Non aver paura di sporcarti le mani

Giovedì Santo

9 aprile 2020

 

  • Prima lettura: Es 12, 1-14
  • Salmo: Sal 115
  • Seconda lettura: 1 Cor 11, 23-26
  • Vangelo: Gv 13, 1-15

 

Questo vangelo ci pone le grandi domandi della vita:

  1. Cos’è l’amore? E vedremo che ci sono tanti livelli di amore.
  2. Cos’è che si possiede veramente? Solo quello che si dona! Il resto, come Giuda, ci possiede.
  3. Qual è il senso ultimo del vivere? Servire, mettersi a disposizione, donarsi per qualcosa.
  4. Qual è il modo migliore di vivere? Lasciarsi coinvolgere, sporcarsi le mani.
  5. Cos’è l’eucarestia? Non il pranzo dei puri ma dei bisognosi d’amore. Gesù non si attende che tutti siano puri, ma è Lui che li rende puri. L’eucarestia non è il banchetto dei puri, ma è l’eucarestia, l’incontro con Gesù, che ti rende puro.

13,1 PRIMA DELLA FESTA DI PASQUA GESÙ, SAPENDO CHE ERA VENUTA LA SUA ORA DI PASSARE DA QUESTO MONDO AL PADRE, AVENDO AMATO I SUOI CHE ERANO NEL MONDO, LI AMÒ FINO ALLA FINE.

  • PRIMA DELLA FESTA DI PASQUA=è Pasqua e quest’anno Gesù non offrirà un agnello per Pasqua (quindi qualcosa di esterno) ma offrirà se stesso come agnello pasquale. Questo ci dice due cose:
  1. Gesù ci ricorda che se non c’è coinvolgimento di sé non c’è nessuna Pasqua.

In questi giorni molte persone andranno in chiesa: bene! Ma se non c’è coinvolgimento di sé, se non c’è la disponibilità a mettersi in gioco, a lasciar coinvolgere il proprio cuore e la propria anima, allora è Pasqua (quella del calendario) ma non la festa di Pasqua (quella della vita). Puoi lasciarti coinvolgere? Puoi lasciare che il tuo cuore e la tua anima siano toccati in questi giorni?

  1. Gesù si dona come agnello: finora aveva donato un agnello, adesso diventa lui agnello. Gesù si dona liberamente: non è trascinato dagli eventi, ma ha deciso, è cosciente di ciò che può accadere e, succeda quel che succeda, ha deciso di donare la propria vita per una missione grande: mostrare chi è davvero il Padre. Questa è la sua ora.

Tutto attorno a noi si dona: l’aria si dona a noi perché possiamo respirare… la carne… le verdure… i frutti… si donano a noi perché possiamo vivere… i genitori ci hanno donato la vita. Tutto è un dono. Tu a chi ti doni? Per cosa vuoi donare le tue ore e i tuoi giorni? Un uomo che non si dona a nessuno è un uomo che non serve a nessuno perché non ha un motivo per vivere.

  • SAPENDO CHE ERA VENUTA LA SUA ORA DI PASSARE DA QUESTO MONDO AL PADRE=Gesù capisce che è arrivato ormai alla fine. Sa che gli rimane poco tempo. Ha detto cose troppo scomode ed è andato a toccare interessi troppo grandi: hanno già tentato di arrestarlo e di ammazzarlo nel Tempio, per due volte hanno cercato di lapidarlo; Gesù intuisce, quindi, che è solo questione di tempo.

Il passare da questo mondo al Padre non è soltanto l’indicazione che Gesù è disposto a correre il rischio di morire, ma indica anche una modalità di vita. Gesù non vuole più vivere o sottostare alle regole del mondo (kosmos=mondo in Gv ha sempre un significato negativo) ma vuole “passare”, vivere, secondo le regole di Dio.

Tutti pensano a fare gli interessi propri ma qualcuno ha altre regole (ad es. la regola della misericordia).

Tutti pensano “male degli altri” ma qualcuno sa anche vedere negli uomini la luce e il bene che c’è in loro.

Tutti pensano che “questa società è marcia” ma alcuni sanno riconoscere il bene diffuso che vive.

Sono gli uomini che sono “passati” dalla mentalità del mondo a quella di Dio.

  • AVENDO AMATO I SUOI=agapao. Agapao è l’amore che si dona, che si dà liberamente, senza nulla in cambio.

Ci sono molti livelli di amore. Le persone chiamano “amore” un sacco di cose che non c’entrano niente o molto poco con l’amore.

