Cristo re

XXXIV domenica del tempo Ordinario

Domenica 25 novembre 2018

Prima lettura: Dn 7, 13-14   Salmo: 92       Seconda lettura: Ap 1, 5-8   Vangelo: Gv 18, 33-37

 

 

Prima di questo vangelo Gesù è già stato interrogato da Anna e dal sommo sacerdote Caifa (Gv 18,12-27). I capi religiosi però non potevano condannarlo a morte. In questo vangelo, allora, c’è il primo interrogatorio da parte di Pilato, procuratore romano nei confronti di Gesù.

 

18,33Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?».

PILATO=il procuratore romano si chiama Ponzio, ma l’evangelista non lo presenta con il suo nome ma con il soprannome negativo Pilato. La stessa cosa era già avvenuta con il sommo sacerdote, che si chiamava Giuseppe, soprannominato Caifa, che vuol dire “oppressore”.

Pilato deriva dal latino “pilum”, che è il giavellotto con il quale venivano castigati i soldati.

Chi era questo Pilato? Era un uomo frustrato. Aveva sposato la figliastra dell’imperatore Tiberio, Claudia Procula, ma non aveva fatto carriera. Da ben 10 anni era rimasto con il titolo di cavaliere, in questa regione misera, deserta che era la Siria, la Palestina dell’epoca, e non era riuscito a diventare rappresentante dell’imperatore, cioè legato.

L’unica sua speranza era legata all’amico Seiano che era uno dei favoriti dell’imperatore, per cui godeva del titolo di “amico del Cesare”.

Tiberio era un imperatore molto sospettoso, molto permaloso, ma aveva una stretta cerchia di amici ai quali aveva concesso il titolo “amico del Cesare”, che era un po’ la chiave per poter fare carriera. Questa era l’unica speranza di Pilato. Questo è importante per comprendere poi il ricatto che le autorità gli faranno quando, capito chiaramente l’innocenza di Gesù, lo vorrebbe rilasciare: “Se liberi costui, non sei amico di Cesare. Chiunque si fa re si mette contro Cesare” (Gv 19,12). Dove “amico di Cesare” non indicava un rapporto affettivo di amicizia, di legame, ma era proprio un titolo onorifico. Quindi di fronte alla possibilità di essere screditato di fronte all’imperatore, Pilato preferisce sacrificare Gesù che i suoi interessi.

Pilato è stato un uomo disumano: fu il primo tra i procuratori romani che a Gerusalemme impose dei vessilli, degli stemmi con l’insegna dell’imperatore, suscitando le ire dei sacerdoti e dei farisei. Si appropriò del tesoro del tempio per costruire l’acquedotto. Nel Vangelo di Luca se ne parla come un sanguinario dove sangue, violenza, ruberie, oppressione, umiliazione, continue esecuzioni senza processo e sconfinata, intollerabile, crudeltà, erano le sue caratteristiche.

Era così crudele che gli stessi Romani dovettero deporlo, qualche anno più tardi.

RIENTRO’=questa è la prima di tre volte in cui Pilato esce e rientra (Gv 18,29-37; 18,38-19,3; 19,4-11). Pilato piano piano sta cedendo di fronte alle pretese dei capi religiosi. Nell’indecisione di entrare ed uscire, c’è l’indecisione se liberare Gesù come vorrebbe o condannarlo come gli chiedono i capi religiosi. E piano piano l’interesse (non essere screditato agli occhi dell’imperatore) cede il passo alla verità (Gesù è chiaramente innocente).

PRETORIO=il pretorio era la residenza del procuratore romano.

SEI TU IL RE DEI GIUDEI?=questa era l’accusa che i sacerdoti avevano rivolto a Gesù: di essere il Messia, il Cristo, l’uomo incaricato da Dio di rovesciare il potere esistente e scacciare i Romani.

A quel tempo succedeva spesso che qualcuno cercasse di scacciare i Romani. Ogni volta finiva con un bagno di sangue (At 5,36-37: Teuda e Giuda il Galileo).

Capite la perfidia: lo portano da Pilato con l’accusa a cui costui era più sensibile e spietato, quella di essere, cioè, un re pericoloso per il trono di Pilato.

