Io sono con voi e voi siete con Me

Ascensione del Signore

domenica 24 maggio 2020

 

  • Prima lettura: At 1, 1-11
  • Salmo: Sal 46
  • Seconda lettura: Ef 1, 17-23
  • Vangelo: Mt 28, 16-20

 

Questo vangelo è molto importante perché sono le ultime parole di Gesù prima di andarsene. Allora è il testamento in Mt, è quello che Gesù chiede agli Apostoli, agli Undici, di fare e di essere adesso che Lui non ci sarà più.

28,16 GLI UNDICI DISCEPOLI, INTANTO, ANDARONO IN GALILEA, SUL MONTE CHE GESÙ AVEVA LORO INDICATO.

  • UNDICI=sono undici perché manca Giuda. La domanda è: “Perché Mt sottolinea che sono Undici?”. Non si poteva tacere? No. Perché quelli che sono lì hanno accettato una cosa che Giuda non ha accettato: la povertà di non poter possedere niente e nessuno.

Mentre gli Undici accettano la prima beatitudine: “Beati i poveri per lo spirito”, Giuda non lo farà perché lui era nell’attaccamento (dei soldi: Mt 28,13: “Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?”). L’attaccamento impedisce di vedere il Signore.

Se tu sei attaccato ai soldi non puoi vedere la felicità di tua figlia che si laurea e che fa una superfesta. Tu pensi: “Ma quanto mi costi!?” e non pensi a quanto per lei sia importante tutto questo.

Se tu sei attaccato alla tua carriera non puoi spiegare i trucchetti del tuo lavoro all’ultimo arrivato – quanto te ne sarebbe grato – perché hai paura che ti scavalchi.

Se tu sei attaccato al tuo compagno non puoi vedere quanto ti vuole bene, quante attenzioni ha per te, quanto porta pazienza e quanto ti viene incontro. No, tu vedi solamente che lui non c’è sempre solamente la volta che esce con gli amici o che non la pensa come te e glielo rinfacci.

Se tu sei attaccato alle 4 certezze che hai ricevuto, non puoi godere delle nuove scoperte scientifiche, delle nuove evoluzioni della scienza e della vita, perché perderesti le poche certezze che hai.

Se tu sei attaccato a te (e non pensi che solo a te e non vedi solo che te), non puoi gustare il sole del tramonto o il piacere del silenzio o lo stupore di un bambino. Tu non lo vedi, perché tu vedi solo te.

L’attaccamento distrugge le persone, le relazioni e ti impedisce di vedere il Signore. L’attaccamento uccide, esattamente come Giuda (Mt 27,3-10). E pensare che ci sono alcune persone che chiamano l’attaccamento “amore” (“Se mi amassi saresti con me; se mi amassi non faresti così; se mi amassi ti sacrificheresti per me, ecc”)!

  • GALILEA=in Mt 28 per 3 volte c’è scritto che i discepoli devono andare in Galilea (Mt 28,7.10.16). Tre volte indica una completezza, indica che bisogna proprio andare là. Ma perché là?

Innanzitutto ci servono 4 giorni per arrivarci: perché devono fare quattro giorni di viaggio per “vedere” il Signore? Perché appare solo lì? Perché tutta questa strada? E’ chiaro che là ci dev’esser qualcosa di importante.

E poi: “Sul monte che Gesù aveva fissato” (Mt 28,16). Ma Gesù non aveva fissato nessun monte.

E ancora: “Andate in Galilea”: sì, grazie, ma dove? Per 3 volte c’è l’invito a recarsi in Galilea, e tutte e tre le volte manca l’indicazione esatta. E’ come dire: “Andate in Lombardia!”. Sì, grazie, ma dove? Milano? Brescia? Sondrio? Mantova?

Solo che il vangelo non dice di andare su di un monte ma sul monte (articolo determinativo). E qual è il monte? Gesù ha mai usato questa terminologia, “il monte”? Sì. In Mt 5,1 Gesù sale sul monte: non su uno, ma sul monte. E’ il monte delle Beatitudini. Allora gli Undici non fanno un pellegrinaggio in Galilea o in Terra Santa. Che Gesù si mostri sul monte delle Beatitudini e solo lì, vuol dire che per vederlo bisogna vivere secondo le beatitudini, altrimenti non lo vedrai mai (per questo Giuda non può vederlo)!

