Vivere è cambiare, cambiare è vivere

II domenica di Avvento

Domenica 8 dicembre 2019

 

  • Prima lettura: Is 11, 1-10
  • Salmo: Sal 71
  • Seconda lettura: Rm 15, 4-9
  • Vangelo: Mt 3, 1-12

 

Quando nacque Gesù (Mt 2,3) e i Magi giunsero da Oriente a Gerusalemme, Erode, i capi e tutta la città furono sconvolti.

Il potere teme il cambiamento, perché se le cose cambiano perde il proprio potere.

Ci sono due genitori che hanno un figlio adolescente. Il figlio va ad un camposcuola dove prende coscienza di vivere troppo dipendente dai suo genitori e che ha bisogno di staccarsi. I genitori, tornato il figlio, se la prendono con gli animatori: “Ma che idee mettete in testa, voi!, ai ragazzi? Dove va a finire l’amore per la famiglia?”. E non l’hanno più mandato! Il potere teme il cambiamento.

Un uomo si fa aiutare da un padre spirituale che gli propone un cammino di conoscenza di sé. La moglie che lo comandava “come un cagnolino” si infuria come “una iena”: “Ma che questi frati facciano i frati, invece di andare a creare casini nelle famiglie”. Il potere teme il cambiamento.

Diceva Schopenhauer: “La verità passa per tre gradini: prima viene derisa e ridicolizzata, poi viene ferocemente contrastata, infine viene accettata come palese ovvietà”. Vale esattamente così per tutte le cose nuove.

La storia del mondo ha sempre girato intorno a questi due assi: la paura del nuovo e il coraggio di esplorarlo.

Tucidide, grande storico antico, diceva che aldilà delle Colonne d’Ercole, le navi cadevano giù dall’orlo del mondo (che era pensato come un tavolo, dove quindi vi era una fine). Per questo nessuno osava andarvi oltre. Ma poi arrivò Colombo che dimostrò il contrario.

La vita è novità, cambiamento. Vivere è cambiare. Cambiare è vivere. Morire è rimanere gli stessi.

Gli orientali dicono: “Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla”. Quella che il feto chiama morte, gli altri chiamano nascita. Quella che tu chiami fine, forse, invece, è la tua vera rinascita.

Questo vangelo ci invita ad essere in continuo cambiamento: nulla può essere fermato. Se non cambi, muori. Oggi non ho la camicia di eri (speriamo!); oggi non ho i capelli di cinque anni fa; oggi non ho gli amici di dieci anni fa; oggi, le persone dove abito non sono quelle di venti anni fa, ecc. Tutto è cambiamento. In ventuno giorni le cellule della nostra pelle cambiano tutte e in tre mesi cambiano tutte le cellule del nostro corpo. Ogni tre mesi noi siamo degli altri, cambiamo. Eppure quanti di noi sono terrorizzati dal cambiamento: “Eh no!”.

Pensiamo al rapporto di coppia: quanti cambiamenti deve avere! Ma saremo in grado di farli? Avremo il desiderio di farli? Accettiamo la sfida di cambiare? O diremo ogni volta. “Eh, no!”.

Da innamorati bisogna diventare compagni: si può accettare che “le farfalle nella pancia” diventino amore, passionale ma anche adulto e maturo? O voglio essere il centro dell’altro?

Da compagni si diventa genitori: si può accettare di non essere più gli unici destinatari dell’amore del partner ma che quest’amore sia condiviso con i figli? O andremo in competizione? O saremo solo sui figli dimenticandoci di noi e del partner? O ci sentiremo soli?

Da adulti vedremo i figli crescere, lasciarci e l’età avanzare: saremo in grado di cambiare e di passare dal fare all’essere, dalla progettazione esteriore alla progettazione interiore? O ci perderemo nel fare, mancando di trovare un senso e un significato nella nostra vita?

E’ normale, di fronte ai cambiamenti, soprattutto quelli grandi, noi siamo terrorizzati. Chi ce lo fa fare? Ma la vita è cambiamento, evoluzione, divenire. Neppure i morti restano sempre gli stessi!!! Figuriamoci i vivi!

Fiorella Mannoia, in una bellissima canzone, dice: “Come si cambia per non morire; come si cambia per amore; come si cambia per non soffrire; come si cambia per ricominciare”. E’ proprio così.

  1. Come si cambia per non morire: cambiare è una necessità.

Il medico specialista ha detto ad un uomo iperteso: o lei cambia stile di vita (dieta, meno lavoro, meno ansia) o lei ha pochi mesi di vita.

Una donna, dopo l’ennesima lite col marito alcolista, è stata ricoverata per fratture multiple al viso, alle braccia e alle gambe. Se non se ne va, muore.

Un ragazzo che si pasticca si è salvato due volte per miracolo. Se continua, la prossima gli sarà fatale.

  1. Come si cambia per amore: cambiare è un adattamento.

In una famiglia si è sempre andati in vacanza insieme con i due figli: quest’anno però i figli sono andati in vacanza da soli. E’ doloroso ma l’amore ci chiama ad adattarci.

Una donna è stata operata al seno: tutto è andato bene, ma quando si guarda allo specchio si detesta vedendo il suo seno deformato e deturpato (la ricostruzione avverrà più avanti). Ma è così, bisogna adattarsi, e amarsi è accettare la nuova realtà.

