Giovanni Battista II Avvento

Immacolata concezione B.V.Maria

Domenica  9 dicembre 2018

Prima lettura: Bar 5, 1-9      Salmo: 125     Seconda lettura: Fil 1, 4-6. 8-11      Vangelo: Lc 3, 1-6

 

 

Il capitolo 3 di Lc si apre con uno scenario volutamente sontuoso, ridondante.

 

 1 Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene,

  • 1. TIBERIO CESARE=Tiberio era la persona più importante del mondo di allora. Tiberio era successo ad Augusto nel 14 d.C. ed era il massimo rappresentante del potere: non solo era l’imperatore ma era anche Augusto, cioè Venerabile, Figlio di Dio. Tiberio era quindi la persona più vicina a Dio.
  • 2. PILATO ERA GOVERNATORE DELLA GIUDEA=Pilato è il massimo capo del luogo dove avvengono i fatti descritti nel vangelo di Lc.
  • 3. ERODE TETRARCA DELLA GALILEA, 4. FILIPPO SUO FRATELLO…=questo Erode è il figlio di Erode il Grande, cioè è Erode Antipa.
  • 5. LISÀNIA TETRARCA DELL’ABILENE=era un principe semisconosciuto. L’Abilene sarebbe il Libano: perché cita costui? Perché deve arrivare ad un numero preciso!

 

2 sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.

  • 6.-7. SOTTO I SOMMI SACERDOTI ANNA E CAIFA=ma il sommo sacerdote era uno!

Perché l’evangelista apre con questo scenario? In fin dei conti, a noi cosa interessa tutto questo? E’ come se dicessimo: “Quest’anno, mentre è capo degli U.S.A. Trump, della Russia Putin, presidente dell’Italia Mattarella, sindaco di Padova Giordani, nasce qui a Deserto Giulia”: è un po’ assurdo citare tutti questi nomi che non centrano niente!

Ci dev’essere, allora, evidentemente, un senso sottostante molto importante se Lc inizia così.

Contiamoli! Quanti sono? Sette! Ed è proprio per arrivare a sette che ha aggiunto due sommi sacerdoti, invece che uno. Il sette è il numero della totalità: è il G7 del tempo. Sono i grandi di quel tempo, della terra.

Ed è interessante perché Lc parte dall’imperatore Tiberio che si credeva Figlio di Dio e finisce con i sommi sacerdoti che erano i rappresentanti di Dio sulla terra.

  • LA PAROLA DI DIO VENNE SU=qui Lc crea suspense. Quando leggiamo il vangelo dobbiamo metterci nei panni dei primi ascoltatori che non sapevano quello che seguiva.

Lc finora ha presentato i più grandi della terra di quel tempo: su chi scenderà la Parola di Dio? Sulle persone vicine a Dio – uno pensava – evidentemente. Ma su quale di questi? Scenderà sul divino imperatore Tiberio? No! Scenderà sul grande Erode? No! Scenderà allora sui suoi rappresentanti, i sommi sacerdoti Anna e Caifa? No! Su nessuno di questi!

  • VENNE SU GIOVANNI=ecco la sorpresa! La Parola di Dio venne su Giovanni. E chi è questo sconosciuto? Ecco la regola: quando Dio deve intervenire sulla storia, evita accuratamente luoghi sacri e persone religiose o i palazzi del potere perché sono refrattari ed ostili ad ogni cambiamento.
  • FIGLIO DI ZACCARIA=perché si dice che è figlio di Zaccaria? Non è necessario, di per sé, dirlo!

Zaccaria è un sacerdote e, come tutti i sacerdoti, sta nel luogo legittimo: il Tempio (Lc 1,5-23). Poiché si era sacerdoti per discendenza, dove avrebbe naturalmente, ovviamente, dovuto stare suo figlio Giovanni, sacerdote anche lui? Nel tempio! Risposta sbagliata: Giovanni sta nel deserto! Giovanni non ha scelto il sacerdozio come il padre, e avrebbe dovuto farlo! Qui c’è un tradimento del figlio Giovanni che non fa quello che suo padre Zaccaria si aspettava da lui, che non continua l’opera di suo padre, che fa una scelta opposta a quella del padre. Se suo padre era un uomo della Legge, Lui sarà un profeta, un uomo contro la Legge dell’A.T.