Gesù, come abbiamo ripetutamente visto, sempre rifiutò il titolo di Messia, di re dei Giudei: 1. perché non era il Messia come si aspettavano gli ebrei e gli stessi farisei; 2. perché sapeva che rischiava la morte.

 

34Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?».

DICI QUESTO DA TE OPPURE ALTRI TI HANNO PARLATO DI ME?=Gesù non risponde alla domanda che Pilato gli ha fatto, ma gli chiede di ragionare con la sua testa.

Gesù gli dice: “Tu mi chiedi se sono re: ma questa è un’idea tua o è quello che gli altri (vedi i sommi sacerdoti) ti hanno detto che io sia?”.

 

35Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».

PILATO DISSE: “SONO FORSE IO GIUDEO?”=Pilato reagisce con sdegno, con disprezzo. “Sono forse io Giudeo?”, è una frase che esprime tutto il disgusto per questo popolo. Pilato risponde: “Io non sono Giudeo, io non credo a questo. Sono i capi dei sacerdoti che sostengono questo: è vero?!”.

LA TUA GENTE E I CAPI DEI SACERDOTI TI HANNO CONSEGNATO A ME=quello che dice Pilato è tremendo: è la sua gente e i suoi capi che lo condannano. Tutto il suo popolo gli si rivolta contro: si vogliono liberare di Gesù che è il loro vero e unico liberatore!

Gv 7,5 dice: “Neppure i suoi fratelli credevano in lui”, quindi non solo i lontani ma anche i vicini.

Gv 1,14: “Venne fra i suoi ma i suoi non l’hanno accolto”: è proprio così!

Gesù non è stato accolto perché l’immagine di Dio che portava era così inaudita da distruggere la società religiosa e politica di quel tempo (e di ogni tempo). Se Dio è venuto a servire, allora i veri grandi del regno di Dio sono quelli che servono. Ma come fanno i potenti a servire? I potenti vogliono essere serviti!

 

Si può capire che Gesù sia stato consegnato a Pilato dai sommi sacerdoti (andava contro i loro interessi), ma anche dalla gente!? E’ proprio la vittoria del potere: il potere non solo lo condanna, ma i sommi sacerdoti sono riusciti a convincere perfino la gente che Gesù è contro il bene del popolo.

Questo è il disastro del potere religioso: ti toglie la libertà e ti dà la sicurezza. Uno così non deve più pensare perché c’è sempre un capo che dice cosa fare: basterà obbedire. Così tu diventi un sottomesso, un ubbidiente, uno da premiare e da santificare perché fedele al potere e non ti accorgi di essere un burattino, un dipendente, in mano di altri.

I più grandi crimini dell’umanità, come a Norimberga per i generali nazisti, sono stati fatti da quelli che dissero: “Io ho obbedito!”.

 

CHE COSA HAI FATTO?=Pilato vede subito che Gesù non è il Messia pericoloso di cui parlano i sommi sacerdoti, colui che avrebbe potuto spodestarlo. In Gesù non c’è nulla di tutto questo, ma per la gente e per i sommi sacerdoti, invece, Gesù è più pericoloso dei dominatori pagani Romani. Consegnano il Liberatore al dominatore (Pilato) perché per loro è pericolosissimo. Per questo gli chiede: “Ma cosa hai fatto?”, cioè: “Io non capisco proprio cos’hai fatto di male perché ti possano odiare così tanto”.

Un uomo così, che fa vedere che le regole religiose se non sono pregne d’amore non servono a niente, che fa vedere che Dio vuole la nostra felicità e non le nostre preghiere, che mostra che di Dio non si deve aver paura ma che ci si può fidare perché non punisce e non castiga, è da eliminare.

Un guerriero è un uomo pericoloso, ma un liberatore delle anime e delle coscienze è da estirpare perché un’anima libera poi non la puoi più imprigionare e soprattutto contamina altre anime. Un liberatore di anime è come un virus: contagia!

 

Perché i capi religiosi vogliono uccidere Gesù? Gv riporta in due episodi la motivazione.

La guarigione del cieco di Betzaetà (Gv 5,1-18), dove alla fine Gv 5,18 dice: “Proprio per questo (cioè perché guariva di sabato) i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio”.