In una parrocchia di città cambiano il cappellano amatissimo dai ragazzi: nessuno vuole lasciarlo andare via. Non solo se ne va, ma non ne verrà neppure un altro! La vita chiama a nuovi adattamenti: sarebbe bello che fosse come prima, ma non lo è più! Bisogna cambiare e seguire il flusso della vita.

  1. Come si cambia per non soffrire: cambiare è guarigione.

Un uomo lavora col suo collega da dieci anni: più che un collega è un fratello, un amico. Adesso però il collega cambia mansione e viene spostato in un’altra filiale: l’idillio lavorativo si interrompe. L’uomo sta soffrendo da matti e interiormente si oppone: “Mi ha tradito! Non doveva farmela. E adesso?”. L’uomo si sta esaurendo. Ma se non accetta il cambiamento si ammalerà.

Una donna è insoddisfatta della sua vita: così ha cambiato tutto. Si è licenziata, si è messa a fare la baby-sitter (lei ha due lauree!) e ha iniziato a fare quello che la sua anima desiderava. E’ rinata!

  1. Come si cambia per ricominciare: cambiare è un’opportunità.

Una donna (con il marito totalmente assente) ha dovuto seguire in tutto le sue due figlie gemelle. Adesso le figlie sono andate all’università in un’altra città e così lei ha preso l’occasione per fare finalmente il corso di ballo che mai prima aveva potuto fare. Sfrutta l’occasione e cambia con lei.

E la canzone dice alla fine: “E non aver paura di capire che domani è un altro giorno”. Sì, domani non è oggi.

Non lottare contro il cambiamento ma lotta insieme al cambiamento… e lasciati trasformare.

Non andare contro la corrente ma vai insieme alla corrente… e lasciati portare da lei.

Non andare contro la vita ma cammina insieme alla vita… e lasciati animare da lei.

Se non vuoi spegnerti (dentro)… cambia, convertiti! Perché Dio è il nome incognito di ciò che di nuovo ti arriva. Per niente l’ad-vento è un’ad-ventura!

Troppo spesso le persone dicono: “E’ difficile cambiare! Non ce la faccio! Non ne ho la forza”.

Skipp Ross dice: “Cambiare è possibile, basta che decidiate che tipo di persona essere”. Se vuoi essere un’ameba, uno zombi, un depresso cronico, uno ipercritico su tutto (ma prenditi le tue responsabilità se questa è la tua scelta!) allora dirai: “Non è per me… Io non ne ho bisogno… Non ho bisogno che qualcuno mi dica cosa fare: io so… A che serve fare corsi?… Tanta teoria non serve per la pratica… E’ difficile… E’ colpa sua…”.

Se non vuoi cambiare hai deciso di morire (di essere passivo, di subire, delegando il tuo potere agli altri). Ma se vuoi esser vivo, allora inizia a dire: “Posso essere diverso… Io sono di più di ciò che sono oggi… E perché no?… E chi l’ha detto?… Ci provo… C’è sempre qualcosa da imparare!… Intanto vedo di cosa si tratta e poi scelgo cosa fare… E perché non provare?… Inizio… Sono pronto… Mi metto in gioco… Mi do un’altra possibilità…”.

Se vuoi cambiare hai deciso di essere vivo (accettando di aver potere sulla tua vita). In ogni caso qualunque cosa tu abbia deciso, la tua vita sarà secondo la tua decisione. E con Gandhi: “Sii il cambiamento che vuoi vedere che nel mondo”.

Cosa succede adesso? Che di nuovo c’è un tizio non autorizzato, Giovanni Battista, che si è messo ad annunciare l’imminente arrivo del regno dei cieli. E a Gerusalemme non si aspetta per niente il regno dei cieli (che sarebbe una novità assoluta) ma il regno di Israele (At 1,6), cioè la restaurazione del regno con Dio per re.

Per questo Giovanni Battista sarà assassinato e per questo ogni uomo che veramente porterà il regno dei cieli (il regno dell’amore, della pace, della vita, della fede, della condivisione, ecc.) farà la stessa fine (cfr. Gandhi o King): “Dai giorni di Giovanni Battista fino ad ora, si usa violenza contro il regno dei cieli e i violenti lo vogliono eliminare” (Mt 11,12).

Solo che il regno dei cieli non avviene come un miracolo che scende dall’altro, non avviene per magia. Anzi questo regno è un regno dove ciascuno ha la chiave della sua porta perché è un regno interno, prima che esterno. Se tu non cambi vita, se tu non cambi direzione (=conversione), se tu non operi un cambiamento nel modo di pensare e di vedere le cose non è possibile questo regno.

1 IN QUEI GIORNI VENNE GIOVANNI IL BATTISTA E PREDICAVA NEL DESERTO DELLA GIUDEA 2 DICENDO: «CONVERTITEVI, PERCHÉ IL REGNO DEI CIELI È VICINO!».

  • IN QUEI GIORNI=è l’unica volta che in Mt troviamo quest’indicazione e questo ci attira l’attenzione. In quei giorni vorrebbe dire: “Nei giorni in cui sono accadute quelle cose (cioè quelle precedenti)”, ma le cose appena raccontate sono successe venti-trent’anni prima. E allora, che senso ha? In quali giorni? Non certamente in quelli precedenti!