Ed è interessante perché Lc ci ha già mostrato questo personaggio Zaccaria, e Zaccaria, per niente era un sacerdote (conferma che la Parola non può scendere sui luoghi sacri e sugli uomini religiosi), sarà l’emblema del rifiuto di Dio.

Suo figlio che avrebbe dovuto assomigliare a lui, portare avanti le sue idee e la sua tradizione (ricordiamo sempre che per gli ebrei un figlio non è tanto chi nasce da quel padre o da quella madre ma chi assomiglia a), sarà invece completamente diverso da suo padre.

 

Zaccaria ed Elisabetta non hanno figli, li vogliono, ma quando Dio annuncia che il loro desiderio è stato soddisfatto, Zaccaria si mette a ridere. E per questo diverrà muto.

Desiderare una cosa non è crederci.

“Vorrei cambiare vita!”: Ma si può! “Sì, sì, sarebbe bello, padre”.

“Vorrei trovare tempo per me!”: ma si può! “Quando sarò in pensione, quando i figli saranno grandi…”.

“Vorrei essere diverso”: ma si può! “E’ da tanto tempo che sono così…”.

A New York un barbone comprò un biglietto di una lotteria e vinse qualcosa come un milione di dollari. Aveva sognato giorni e notti cosa avrebbe fatto in caso di vincita. Adesso aveva vinto. Controllato che il biglietto fosse proprio quello giusto, si disse: “E’ impossibile che sia toccato proprio a me”. E lo gettò via. Il biglietto fu preso dal vicino di casa che ritirò il premio e diede una parte al vero proprietario del biglietto.

A 31 anni è fallito come uomo d’affari, a 32 anni è stato bocciato ad una elezione, a 34 altro fallimento, a 35 gli è morta la donna amata, a 36 ha avuto un crollo psichico, a 38 ha perduto un’altra elezione, a 43 non è riuscito a farsi eleggere al Congresso, a 46 ci ha riprovato ed è stato bocciato un’altra volta, a 48 stessa esperienza, a 55 non è riuscito a farsi eleggere senatore, a 56 ha perduto la corsa per la vicepresidenza, a 58 non ha avuto un seggio elettorale, a 60 è stato eletto presidente degli Stati Uniti. Questa è la storia di un uomo, questa è la storia di Abraham Lincoln. Si può!

 

Tutto ciò che desideri è realizzabile. Ma non forse come vuoi tu e comunque mai se non ci credi.

Il quadro della prima chiamata è ideale: siamo nella Città Santa, in Gerusalemme; siamo nel tempio, la casa di Dio; si rivolge ad un sacerdote, giusto e irreprensibile, santo, da tutti stimato e conosciuto come modello di fede; siamo durante la liturgia, durante un momento di preghiera.

Inoltre Dio si rivolge con una modalità tipica, biblica, che tutti conoscevano a quel tempo: Dio annuncia a Zaccaria che una donna sterile o avanti con gli anni (sua moglie) partorirà un figlio.

Ma era già successo per un sacco di donne di grandi personaggi (Sara, madre di Isacco; Rachele, madre di Giacobbe, ecc.). Dio si rivolge a Zaccaria come tante altre volte aveva già fatto. Ci poteva essere una situazione più ideale di questa? Poteva Dio rivolgersi a qualcuno di migliore? Poteva rivolgersi a qualcuno di più religioso, di più credente? E visto che era un sacerdote, un liturgo e un santo (così lo definisce il vangelo), sarà ovvio che segua il Signore!?! E invece no!

 

Il problema di quando Dio chiama è duplice.

  1. Ti chiede di coinvolgerti. Coinvolgersi vuol dire mettere a disposizione la tua vita. Non ciò che sai, non ciò che pensi, non le tue idee, ma di partire per qualcosa che non sai.
  2. Ti chiede qualcosa che tu dichiari impossibile. Perché se fosse possibile lo faresti anche senza di Lui, ovvio. Se fosse possibile lo avresti già fatto tu. E, invece, è “impossibile” perché solo se ti fidi di Lui sarà possibile farlo.

Dio non chiede mai il possibile: a quello ci pensano già gli uomini. Dio chiede l’impossibile perché solo con Lui lo puoi realizzare.

