneva intatto), colui che nella scala gerarchica veniva dopo di lui procedeva alla cerimonia chiamata dello scalzamento. Cioè, scioglieva il legaccio dei sandali, ci sputava sopra (era un gesto simbolico per dire: “Il tuo diritto di fecondare questa donna adesso passa a me”) e metteva incinta la donna.

Sapendo questo allora sì che si comprende la reazione di Giovanni Battista: “Colui che deve fecondare questo popolo (Israele si considerava una vedova; il rapporto tra Dio e Israele era un rapporto nuziale: Dio lo sposo e Israele, la sposa, ma a causa dell’infedeltà del popolo il marito non c’era più e così Israele si considerava una vedova) non sono io ma colui che è più forte di me perché egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”.

  • EGLI VI BATTEZZERÀ IN SPIRITO SANTO E FUOCO=il battesimo nell’acqua significa un’immersione esterna all’uomo, mentre il battesimo in spirito (Spirito è la forza di Dio) è qualcosa che impregna, inzuppa l’uomo internamente e intimamente.
  • BATTEZZERA’=baptizein=immergere, essere totalmente bagnati.
  • SPIRITO=è la potenza di Dio.
  • SANTO=aghios=santo (santo=separato, lontano, altro) non è solo la qualità (santo) ma indica anche ciò che opera, che fa questo spirito: una volta che lo si accoglie, questo Spirito dà la forza di separarsi da tutto ciò che è male. Quindi questo Spirito ha la forza di separarci da tutto ciò che è negativo.
  • FUOCO=il fuoco nell’A.T. si riferiva al giudizio di condanna e alla purificazione (Am 1,4-7; Sof 1,18; Is 1,25; 66,15; Ger 6,29). Il fuoco brucia, purifica, permette di sciogliere, di lasciare andare, di distruggere tutto ciò che “è male”. Quindi per coloro che lo rifiutano (questo battesimo) diventerà distruzione, eliminazione.

17 Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

  • TIENE IN MANO LA PALA PER PULIRE LA SUA AIA=come il contadino solleva in alto sull’aia il grano che ha trebbiato per liberarlo dalla pula (il vento butta via la pula) e da altre immondizie così il Messia solleva in alto gli uomini per separare i buoni dai cattivi.
  • MA BRUCERA’ LA PAGLIA CON UN FUOCO INESTINGUIBILE=ecco la spiegazione del perché questo Spirito è fuoco: il battesimo di Spirito Santo per coloro che rifiutano la conversione diventa distruzione.
  • INESTINGUIBILE=è un richiamo alla Gheenna, l’immondezzaio di Gerusalemme, dove il fuoco andava sempre.

Gesù non sarà come il Battista pensava

Questo è l’annuncio di Giovanni il Battista: Gesù in parte prenderà questo annuncio del Battista ma in parte rifiuterà e censurerà.

Negli atti degli Apostoli Gesù dirà: “Giovanni ha battezzato con acqua voi sarete battezzati in Spirito santo fra non molti giorni” (At 1,5; 11,16). E il fuoco? Il fuoco non c’è! Non c’è la pala e non c’è la paglia bruciata.

Gesù, Figlio di Dio, ha soltanto una proposta d’amore, positiva. Gesù smentirà questa immagine violenta di Dio. Il fuoco distruttore, con Gesù, diventerà un fuoco appassionante, forza ed energia: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!” (Lc 12,49).

Giovanni Battista è l’ultimo degli eredi della spiritualità dell’A.T. dove Dio premiava i buoni e castigava i malvagi. Il Dio del Battista è un Dio da temere perché può punirti, può vendicarsi e con il quale non ti puoi veramente esprimere perché non sai se ti accetterà nel caso tu sia quello che sei. E’ un Dio da temere.

Giovanni Battista aveva questa ossessione tipica delle persone religiose del castigo e Gesù prenderà apertamente le distanze.

Il Battista aveva detto: “Ogni albero che non porta buon frutto, sarà tagliato e buttato nel fuoco” (Lc 3,9). Ma Gesù dirà: “No, se un albero non porta frutto, gli zappo attorno, aspetto alcuni anni finché non porta frutto” (Lc 13,8).

Con Gesù Dio non è più da temere. A Maria e a tutti infatti dirà: “Non temere… io ti accetto sempre e in ogni caso. Io ti accolgo non per quello che dovresti essere ma come sei adesso”.

Dio non ama più le persone per i loro meriti ma per i loro bisogni. Dio, quindi, non premia più i buoni per i loro meriti ma neanche castiga più i malvagi per le loro colpe. Gesù a tutti mostra il suo amore e per questo Gesù non parlerà più di “fuoco”.

Quindi Gesù farà sì suo il messaggio del Battista ma eliminando ogni aspetto di castigo e di punizione. Il Dio di Gesù non solo è buono (=buono con chi è bravo e cattivo con chi non lo è) ma esclusivamente buono (buono con i bravi e buono anche con i cattivi). La sua è una proposta di amore per tutti, dove nessuno, ma proprio nessuno, è escluso.