E’ una citazione di Es 2,11 dove si legge: “In quei giorni Mosè, cresciuto in età, si recò dai suoi fratelli e notò i lavori pesanti da cui erano oppressi”. Mosè, cioè, si rende conto, vede, i lavori pesanti, tremendi, in cui il suo popolo è costretto e da ciò che vede inizierà un processo che lo porterà poi ad essere il liberatore. Mosè sarà a capo dell’Esodo, della fuga degli ebrei dall’Egitto.

Allora, chi verrà presentato qui sarà qualcuno che inizierà, come Mosè, un processo di liberazione.

  • VENNE GIOVANNI IL BATTISTA=Mt dà per scontato che tutti conoscano il Battista, infatti lo introduce come se tutti già sapessero chi è.
  • E PREDICAVA NEL DESERTO DELLA GIUDEA DICENDO=il profeta, il Messia, sarebbe venuto dal deserto, dicevano le Scritture. Quindi, per questo, deve venire nel deserto.

A rigore di logica, invece, il deserto della Giudea non si estende fino al Giordano dove Giovanni battezza. Ma non interessa certo questo a Mt!

  • CONVERTITEVI=e che fa il Battista? Chiede la conversione. Come segno dell’accoglienza di questo regno il Battista chiede il battesimo. Immergendosi del tutto in acqua si diceva: “Faccio morire l’uomo vecchio, il suo modo di pensare, di vivere, di agire, di credere e divento un uomo nuovo. Finisce un’esistenza (morte) e ne inizia un’altra (nascita)”.

Non si tratta di una conversione religiosa (dal gruppo mariano adesso passo al gruppo carismatico) ma di valori: “Da oggi non credo più in ciò che credevo prima e per questo vivo diversamente. Perché ho, come valori, priorità che prima non avevo”.

Se hai come primo valore l’approvazione degli altri, vivrai in un certo modo (cercando di andare bene a tutti e sarai terrorizzato dal giudizio degli altri; tenterai di adattarti per essere accettato, ecc.). Se hai come primo valore la libertà dell’anima vivrai cercando la tua strada e lo scopo della tua vita (e ti disinteressi di quello che gli altri pensano). Da quello che credi ne viene quello che vivi. La conversione è a questo livello.

Purtroppo, in passato, la conversione e il “convertitevi” veniva tradotto con: “Fate penitenza; pregate di più; fate digiuno; andate più a messa”, per cui convertirsi era pregare di più, fare più penitenze, sacrifici, rinunce, mortificazioni. Ma tutte queste parole, tutte queste immagini, sono assenti dal linguaggio di Gesù. Gesù mai nei vangeli ha invitato a fare penitenza, né mortificarsi, né a fare sacrifici. Anzi, il contrario!

Gesù, infatti, riprenderà l’espressione di Osea: “Imparate cosa significa ‘misericordia io voglio non sacrifici’”. Il convertirsi di Giovanni Battista qui vuol dire: “Cambia comportamento!”.

Il verbo convertirsi, infatti, in greco si può adoperare in due maniere: 1. indica il ritorno a Dio e indica la conversione religiosa (tornare al tempio, alle pratiche religiose), 2. è un cambio di mentalità che deve incidere poi in un cambio di comportamento. Quale di questi due viene usato qui? Il secondo metanoeo, cambiamento di pensieri (lett.).

La conversione che Mt mette in bocca a Giovanni Battista è un cambio “pratico” di pensieri e quindi conseguentemente di azioni. Perché se cambiano i tuoi pensieri cambiano anche le tue azioni. Perché tu fai in base a quello che sei. La conversione del Battista è semplice: “Se fino ad adesso ciascuno ha vissuto per sé, adesso deve vivere per gli altri”.

La metanoeia del Battista mi invita a fermarmi sulle mie “conversioni” e sulle mie “conversazioni interiori”: quello che mi dico, i miei pensieri, determinano le mie emozioni.

Sto insegnando a scuola e c’è un allievo a cui cade la testa dal sonno (evento). Penso: “Lo sto annoiando” (pensiero). Il pensiero mi fa triste (emozione): “Con tutto il tempo che ci ho dedicato ieri…” e fisiologicamente sento un po’ di ansia (reazione fisiologica): “Cosa devo fare adesso per renderlo attento?”. Dov’è il problema? Il problema è quello che penso: “E’ colpa mia se ha sonno”. Se avessi pensato (com’era!): “Forse ha fatto tardi ieri sera… forse ha dormito poco…”, mi sarei evitato quella tristezza.

Un ragazzo doveva fare l’esame della patente. Quando lo vedo gli dico: “E allora?”. E lui: “Sono un fallimento totale… sono davvero un fallito”. Ci stava malissimo. Capisco, non è bello essere bocciati, ma un esame non è la vita (poi è passato!!!). Perché stare così male? Perché non pensare: “Ce la farò la prossima volta! Studierò di più! Non è la fine del mondo!”.