  • CHE ERANO NEL MONDO=perché c’è questa ripetizione inutile “che erano nel mondo”? Non è necessaria!

Gv sa che il mondo conosce un amore molto basso, fatto di possesso e di interessi. Gesù, invece, mostra ai suoi discepoli un amore così grande che “non è di questo mondo”: non perché non lo si possa vivere in questo mondo, ma perché in genere il mondo non lo vive.

  • FINO ALLA FINE=ricorda un’altra cosa. Di Mosè, nel Deuteronomio, si dice che scrisse la Legge “fino alla fine”. Di nuovo quest’espressione! Ecco la Nuova Legge. La legge, le regole, l’obbedienza, la scrupolosità, viene sostituita dalla nuova Legge dell’amore. Questa è l’unica Legge: “Io ti amo senza se e senza ma, gratuitamente”. Puoi accettarlo?

Ma fino alla fine vuol dire anche: “Del tutto”. Il vangelo, infatti, dice che Gesù “li amò sino alla fine” ed usa telos=compimento, del tutto.

“Sino alla fine” è l’amore supremo, massimo: Lui ci ama in maniera totale. Ama tutto di noi. Non dobbiamo cambiare per Lui (per andargli bene): se lo facciamo, lo facciamo per noi!

E’ il livello di Gesù che ci ha amati non perché siamo senza peccati, errori, non perché siamo dei buoni cristiani, non perché siamo puri, ma senza condizioni, solo perché siamo noi. Quest’amore ti entra nel cuore e ti fa sentire di valere… a prescindere.

Questo sino alla fine, fino al compimento, indica che Gesù li ama del tutto, con un amore che giunge al suo compimento, cioè al massimo livello d’amore.

Ciò dice che ci sono vari livelli di amore e che noi chiamiamo “amore” cose molto diverse. Nel corso della vita noi dovremo vivere da piccoli, da neonati, il primo, poi crescendo dovremo lasciare un modo “d’amare” per impararne uno più maturo e cresciuto.

Spesso, invece, proprio perché non abbiamo fatto esperienza di modelli precedenti “sani”, ci fermiamo, ci blocchiamo ad un livello di amore molto basso e infantile.

Ci sono vari livelli dell’amore. 

  1. Il neonato comanda, esige, impone: “Ho fame, voglio la pappa e se non me la dai urlo e piango”.

Quest’amore dice: “Tu fai così, punto e basta… ti ho detto di no… non si discute… tu mi hai sposato e quindi… tu fai come tutti!… io sono il capo e quindi tu mi obbedisci…”.

Questo è l’amore delle regole: “La regola dice così… (non ci sono eccezioni; non c’è il contesto; non c’è la persona; la regola dice così e si fa così!)”, del giudizio: “Siccome si fa così (cioè: così come voglio io!) e tu non lo fai, allora io ti giudico e ti dico: “Tu sei sbagliato!”, dell’obbedienza: “Io sono il tuo capo; io ti comando e tu quindi ubbidisci”.

In quest’amore ci sono io, mentre tu non ci sei.

In quest’amore non c’è amore. 

  1. Il bambino, invece, vuole e per far questo chiede: “Mamma, mi dai questo… papà mi dai quello… voglio questo… voglio quello…”.

Quest’amore è un amore dipendente, fusionale, simbiotico: “Mi chiami?… Mi vieni a prendere?… Perché non mi chiami?… Mi dici che mi vuoi bene?… Perché non fai questo?… Fallo per me!… Se mi vuoi bene, faresti questo… Se fai così, sai quanto ci fai star male… E perché tu non fai questo… tu dovresti fare questo…”.

In quest’amore io sono piccolo e faccio di te uno grande che deve pensare a me. Quindi è una dominazione vestita da dipendenza: sembro piccolo, ma attraverso la mia “sofferenza” ti gestisco.

Questo è l’amore dove uno non può/riesce a vivere senza l’altro: “E mi lasci da solo?… E io?… E non pensi a me?… Sei la mia vita!… L’amore è fare le cose insieme!…”. Questo è l’amore di richiesta continua.

Quest’amore è buono tra genitori e figli piccoli, ma è “malato” tra persone adulte. 

  1. L’adolescente, invece, dice: “Io oggi ti preparo da mangiare ma tu domani lo prepari a me”. L’adolescente contratta, negozia, ti da se tu gli dai.

Quest’amore dice: “Per niente, niente… io ti do ma tu… io l’anno scorso ti ho dato questo e tu oggi no, però!… una mano lava l’altra… io ti do se tu mi dai… e tu cosa mi dai? e tu cosa fai per me?”.