In questo episodio c’è un uomo che da 38 anni è infermo (Gv 5,5): 38 sono gli anni che Israele ha trascorso nel deserto. Quindi questo uomo è il popolo d’Israele; è il popolo che è paralitico.

A quest’uomo Gesù dice: “Vuoi guarire?”. Al che uno dice: “Ma che domanda stupida!”. “Ma come Gesù, è 38 anni che sono così e tu mi chiedi se voglio guarire? Ma certo!”. E, invece, è una domanda profonda: “Sei disposto ad accettare tutte le conseguenze della tua guarigione?”. Cosa succede, infatti?

Succede che Gesù gli dice: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina” (Gv 5,9).

Alzati=la forza di alzarsi viene da Gesù. Lui è la tua forza.

Cammina=camminare, però, dipende dall’uomo. Adesso ha la forza, adesso può farlo: lo farà? Perché non dovrebbe farlo? Perché per farlo deve prendere il suo lettuccio. Al che uno si chiede: ma perché deve prendere su il lettuccio, la barella? E’ da 38 anni che c’è sopra, adesso non gli serve più, che se ne fa? Perché la deve prendere? Deve tenerselo come ricordo?

Prendi il tuo lettuccio=è sabato e la Legge è chiara: in giorno di sabato non si può fare nessun lavoro, neanche, quindi, prendere il lettuccio. La Legge diceva inoltre, che a chi trasgrediva capitavano tutta una serie di disgrazie. Se l’uomo prende il suo lettuccio trasgredisce la Legge.

I rabbini dicevano: “Qual è il comandamento più grande?”. Risposta: “Quello che anche Dio osserva”. E qual è il comandamento che Dio osserva?”. “Il sabato!”. Quindi trasgredire il sabato era la trasgressione religiosa più grande che veniva anche punita con la pena di morte.

Quindi se l’uomo prende il lettuccio afferma: “L’amore è più importante della Legge”.

E’ per questo che decidono di uccidere Gesù, perché Gesù convince le persone che trasgredire la Legge non solo non comporta di attirarsi delle maledizioni ma ti permette, finalmente, di vivere. Se questo uomo convince le persone ad ascoltare il proprio cuore e la propria coscienza, allora il potere religioso, che dice cosa è bene e cosa è male, non serve più! Allora per loro è finita! E’ già deciso: Gesù dev’essere eliminato.

 

Il secondo episodio è il cieco nato (Gv 9,1-41).

Gesù guarisce l’uomo cieco (che rappresenta ancora una volta il popolo). Le autorità religiose però non possono accettare il potere di Gesù per cui prima dubitano che sia la stessa persona, poi gli dicono che non è possibile che sia guarito (“Ma se ci vedo!”), poi insinuano che i suoi genitori li abbiano defraudati passando per cieco il figlio in modo da avere l’elemosina, poi di nuovo gli dicono che non può essere guarito (“Ma se ci vedo!”).

I Giudei sostenevano: “Non può averti guarito perché non è dei nostri!”. Ad un certo punto, allora, il cieco dice: “Guardate io non so da dove sia costui: ma so che prima ero cieco e adesso ci vedo”. Cioè: il bene è più importante di qualunque verità o dottrina.

Gv 9,20: “Molti di essi dicevano: “Ha un demonio ed è fuori di sé”.

Gv 11,47: “I sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: “Che facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare tutti crederanno in lui…”. Devono ucciderlo, perché Gesù distoglie le persone dalla tradizione religiosa e “sottrae” persone dalla paura alla fiducia in Dio.

 

36Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».

RISPOSE GESÙ: «IL MIO REGNO NON È DI QUESTO MONDO=Gesù non sta dicendo che il suo regno “non è in questo mondo” e che quindi il suo regno vero sia l’al di là ma che il suo regno “non è di questo mondo”, cioè, non è un regno come quelli conosciuti che sono basati sulla potenza, sulla forza, sul dominio, sulle armi, sulla violenza, sulla paura. Ma il suo regno non è basato su questo.

 

Nel regno umano la gente chiede: “Cosa tu fai per me?”. In quello divino: “Cosa posso fare per te?”.