Un ragazzo di 25 anni è stato lasciato per la seconda volta dalla sua ragazza. “Ma cos’ho di male? E adesso? Ma io non voglio star solo tutta la vita”. Ma che relazione c’è tra il fatto di stare da soli tutta la vita e il fatto che due ragazze ti hanno lasciato? Nessuna, se non che la paura. Ma se non cambia questo pensiero davvero vivrà malissimo e il giorno in cui incontrerà una ragazza vivrà nel terrore di perderla o di essere rifiutato.

Un altro ragazzo ad un esame ha preso 30/30: “Ho fatto solo il mio dovere”. L’esame successivo ha preso 20/30 (un voto cioè basso): “Dio che vergogna”. Allora: quando va bene sminuisce la sua capacità, quando va male amplifica il suo insuccesso. Ma uno che pensa così come fa ad essere felice?

Vicino a casa mia c’era un uomo che quando si dimenticava di dire le preghiere alla sera (lavorava sui campi e in certi sere era davvero stanchissimo) non andava neanche a fare la Comunione. Il suo pensiero era: “E’ indegno, inconcepibile che mi sia dimenticato”. Ma come può vivere la fede, essere felice, un uomo con un pensiero così?

Outlaw invece dice: “Occhio ai tuoi pensieri, perché si trasformano in parole!… Occhio alle tue parole, perché si trasformano in azioni!… Occhio alle tue azioni, perché si trasformano in atteggiamenti!… Occhio ai tuoi atteggiamenti perché si trasformano in carattere!… Occhio al tuo carattere perché si trasforma in destino”.

Allora convertirmi (metanoeo) è innanzitutto per me: “Prima li individuo e poi cambio i miei pensieri che mi fanno soffrire”.

Molti pensieri sono dei veri e propri virus per la nostra vita, che creano epidemie di dolore, paura, colpa e angoscia: “Piacerò? – Bisogna assolutamente! – Non si deve mai… – E se non gli andrò bene? – Devo proprio… – E se poi succede questo…? – E se sbaglio? – E se deludo? – Nessuno mi vuole! – Non piaccio a nessuno! – Sono un disastro! – Non ho futuro! – Non sono capace! – Ormai è troppo tardi! – Non c’è più niente da fare! – Tu sei tutto! – Sarò sempre triste! – E’ un dolore troppo grande! – Non riuscirò mai più a riprendermi! – Senza di lui la vita non ha senso! – Se ne è andato per colpa mia! – Cosa faccio di male? – Ho un brutto carattere! – Non cambierò mai! – La mia vita è inutile! – E’ troppo tardi! – Sono così e rimarrò sempre così! – Nessuno mi ama! – Non merito di essere felice con tutta questa gente che soffre! – E se un giorno mi ammalo? – E se mi succede che…? – E se poi…? – Non finirà mai! Ecc.”.

Ma come sarà la tua vita con questi pensieri, con questi virus che hai dentro? Ma è la vita difficile o dolorosa, o sono i tuoi pensieri che la rendono così? Perché se sono i tuoi pensieri qualunque posto e qualunque situazione sarà così.

Un uomo esce dalla sua stanza e inizia ad urlare: “Non ci vedo più… non ci vedo più… portatemi subito in chirurgia per operarmi subito”. Arriva lo psichiatra e gli toglie gli occhiali neri che ha addosso: “Adesso ci vedi?”. “Sì”. “Operazione fatta!”.

La prima conversione allora è quella che io devo operare sui miei pensieri. Io penso e non sono pensato dai miei pensieri. Io sono il capitano dei miei pensieri e non i miei pensieri di me.

Un omone incollerito entra nella stanza affollata e grida: “C’è qui un tizio di nome Murphy?”. Un omino alza la mano e gli dice: “Perché, c’è qualcuno che lo vuole?”. L’omone gli va incontro e lo pesta quasi uccidendolo: gli spezza cinque costole, gli rompe il naso, gli fa gli occhi neri e lo getta a terra ridotto ad uno straccio. Poi esce con passo deciso. Dopo che se ne è andato, l’omino, pieno di dolore, ride a crepapelle tra sé e sé. Gli chiedono: “Ma cosa c’è da ridere?”. “Gli ho fatto fare la figura dello stupido!”, dice ridendo e pieno di dolore: “Ah, ah!, lui non me la chiesto… e io non sono Murphy!”.

  • PERCHÉ IL REGNO DEI CIELI!=e perché uno deve cambiare? Ecco la motivazione: “Perché il regno dei cieli è vicino” (Mt 3,2).

“Regno dei cieli” è un’espressione esclusiva di Mt. Regno dei cieli non significa regno nei cieli, come a volte abbiamo pensato. Mt infatti scrive per una comunità di Giudei. E i Giudei non dicevano mai, né lo scrivevano, né lo pronunziavano “Dio”, ma utilizzavano delle perifrasi. E’ attento quindi a non urtare la loro sensibilità e dice “regno dei cieli” invece di “regno di Dio”. Tutti gli altri vangeli, al posto di “regno dei cieli” hanno “regno di Dio”. Quindi “regno dei cieli” è “regno di Dio”. E’ un po’ come quando noi diciamo: “Grazie al cielo”: mica si ringrazia il cielo, ma Dio!