In quest’amore io sono un grande narcisista che per niente non fa/dà niente e tu vali solamente in relazione a ciò che fai per me.

Io ti do anche, ma mi aspetto che anche tu faccia altrettanto… altrimenti ritiro il mio amore.

Quest’amore è un amore contrattuale, narcisistico. 

  1. L’adulto, invece, se ha fame dice: “Vuoi a venire a mangiare a casa mia? Ti propongo di andare a cena fuori: vieni?”.

L’adulto, cioè, propone, si fa avanti, fa una proposta.

Quest’amore dice: “Ti va questa cosa che ti propongo?… A me piacerebbe questo, tu che dici?… Senti, io avrei bisogno di questo: ti va di aiutarmi?… Mi piacerebbe se tu… Mi aiuterebbe se tu… Sarebbe per me importante che tu…”.

In quest’amore io sono grande e tratto te da grande.

Se voglio qualcosa te lo dico, te lo propongo e non aspetto che tu me lo legga in faccia perché io non ho un televisore in fronte dove si vede tutto ciò che desidero o che non desidero.

Quest’amore è un amore adulto e che fa felici e star bene. 

  1. Il saggio, il Gesù, invece, se ha fame dice: “Qui a casa mia possono venire tutti, io accetto tutti, ma proprio tutti”. E’ un amore incondizionato.

Questo è un amore molto raro da trovare perché chiede un lungo lavoro su di sé per poterlo vivere.

Quest’amore dice: “Sappi che io ci sono al di là del bene e del male… al di là di ciò che tu farai o non farai… sappi che il mio amore (la mia accoglienza, il mio ascolto, la mia accettazione) non è mai in discussione, anche se farai cose contro di me o che a me non piaceranno o sulle quali non sarò d’accordo”.

In quest’amore io ci sono e tu ci puoi essere o no: in ogni caso io rimango.

Quest’amore è uno stato d’essere che non dipende più da chi si ha davanti, ma solamente dalla grandezza del proprio cuore. Quando si ama così si è Amore. Questo è l’amore incondizionato. 

E io dove mi ritrovo?

Non si è mai solamente ad un livello, ma in prevalenza, in quale livello mi ritrovo?

2 DURANTE LA CENA, QUANDO IL DIAVOLO AVEVA GIÀ MESSO IN CUORE A GIUDA, FIGLIO DI SIMONE ISCARIOTA, DI TRADIRLO.

  • CENA=non si dice che è la cena pasquale ma una cena. E’ chiaro che Gv si riferisce all’eucarestia. In ogni eucarestia noi tentiamo di crescere verso quest’amore. Tra l’altro ci si lavava i piedi prima di mettersi a tavola (Lc 7,44) e non durante la cena.
  • DIAVOLO… GIUDA=qui il diavolo è Giuda. Ma come verrà descritto Giuda poi? Come colui che si tiene la cassa, che sottrae i soldi, le energie agli altri per sé.

Sono i due modi contrapposti di vivere: chi vive per aiutare gli altri a diventare migliori, a risplendere, ad essere ciò che possono essere, a fiorire e non sente competizione o invidia per tutto ciò. E chi, invece, è invidioso, geloso, e per questo tiene per sé le cose, le idee, non condivide, non si spende e sente gli altri come nemici che gli tolgono luce e valore.

Gesù è colui fa grandi gli altri; Giuda è colui che li fa piccoli. Ciò che fai con gli altri è ciò che sei.

Gesù è colui che da, mentre Giuda è colui che trattiene.

Gesù ha fiducia e dono, Giuda ha paura e ruba.

3 GESÙ, SAPENDO CHE IL PADRE GLI AVEVA DATO TUTTO NELLE MANI E CHE ERA VENUTO DA DIO E A DIO RITORNAVA.

  • NELLE MANI =le mani nella Bibbia sono il simbolo della potenza di Dio: Dio, adesso, agisce nelle mani di Gesù.
  • ERA VENUTO DA DIO E A DIO RITORNAVA=qui c’è allusione a Is 55,11 dove si parla che la Parola di Dio (e Gesù viene presentato come la Parola incarnata di Dio!) uscita dalla sua bocca, non ritorna a Lui senza effetto, cioè senza aver operato ciò che Lui desiderava e senza aver compiuto ciò per cui l’aveva mandata.

4 SI ALZÒ DA TAVOLA, DEPOSE LE VESTI, PRESE UN ASCIUGAMANO E SE LO CINSE ATTORNO ALLA VITA.

  • SI ALZO’ DA TAVOLA=quindi non è il lavaggio che si faceva prima del pranzo (abluzioni).