17 QUANDO LO VIDERO, SI PROSTRARONO. ESSI PERÒ DUBITARONO.

  • QUANDO LO VIDERO= il verbo è orao, lo stesso delle beatitudini, “vedranno Dio” (Mt 5,8). Orao indica una profonda esperienza interiore: non è un vedere fisico ma interiore. Non si tratta di un vedere da riprendere con la telecamera ma di quel “vedere” del cuore, tipico delle beatitudini.
  • PROSTRARONO=se si prostrano vuol dire che Gesù non è Gesù, ma il Risorto. E’ il Gesù nella pienezza divina, resuscitato, è Dio stesso (solo al cospetto di Dio ci si prostra). Questo ci fa capire che il Risorto non è uguale a Gesù: è qualcosa di più, di diverso.
  • ESSI PERÒ DUBITARONO=nelle vecchie traduzioni c’era scritto: “Alcuni dubitavano”, perché era proprio brutto pensare che in una situazione così tutti dubitassero. Cosi si aggiustò il testo dicendo: “Alcuni”.

Ma qui c’è scritto proprio: “Dubitarono”. Tutti quanti dubitarono! Ma dubitarono di cosa? Hanno appena riconosciuto in Gesù il Risorto (si prostrano), non hanno avuto dubbi su questo.

Il verbo distazo (=dubitare) lo troviamo da un’altra parte in Mt: in Mt 14,22-33. Lì c’è l’episodio dove Gesù cammina sulle acque e anche Pietro ci prova. Banalmente noi pensiamo che Pietro, antesignano dei nostri sport, facesse un po’ di sci d’acqua. Ad un certo punto gli è presa, anche a lui, la voglia di camminare sopra il mare! Ma non è così!

Secondo l’A.T. camminare sulle acque era una prerogativa esclusiva di Dio. Se Gesù cammina sulle acque vuol dire quindi nient’altro che Gesù è Dio (perché solo Dio poteva fare questo). Anche Pietro vuole camminare sulle acque, ma, vedendo il vento contrario, cominciò ad affondare. Pietro pensava che la condizione divina si ottenesse facilmente. Solo che scoprì che non era proprio così. Per ottenere la condizione divina, Pietro dovette rinunciare a tutte le sue idee, alla sua reputazione, all’accettazione sociale.

Ebbene lì, in quell’episodio, quando Pietro sta per affogare e chiede aiuto, Gesù cosa gli dice? “Perché hai dubitato (distazo), uomo di poca fede?” (Mt 14,31). E’ è lo stesso verbo. Lì Pietro dubita ma non di Gesù (visto che ci aveva provato non dubitava) ma di sé stesso: aveva dubitato di sé, di poter ottenere ciò che Gesù già aveva che aveva promesso anche a lui.

Allora, qui di che cos’è che dubitano gli Undici? Di se stessi. Si chiedono cioè: “Ma noi saremmo mai capaci di ottenere la condizione divina? Se Gesù l’ha ottenuta solo attraverso la Croce, noi ce la faremo a fare altrettanto? E bisogna per forza passare per la Croce?”.

I discepoli non dubitano del Signore; dubitano di sé: “Ce la farò?; e se avrò una malattia perderò la fede?; e se poi prenderò paura?; e cosa mi accadrà?; e ne vale la pena?; avrò la forza poi per andare avanti?; ne ho le capacità?; ma io posso fare questo?; ma io non valgo tanto!”.

Quando un uomo dubita di sé: “Non ci riuscirò… non ce la farò… è troppo per me… mi piacerebbe…”, certamente non ci riuscirà. Non si può ottenere una cosa in cui non si crede.

Si pensava che nessuno potesse scendere sotto i 4 minuti nel miglio. Era stato addirittura confermato da ricerche cardiologiche. Ma Roger Bannister lavorò sull’allenamento e soprattutto sulla sua mente (“si può scendere”) e nel 1954 ci riuscì. Ma la cosa incredibile è che l’anno successivo ci riuscirono altri trecento atleti!