Quando si parla di regno dei cieli, quindi, non è il regno dell’aldilà (il regno nei cieli) ma un modo diverso e nuovo di vivere che Gesù ha portato, qui in questa terra.

  • È VICINO=se è vicino vuol dire che non è arrivato. Mt quindi annuncia che il regno dei cieli non scende dall’alto per l’intervento di Dio, ma è condizionato dal cambiamento delle persone.

Perché è vicino e non qui?

  1. Perché diverrà realtà quando in Mt 5,1-12 Gesù annuncerà le beatitudini: “Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5,3). E lì non si dirà che chi vive così avrà il regno dei cieli, il paradiso, il premio futuro, ma che chi vive così ha già adesso il regno dei cieli. Chi vive così, vive in Dio. Quindi chi vive non attaccandosi, libero (=povero in spirito) entra nel regno dei cieli. E chi è libero condivide con gli altri perché non è attaccato alle cose, ai suoi privilegi, a ciò che sa, a ciò che possiede. Solo che Gesù, in questo punto del vangelo, non ha ancora iniziato la sua attività (inizierà in Mt 4).
  2. Perché per entrarci devi fare qualcosa tu: è una possibilità enorme ma se non fai niente non accade niente. E cosa devi fare? Devi accettare la conversione, cioè di cambiare, di metterti in gioco, di evolvere, di immergerti in qualcosa che ti farà diverso, nuovo, altro.

3 EGLI INFATTI È COLUI DEL QUALE AVEVA PARLATO IL PROFETA ISAIA QUANDO DISSE: VOCE DI UNO CHE GRIDA NEL DESERTO: PREPARATE LA VIA DEL SIGNORE, RADDRIZZATE I SUOI SENTIERI!

Is 40,3 riporta la stessa espressione: “Voce di uno che grida nel deserto, preparate la via del Signore, raddrizzate i sentieri del nostro Dio”. Ma quale era il contesto di Isaia? Il popolo era in esilio a Babilonia e il profeta (una voce celeste intermediaria di Dio) annunciava la costruzione di una strada da Babilonia a Israele, attraverso il deserto arabico, dove il popolo schiavo sarebbe finalmente ritornato. Quindi con l’aggancio a Isaia Mt vuol dire: “Ecco, viene, finalmente la liberazione dalla schiavitù”.

4 E LUI, GIOVANNI, PORTAVA UN VESTITO DI PELI DI CAMMELLO E UNA CINTURA DI PELLE ATTORNO AI FIANCHI; IL SUO CIBO ERANO CAVALLETTE E MIELE SELVATICO.

  • PORTAVA UN VESTITO DI PELI DI CAMMELLO=l’evangelista Mt vede Giovanni Battista come un profeta e soprattutto come il profeta Elia.

L’abito tipico dei profeti (Zac 13,4) infatti era il vestito di peli.

  • CINTURA DI PELLE ATTORNO AI FIANCHI=la cintura di pelle attorno ai fianchi era qualcosa di normale per i beduini, in modo da essere comodi con il vestito. Quindi nulla di eccezionale. Ma la cintura ai fianchi è segno distintivo del profeta Elia. Ma perché Mt mostra che il Battista è come Elia? Perché a quel tempo si credeva che il Messia, nella sua venuta, sarebbe stato preceduto dal profeta Elia. Allora: poiché Elia precede la venuta del Messia, il Battista è proprio quell’Elia che voi attendete e quindi io sono il Messia aspettato e che viene.
  • IL SUO CIBO ERANO CAVALLETTE E MIELE SELVATICO=il fatto che l’evangelista noti che il suo cibo erano cavallette e miele selvatico non è nulla di straordinario ma semplicemente il cibo normale dei nomadi e dei beduini nel deserto. Quindi non è una pratica di ascetica o di penitenza ma semplicemente il cibo trovabile in quel tempo nel deserto.

5 ALLORA ACCORREVANO A LUI GERUSALEMME, TUTTA LA GIUDEA E TUTTA LA ZONA LUNGO IL GIORDANO 6 E SI FACEVANO BATTEZZARE DA LUI NEL FIUME GIORDANO, CONFESSANDO I LORO PECCATI.

  • ACCORREVANO A LUI=ekporeuomai è il verbo utilizzato per la partenza dall’Egitto (Es 13, 5.8). Se prima la schiavitù, la prigione, era in Egitto e bisognava uscire da lì per trovare la libertà, adesso è a Gerusalemme e bisogna uscire da lì per trovare la libertà. La terra promessa si è trasformata in terra di schiavitù.

Vengono da tutte le parti e si fanno battezzare: il battezzare, quel battesimo, è un rito che indica morte al passato per entrare in una nuova dimensione. Per questo ci si immerge completamente nell’acqua perché muore l’individuo che è stato, perché nasca una nuova realtà.

La gente attraverso questo rito “confessava i loro peccati” (Mt 3,6): non nel senso come noi intendiamo di denunciare le proprie colpe, i propri peccati (“Io ho detto le bugie… io ho fatto questo… io non ho fatto questo…”), ma di essere peccatori, di aver vissuto in un modo che portava lontano da Dio e dalla Vita.

Giuseppe Flavio, storico romano, ricorda che il Battista ebbe una grande massa di persone. Quindi certamente ebbe un notevole seguito anche se in realtà il suo movimento poi non prese mai piede.

