Io non sono ciò che tu vuoi: io sono me

III domenica del tempo di Avvento

13 dicembre 2020

 

  • Prima lettura: Is 61, 1-2. 10-11
  • Salmo: Lc 1, 46-50. 53-54
  • Seconda lettura: 1 Ts 5, 16-24
  • Vangelo: Gv 1, 6-8. 19-28

 

Per capire il vangelo di oggi dobbiamo fare un passo indietro. Questo vangelo, infatti, segue nel vangelo di Gv il prologo (Gv, 1, 1-18). Il prologo è in GV il piano, il progetto di Dio, il sogno di Dio per l’uomo.

Cos’era successo fino ad ora? Dio l’Altissimo era lontano, collocato nel “settimo cielo” e secondo i rabbini tra un cielo e l’altro c’erano 500 anni di cammino. Quindi Dio che se ne stava a 3.500 anni di cammino, era un modo per dire che era irraggiungibile. Oggi infatti 3.500 chilometri-luce sono anche percorribili, ma sicuramente 2000 anni fa no.

Ecco la prima verità dell’A.T.: Dio non si può raggiungere.

Ma com’era questo Dio? Dio era disgustato del creato e dell’uomo tant’è vero che non esita a sterminare “ogni essere che è sulla terra, uomini, animali domestici, rettili e uccelli del cielo” (Gen 7,23).

Nel Sal 14,2-4 si dice: “Yahwè dal cielo si china per vedere se esista un saggio; se c’è uno che cerchi Dio. Tutti hanno traviato, sono tutti corrotti; più nessuno fa il bene, neppure uno…”.

Gli uomini del Dio dell’A.T. sono così corrotti che ad un certo momento Dio, stanco di rivolgersi a loro e di mandare profeti perché si convertano, ha chiuso i cieli. Chiudere i cieli è un’espressione per dire che ha ritirato la sua comunicazione. Ad un certo punto anche Dio ha detto: “Adesso basta. Vi ho dato una possibilità, due, tre, dieci, cento, ma c’è un limite. Non volete capire, prendetevi le conseguenze”.

E al Battesimo, con Gesù, infatti, questi cieli si riapriranno (Mc 1,9: “E uscendo dall’acqua vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere sopra di lui, come una colomba”).

L’uomo non è buono per questo Dio; l’uomo è cattivo, una “mela marcia”, irrecuperabile: non c’è niente da fare.

Ecco la seconda verità: “L’uomo è peccatore e non può mai presentarsi di fronte a Dio”.

La cosa più terribile, poi, era che l’uomo diventasse Dio. Qualcuno, di nome Adamo, insieme alla sua “compagna di merende” Eva ci aveva già provato ed era stato sonoramente punito. L’uomo non può farsi “Dio”, ci mancherebbe altro. Per questo nasce il Tempio, che è la mediazione tra l’uomo peccatore e il Dio purissimo. Senza il Tempio e la religione non può rivolgersi a Dio.

Terza verità: solo grazie al Tempio, alla religione, tu puoi rivolgerti a Dio.

Ma poi cosa succede? Arriva Gesù e butta all’aria tutto questo (il prologo di Gv è il manifesto di ciò che Gesù nella sua vita farà).

L’A.T. diceva: “Dio non si può raggiungere”?. Ma chi l’ha detto? Gesù dice: “Dio è qui in mezzo a noi” (Gv 1,14: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”).

L’A.T. diceva: “L’uomo è un peccatore e non può presentarsi di fronte a Dio”. Ma non è vero! Gesù, infatti dice: “L’uomo è figlio di Dio!” (Gv 1, “A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio).

L’A.T. diceva: “Solo attraverso il culto, la religione, tu puoi arrivare a Dio”. Ma non è vero! “Se tu ami e credi tu sei già in Dio” (Gv 1,17: “Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, ma la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo”; Gv 13,14-15: “Vi do un comandamento nuovo: amatevi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri”).