Il giorno dell’uscita viene un ragazzo con il proprio genitore. I bagagli sono pronti e il ragazzo, di nove anni, è deciso a venire all’uscita di due giorni. Saluta il genitore e sta per salire in pullman. Il genitore gli dice: “Sei sicuro di voler andare via?”. “Sì!”. “Ma non è che poi ti senti solo?” (insinuazione del dubbio). “No, non credo papà!”. “Va bene, allora vai. Sei proprio sicuro allora che non vuoi rimanere a casa?” (il ragazzo inizia a tentennare). “Credo di sì, non sono sicuro, sicuro”. “No perché se non sei sicuro lo sai che puoi rimanere a casa con me”. “Forse mi sa che è meglio papà”. “Fai come vuoi, sai che io ti lascio libero; se vuoi andare vai; se vuoi per sicurezza rimanere a casa con me, rimani a casa”. Il ragazzo è rimasto a casa.

Cos’è successo? Il ragazzo non aveva dubbi. Ma il genitore glielo ha insinuato: “Non è che non ce la fai?”. E il ragazzo, accettando l’insinuazione, ha materializzato il dubbio: “E’ vero, non ce la faccio!”.

Il dubbio incrina il senso del nostro valore. Il dubbio è quella voce sottile ma terribile che ti dice: “Non ce la farai; è troppo per te; non hai le forze; ma chi ti credi di essere?; mollerai, ecc”. Il dubbio è l’arma che spezza il nostre valore, i nostri sogni e i nostri slanci.

Un ragazzo è stato chiamato ad un provino calcistico da una squadra di serie A: “Sai come ci starai male se poi non passi?”. E non ci è andato. Lascialo provare, no! Come tagliare le ali ad un aquila!

Albert Einstein fu bocciato in terza media in matematica (dico: Einstein!). E i professori gli dissero: “Non ce la farai mai!”. E lui, infatti non imparò mai quella matematica, ne inventò un’altra.

Fate questo esperimento: vi mettete d’accordo nel vostro gruppo di amici che il giorno in cui vi ritrovate scegliete uno e tutti gli date lo stesso messaggio contrario a quello che lui vive. Facciamo ad esempio l’ipotesi che il vostro amico sia proprio felice e stia bene. Arriva uno e gli dice: “Ma che faccia brutta che hai oggi!”. Poi dopo un po’ un altro gli dice: “Ma stai male, cosa ti è successo?”. Poi un altro: “Ma sei ammalato? Sei pallido!”. E via dicendo. Dopo un po’ il vostro amico si sentirà davvero male.

18 GESÙ SI AVVICINÒ E DISSE LORO: «A ME È STATO DATO OGNI POTERE IN CIELO E SULLA TERRA.

Gesù, cioè, rimane il loro maestro. Lo era in vita (in terra) e lo è anche adesso (in cielo).

  • A ME E’ STATO DATO OGNI POTERE=ma dov’è ora questo potere? Negli apostoli! Per questo li manda! Gesù è Gesù, Marco è Marco, Chiara è Chiara: hanno nomi diversi ma lo stesso potere. Ce lo dice lui! E poiché io ho lo stesso potere di Gesù, che si chiama Spirito, posso fare quello che ha fatto Lui (“e anche cose più grandi” dice Gv). E’ difficile da credere ma è così!
  • IN CIELO E SULLA TERRA=dappertutto. Era un modo per dire tutto il mondo di allora.

19 ANDATE DUNQUE E FATE DISCEPOLI TUTTI I POPOLI, BATTEZZANDOLI NEL NOME DEL PADRE E DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO,

  • ANDATE=questo è meraviglioso. I discepoli dubitano di sé stessi. I discepoli lo hanno abbandonato, lo hanno tradito e non hanno capito niente. Ma Gesù, invece di mandarli ad un corso di ripetizione, li prende così come sono. Gesù crede in loro.

Gesù quando guardava quei poveracci di discepoli avrebbe ben potuto dire: “A posto! Siamo proprio messi bene qui! Guarda che allievi che ho! Ma dove vuoi che andiamo con questi qui!”. E invece no! Lui credette in loro… e ci volle in effetti una grande fiducia! Ma ebbe ragione.

Quando uno viene e mi dice: “Io non ce la faccio”, io gli dico: “Tu ce la farai… – e io lo so che ce la farà – Adesso dobbiamo solo trovare insieme il modo per arrivarci”. Se ci credete, gli fate il regalo più grande della vita, perché gli state dicendo: “Io vedo il tuo valore, io vedo la tua forza; tu sei buono, tu sei positivo, tu puoi riuscire nella tua vita”. Questo è vincente: credere nell’altro. Se io credo davvero in te tu lo sentirai e un giorno lo sarai.