  • SI FACEVANO BATTEZZARE DA LUI NEL FIUME GIORDANO=il battesimo veniva amministrato solamente una volta nell’acqua corrente del fiume Giordano. La novità era costituita dal fatto che esso avveniva tramite un’altra persona, al contrario dei riti di autopurificazione.
  • CONFESSANDO I LORO PECCATI=Mt non dice che Giovanni Battista cancellasse i peccati. Per Mt è un battesimo di conversione, di cambiamento.

7 VEDENDO MOLTI FARISEI E SADDUCEI VENIRE AL SUO BATTESIMO, DISSE LORO: «RAZZA DI VIPERE! CHI VI HA FATTO CREDERE DI POTER SFUGGIRE ALL’IRA IMMINENTE?

  • VEDENDO MOLTI FARISEI E SADDUCEI VENIRE AL SUO BATTESIMO=farisei e sadducei sono due gruppi in lotta fra di loro, come dire arabi ed ebrei ma che sono anche il potere spirituale (farisei) e sacerdotale (sadducei) di Gerusalemme. In Mt 16,1 li ritroveremo (loro anche erano nemici) amici contro Gesù. Già qui Mt fa notare come fin dall’inizio, anche se nemici, sono “amici” contro chi si oppone al loro potere (Battista e Gesù).

Perché vanno dal Battista? Certamente non vogliono il regno dei cieli: allora perché ci vanno? Accorrono al battesimo pensando che sia un rito: “Faccio questo rito e sono a posto”. Ci vanno perché credono di partecipare a uno dei tanti riti di purificazione imposti dalla religione per migliorare la relazione con Dio (Lv 15,16-18): “Se dici più preghiere; se vai più a messa; se digiuni di più; se ti comporti meglio; se non fai quello; se partecipi alle funzioni religiose, ecc., Dio ti vuole più bene, sei più vicino a lui”.

Questa gente qui pensava che la vita fosse distaccata dalla religione: tu fai le tue devozioni, i tuoi riti, i tuoi rosari e poi puoi bastonare tua moglie, umiliare tuo figlio, mettere sulla strada un debitore.

  • RAZZA DI VIPERE!=Mt qui non utilizza il termine ofis “serpente” ma echidnia che indica un serpente velenoso. Per questo il Battista li investe con parole tremende: “Razza di vipere! Ma pensate di sottrarvi all’ira?”. Sono vipere, sono luciferini, sono manipolatori, sono veramente falsi: “Mi battezzo (ma non cambio)… e sono a posto”. Non vogliono convertirsi: vanno a ricevere il battesimo ma in realtà è solo un gesto formale, fatto per “farsi vedere, per mettersi a posto la coscienza”.

Dicendo “razza di vipere”, per il Battista, farisei e sadducei, sono eredi del tentatore che ha causato la morte all’umanità (il serpente di Gn 3; Is 14,29; Gen 3,1-15). Per questo non sfuggiranno all’ira divina: il Dio del Battista è un Dio che premia e castiga.

  • CHI VI HA FATTO CREDERE DI POTER SFUGGIRE ALL’IRA IMMINENTE?=l’ira divina è un espressione del giudizio punitivo di Dio che brucia il paese (Is 9,18), incurva i prigionieri (Is 10,4), per cui Assur è il bastone del suo sdegno (Is 10.5).

Il Battista ricorda che “Il battesimo non è un rito, un bonus, ma implica un cambiamento di vita. Cioè si deve vedere un cambiamento di vita, nella vostra vita, altrimenti è niente, un rito inutile”.

La mia vicina di casa faceva le novene. Diceva: “Signore, fa che mio figlio sia promosso a scuola (ogni anno rischiava!)”. Se la cosa accadeva, allora, faceva una novena e per nove mesi andava a messa il primo mercoledì del mese. Ci andava anche se era ammalata. In realtà a messa non ci andava mai, neppure a Natale o a Pasqua, ma solamente in queste occasioni. Ha fatto novene per la promozione dei suoi figli a scuola, per il lavoro del marito, perfino per ritrovare il gatto (che ha ritrovato!). Quella volta disse: “Dio esiste perché ho ritrovato il mio gatto”. Credo però che, forse, Dio non sia l’amuleto a cui ricorrere per risolvere i nostri problemi. Credo che Dio non sia un rito ma un incontro che ti chiede di cambiare la tua vita.

I potenti, i farisei, i sadducei e certe persone fanno molte pratiche religiose ma non si convertono mai. In Mt 21,32 Gesù dirà: “E’ venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli”.

Sono quelli che detengono il potere religioso e spirituale, che, come poi si vedrà in tutto il vangelo, non cambieranno mai. E perché? Perché avevano molto da perdere. Cambiare avrebbe voluto dire perdere prestigio, essere esclusi dal gruppo, perdere certezze e convinzioni radicate, mettersi sulla strada del nuovo e dello sconosciuto, rinnegare la fede dei padri, ecc. Quando si ha troppo da perdere non si può seguire Dio. Per questo l’attaccamento (l’aver troppo da perdere, da mettere in gioco, in discussione, in cambiamento, a tutti i livelli: materiale, finanziario, mentale, spirituale) è il demone più tremendo. Per questo Gesù dovrà dire: “Beati i poveri (di tutto questo) perché i ricchi proprio non possono avere la felicità. Troppi attaccamenti!”.