Gesù interrompe la Cena (quindi è un atto molto forte) e inserisce un gesto totalmente nuovo: facendo così ne cambia radicalmente il significato. Da adesso in poi la Pasqua non sarà più il ricordo del passaggio del Mar Rosso, della sconfitta degli Egiziani, dell’uscita dalla prigionia d’Egitto, ma sarà il segno dell’Amore infinito di Dio per ogni uomo.

  • DEPOSE LE VESTI=lett. “si tolse il mantello”: il mantello era un elemento fondamentale (uno dei pochi) per la gente del tempo, una delle poche cose che si possedeva. Il mantello ti proteggeva dal freddo, dal vento, dagli animali, ecc. Quindi il mantello rappresentava la dignità.

Lavare i piedi, per la gente comune, era un gesto disonorevole: solo i sottomessi lo facevano. Ma per Gesù lavare i piedi, adesso, è un segno di amore: non solo non c’è più niente di male inchinarsi e lavare i piedi ma l’amore, cioè il servire, è il segno distintivo del cristiano. E, inoltre, l’amore di Gesù (e di ogni cristiano) è per ogni uomo. Per tutti!

Gesù depone il suo “scudo” e si mostra vulnerabile. Amare rende vulnerabili, per questo molte persone non ne sono capaci.

Amare=“Mostro il mio lato debole… Quando ti amo so che tu puoi ferirmi. Nell’amore corro questo rischio!”.

  • PRESE UN ASCIUGAMANO=lett. un asciugatoio. E’ il simbolo del servizio, del mettersi a disposizione per; ciò che Gesù fa coglie tutti di sorpresa: nessuno mai si sarebbe aspettato una cosa del genere.

5 POI VERSÒ DELL’ACQUA NEL CATINO E COMINCIÒ A LAVARE I PIEDI DEI DISCEPOLI E AD ASCIUGARLI CON L’ASCIUGAMANO DI CUI SI ERA CINTO.

  • COMINCIO’ A LAVARE=il verbo lavare viene ripetuto sette volte.

Gesù lava i piedi ai suoi “presunti” amici. E dobbiamo ricordare che nelle strade della Palestina c’erano escrementi, sputi, polvere e che i piedi erano la parte più sporca e impura.

Il compito di lavare i piedi era riservato agli esseri inferiori nei confronti di quelli superiori. Era la moglie che lavava i piedi al marito, il figlio al padre e i discepoli al proprio maestro.

I discepoli vogliono far Gesù re (Gv 6,35): Gesù mostra, invece cos’è la vera regalità. Gesù fa un lavoro da servi perché i servi si sentano signori. Nella comunità di Gesù non ci sono gerarchie, ranghi o superiori: tutti sono signori per farsi servi degli altri.

Gesù non si abbassa ma innalza gli altri.

Cosa facciamo invece noi? Quando qualcuno non ci va lo abbassiamo: lo giudichiamo, ne mettiamo in luce il negativo, troviamo in lui sempre qualcosa che non va. In realtà lo stiamo abbassando al nostro livello. E quanto male parliamo degli altri dice nient’altro il livello che noi siamo e non dove sono gli altri.

Sacerdoti per amore

Cosa??? Ma che fa? E’ pazzo? Non è possibile!” La reazione dei presenti dev’essere stata qualcosa di simile.

Dobbiamo considerare come funzionava a quel tempo la società. Al vertice della piramide c’era Dio nella sua divinità. Subito un gradino più in giù c’erano i sommi sacerdoti e un po’ più sotto gli altri religiosi del tempo. All’ultimo posto i servi e fuori della piramide, cioè neppure contemplati e considerati, c’erano gli schiavi!

Che fa Gesù? Capovolge la piramide! Chi è adesso considerato grande? I servi, gli schiavi: chi era all’ultimo posto (o addirittura fuori) adesso viene preso a modello. Mai un sacerdote avrebbe fatto un gesto simile: si sarebbe contaminato, si sarebbe reso impuro! Il sacerdote, colui che neppure si ferma, neppure si sporca le mani per non contaminarsi quando vede un uomo mezzo morto (Lc 10,29-35), adesso finisce all’ultimo posto.

 Qui cambia tutto. Prima era così: “Tu sei puro, tu non fai peccato, tu sei in grazia, tu sei perfetto, e io Dio ti accolgo”. Schiere di generazioni sono state educate (meglio dire terrorizzate) dalla purezza e dal senso del peccato.