Robert Rosenthal molti anni fa fece questo esperimento. Prese dei nominativi a caso di ragazzi e disse ai nuovi insegnanti che questi sarebbero “sbocciati” intellettualmente nei mesi successivi. Ovviamente i ragazzi non sapevano niente di tutto questo e neppure gli insegnanti sapevano niente dell’esperimento. Nei test successivi i ragazzi davvero “sbocciarono” e avevano risultati effettivamente migliori degli altri. Ma cos’era successo allora, visto che i ragazzi erano ignari di tutto?

Che gli insegnanti, guardandoli sotto la nuova lente (“ragazzo che sta per sbocciare”) si rapportavano a loro credendo in loro e mandando messaggi positivi e di fiducia a questi ragazzi, i quali rispondevano ai messaggi di fiducia degli insegnanti con prestazioni migliori.

E’ incredibile? No, è ciò che succede sempre: se tu credi in me, io crederò in me.

David Rosenhan nel 1973 fa questo esperimento: fa ricoverare degli individui perfettamente sani in 12 diversi ospedali psichiatrici con la motivazione (falsa) di sentire delle voci inesistenti. Quindi vengono ricoverati come matti, ma: 1. non lo erano; 2 tutte le persone agirono perfettamente da persone normali (com’erano).

Ebbene: nessuno degli operatori né tanto meno i medici si accorse della loro normalità. Gli unici che sospettarono che fossero sani furono gli altri pazienti matti!

Com’è possibile? Per gli operatori e per i medici erano matti: il resto non lo videro. Credevano in quello e per loro erano così. Quello che tu vuoi che sia, è. Se tu non credi in tuo figlio, lui non crederà in sé. Amare mio figlio è credere dentro di me e dirmi: “Diverrà grande… si realizzerà… lascerà questa casa e me… non avrà più bisogno di me perché sarà autonomo… sarà felice più di me”.

Quando stasera andate a casa dite a vostra moglie/marito: “Io credo in te. E poiché io ti amo, sarò a tuo servizio perché tu sia felice e pienamente te stessa”.

E poi dite ai vostri figli: “Io credo in te. Poiché, caro figlio, ti amo, voglio che tu possa fare la tua strada, la tua casa e la tua vita, perché io credo in te”.

L’amore è questo: “Credo in te, aldilà dei tuoi sbagli, aldilà di ciò che fai, aldilà di ciò che si vede. Credo nella luce… nella vita… nella bellezza… che c’è in te, anche se adesso non si vede”.

E poi dite a voi stessi: “Io credo in me. E smetterò di buttarmi giù… di dirmi che non ce la faccio… che non sono come gli altri… che io non posso e di accusare gli altri… E poiché credo in me diventerò la cosa più bella che posso!. E lo sarò!”

Sul muro di una cantina della città di Colonia, dove alcuni ebrei si erano nascosti durante la guerra nella speranza di scampare alla catastrofe, è stata trovata questa scritta: “Credo nel sole, anche quando non splende; credo nell’amore, anche quando non lo sento; credo in Dio, anche quando tace”.

La madre di Michelle Noel, famosa insegnante di Pnl, era sfiduciata. Studiava osteopatia, aveva 65 e diceva: “Come farò a ricordarmi tutti gli ossicini, i legamenti, i nervi, l’anatomia?”. Sua figlia, Michelle: “Ce la farai e io ti insegnerò anche come”. Si è diplomata a 72 anni. Ora studia astrologia.

Amare è credere nell’altro: in ciò che è e in ciò che può essere. E se tu credi in lui questo passa.

  • TUTTI LE NAZIONI=ethnos, le “genti” indica le nazioni pagane, che per gli ebrei erano quelli più lontani da Dio.

Cosa pensavano gli ebrei? La verità (Dio) ce l’abbiamo solo noi. Gesù è solo nostro. Ma Gesù, invece dice: “No, andate da tutti e inzuppate tutti d’amore”: Dio non è solo del popolo eletto, ma ogni popolo è eletto da Dio. Allora: l’amore di Dio è proprio per tutti.