8 FATE DUNQUE UN FRUTTO DEGNO DELLA CONVERSIONE,

Se non c’è la conversione non ha senso il battesimo. Non viene esplicitato (come in Lc 3,10-18) in che cosa consista questo cambiamento.

9 E NON CREDIATE DI POTER DIRE DENTRO DI VOI: “ABBIAMO ABRAMO PER PADRE!”. PERCHÉ IO VI DICO CHE DA QUESTE PIETRE DIO PUÒ SUSCITARE FIGLI AD ABRAMO. 10 GIÀ LA SCURE È POSTA ALLA RADICE DEGLI ALBERI; PERCIÒ OGNI ALBERO CHE NON DÀ BUON FRUTTO VIENE TAGLIATO E GETTATO NEL FUOCO.

  • E NON CREDIATE DI POTER DIRE DENTRO DI VOI: “ABBIAMO ABRAMO PER PADRE!”=“Abramo nostro padre” era un’affermazione orgogliosa secondo la quale Dio avrebbe garantito la salvezza (Is 51,2; Is 63,16). Il potere religioso (farisei e sadducei) si giustificava così: “Noi siamo i discendenti di Abramo; noi siamo gli eletti; noi siamo il popolo di Dio”. Pensavano cioè che per il fatto di essere quello che erano, di essere già garantiti nell’accettazione di Dio, di essere già a posto.
  • PERCHÉ IO VI DICO CHE DA QUESTE PIETRE DIO PUÒ SUSCITARE FIGLI AD ABRAMO=ma adesso il Battista pone adesso un nuovo criterio: “Non è più il popolo eletto il favorito, il prescelto da Dio. Dio può far sorgere un nuovo popolo eletto anche da queste pietre. Il criterio adesso è la vita: se la tua vita non cambia (frutti di conversione) puoi essere chissà chi ma davanti a Dio tutto questo non serve”.

Il segno che io “sono da Dio” non è se prego molto, se frequento la chiesa, se sono prete, se dico tot numero di preghiere o se partecipo a molte funzioni o pellegrinaggi; ma il segno che “io sono da Dio” è se io sono disposto a cambiare la mia vita, a convertire i miei pensieri (e quindi il mio modo di agire conseguentemente) e divenire via via più elastico, aperto, disponibile, accogliente e capace d’amore.

  • GIÀ LA SCURE È POSTA ALLA RADICE DEGLI ALBERI; PERCIÒ OGNI ALBERO CHE NON DÀ BUON FRUTTO VIENE TAGLIATO=l’abbattimento degli alberi, nell’A.T. è una metafora del giudizio di Dio (Is 10,33: “Ecco Dio, il Signore degli eserciti, tronca con terribile forza le cime degli alberi. I poderosi alberi vengono abbattuti.”). “A me non mi ingannate”- dice il Battista. Il segno della conversione sono i frutti, cioè comportamenti d’amore e di vita. Se i vostri alberi non hanno frutti, non sono nulla. Tutte le vostre preghiere e le vostre idee religiose e le vostre funzioni per me sono nulla, non valgono niente.
  • GETTATO NEL FUOCO=altra metafora dell’ira di Dio che consuma, brucia, il nemico e il male.

11 IO VI BATTEZZO NELL’ACQUA PER LA CONVERSIONE; MA COLUI CHE VIENE DOPO DI ME È PIÙ FORTE DI ME E IO NON SONO DEGNO DI PORTARGLI I SANDALI; EGLI VI BATTEZZERÀ IN SPIRITO SANTO E FUOCO.

  • IO VI BATTEZZO NELL’ACQUA PER LA CONVERSIONE=Giovanni è chiaro: non è questo battesimo la cosa più importante. Questo è solo l’inizio. Giovanni inizia ma poi la forza non viene da lui. Giovanni Battista però riconosce anche la sua impotenza: “Io vi battezzo nell’acqua per la conversione ma la capacità per realizzare questo, però, non è in mio possesso”.

Giovanni Battista annuncia che il suo battesimo (quello d’acqua) precede un altro battesimo (S.S. e fuoco). Ancor oggi alcune persone dicono: “Io sono battezzato!”: e allora? Essere battezzati con l’acqua è come aver preso la patente. Guidare un’auto è il battesimo di fuoco. Potersi innamorare è il battesimo d’acqua: amare è il battesimo di fuoco. Desiderare di aver un figlio è battesimo d’acqua: farlo e crescerlo è quello di fuoco. Il battesimo di fuoco di Gesù sarà in croce: lì con la sua vita vivrà quello che sempre aveva creduto. Il battesimo di fuoco per ciascuno di noi è con la nostra vita: lì si vive ciò che si dice di credere.

  • IO NON SONO DEGNO DI PORTARGLI I SANDALI=sfilare i sandali era il tipico servizio dello schiavo (che lo rendeva riconoscibile). Il fatto che il Battista neppure si ritenga degno di questo lavoro indica l’estrema distanza che c’è fra lui e Gesù, mettendo chiaramente e inequivocabilmente in luce chi è il più forte.
  • EGLI VI BATTEZZERÀ IN SPIRITO SANTO E FUOCO=allora: lo Spirito è l’energia che viene da Dio.