Quando monsignor Francesco Frasson costruì l’Opsa di Padova nel lontano 1956, non vi erano tutti i soldi per farla. Ma lui fece come se ci fossero. Allora un collaboratore gli disse: “Ma Francesco, non abbiamo i soldi!”. “Noi abbiamo la fede!”. “Francesco, non ci sono i soldi!”, riprese. “Se avessimo i soldi, che ce ne faremo della fede? Stai tranquillo e adesso vai a dormire in pace. Abbi fede”. E così fu.

 

  • NEL DESERTO=ma che ci fa il Battista nel deserto? Mica doveva stare lì! Come figlio maschio primogenito di Zaccaria doveva essere sacerdote come il padre. Quando il maschio compiva diciotto anni, veniva portato al Tempio, veniva esaminato perché non avesse nessuno dei difetti che impedivano il sacerdozio e iniziava (e continuava) l’attività del padre. Suo padre è nel tempio ma Giovanni, suo figlio, è nel deserto, lontano da Gerusalemme e lontano dal tempio. Quindi la parola di Dio scende su Giovanni nel deserto al di fuori di ogni ambiente sacro e religioso.

E perché non può scendere negli ambienti sacri? Adesso Lc lo dice.

 

3 Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati,

  • EGLI PERCORSE TUTTA LA REGIONE DEL GIORDANO=il Giordano attraversa tutta la Palestina, quindi qui è un modo di dire che Giovanni va in tutta la Palestina. Il Battista non ha una sede fissa ma pellegrina per tutta la regione.
  • PREDICANDO=predicando=kerysso (da cui il kerygma). Il kerysso non è una catechesi ma un annuncio, o meglio, un’esperienza che ti tocca il cuore (ker, da cui kerysso). Per cui il rito del battesimo è un esperienza, l’esperienza di sentire che dovevano cambiare qualcosa della propria vita.
  • UN BATTESIMO=battesimo, baptizein=immergersi, indica un’immersione e non un rito.
  • DI CONVERSIONE=il termine conversione in greco si può dire in due modi.
  1. Epistrefo indica il ritorno verso dio, il ritorno al culto (è l’ebraico shub=cambiare rotta di 180°, tornare indietro).

Ero lontano da Dio perché non andavo in chiesa poi mi sono convertito e sono tornato ad andarci. Ecco: il vangelo qui userebbe epistrefo. Gli evangelisti evitano accuratamente di usare questo termine.

  1. Metanoia, invece, il verbo che c’è sempre nei vangeli, indica la conversione, cioè cambiare modo di vedere, cambiare idea, cambiare pensieri, cambiare giudizio e quindi pensieri, ricredersi. Quindi metanoia indica un cambiamento del modo di pensare e di conseguenza del modo di vivere.

Quindi che cosa sta dicendo Gesù: “Bisogna immergersi del tutto (battesimo) nel cambiare il modo di vedere le cose; bisogna cambiare completamente”.

Giovanni predica quindi un cambiamento di vita. E questo cambiamento radicale, totale (battesimo=completo), cosa produce? Adesso lo dice: il perdono dei peccati!

 

Allora perché la Parola di Dio non è scesa sul Tempio o sui sacerdoti? Perché anche se fosse scesa, sarebbe scesa vanamente. Non sarebbe servito a niente. Infatti la casta sacerdotale era restia ad ogni cambiamento. Un messaggio di cambiamento non poteva essere rivolto alla casta sacerdotale perché questa aveva il terrore di ogni novità.

Nel mondo religioso vale il detto: “Si è sempre fatto così”. Le proposte di cambiamento vengono viste come attentati alla propria sicurezza. La casta sacerdotale è quella che conserva la fede, il deposito dottrinale: ma non lo conserva per tenerlo vivo (e quindi dinamicamente sempre in movimento), lo conserva per mummificarlo (per tenerlo sempre uguale e quindi lo fa morire).

Cosa vuol dire allora questa “messa in scena” così pomposa di Lc? Che la Parola di Dio evita accuratamente ogni ambiente sacro e le persone religiose perché sa che sono refrattari ed ostili al cambiamento.

 

  • PER IL PERDONO DEI PECCATI=perdono è afiemi=lasciare andare, non trattenere, rimettere; peccati=a-martia da martis=testimone, colui che ha visto e che quindi ricorda.