Nel regno umano la gente chiede: “Mi ami? Mi vuoi bene? Perché non me lo dici mai?”. In quello divino: “Io ti amo; io ti voglio bene… io ci sarò aldilà di tutti e di ogni cosa… da me potrai sempre venire”.

Nel regno umano la gente chiede: “Mi aiuti? Perché non mi aiuti?”. In quello divino: “In cosa ti posso essere di aiuto?”.

Nel regno umano la gente dice: “Non ci sei mai! Mi trascuri!”. In quello divino: “Esci con me?… Mi piacerebbe invitarti a mangiare con me. Ti va?”.

Nel regno umano la gente dice: “Tu non mi hai mai dato…”. In quello divino: “Sento quanto mi ami; riconosco il tuo aiuto; grazie per ciò che hai fatto per me… sarò sempre grato per ciò che abbiamo condiviso”.

Nel regno umano la gente chiede, pretende, vuole e si aspetta dagli altri. Nel regno divino, invece, la gente si propone… si offre… e si mette a servizio.

 

SE IL MIO REGNO FOSSE DI QUESTO MONDO, I MIEI SERVITORI AVREBBERO COMBATTUTO PERCHÉ NON FOSSI CONSEGNATO AI GIUDEI=Gesù non ha guardie, servitori, perché il suo regno non si esprime con la violenza; Gesù non ha servitori perché è Lui che si è fatto servo. I regni di questo mondo, invece, loro sì che hanno servi e servitori che combattono per i loro padroni.

Il suo regno è completamente diverso dai regni di questo mondo perché nei regni di quaggiù il signore ha i servi mentre nel suo regno è il signore che si fa servo e quindi non ci sono servi.

MA IL MIO REGNO NON È DI QUAGGIÙ=lett. “non è di qui”, non di quaggiù. Cioè: Gesù non contrappone il regno della terra e quello dei cieli, quello dell’al di qua e quello dell’al di là, ma due mondi differenti (sempre di questa terra), il regno del potere e quello dell’amore, quello del dominio e quello del servizio.

 

37Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

ALLORA PILATO GLI DISSE: “DUNQUE TU SEI RE?”=Pilato è incuriosito dal fatto che Gesù sia un re diverso e comprende come da quest’uomo non ci sia nulla da temere. Non è un re-rivale, di certo!

Gesù è re ma non come i re di questo mondo.

RISPOSE GESÙ: TU LO DICI IO SONO RE. =lett. “tu dici che sono re” e non “tu lo dici” perché altrimenti sembrerebbe che Gesù confermasse quello che dice Pilato. Cioè: “Questa è la tua opinione, sei tu che pensi così, sei tu che hai paura che io sia re; è l’opinione che ti stanno rifilando i sommi sacerdoti per eliminarmi ma io non sono re come pensi tu”.

Gesù, però, tronca il discorso.

PER QUESTO IO SONO NATO E PER QUESTO SONO VENUTO NEL MONDO=ecco cosa interessa a Gesù: non la regalità o il dominio ma la verità. La verità è che Dio è amore e che l’uomo accogliendo quest’amore ha la condizione divina.

PER DARE TESTIMONIANZA ALLA VERITÀ=qual è la verità che Gesù testimonia? Sono due:

  1. Dio è Amore e desidera comunicare e riversare il suo amore su tutti gli uomini.
  2. L’uomo è figlio di Dio: non più servo, ma un figlio che Dio ama, con una dignità enorme.

Il problema del potere è che non può mai dire tutta la verità: se la dicesse non sarebbe più eletto. Più potere hai e più devi stare attento a cosa dici; più devi tacere, più devi nascondere, più devi mascherarti. Il potere è il padre della menzogna, dice Gesù.

CHIUNQUE È DALLA VERITÀ= Gesù dice: “Chiunque è dalla verità” e non: “Chiunque ha la verità”. Gesù dirà: “Io sono la verità” non: “Io ho la verità”.

Chi ha la verità esclude tutti quelli che non sono d’accordo con lui. Quando uno crede di avere la verità allora giudica tutti gli altri.

Gesù, invece, dice di essere nella verità: Dio è amore per l’uomo, e Gesù vive in sintonia con quest’amore.