Mia nonna se aveva avuto un rapporto sessuale con mio nonno (non dico con un altro uomo ma con mio nonno!, suo marito, sposati per 50 anni con 10 figli!) neppure andava a fare la comunione perché le avevano detto che era peccato e che quindi bisognava confessarsi.

Mio nonno (che lavorava i campi e aveva quindi ben fame!) se aveva mangiato qualcosa dopo la mezzanotte, anche se la messa era la sera, non faceva la comunione. Dio era per i bravi.

Ma adesso tutto si sovverte: “Non sei più tu che vai da Lui, ma lui viene da te per amarti.

Hai i piedi sporchi? Perfetto, Lui viene a lavarteli: lascia che te li lavi!

Hai il cuore pieno di sudiciume? Perfetto! Lascia che Lui lavi le sozzure del tuo cuore e in ogni caso Lui ti ama.

Non fai mai niente di giusto? E, forse, neppure mai farai niente di giusto, neppure in futuro? Beh, sappi che Lui ti ama lo stesso, oggi e domani.

Lui non ti dice: ti lavo i piedi ma tu cambi vita! No, Lui ti dice: “Io ti amo, oggi e domani, convertito e no!”.

E ogni volta che tu “servi l’uomo”, tu sei sacerdote!

E’ molto interessante che proprio qui dove gli altri evangelisti hanno l’eucarestia, Gv ha la lavanda dei piedi. Allora: si può essere sacerdoti per ordinazione ma si può essere sacerdoti per amore, cioè, perché si sa amare e si ama concretamente. E se si è sacerdoti “per amore” sicuramente si è sacerdoti per Gesù (cosa che non è detta per l’inverso).

Non aver paura di sporcarti le mani!

Cosa ci dice questo vangelo, allora? Non aver paura di sporcarti le mani!

Vivere significa sporcarsi le mani. Vivere significa buttarsi con coraggio.

Vivere significa cadere e sbattere il muso.

Vivere significa provarci e sapere che non sempre andrà bene.

Vivere significa coinvolgersi: non si può sapere cos’è il mare senza immergersi. Non si può conoscere la vita senza vivere. E non è un vero peccato, per paura, non vivere!

Non si può sapere cos’è l’amore senza innamorarsi. E non è un vero peccato, per paura degli sconvolgimenti emotivi, non amare!

Non si può accedere alla felicità, senza l’esperienza della realtà concreta. E non è un vero peccato, per paura degli incontri (che non si possono mai controllare), non essere felici!

Se volete sapere cos’è la vita dovete necessariamente lasciarvi tirare dentro.

Lo diceva anche Gesù: “Vuoi conoscermi?”. “Vieni e seguimi!”.

Quello che più cercate non potete trovarlo stando fuori: dovete entrarci dentro… o non lo conoscerete mai!

Sì, in certi giorni sarà buio; sì in certi giorni vi sentirete persi; sì, in certi giorni maledirete il giorno e le scelte che vi hanno portati lì; sì in certi giorni sarà tempesta… ma in quel momento saprete cos’è il mare! In quel giorno… sarete dentro al flusso della vita.

Sarebbe un vero peccato vivere un’esistenza e non esserci mai entrati dentro.

La vita non è come dovrebbe essere: è quella che è. E’ il modo in cui l’affronti che fa la differenza. Non puoi conoscerla stando fuori: sporcati le mani ed entraci dentro”. “Non si può amare a distanza, restando fuori dalla mischia, senza sporcarsi le mani, ma soprattutto non si può amare senza condividere” (Don Luigi Di Liegro).

Gesù, che era Dio, non è rimasto lassù nel suo mondo celeste ma è sceso quaggiù, in questo mondo terreno e imperfetto. Non ha detto: “Questa è la verità: se la vivete bene, altrimenti peggio per voi!”, rimanendo lassù.

Lui è sceso. Gesù si è sporcato le mani con gli uomini, cioè, si è lasciato coinvolgere.

Lui è sceso e ha lavato i piedi: ha voluto contaminarsi, impastarsi con quest’umanità così imperfetta.

Questa è la fede: non è pregare nella propria stanza per sé e fare le proprie devozioni intime; se si prega nella propria stanza è per “scendere”, è per cambiare se stessi e questo mondo, è per portare la Vita e l’Amore in questo mondo così conflittuale, che lo rifiuta, che non lo conosce, che ti si oppone.

La fede e la preghiera che non diventano “cambiamento, discesa” rimangono evasione religiosa. Gesù è venuto per cambiare il mondo.