Ciò che fa Giovanni, noi non ce ne rendiamo conto, ma è scandaloso, clamoroso, rivoluzionario. E’ come se oggi una qualche persona dicesse: “Per andare a confessarsi non serve più andare in chiesa!”.

Infatti, il perdono dei peccati si otteneva solamente a Gerusalemme andando al Tempio, pagando, portando offerte a Dio, e venendo quindi assolti dal proprio peccato.

Ma cosa succede adesso? Che il perdono dei peccati non avviene più in un rito ma nella vita. E come? Cambiando la direzione della propria esistenza. Se fino adesso hai vissuto in un modo, adesso cambia completamente. Se c’è questo cambiamento, il tuo passato di peccatore viene completamente cancellato.

Infatti dà il perdono dei peccati nel deserto: non serve più andare al Tempio. E come avviene adesso il perdono dei peccati? Modificando la propria esistenza! Il perdono, quindi, non è più un atto cultuale (vado al Tempio, mi pento, faccio la penitenza e sono assolto) ma un atto vitale: cambio il mio modo di vivere, di pensare e di comportarmi. Se tu realmente cambi il tuo modo di vivere, la tua mente, il tuo cuore, la tua anima, le tue azioni, questo toglie i tuoi peccati.

 

METANOIA: CAMBIARE I PROPRI SCHEMI MENTALI

 

Noi pensiamo di pensare, di agire e di essere noi i protagonisti di tutto questo. Ma è proprio vero?

Siamo noi a pensare o sono i nostri pensieri a pensare in noi, aldilà del nostro volere?

Freud diceva: “L’io non è padrone in casa sua”.

Einstein: “L’uomo può fare quello che vuole, ma non decide che cosa volere”.

Per questo è fondamentale osservare e cambiare i nostri pensieri (ecco la metanoia del vangelo!).

 

“Il primo stampa”: le prime esperienze diventano dei protocolli di comportamento (proto-kollon, in greco è: ciò che viene incollato per primo). Quindi i fatti che ci succedono all’inizio, non solo sono dei fatti, ma diventano degli schemi di comportamento (un protocollo d’azione) e delle immagini di noi (“sono fatto così!”).

 

Facciamo un esempio. Sono un bambino e mio padre mi dice sempre: “Faccio io! Lascia stare che tu sei piccolo! Non farlo, che poi tu combini guai! Ti ho detto di no!”.

Cosa ne deduco io: che sono un incapace. Questo è quello che penso dentro di me e come mi vedo nel mondo. Ma è vero che sono così? No, è solo quello che ho imparato dalla relazione con mio padre. Ma i nostri pensieri determinano la nostra realtà.

Se penso di “essere incapace” (anche se non lo sarei in realtà) quando andrò a giocare a calcio con la squadra del mio quartiere, poiché sono un incapace, accetterò il ruolo che nessuno vuole (di solito: il portiere!) o se l’allenatore mi metterà in panchina mi dirò: “Beh, è ovvio, io non sono capace”.

Se c’è una bella ragazza, magari neanche ci provo ad avvicinarmi perché “io sono incapace” (troverò delle giustificative per evitare questo dolore: “Non è per me! Non mi interessa! Se la tira!”) e se prendo un brutto voto a scuola, non è solamente un brutto voto a scuola ma una conferma e una prova di ciò che sono: “Un incapace”.

Se poi mi dovesse andare bene qualcosa, visto che sono un incapace mi dirò: “Solo fortuna” e mi aspetterò che finisca quanto prima e farò in modo che così sia. E quando sarà finita mi dirò: “Beh lo sapevo già all’inizio”.

E poiché non riuscirò mai a realizzare niente (visto che “sono incapace”) non potrò che dirmi: “La mia vita fa schifo! A che serve vivere! Che mondo di… Ci ho provato così tante volte!”.

Ma è proprio così? Non è che sto “stampando” invece sempre la solita copia? E cambiare? E se provassi a pensare (magari ci provo per 21 giorni, il tempo di un ciclo cellulare) per un mese: “Io sono capace” e ad agire in base a questo nuovo protocollo?

Un pensiero nuovo all’inizio è come una malattia: strano, sconvolgente, diverso, inusuale, fastidioso, lontano da noi, ma solo perché è nuovo. Col tempo diverrà un nuovo schema.

Ma se pensi quello che hai sempre pensato otterrai quello che hai sempre ottenuto.