ASCOLTA LA MIA VOCE=ci saremo aspettati il contrario: “Chi ascolta la mia voce viene dalla verità” e non “chi è dalla verità ascolta la mia voce”.

Se non c’è questa predisposizione all’amore degli altri (la voce) ascolterai tante parole su Dio, sulla Verità, su Gesù, ma non capirai niente e non ti convertiranno mai: dentro ad un orecchio e fuori dall’altro!

 

Verità (aletheia)=togliere il velo. La verità è quella cosa che tu scopri: tiri su la coperta e vedi cosa c’è sotto. Magari non è come pensavi o come volevi o magari ti costringe a cambiare; magari ti sconvolge; magari è difficile da accettare; magari è dolorosa. E’ la verità.

Per ascoltare Gesù, bisogna avere questa capacità, questa (pre)disposizione di non mettere filtri dicendo: “Questo no!… Nessuno dice così!… Si è sempre detto il contrario!… E’ difficile… Questo non lo accetto… Questo non mi piace… Questo non voglio che sia così… Non è possibile… Non è vero…, ecc”.

Per ascoltare Gesù, che porta la verità, bisogna avere il coraggio della verità, cioè di scoprire e di vedere ciò che c’è sotto la coperta qualunque cosa ci sia. Altrimenti si accetterà di Gesù solo ciò che si vorrà accettare, solo ciò che ci piacerà o ciò che corrisponde alle nostre idee.

Quindi: chi vuol seguire e ascoltare Gesù deve essere capace (condizione necessaria precedente) di far verità su di sé e sulla propria vita.

Che sia per questo che è più facile dire preghiere che seguire Gesù? Che sia per questo che è più facile fare tante altre cose che seguire Gesù?

 

VOCE=qual è la voce di Gesù? “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri (e non dalle preghiere o dai proclami religiosi o dai fioretti)” (Gv 13,34-35).

Cioè: solamente chi è nella verità, cioè chi fa dell’uomo la sua passione, chi ama l’umanità, chi ama e favorisce ogni uomo, solamente costoro possono capire Gesù e le sue parole e non viceversa. Se al di sopra del bene dell’uomo tu metti una dottrina (la Legge per i farisei; l’ambizione per Giacomo e Giovanni; il Messia per Pietro), anche la migliore, nel tempo questa dottrina farà del male all’uomo.

 

In Gv 1,4 si dice: “La vita era la luce degli uomini: la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta”. Nel mondo ebraico si diceva che la luce era immagine della parola di Dio, della Legge. Quindi la Legge era la luce degli uomini.

La voce dell’A.T. era: “La Legge è ciò che ti fa vivere, la luce del tuo cammino”. Ma Gv dice: “No, non è la Legge ma la Vita che è la luce degli uomini!”.

Tu puoi essere un uomo totalmente in regola con la legge ma se dentro sei morto allora sei niente.

Tu puoi non aver fatto mai nessun peccato (cosa peraltro impossibile!) ma se non hai mai amato non sei niente.

Tu puoi non fare nulla per non sbagliare ma se non vivi, se non osi, se non provi a realizzarti, allora la tua vita è sprecata, inutile; allora la tua vita è una bestemmia a Dio.

Questo era un monito anche per la prima comunità cristiana: “Se voi fate tante liturgie, letture, preghiere ma non diventati più vivi, cioè più capaci di amare, di sentire e percepire le persone, più a servizio della vita (ecco la verità di cui Gesù parla) siete nella menzogna”.

 

38Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?».

GLI DICE PILATO: “CHE COS’È LA VERITÀ?”. Se Gesù non era interessato al tema della regalità, Pilato non è interessato al tema della verità e tronca il discorso dicendo: “Che cos’è verità?” (e non: “Che cos’è la verità?”). A Pilato non interessa la verità perché lui è un uomo di potere a cui interessa l’ambizione, il trono, il dominio. E quando interessano queste cose, la verità è un nemico di questo mondo, dove regna la menzogna, l’apparenza, l’inganno e le tenebre. Pilato non è interessato alla verità. A lui interessa ben altro (soldi, fama, ricchezze, donne, successo) ma capisce che Gesù è innocente e quando esce dice (la prima di tre volte: tre volte=del tutto): “Io non trovo in lui nessuna colpa” (Gv 18,38). E così smentisce quello che aveva detto Caifa: “Se non fosse un malfattore, non te lo avremmo consegnato” (Gv 18,30).