Gesù, quindi, sconvolge tutto il sistema: “Avete inteso che fu detto… ma io vi dico” (Mt 5). Tutto quello che finora la gente aveva creduto, pensato, considerato come verità assoluta, neppure da mettere in discussione (era ovvio che era così!), adesso viene tutto ribaltato.

E capiamo bene perché Gesù fu ucciso: troppo nuovo, troppo sconvolgente, troppo diverso dal solito. Non è incredibile che Gesù sia morto: è incredibile che Gesù abbia vissuto così tanto.

1,6-8 Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce perché tutti credessero in lui.

  • Giovanni= significa “Dio è misericordia”. Giovanni, allora, è un uomo mandato da Dio proprio per favorire, per preparare i cuori per l’accoglienza del messaggio di Gesù. Dio sceglie bene: non sceglie uno a caso. Infatti il Battista è un uomo della casta sacerdotale (suo padre è Zaccaria), uno di loro: forse gli crederanno.

La missione di Gv non è limitata ad un popolo ma è universale per tutti: rendere tutti gli uomini consapevoli che la Luce vive qui, vive dentro di loro, è in mezzo a loro. Gv lo dice subito e lo dice bene: Lui non è la Luce, ma sta per arrivare. Ma come annuncia la Luce scattano subito le tenebre, cioè i nemici della Luce che è Gesù.

19 Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti ad interrogarlo: “Tu chi sei?”.

  • Giudei= non vuol dire ebrei. I Giudei sono sempre i capi religiosi. Cosa fanno i capi religiosi? Da Gerusalemme, cioè dalla sede dell’istituzione, inviano sacerdoti e leviti. I leviti facevano anche la funzione della polizia all’interno del Tempio.
  • Interrogarlo=erotao, è lo stesso verbo che Gv userà per l’interrogatorio di Gesù: quindi ha già una connotazione negativa. Allora: è già scattato l’allarme delle tenebre. I sacerdoti, i garanti dell’ortodossia sono giunti da Gerusalemme per interrogarlo e i leviti per arrestarlo. E sentite la brutalità: arrivano e subito c’è un interrogatorio. E’ una legge universale: appena qualcuno porta la Luce, subito le tenebre gli si rivolgono contro per soffocare e uccidere la Luce.

19-21 Egli confessò e non negò. Confessò: “Io non sono il Cristo”.

  • Cristo=Messia. Per loro è importante sentire questa risposta. Per loro è tranquillizzante. Infatti si riteneva che il Messia, appena arrivato, avrebbe deposto l’intera casta religiosa e fatto piazza pulita del sacerdozio corrotto e compromesso col potere.

Chi sei dunque? Sei Elia? Si credeva che Elia avrebbe preceduto la venuta del Messia (profezia di Malachia). Hanno paura che sia Elia perché se è Elia non c’è speranza. Infatti era un profeta sanguinario che sgozzava e bruciava tutti i nemici di Dio (1 Re 18,20-40; 2 Re 1,10). Ma per fortuna che Gv risponde: “No, non lo sono”. Sei tu un profeta? No. Osserviamo come lo incalzano e come le risposte di Giovanni sono sempre più secche.

22 Gli dissero allora. Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Cosa dici di te stesso?.

Gli inquisitori hanno bisogno di condannarlo. Per loro Giovanni non può essere innocente, perché sta profetando senza l’autorizzazione dell’autorità religiosa.

23 Rispose: “Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete dritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia”.

  • Io sono voce=letteralmente: “Io voce” perché “Io sono…” Gv lo utilizza solamente per Gesù. Quella che il Battista cita è Is 40,1-11, cioè la profezia della liberazione di Israele dalla schiavitù in Egitto. Solo che fa Gv: omette il versetto: “Preparate la strada del Signore”. E perché? Perché le autorità non gli devono preparare nulla. Anzi dice all’autorità: “Raddrizzate la via del Signore”. Voi l’avete resa curva, voi avete deformato la visione e l’immagine di Dio; voi avete annunciato un Dio vostro, non il vero Dio e tocca a voi raddrizzarla.