 

Allora mi fermo e se voglio essere padrone della mia vita mi devo chiedere: “Che cosa penso di me?”.

Ascolto, cioè, le voci non dette ma presenti che agiscono dentro di me perché sono loro a determinare il mio destino e i miei risultati. Con certe voci la vita non potrà che andare così, non c’è altra possibilità.

Non sono io che non funziono; non sono io che non riesco o che nessuno mi vuole, ma semplicemente che con certi protocolli non potremo che ottenere determinati risultati.

Ad esempio, se io dentro di me penso: “Sono inadeguato… sono incapace… sono inutile… sono un fallimento… è colpa mia… sono bisognoso (=non ce la faccio da solo)… sono bloccato… non sono degno d’amore… non sono piacevole (=nessuno mi vuole)… sono cattivo… ne combino sempre una… non sono abbastanza bravo… sono destinato ad essere abbandonato (o rifiutato)”, cosa stamperà la mia mente?

Pensieri e protocolli del genere produrranno solamente fallimenti.

 

4 com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! 5 Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate.

  • COM’È SCRITTO NEL LIBRO DEGLI ORACOLI DEL PROFETA ISAIA=Lc cita la seconda parte del profeta Isaia (Is 40) dove si cita l’esodo da Babilonia a Gerusalemme. In realtà non è di Isaia ma di un profeta anonimo, vissuto verso la fine dell’esilio, ed è un brano importante proprio perché cita l’esodo da Babilonia.

Perché Lc cita questo passo? Come quello era una liberazione dalla prigionia (da Babilonia si tornava a casa), come quello era il ritorno alla libertà dalla schiavitù, così adesso c’è la liberazione da una nuova schiavitù.

Come quello fu un grande esodo (dalla prigionia fisica di Babilonia) così adesso c’è un nuovo esodo (da una prigionia spirituale, che veniva “passata” sotto il nome di volontà Dio).

 

  • VOCE DI UNO CHE GRIDA NEL DESERTO:=nel deserto cioè “dal deserto” (deserto=eremos). La voce, cioè, viene dal deserto.

 

Il deserto è un luogo solitario, dove tu sei solo con te, dove non puoi fuggire le tue voci interiori, i tuoi mostri, gli animali che sono dentro di te.

Il deserto, più che un luogo, è una dimensione (anche se stare in un luogo silenzioso e senza distrazioni, lo sappiamo tutti, aiuta – e molto! – a guardarsi dentro): è quando tu ti guardi in faccia e smetti di fuggirti e ti metti davanti chiaramente chi sei.

Nel deserto non c’è nessuno: ci sei solo tu. Molte persone hanno il terrore di stare con sé.

C’è chi non può stare senza fare qualcosa: non è che faccia tante cose, è che non riesce a stare con sé. C’è chi deve parlare sempre e riempire tutti gli spazi vuoti: non può fermarsi e ascoltarsi. C’è chi non riesce a stare da solo e deve sempre stare in compagnia di qualcuno: perché ha paura di sé. C’è chi non riesce neppure ad ascoltare quello che prova, che neppure può sentirlo perché lo teme troppo.

Molte persone cercano il “tempo per sé”: si riposano… leggono un libro… fanno qualche sport… escono con gli amici… fanno, insomma, quello che di solito non fanno mai. Bene! Ma un’altra cosa è “stare con sé”. Un grande esercizio è quello di stare un giorno intero senza nessuno e niente. Niente libri, niente telefono, niente cose da fare, niente da scrivere, poco da mangiare. All’inizio incontrerete il vuoto, il disorientamento e cercherete il modo per scappare. Ma se avrete forza di rimanere farete una grande sorpresa: Lui in voi e voi in Lui.

 

  • PREPARATE LA VIA DEL SIGNORE, RADDRIZZATE I SUOI SENTIERI=l’arrivo del Signore non è scontato: si tratta di fare qualcosa perché Lui venga. Dio non viene se noi non prepariamo la strada. Sarà il 25 di dicembre ma, se tu non fai qualcosa, non sarà Natale. Preparare la strada è la condizione per la sua venuta.

Spesso noi diciamo: “Dove sei? Perché non ti vedo? Perché non ti sento?”. Ma dovremo porci la domanda: “Ma che cosa ho fatto per vederlo? Ma che cosa ho fatto per sentirlo?”.