 

Cosa dice a me questo vangelo? Gesù fu un uomo libero: se vuoi essere felice, sii libero anche tu.

Per molte persone, banalmente, la libertà è fare quello che si vuole. Per altre è dire le cose in faccia: ma non sono liberi, sono solo aggressivi. Si giustificano con questa frase: “Io le cose le dico in faccia” per legittimarsi di ferire l’altro.

Ma per il vangelo la libertà è vivere nella verità: “La verità vi farà liberi” (Gv 8,32). Ciò vuol dire che si diventa liberi facendo verità su di sé (la libertà è un cammino, un processo). E più si diventa liberi e più si diventa re e sovrani della propria vita. Gesù in croce è il re perché nessuno ha avuto potere su di lui: né i nemici esterni (scribi, farisei, ecc) né quelli interni (paure, ecc).

Ogni verità fa un po’ più liberi e ogni libertà fa un po’ più felici.

 

Una ragazza scopre di non aver mai vissuto la sua vita (si sentiva sempre fuori posto) e di aver vissuto la vita del fratellino che la mamma aveva perso qualche mese prima di rimanere incinta di lei. Questa verità le ha dato la libertà di vivere la sua vita. E quanto bello è vivere la propria vita.

Una donna ha detto: “Mio marito è come mio padre” (e per lei non era una bella cosa). Ma poi un giorno ha scoperto che era lei che lo vedeva così: suo marito non era affatto suo padre ma lei aveva bisogno di vederlo così. Questa verità le ha dato la libertà di distinguere tra suo padre e suo marito: non erano mica la stessa persona!

Il figlio di un imprenditore vuole dedicare la sua vita alla musica. Suo padre, però, non può accettare ciò. Allora il padre va a parlarne col suo parroco che gli dice: “Amare è rendere l’altro felice, non il proprio schiavo”. Questa verità difficile e dolorosa lo rende libero dall’aver pretese su suo figlio.

Prima che il commercio degli schiavi fosse abolito, Abram Lincoln, assistendo alla messa all’asta di una giovane donne nera, prese parte alle offerte, con grande stupore degli astanti, essendo nota a tutti la sua posizione in merito alla schiavitù. Lincoln fece l’offerta più alta e diventò proprietario della schiava. Appena ricevuti i documenti di proprietà, Lincoln li mise in mano alla donna dicendole: “Tieni, ora sei libera”. La donna prese i documenti e chiese: “Signore, posso andare dove voglio e fare ciò voglio?”. “Certo!”. “Allora, signore, io voglio venire con voi e servirvi per il resto della mia vita”.

Un uomo da sempre ha detto: “Io non credo alla preghiera. Sono tutte baggianate”. Poi ha partecipato ad un gruppo di meditazione. Si sentiva veramente bene ogni volta che vi partecipava. Così ha approfondito la questione ed è stato sconvolto nelle sue scoperte. Già nel 1972, infatti, sotto la guida di Maharisci Mahesch, uno yogin, fu fatto uno studio su un campione di 24 città nord americane con più di 10000 abitanti. Ogni volta che l’1% delle persone meditava (cioè aveva un clima di gioia, pace e amore interiore; quindi non era sufficiente pregare e basta!) ciò si diffondeva sull’area circostante con diminuzione d’incidenti, di violenza e della criminalità. Ha scoperto poi che il campo elettromagnetico del cuore è 5000 volte superiore a quello del cervello, da cui ecco il potere della preghiera sul mondo. “Ma è tutto vero, allora!”; “Sì!”.

Accettare questa verità ha voluto dire cambiare un sacco di idee e di false credenze che aveva in testa. E’ stato difficile all’inizio ma gli aperto un nuovo spazio di libertà.

 

Una donna in un bazar vide un bellissimo specchio antico dal costo misero di un dollaro.

“Come mai costa così poco?”, chiese la donna al negoziante. “Perché ogni volta che uno si specchia, nello specchio compare una verità su quella persona”. “Bellissimo!”, pensò la donna.