Una volta si diceva: “Bisogna battezzare, convertire i pagani, parola di Gesù”. Ma non bisogna convertire nessuno, perché questo convertire è imporre, è calpestamento delle tradizioni e delle culture. Ma se, invece, è un bagno d’amore, allora sì che tutti ne hanno bisogno (perdono, misericordia…).

Gesù non li manda a portare una dottrina ma un’esperienza: un bagno d’amore. Le persone non si convertono con le minacce, con i castighi e con la paura, ma con l’amore. Perché l’amore è libertà.

  • BATTEZZANDOLI NEL NOME DEL P… F…SS=c’è stato chi nei secoli ha preso alla lettera queste parole: chi non era battezzato veniva eliminato, ucciso. Solo che nel vangelo Gesù mai battezza nell’acqua. Gesù, se battezza, è nello Spirito.

Battezzare vuol dire immergere, impregnare: qui non si tratta di un rito (“tutti devono essere battezzati altrimenti non sono salvi”, con il grande problema poi dei bimbi non battezzati!) ma di un’immersione in Dio (Padre, Figlio e Spirito Santo). Il Padre è l’Amore; il Figlio è l’Amato; lo Spirito è l’Amore. L’esperienza della Trinità è l’esperienza dell’amore massimo e incondizionato.

Nessun rito di battesimo ma un bagno d’amore che ti avvolge dappertutto e in ogni parte. Essere immersi in Dio vuol dire fare una così profonda esperienza di Dio, d’Amore.

Giobbe (42,5): “Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono”.

Una bambola di sale cercò per tutta la vita il mare. Un giorno vi arrivò: “Chi sei?”, chiese la bambola. “Entra e vedrai”, rispose il mare. Entrò e non fu mai più la stessa perché si sciolse nel mare: adesso sapeva chi era.

Quello che era il bagno in un’esperienza profonda (e quando si fa il bagno si è tutti immersi nell’acqua, totalmente, in ogni parte) è diventato il suo contrario. Noi preti a volte abbiamo tradotto: “Sacramenti, battezzare, dottrine, riti, messe”. Ma in realtà qui Gesù voleva dire: “Immergeteli nell’Amore”.

Questa frase è molto importante. Battezzare nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, non è fare seguaci, convertirli tutti, portare la verità, riempire i registri dei battesimi, contare quanti siamo, essere felici perché si è più delle altre religioni o tristi perché qualcuno ci ha superato, fare proselitismo, conquistare potere o regioni di altri.

Gesù non lascia libri sacri, non pubblicizza un marchio confessionale, non redige una costituzione né un trattato di cose da fare, non crea preghiere e cose da dire (l’unica preghiera, il Padre Nostro ha due versioni!), non istituisce incarichi gerarchici, non ordina sacerdoti, non promulga dogmi.

Se non l’ha fatto (e tutto questo c’era già al suo tempo e quindi lo conosceva bene!) è perché non l’ha voluto, perché sapeva il rischio e il pericolo. Ora tutti sappiamo che è necessaria un po’ di organizzazione, di struttura, per fare qualsiasi cosa. E’ uno strumento per annunciare il messaggio. Ma quando lo strumento nasconde il messaggio, allora è uno strumento che non serve: lo strumento deve esaltare il messaggio!

Se stiamo facendo un concerto con xilofono, cetra e arpa e arriva la batteria, questa rovina tutto. Non si sente più nulla.

La struttura, l’impianto, la forma (necessaria perché ci sia un contenuto, come un bicchiere è necessario per contenere l’acqua), se distrugge il contenuto allora è inutile e anzi dannosa.

Gesù, allora, non ha fondato una religione ma una spiritualità. Gesù ha mandato i suoi apostoli e tutti noi ad amare il mondo (inzupparli d’amore).

La preoccupazione non è più se le chiese sono piene o vuote ma se la gente si senta amata da Dio. Perché se le chiese fossero piene ma non si sentissero amati da Dio… non servirebbe!

20 INSEGNANDO LORO A OSSERVARE TUTTO CIÒ CHE VI HO COMANDATO. ED ECCO, IO SONO CON VOI TUTTI I GIORNI, FINO ALLA FINE DEL MONDO».