Qual è la strada da preparare perché Lui venga? E’ la conversione, il cambiamento di mentalità. Preparare la strada è essere disposti e avere la capacità di mettersi in gioco e di essere disponibili ad operare cambiamenti nella nostra vita.

Quando ti accorgi che la strada sulla quale viaggi non è quella giusta, è logico cambiare, non ti pare? Quando ti accorgi che il pensiero o l’azione che fai ti fa solo male, è logico cambiare, non ti pare?

Sei arrabbiato con tua moglie e ti chiudi… fai il muso nel tuo silenzio. A che ti serve? Poi ti viene il mal di testa e il male allo stomaco, non mangi più e diventi nervoso: ne vale la pena? Cambia la malefica (male-fica perché ti fa-male) idea che hai in testa (metanoeo): dille cosa ti ha ferito, cosa ti ha provocato così tanto dolore e parlale.

Quando ti accorgi di “aver fatto una cappella”, di aver detto qualcosa che non volevi dire, di aver esagerato o di aver ferito, torna indietro (shub). Vai dalla persona e gli dici: “Guarda, ho esagerato… guarda, ti chiedo scusa perché mi sono lasciato prendere la mano… guarda, mi rendo conto di non averti ascoltato… manipolato… volevo aver ragione a tutti i costi”. A che ti serve il tuo orgoglio se non che a nasconderti che hai sbagliato? Non è amore poter agire così? Non è da forti poter ammettere questo?

Tuo figlio, seconda elementare, ci mette ore e ore a fare i compiti. E se non ci sei tu non li fa. Allora urli, sbraiti e vai sempre su tutte le furie perché senza la mamma che gli sta con il fiato sul collo lui non fa niente. Ma non funziona. Cambia strada, convertiti (shub, meta-noeo): forse fa i compiti solo con te perché, adesso che cresce e che non vuole più coccole da te, è l’unico modo con cui si può permettere di ricevere affetto e attenzioni da te.

 

Lc, ricalcando esattamente le parole di Isaia 40,3-5, porta alcuni esempi.

r OGNI BURRONE SARA’ RIEMPITO=il burrone è un buco che ti tocca a te riempire.

Siamo in pizzeria e ascolto il dialogo fra mamma e figlio. Figlio: “Oggi a scuola Giulia ne ha combinata un’altra delle sue”; interrompe la mamma: “E’ sempre la solita Giulia!”.

Riprende il figlio: “Giulia ha messo i piedi della cattedra sul bordo della pedana”, interrompe la mamma: “Guai a te se fai così! Devi stare lontano da quella ragazza lì”.

“Sì, ti dicevo che ha messo la cattedra sul bordo della pedana”; interrompe la mamma: “Se l’avessi fatto io, i miei genitori me ne avrebbero date tante”.

“Sì, ha messo la cattedra sul bordo”; interrompe la mamma: “Cosa ti ha insegnato la mamma? Che non si fanno queste cose!”.

Il bambino allora non parla più: “Beh non dici più niente: io sono qui ad ascoltarti e tu non mi parli? E’ così che vuoi bene alla mamma?”.

Terribile! Come si sentirà un bambino così? Si sarà sentito con un buco di stima enorme: ogni volta che parlava veniva interrotto (messaggio: “Quello che dici, non vale niente, per cui posso interromperti!”). In più si sentirà cattivo (per non parlare), in colpa (“faccio star male la mamma”) e non parlerà più di sé.

Un buco così va colmato con la consapevolezza e il valore. Perché altrimenti penserà, anche da grande, che ciò che dice non vale, che lui non è importante, che può essere interrotto o zittito, come un tempo.

Un uomo sa di essere tradito da sua moglie che gli ha detto chiaramente che non lo ama più. Ma lui non riesce a distaccarsene: “Il matrimonio è per sempre!; col tempo cambierà!; io ho fede, prego per lei e ci spero!”. In realtà sono tutte scuse perché non riesce ad accettare di essere lasciato da lei. Quand’era piccolo ha perso la madre quando aveva tre anni e questa donna è diventata per lui la seconda madre. Ecco il buco antico: non può lasciare questa donna perché questo gli “aggancia” l’antico dolore. Ma non avrà nessuna felicità se non affronta l’antico buco.