Se tu fai così avrai colà

Noi non dobbiamo avere paura di Dio. Mai.

Tuttavia, la frase del Battista, anche se in bocca sua aveva lo scopo di incutere paura nelle persone nella possibile vendetta di Dio, ha un fondo di grande verità. Quindi, nessuna paura ma attenzione: perché ognuno tira le conseguenze delle sue azioni.

Dio non ci punisce mai; siamo noi stessi che ci creiamo certi inferni, conseguenza di ciò che facciamo. Dio non punisce mai nessuno; siamo noi che ci puniamo da soli con certi modi di vivere.

Se tu fai così ne avrai colà. Se l’albero è buono, i frutti, in genere, sono buoni. Ma se l’albero è cattivo, non può dare frutti buoni.

C’è un padre che bestemmia, comanda, e se i figli tentano di controbattere lui si impone con la violenza verbale e se non basta anche con quella fisica. Il figlio adolescente adesso fa quello che vuole; è pieno di rabbia ed è ingestibile: “Com’è possibile – dice il padre – che mio figlio sia così?”. Ma dai! E’ esattamente come te: tu sei il suo modello!

Un uomo è irritante con tutti: deve sempre avere ragione, uscire sempre migliore in modo brillante da ogni situazione, “sempre in mostra”; sì, è intelligente ma te lo fa sempre pesare. Chiaramente nessuno riesce a stargli vicino. Lui dice: “Com’è dura la vita con me”. Macché dura: tu sei pesante! Tu non vuoi cambiare e metterti in gioco neanche un minimo.

Ad alcune persone puoi prevedere la vita: nessuna preveggenza, è solo ovvio. Anni fa una guida spirituale disse ad un uomo: “Secondo me tua moglie se ne andrà di casa”. E la donna lo fece per davvero. D’altronde lui era un muro di gomma, chiusissimo, sempre sopra il suo computer, mentre lei era bella, piena di creatività e intelligente. Al che lui se la prese con la sua guida tanto che rischiò di prenderle perché, diceva lui, “era stata la guida che aveva montato la testa a sua moglie”.

Una donna ha lasciato il suo precedente partner e ora ne ha un altro. Ma è facile prevedere come finirà perché lei non ha imparato niente dalla esperienza precedente.

A qualcuno potresti dire che malattia avrà: non è una maledizione, è solo ovvio in base a come vive.

Se tu rimani nella superficie della tua vita vivrai senza saperlo, vivrai senza comprendere le grandi leggi della vita, vivrai senza renderti conto di come sia tu a dirigere la tua vita e non altri.

Un capomastro lavorava da molti anni alle dipendenze di una grossa società civile. Un giorno ricevette l’ordine di costruire una villa esemplare secondo un progetto a suo piacere. Poteva costruirla nel posto che più gradiva e non badare a spese. I lavori cominciarono ben presto.

Ma approfittando di questa fiducia cieca, il capomastro pensò di usare materiali scadenti, di assumere operai poco competenti a stipendio più basso e di intascare così la somma risparmiata. Pensava fra sé: “In fondo sono sempre stato ligio e onesto al mio lavoro. Anche se per solo una volta non lo sarò, pazienza!”.

Quando la villa fu terminata, durante una festicciola, il capomastro consegnò al presidente della società le chiavi della villa costruita. Il presidente gliele restituì sorridendo e stringendogli la mano: “Noi le siamo molto riconoscenti e la stimiamo molto per tutto quello che in questi lunghi anni lei ha fatto con onestà e senso del dovere per noi. Quindi questa villa è il nostro regalo per lei”.

Avremo solo e nient’altro ciò che abbiamo costruito noi stessi, secondo ciò che faremo; avremo secondo la passione che ci avremo messo, secondo la capacità di rimanere, di faticare e di lottare.

18 Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

  • EVANGELIZZAVA=lett. “annunciava il vangelo”.

Qui viene riferito a Giovanni ciò che è tipico di Gesù: annunciare il vangelo. Forse con quest’espressione si tenta di mitigare la durezza del Battista.

 

 

Pensiero della settimana

In un giardino c'era una bellissima rosa, però nessuno la tagliava, perché al suo lato c'era un grande ranocchio grasso e brutto. Un giorno la rosa molto arrabbiata gli disse: "Perché non ti allontani da me?".

Il ranocchio molto triste si allontanò.

La settimana seguente, passando da quelle parti il ranocchio chiese alla rosa: "Che cosa ti è accaduto?

Perché i tuoi petali si stanno appassendo?".

La rosa rispose:

"Le formiche mi stanno mangiando giorno e notte".

Il ranocchio le rispose:

"Quando io stavo vicino a te anche se tu non volevi, io me le mangiavo, per questo eri così bella e splendente!".