24 Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei.

  • Quelli che erano stati inviati Letteralmente “erano inviati anche dai farisei”=quindi non c’erano solo sacerdoti e leviti ma anche dei farisei (le guide spirituali dell’epoca ma completamente refrattarie allo Spirito). Cioè: c’erano proprio tutti! E tutti con un unico scopo: arrestare Giovanni. Inviati: Gv ha un umorismo molto fine. Dio invia il Battista per annunciare la Luce; la casta religiosa, invece, invia tutte le autorità per soffocare la Luce.

25 Essi lo interrogarono e gli dissero: “Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?”.

  • perche’ dunque tu battezzi…Il senso è: “Ma come ti permetti di fare questo? Ma chi credi di essere?”. Sono inquieti perché fa qualcosa senza la loro autorizzazione e la gente lo segue. La gente segue il Battista invece di seguire la loro dottrina, e questo li preoccupa. Non si chiedono: “Come mai? Come mai qui c’è tanta gente e da noi no?”, ma: “E’ un eretico perché non annuncia ciò che noi annunciamo”. Il presupposto dell’autorità è sempre lo stesso: “Noi siamo giusti, gli altri sono sbagliati”. Per questo lo Spirito non ha spazio nell’autorità perché sono pregiudiziali.

26 Giovanni rispose loro: “Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, 27colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo”.

  • Battezzo nell’acqua=il battesimo di acqua era un segno di morte, di seppellimento del passato per iniziare una vita nuova.
  • In mezzo a voi… non conoscete=ecco l’accusa che Gv porterà avanti in tutto il vangelo. La Luce, Gesù, non lo conoscono, ma non lo conosceranno mai. Certo sapranno chi è Gesù, ma non lo conosceranno. Le tenebre, i capi religiosi, non conosceranno mai Gesù, la Luce.

Gv 8,19; 16,3: “Voi non conoscete né me né il Padre mio, se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio”.

  • A lui io non sono degno di slegare…=: qui non c’è nessuna una dimostrazione di umiltà. Gv si rifà alla Legge del Levirato: quando una donna rimaneva vedova senza un figlio, il cognato aveva l’obbligo di metterla incinta e il figlio nato avrebbe portato il nome del marito defunto, così il suo nome si perpetuava per sempre. Quando capitava che il cognato si rifiutava di mettere incinta questa donna, colui che veniva dopo di lui procedeva al rito dello scalzamento (cioè scioglieva i legacci del sandalo). Si toglieva il sandalo e ci sputava sopra. Cioè: “Il tuo diritto di mettere incinta questa donna adesso passa a me”. Allora perché Gv Battista si rifà al diritto del Levirato? Il diritto di fecondare una vedova (Israele è considerata una vedova, cioè sterile, senza nessuna possibilità di fecondare, di far nascere la Vita) non è suo ma di Colui che viene dopo di Lui.

28 Questo avvenne in Betania, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

  • Betania= è al di là del Giordano, cioè dove si trovò Giosuè quando entrò nella Terra Promessa. Gv allora ci fa capire che la terra promessa si trova fuori di Israele. Israele, la terra promessa (il modo di credere e di concepire Dio), è diventata ora terra di schiavitù; invece per trovare la vera terra promessa bisogna uscire da Israele (bisogna cioè lasciare, deporre, seppellire, le vecchie e false immagini di Dio che si sono costruiti).

E come finirà la vicenda? Le autorità non ascolteranno il Battista e Gv sarà incarcerato (Gv 3,24).

Vedete, questo è il grande, terribile, male: rifiutare l’altro (sia Dio, una persona, la Vita o una nuova parte di me) semplicemente perché non è come io pensavo che fosse, perché è diverso da come io mi aspettavo, da come io volevo, da come io desideravo.

Cosa dice a noi allora questo vangelo? 1. Accettare di non essere quello che gli altri vogliono che siamo.

“Sei il messia? No. Sei Elia? No. Sei un profeta? No”. Vedete quante attribuzioni. E, badate bene, quello che gli attribuiscono è il massimo: nessuno era più grande di Elia. Gli attribuiscono cose enormi, grandi, solo che lui non è quello.