 

Non è vero che dentro di noi ci sono buchi affettivi enormi? Non è vero che ci sono mani che chiedono disperatamente amore e corpi che bramano tenerezza? Non è vero che a volte siamo stati abbandonati e che non c’era nessuno che ci ascoltava, che ci difendeva, che si prendeva cura di noi? Non è vero che ci sentiamo cadere nel nulla, nel vuoto più assoluto e… inghiottiti dal buio? Non è vero che siamo stati derisi, umiliati, che si divertivano a prenderci in giro? Non è vero che siamo come un iceberg perché nessun calore c’era attorno? E che adesso temiamo come il peggior demonio il sole dell’amore?

E come si può vivere con tutto questo vuoto dentro, questa mancanza che cerchi di riempire (soldi, sesso, droga, ammirazione, ecc) ma che non si riempie mai come un pozzo senza fondo?

 

  • OGNI MONTE E OGNI COLLE SARA’ ABBASSATO=Non è vero che siamo orgogliosi?

Non è vero che siamo competitivi, che ci dà fastidio che il nostro amico abbia trovato un lavoro migliore del nostro… o che abbia la fidanzata più bella della nostra? Non è vero che ci crediamo o che vorremmo essere migliori (più bravi… onesti… perspicaci… intelligenti… simpatici) del nostro collega? Non è vero che ci sentiamo superiori agli altri? Non è vero che giudichiamo gli altri perché ci sentiamo inferiori? Non è vero che quello che fanno gli altri è sempre “fatto male” perché solo noi facciamo bene le cose? Non è vero che diciamo che “tutto questo non ci riguarda”? Che riguarda solo gli altri?

E come si può incontrare la propria fragilità, la propria vulnerabilità con tutta questa supponenza? Come si può incontrare gli altri, o semplicemente amare qualcuno con tutta questa altezzosità, nelle vene?

 

  • VIE TORTUOSE DIVERRANNO DIRITTE=Non è vero che ci sarebbero delle scelte difficili, tortuose, tormentata da operare? Non è vero che sappiamo che dovremmo fare quella cosa ma che non ci va di farla? Non è vero che lasciamo lì quello che dovremmo fare noi e solo noi per non crearci troppi “casini”? Non è vero che cambiare è impegnativo e coinvolgente, e perché farlo? Non è vero che ce la raccontiamo pur di non iniziare certe strade ardue e tortuose?

Come si può essere protagonisti della propria vita con tutte queste scelte non operate?

 

  • E QUELLE IMPERVIE, SPIANATE=non è vero che ci sono dei fatti duri da digerire? Non è vero che abbiamo degli scheletri nei nostri armadi? Che dei mostri c’inseguono notte e giorno? Non è vero che le porte del nostro cuore sono chiuse a doppia mandata e guai a chi prova entrarci? Non è vero che sappiamo di avere dei traumi ma che tentiamo con tutto noi stessi di dimenticare? Non è vero che ci sono delle ferite che non vogliamo che riemergano perché ci farebbero tanto soffrire?

E tutte queste zone, luoghi, inaccessibili, dove nessuno vi può entrare, non è spazio, vitalità non utilizzata? Come si può essere figli della luce con tutto questo nascosto e questo buio dentro?

 

6 Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

  • OGNI UOMO VEDRÀ LA SALVEZZA DI DIO=Lc cita Isaia ma cambia il finale. Il testo di Isaia parlava di Gloria di Dio mentre Lc dice che ogni uomo vedrà la salvezza di Dio.

La Gloria di Dio non consiste più nel vedere la sua potenza (che distrugge cavallo e cavaliere, ad esempio nel passaggio del Mar Rosso), ma la salvezza dell’uomo.

Ogni uomo e non solo Israele, indica che tutti gli uomini, nessuno escluso, avrà la salvezza (tema tipico della teologia di Lc). L’amore di Dio è per tutta l’umanità dalla quale nessuno si può sentire escluso.

Pietro dirà negli Atti degli Apostoli: “Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo” (At 10,28).

Allora com’è che tu puoi vedere Dio? Cambiando vita! Se tu cambi vita Lui entra nella storia e nella tua storia. Allora è davvero Natale.

Dio viene… se tu però fai qualcosa!

 

Pensiero della settimana

Ti aspettavo in un modo.

Tu venisti in un altro.

Non ci incontrammo mai.