Padre Aleksandr Men’, è stato un sacerdote vissuto nell’Unione Sovietica comunista. A 12 anni vede una gigantesca statua di Stalin (per lui l’anticristo) ma gli vede affianco il Cristo. A 12 anni scrive il libro “Gesù maestro di Nazareth” (nessun libro fu mai stampato finché fu in vita).

Egli sosteneva che Cristo doveva essere posto al centro della vita e non relegato in un angolo. Diceva: “Il comunismo impedisce agli uomini di vedere i propri diritti ma il cristianesimo non si accorge che anche lui ha i propri demoni dentro, tanto quanto il comunismo”.

Ma lui diceva soprattutto: “La vita è sporcarsi le mani e scendere in piazza”. Così, rischiando molto, portava la fede in tutte le comunità clandestine della Russia.

Era un uomo profondamente ecumenico: “Dio è lo stesso di tutti (fede), le diversità (religioni) sono soltanto volti diversi dell’unico Dio”.

Morì nel 1990, assassinato a Mosca, sulla strada che lo portava alla sua Chiesa.

Un uomo che non solo parlava… ma che “era sceso in piazza”, che agiva!

Nino Bertuccio, ex sindaco del suo paese Rizziconi, a Reggio Calabria, nel 2014 ha denunciato gli “ndranghetisti” della sua zona.

Adesso vive con la scorta, lui, sua moglie e i suoi figli di 16 e 18 anni. Poteva andarsene in una zona protetta ma lui ha scelto di rimanere, nonostante il pericolo. Lui ha deciso di continuare per la sua strada nonostante le numerose aggressioni subite dalla ndrangheta.

Dice: “L’ho fatto per i miei figli, per insegnarli a non abbassare la testa di fronte all’arroganza e alla prepotenza; sono certo che non dovranno vergognarsi di me; sono certo di avergli insegnato che alla violenza non si risponde con altra violenza e che la legalità non è una moda o qualcosa di astratto da praticare solo quando conviene, ma anche soprattutto quando comporta dei sacrifici”.

E dice ancora: “E’ meglio accendere una lampada che maledire l’oscurità”.

Lui è un uomo che si è “sporcato le mani”.

Il 2 febbraio 2016 Papa Francesco parlando ai religiosi dei loro fondatori dice: “I nostri fondatori sono stati mossi dallo Spirito e non hanno avuto paura di sporcarsi le mani con la vita quotidiana, con i problemi della gente, percorrendo con coraggio le periferie geografiche ed esistenziali.

Non si sono fermati davanti agli ostacoli e alle incomprensioni degli altri, perché hanno mantenuto nel cuore lo stupore per l’incontro con Cristo.

Non hanno addomesticato la grazia del Vangelo; hanno avuto sempre nel cuore una sana inquietudine per il Signore, un desiderio struggente di portarlo agli altri, come hanno fatto Maria e Giuseppe nel tempio. Anche noi siamo chiamati oggi a compiere scelte profetiche e coraggiose”.

Hans Jonas era un filosofo tedesco, morto nel 1993, allievo di Heidegger, quindi un intellettuale. Ma quando scappa dalla Germania con l’avvento del nazismo, emigrando prima in Inghilterra e poi in Palestina, combatte contro la sua Germania nazista, in nome degli ideali dell’umanità. E’ un uomo che “è sceso”, che non è rimasto nei suoi libri.

Diceva: “Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la sopravvivenza della vita umana sulla terra”.

E Matthew Crawford? Era un consigliere politico di Washington, ma perennemente infelice. Così “si è sporcato le mani” (letteralmente!) e poiché era lui il responsabile della propria vita, si è licenziato e ha seguito la sua passione. Sapete cos’ha fatto? Ha aperto un’officina di riparazione di motociclette d’epoca! E ha scritto un libro dal titolo “Il lavoro manuale come medicina per l’anima”.

Fede è agire!

6 VENNE DUNQUE DA SIMON PIETRO E QUESTI GLI DISSE: «SIGNORE, TU LAVI I PIEDI A ME?».

  • SIMON PIETRO=quando nel vangelo troviamo Pietro nominato “Simon Pietro” l’evangelista ci sta dicendo: “Preparati che adesso succede qualcosa”.
  • SIGNORE=lo chiama “Signore” e non “Maestro” proprio perché vuole mantenere una distanza fra lui e Gesù, cioè non vuole farsi coinvolgere.
  • TU LAVI I PIEDI A ME?=e chi è che si oppone? Quello che da sempre ha preteso di essere il modello, l’esempio, il primo degli altri. E perché si oppone? Perché ha compreso benissimo il gesto di Gesù!