  • INSEGNANDO LORO A PRATICARE TUTTO CIÒ CHE IO VI HO COMANDATO=entello è un verbo che vuol dire comandare; entolè (=comandamento) è il sostantivo che lo si ritrova solamente da una parte in Mt nelle beatitudini: Mt 5,19-20: “Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti (entolè) e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli”.

Allora, che cosa ci ha comandato Gesù? Le beatitudini! Ma le beatitudini si possono comandare? No! Le Beatitudini sono una possibilità di vita, dove vivendo così, cioè nell’amore (misericordia, perdono, accettando la diversità, ecc) tu sei felice.

Allora qui Gesù dice: “Vivete secondo lo spirito delle beatitudini:

  1. Non attaccatevi alle cose né alle persone;
  2. Abbiate sempre un cuore vivo;
  3. Vivete di amore (misericordia)”.

Chi vive così è pieno, inzuppato, d’amore: ne ha così tanto che non può che non trasmetterlo. Chi vive così è felice! Quindi non c’è nessuna dottrina da insegnare, nessun decalogo, nessuna serie di leggi o di decreti o di dogmi: si tratta di portare quell’amore per cui le persone si sentano piene, inzuppate d’amore.

  • FINO ALLA FINE DEL MONDO=eone non è mondo ma tempo.

Ma buona notizia ci può essere, se c’è la fine del mondo? Qui la traduzione è errata: non è la fine del mondo ma del tempo (eone). Cioè finché esisterà il tempo, Gesù ci sarà sempre, tutti i giorni. Gesù non è pensionato, Gesù non è un cassintegrato: Lui è al centro della comunità cristiana sempre, ogni giorno. Lui c’è sempre: non si è allontanato dagli uomini. Lui è la nostra forza.

Gesù non ha detto: “Beh io il mio tempo l’ho fatto, se avete capito bene altrimenti pazienza, adesso tocca a voi perché io mi ritiro quassù!”. No, Lui c’è sempre. Prima fisicamente, adesso Spiritualmente.

Luca e Marco hanno l’ascensione, Matteo no. Ma il senso è lo stesso. Perché nell’ascensione Gesù si siede in cielo alla destra di Dio (Mc 16,19). Cioè: le autorità religiose lo hanno condannato come un eretico, un peccatore e un impostore e invece, Lui, visto che è in cielo (=in dio), è proprio Dio.

Sedere alla destra di Dio = avere lo stesso potere: l’ascensione non indica l’allontanamento di Dio dagli uomini (tant’è vero che Gesù dovunque sottolinea che Lui è presente) quanto la conferma della sua divinità.

  • ED ECCO, IO SONO CON VOI TUTTI I GIORNI =perché Lui è con noi? Lui è con noi per amarci, per non sentirci mai soli, perché con Lui possiamo sentire la Forza che abbiamo dentro, il Coraggio, la Fiducia.

Come in vita ci ha serviti con la lavanda dei piedi, così adesso continua a farlo con lo Spirito.

Quando hai paura: “Io sono con te”; quando ti senti solo: “Io sono con te”.

Quando nessuno è con te: “Io sono con te”.

Quando ti vergogni di te: “Io sono con te”.

Quando senti di non avere le forze, quando ti vien da gettare la spugna, da lasciarti andare: “Io sono in te”.

Quando ti dici: “Io non ce la faccio più”, ricordati: “Io sono con te”.

Quando non sai dove trovare la forza, ricordati: “Io sono qui dentro di te”.

Quando non sai più dove aggrapparti, cosa fare o dove sbattere la testa, ricordati: “Io sono in te”.

In ogni situazione ricordati sempre: “Io sono con te tutti i giorni”. Non ci sarà mai un giorno della tua esistenza in cui tu sia solo o abbandonato. Lui è e sarà sempre con/in te.

Quando il Signore disse a Mosè: “Ora va’! Io ti  mando dal faraone per far uscire il mio popolo dall’Egitto”, Mosè gli disse: “Chi sono io per andare dal faraone e per far uscire dall’Egitto gli Israeliti”. Cioè: “Ma sei matto Signore! Ma io sono nessuno; è una cosa impossibile! E’ una pazzia!”. Ma il Signore gli disse: “Io sarò con te”. Così fece e così fu.

 

Pensiero della settimana

 Dovunque tu vada Io sono con te,

dovunque tu vada tu sei con Me.