Il primo grande passaggio della vita è poter dire: “Io non sono come voi”. Il secondo, poi, sarà dire: “E chi sono allora?”. E sarà la scoperta di sé, del proprio nome e della propria chiamata. Ma il primo è rifiutare ciò che gli altri ci attribuiscono.

Io nasco e vivo con i miei genitori: è chiaro, imparo da loro e divengo come loro. Se loro mi chiedono delle cose, io le faccio e le divengo. Quando arrivo all’adolescenza, allora, non ho la mia vera identità ma quella che mi sono costruito. Per questo la devo abbandonare per trovare chi sono veramente io.

Io sono un uomo sempre bravo e sempre disponibile. Ma sono davvero così? Perché da piccolo ogni volta che facevo qualcosa che non piaceva ai miei genitori, loro erano delusi e mi dicevano: “Se fai così non ti vogliamo più bene”. Allora: sono buono (sono così) o sono stato costretto ad essere buono?

Io mi sento sempre inferiore agli altri e per questo me ne sto sempre da solo, perché quando sto con gli altri mi sento inferiore, non ho niente da dire e sono impacciato. Mi dico: “Sono fatto così!”. Ma sono così o sono dovuto diventare così? Perché da piccolo io ero l’ultimo di quattro fratelli e mi dicevano sempre: “Tu sei piccolo… ascolta tuo fratello che è grande… tu non puoi capire…”. Così io ho imparato che sono scemo, che non so niente, che non valgo niente e che solo gli altri “sanno”. Ma sono così o sono diventato così?

Io vorrei fare delle scelte ma sono bloccato dalla paura. Mi dico: “E’ il mio carattere”. Quand’ero piccolo e, come tutti i bambini, facevo qualcosa fuori dagli schemi dei miei genitori (ad esempio mi divertivo a giocare col fango), i miei genitori mi facevano il muso, non mi guardavano più e mi ritiravano l’amore. Così io ho imparato: “Se esprimo quello che sono, perdo l’amore”. Oggi ho 50 anni e continuo a fare così. Ma sono io o sono quello che ho dovuto essere?

Alcune persone sono orgogliose se qualcuno gli dice: “Sei come tuo padre! Sei come tua madre!, ecc”. Ma ci sarebbe da piangere! Perché se io sono come loro, allora sono morto, perché loro hanno già vissuto.

Libertà è iniziare a dire: “Io non sono come te… io non sono come tu vuoi che io sia… io accetto di non andarti bene… io accetto di deluderti… io sono io: non posso essere come te”.

Quando morì l’anziano rabbino, il giovane prese il suo posto. Dopo un po’ di tempo gli dissero: “Non assomigli in niente a tuo padre”. E lui: “No, gli assomiglio invece in tutto. Lui non copiava nessuno e io neanche”.

Quando qualcuno ti dice: “Oh ma tu sei proprio strano eh, sei diverso da tutti gli altri”, tu ti senti in colpa, sbagliato. Ma invece dovresti essere contento: “Sì, è vero, è questo che voglio, non sono come nessun altro”.

La maestra chiede alla classe: “Ditemi una meraviglia che non c’era 1000 anni fa?”. Greta: “Il telefono!”, “Brava, Greta, il telefono non c’era 100 anni fa”. Luca: “La televisione, maestra!”; “Bravo, Luca, la televisione non c’era!”. Poi alza la mano anche Pierino: “Sì, Pierino, dimmi: quale meraviglia non c’era 1000 anni fa?”. “Io, maestra!”.

Prima di diventare se stessi bisogna perdere ciò che non siamo (maschere). E non è per niente piacevole.

Un giorno dico ad una donna: “Tu non sei questo!”. “Lo so – dice lei – ma è tutto quello che ho”. E’ il grande dilemma: perdere quel che si ha (un falso se stessi) per trovarsi, o attaccarsi a quello che si ha ma che non si è.