“Cosa? Se lo fai tu lo dobbiamo poi farlo anche noi! Se tu che sei il primo lavi i piedi a me, poi anche a me (che mi considero e ritengo il primo!) tocca di farlo agli altri! Non penso proprio!!!”. Pietro, quindi, rifiuta il messaggio di Gesù.

7 RISPOSE GESÙ: «QUELLO CHE IO FACCIO, TU ORA NON LO CAPISCI; LO CAPIRAI DOPO».

  • LO CAPIRAI DOPO=dopo quando? In Gv 21,15-21 Pietro in un dialogo tremendo con Gesù, smette di resistere, smette di seguire i suoi ideali e la sua idea di Gesù e finalmente, deposte le armi e le false credenze, seguirà il vero Gesù. Lì e solo lì, capirà chi è veramente Gesù.

8 GLI DISSE PIETRO: «TU NON MI LAVERAI I PIEDI IN ETERNO!». GLI RISPOSE GESÙ: «SE NON TI LAVERÒ, NON AVRAI PARTE CON ME».

  • TU NON MI LAVERAI I PIEDI IN ETERNO=mai! Pietro gli dice: “Io no!”.
  • SE NON TI LAVERÒ, NON AVRAI PARTE CON ME=non puoi essere dei miei! Gesù qui è radicale: questa è l’unica condizione che Gesù mette per seguirlo. Non chiede ai suoi discepoli di rinunciare all’affettività o alle relazioni o di fare questo o quello, ma di vivere nel servizio. “Se vuoi seguirmi adotta lo stile del servizio: se non lo accetti non mi puoi seguire”.

9 GLI DISSE SIMON PIETRO: «SIGNORE, NON SOLO I MIEI PIEDI, MA ANCHE LE MANI E IL CAPO!». 10 SOGGIUNSE GESÙ: «CHI HA FATTO IL BAGNO, NON HA BISOGNO DI LAVARSI SE NON I PIEDI ED È TUTTO PURO; E VOI SIETE PURI, MA NON TUTTI». 11 SAPEVA INFATTI CHI LO TRADIVA; PER QUESTO DISSE: «NON TUTTI SIETE PURI».

  • SIGNORE, NON SOLO I MIEI PIEDI MA ANCHE LE MANI E IL CAPO=di fronte a ciò, allora, Pietro tenta uno stratagemma: “Non solo i piedi ma anche le mani e il capo”.

Cosa sono questi lavaggi? Sono i lavaggi che i pellegrini facevano per Pasqua per rendersi puri. Di nuovo rifiuta! Pietro tenta di deformare il gesto di Gesù facendone un gesto di purificazione a Dio e non una lavanda di servizio all’uomo. Mentre gli apostoli pensano a salire, ad essere “più” degli altri, Gesù chiede loro di scendere!

  • MA NON TUTTI=infatti Giuda, a cui pure sono stati lavati i piedi, non è puro.

Allora: non è il semplice lavaggio dei piedi, non è il semplice rito religioso, che ti fa puro se tu non ti converti dentro. Sì, Giuda accetta il lavaggio dei piedi (rito esterno), ma non accetta di lavare i piedi/servire gli altri (rito interno: senso del rito). Per cui attenti a tutte le nostre preghiere: se non producono cambiamenti, aperture di cuore, di mente e d’amore, sono niente.

12 QUANDO EBBE LAVATO LORO I PIEDI, RIPRESE LE SUE VESTI, SEDETTE DI NUOVO E DISSE LORO: «CAPITE QUELLO CHE HO FATTO PER VOI?

  • QUANDO EBBE LAVATO I PIEDI=l’esperienza dell’essere amati, dell’essere accettati a prescindere, al di là del bene e del male, viene prima dell’esperienza del dare. Per questo molte persone sono giudicanti e dure: perché non hanno mai accettato l’esperienza (umile) dell’essere amati per e nelle proprie imperfezioni.
  • RIPRESE LE VESTI=vuol dire che riprende la sua dignità (=mantello). Il servire non ti toglie dignità (come si pensava a quel tempo) ma anzi te l’aumenta. Gesù riprende le vesti ma non mette giù il grembiule: Gv si è dimenticato? No, chiaro! Il servizio, cioè l’essere a servizio perché l’altro diventi il meglio di sé, non si depone mai.

L’abito sacro, il paramento, la veste sacerdotale, è essere per il bene dell’altro, è servire.