Santo non per la sua qualità santa ma per la sua attività, capacità di separare l’uomo dalla sfera del peccato. Allora: mentre quando si è immersi nell’acqua si è immersi in un liquido esterno all’uomo, essere battezzati nello Spirito Santo allora è qualcosa di interiore, non di esterno all’uomo.

Nell’A.T. Dio governava l’uomo con leggi che doveva osservare: tu osservavi le sue leggi e Dio ti accoglieva. Solo che tutto questo rimaneva esterno; la legge è esterna all’uomo e fa dell’uomo un obbediente. Adesso Dio governa l’uomo non più dall’esterno ma dall’interno: comunica cioè agli uomini la sua stessa capacità d’amare. Quindi il nuovo battesimo è sviluppare il Dio che abita dentro ognuno di noi.

E il “fuoco” (Mt 3,11)? Spirito Santo per chi l’accoglie e fuoco, come punizione per chi non lo accoglie.

Altre volte nei vangeli viene invocato il fuoco come segno di punizione: in Lc 9,54 gli apostoli, visto che Gesù era stato rifiutato in un paese, gli dicono: “Signore, vuoi che diciamo che scenda fuoco dal cielo e li consumi, (come fece anche Elia?)”; anche Elia aveva fatto così: di fronte a cinquanta soldati e al loro capo, per due volte, aveva fatto discende un fuoco dal cielo e li aveva inceneriti (2 Re 9-14). Altre volte, invece, nei vangeli, il fuoco è un elemento positivo, che indica passione, desiderio: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!” (Lc 12,49).

Ma Gesù non sarà d’accordo con ciò che propone il Battista. Gesù porterà il suo Battesimo d’amore ma non condannerà né punirà nessuno. Tant’è vero che Gesù (Risorto) stesso annuncia agli apostoli: “Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni” (At 1,5). Gesù, cioè, elimina “il fuoco” punitore, divoratore, distruttore, che il Battista (conforme alla sua immagine di Messia) proclamava e annunciava. Il fuoco di Gesù sarà solamente la sua passione per il regno di Dio.

12 TIENE IN MANO LA PALA E PULIRÀ LA SUA AIA E RACCOGLIERÀ IL SUO FRUMENTO NEL GRANAIO, MA BRUCERÀ LA PAGLIA CON UN FUOCO INESTINGUIBILE».

  • TIENE IN MANO LA PALA E PULIRÀ LA SUA AIA E RACCOGLIERÀ IL SUO FRUMENTO NEL GRANAIO=qui Mt si rifà ad un lavoro tipico del tempo. Il contadino spula il grano, gettando in alto il grano trebbiato, lo ripulisce dalla pula che finisce nell’aia. Poi la pula viene raccolta e utilizzata come combustibile, bruciata.

L’annuncio del Battista si conclude con l’idea del giudizio: era l’idea tradizionale, di quel tempo. Il Messia avrebbe “raccolto il grano” (cioè i frutti di conversione) ma bruciato (ecco di nuovo il fuoco come segno distruttore) tutto ciò che non porta frutti di conversione. La sola appartenenza (“Siamo figli di Abramo, siamo cristiani”) non basta senza cambiamento di vita.

  • FUOCO INESTINGUIBILE=non ha nulla a che vedere con l’inferno (così spesso c’è stato tramandato come un fuoco inestinguibile) ma è un’immagine del tempo, immagine che tutti conoscevano. Infatti la Gheenna era l’immondezzaio di Gerusalemme, la discarica del tempo. Era un territorio appena fuori Gerusalemme dove venivano portate tutte le immondizie di Gerusalemme e venivano poi bruciate. Per cui lì vi era sempre fuoco, fumo e odori maleodoranti. Per questo fu preso come immagine per indicare un luogo sgradevole, riprovevole.

Quindi il Cristo che il Battista annuncia è un Cristo che porta vita per chi l’accoglie, ma che porta anche un castigo e un giudizio temendo per chi lo rifiuta. Ma non sarà così per Gesù. Gesù a tutti quanti, buoni e cattivi, offrirà un Dio d’amore. Mt 22,10: alle nozze (il regno dei cieli) sono invitati tutti, “buoni e cattivi”. Mt 20,1-16: il regno dei cieli è simile ad un padrone che dà a tutti un denaro, sia a quelli che avevano lavorato fin dalle 6 del mattino (paga giusta) sia a quelli che avevano lavorato un’ora soltanto!”. “Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.

Il Dio di Gesù non dà secondo i meriti o i frutti, ma secondo il suo cuore. E sarà proprio questa (domenica prossima) la grande crisi di Giovanni Battista e la frizione con Gesù. Il Battista non ci capirà più niente: “Sei tu che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?” (Mt 11,3). Anche il Battista fu chiamato a convertirsi: Gesù non era come Lui si aspettava. Fu difficile anche per lui.

 

Pensiero della settimana

 Tutto ciò che vuoi conservare, lo perderai.

Terrai, tutto ciò che sarai disposto a perdere.