Secondo passaggio: conoscersi.

Gv dice: “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete”(Gv 1,26) e usa il verbo oida.

Il verbo conoscere in greco si dice in due modi. Gignosco, la conoscenza mentale (“So che la luna è un satellite della terra; so che la capitale dell’Italia è Roma; so che mio nonno si chiamava Berto”, ecc) oppure oida che è la conoscenza certa, inconfutabile, senza dubbi.

Gesù ad esempio dice: “Conosco (oida) quelli che ho scelto” (Gv 13,18). E’ una certezza sicura.

Oppure i demoni: “Io so (oida) chi tu sei. Il Santo di Dio” (Mc 1,24). E’ una certezza inconfutabile.

In realtà i Giudei non è che non lo conoscano, è che non lo vogliono conoscere. E’ un atto deliberato: hanno deciso di non conoscerlo. E perché? Perché se lo conoscessero il prezzo da pagare si chiamerebbe “cambiamento, trasformazione, rivoluzione”.

Dovrebbero perdere false immagini di Dio a cui credono.

Dovrebbero accettare di essersi sbagliati e di aver vissuto in maniera falsa.

Dovrebbero perdere il riconoscimento della gente di “essere qualcuno” per il ruolo che hanno.

Dovrebbero perdere la buona immagine di “gente per bene, pura, brava, in gamba”.

E poiché ciò che hanno da perdere è tanto, preferiscono eliminare Gesù piuttosto che perdere ciò che hanno.

Quando incontri Dio hai tante cose da perdere!

Ma questo succede sempre: preferisco “perdere Gesù”, non ascoltarlo, non vederlo, non accoglierlo, se quello che mi chiede di cambiare “per me è troppo”. Così Lui viene, ma tu non lo accogli.

Poteva essere Natale… ma sarà solo il 25 di dicembre.

E’ il peccato che il vangelo chiama contro lo Spirito Santo, l’unico imperdonabile. Se non vuoi credere, convertirti, cambiare, neppure se scendesse Dio (è già venuto!) lo faresti. Neppure se vedessi Dio faccia a faccia, di persona, neppure se Lui facesse chissà quale miracolo crederesti.

Chi ha deciso di non credere, di non conoscerlo, non crederà e non lo conoscerà. Non c’è niente da fare.

Una vecchia ebrea è seduta accanto ad uno svedese, grande e grosso, e continua fissarlo. Alla fine gli rivolge la domanda: “Mi scusi, lei è ebreo?”. “No”, risponde lui. Pochi minuti dopo la donna lo interpella di nuovo: “A me può dirlo, sa. Lei è ebreo, vero?”. “E quello risponde: “Assolutamente no”. Lei lo studia per un po’ e ripete: “Sono sicura che lei è ebreo”. Pur di stare in pace, l’uomo dichiara: “E va bene, sono ebreo!”. La vecchietta lo guarda di nuovo, scuote la testa e gli dice: “Non si direbbe proprio”.

Una donna chiede al cassiere di una banca di cambiarle un assegno. Il cassiere le chiede un documento d’identità, secondo il regolamento della banca. La signora se ne sta in silenzio. Il cassiere le dice: “Senza documento di riconoscimento, signora, niente assegno”. La donna è senza fiato, né parole. Alla fine riesce a pronunciare queste parole: “Ma, Giorgio, sono tua madre”.

Vi fa ridere? E’ solo una barzelletta? E’ buffo? Chi non vuol credere, non crederà!

E come mai quando Dio è venuto non lo hanno riconosciuto?

 

 

Pensiero della Settimana

 

Ciò che non è nel vostro cuore,

non è da nessuna parte in questo universo.

Se la felicità non è nel vostro cuore,

non la troverete da nessun’altra parte.

Se l’amore non è nel vostro cuore,

non lo troverete da nessun’altra parte.

L’amore comincia qui, nel cuore;

se comincia qui, non c’è fine.

Non è limitato dallo spazio,

non è limitato dal tempo.

Non c’è distanza.