  • SEDETTE DI NUOVO=ma chi erano coloro che mangiavano sdraiati: solo i signori! I signori erano signori perché erano uomini liberi (gli altri, i servi/schiavi li servivano).

Per noi servire è uguale ad essere servi, schiavi, sgobbare, rinunciare a sé, sacrificio, annullarsi. Ma Gesù non dice questo: il servo è sempre un signore, cioè libero. Non tolgo nulla a me ma mi metto a tuo servizio perché tu possa essere il meglio di ciò che puoi. Questo è servire.

Servi e signori con tutti

 Con i FIGLI si è servi…: “Sono qui perché tu possa diventare non ciò che voglio io, ma il meglio di ciò che tu sei. E io ti aiuterò ad essere quello che ancora non sei ma che puoi essere, anche se è totalmente diverso dalle mie idee e dalle mie aspettative su di te”.

… e si è signori: “Vivo con te ma non vivo per te. Ho la mia vita e non mi annullo e neppure mi esaurisco per te, perché se lo facessi io perderei me e tu perderesti un genitore”.

Con il COMPAGNO si è servi…: “Sono qui per starti accanto, per condividere, per esserti di sostegno, per fare insieme il viaggio della vita, per aiutarti a realizzarti e ad vivere tutta la tua felicità”.

… e signori: “Non ti possiedo e non possedermi. Non ti incateno e non incatenarmi. Non sei un mio possesso e non sono un tuo possesso”.

Con il SUPERIORE si è servi…: “Sono alle tue dipendenze e sei tu che mi dici cosa io devo fare; sei tu il capo, sei tu la guida e io rispetto i ruoli di ciascuno”.

… e signori: “Ma non sono una marionetta né un burattino. Ho la mia testa per pensare e per scegliere. Sono un tuo dipendente ma non hai potere sulla mia libertà”.

13 VOI MI CHIAMATE IL MAESTRO E IL SIGNORE, E DITE BENE, PERCHÉ LO SONO. 14 SE DUNQUE IO, IL SIGNORE E IL MAESTRO, HO LAVATO I PIEDI A VOI, ANCHE VOI DOVETE LAVARE I PIEDI GLI UNI AGLI ALTRI.

  • VOI MI CHIAMATE IL MAESTRO=l’articolo “il” esclude altri maestri: Lui è l’unico maestro.
  • SIGNORE=il signore è “colui che non obbedisce a nessuno” e non tanto colui che comanda gli altri. Che Gesù sia “Signore” vuol dire che Lui non obbedisce ai potenti della terra ma a Dio
  • DOVETE LAVARVI I PIEDI=ofeilo=lett. “essere debitori, avere un debito quindi avere un obbligo verso qualcuno”. Non si serve gli altri perché “si è dei bravi cristiani o perché c’è l’ha detto Gesù”: no!, è la conseguenza dell’essere stati amati, è la conseguenza della consapevolezza che i nostri piedi, per quanto siamo bravi e buoni, sono sempre “sporchi” e Lui ci ama lo stesso!

L’amore dato è un’esperienza dell’amore ricevuto. Se tu puoi sentire di essere stato amato gratuitamente, ti viene naturale fare altrettanto. Ma se tu ti credi perfetto allora o non c’è amore verso gli altri o il tuo amore sarà nient’altro che per sentirti “di più” degli altri.

15 VI HO DATO UN ESEMPIO, INFATTI, PERCHÉ ANCHE VOI FACCIATE COME IO HO FATTO A VOI.

  • VI HO DATO UN ESEMPIO PERCHE’ ANCHE VOI…=il termine “esempio” (ipodeigma da ipodeiknimi=faccio vedere, mostrare) indica un far vedere che rende capace di rifare. Uno vede una cosa e poi la impara; è un modello abilitante. Quindi, adesso, i discepoli sono resi capaci di rifare quello che hanno ricevuto. Tutti, cioè, siamo in grado di servire. Gesù non dice: “Fate sempre così, lavatevi i piedi”. Non si tratta di ripetere un semplice gesto formale. No!, dice: “Questo è un esempio di una capacità, di una dimensione (il servire) che dev’esserci sempre nella Chiesa. Dovete essere sempre così!”.

 

Pensiero della settimana

 

Mi sono dimenticato ciò che mi hai detto.

Mi sono dimenticato ciò che hai fatto per me.

Mi sono dimenticato i giorni che ci sei stato.

Mi sono dimenticato le ore del tuo aiuto.

Ma non potrò mai dimenticare: che tu ci sei stato e come ci sei stato!