Subito lo provò e sullo specchio apparse: “Ricca donna texana!”. Lo comprò felicissima e se lo portò a casa. Tutta entusiasta lo fece provare alle sue amiche. Ma non andò come lei pensò.

Con la prima: “Ha rubato al supermercato la biancheria intima che indossa”. L’amica si indignò e non la volle più vedere.

Con la seconda: “E’ più vecchia di 5 anni di quello che dice”. Questa si offese e pretese le sue scuse.

Con la terza: “Ci sta provando con tuo marito”. Anche con questa l’amicizia si ruppe subito.

Allora la donna, visto che perdeva tutte le amiche, prese lo specchio e lo ruppe. Rompendosi sullo specchio apparve la scritta: “donna che preferisce l’approvazione alla verità”.

La verità fa liberi e fa vivere. Ma ha un discreto prezzo!

 

In questo vangelo noi troviamo un uomo che va in croce, Gesù, e un uomo che ha il potere di salvarlo o di condannarlo, Pilato. Sembra che Gesù sia la vittima e Pilato il re: per il mondo è così. Ma in realtà, da come parlano e da come si comportano, Gesù è il re (ecco la festa di Cristo Re di oggi) e Pilato la vittima (della paura, dell’ambizione e dell’approvazione altrui).

Guardando a Gesù, in questo brano e in tutta la passione, si osserva un modello di ogni uomo per ogni uomo.

Che uomo! Chi di noi non vorrebbe essere così? Eppure tutti possiamo essere così!

Chi di noi non vorrebbe avere una tale energia? E’ possibile, ma siamo disposti ad accettare le conseguenze di un tale vivere?

Ci sono tre grandi caratteristiche di Gesù che emergono, come uomo, che sono dei cardini per chiunque voglia diventare un uomo radicato e vero.

  1. Vivi l’adesso. Gesù è del tutto presente. Sta per morire, sta per essere torturato, ma l’ansia, l’angoscia, la paura non hanno potere su di lui. Egli è nel qui ed ora: quello che accadrà dopo non lo sconvolge.

Per questo può rispondere con lucidità a Pilato; per questo è efficace, perché è presente. Non permette che il dopo lo travolga; non permette che la paura e l’angoscia per quello che potrebbe essere gli tolgano di vivere ciò che sta vivendo.

  1. Sii libero. Gesù è davanti a Pilato: non cerca di salvarsi “le chiappe”!, non cerca di trovare una via di fuga, cioè non mette al centro il proprio io: ambizione, salvarsi la vita, soldi, onori, celebrità, interesse personale, non hanno proprio potere su di lui.

Gesù non si preoccupa di ciò che risponde a Pilato: dice ciò che è vero, dice ciò che sente, dice la sua verità e tralascia le possibili conseguenze. E’ libero dalla ripercussione di ciò che potrebbe succedergli: per questo può essere pienamente se stesso. Se non temi nulla allora puoi essere te stesso e manifestarti per quello che sei.

  1. Sii fedele a te. Gesù è un uomo puro, integro, schietto. Egli è fedele a ciò che sente dentro, alla sua verità che si chiama Padre. Nulla lo distoglie da lì: per questo è originale, diverso; per questo irradia qualcosa di unico e di affascinante.

Gesù conosce quali sono i suoi valori, in che cosa crede, cosa è importante per lui, qual è la sua missione e cosa lui deve essere e fare rispetto alla sua missione. E vi rimane fedele. Per questo è uomo vivo: anche se muore, muore da uomo vivo. Pilato, che non è fedele al proprio Sé, anche se vive è un uomo morto.

Guardo a Gesù e mi dico: “Anch’io voglio essere così”. E lotto per vivere nella mia vita il presente, la libertà e la fedeltà. In qualche giorno sarò crocefisso ma sarò re nella mia vita. E come diceva una pubblicità, “ci sono cose che non hanno prezzo!!!”.

 

 

Pensiero della settimana

Preferiamo ignorarla, la verità.

Per non soffrire.

Per non guarire.

Perché altrimenti diventeremmo quello che abbiamo paura di essere.

Completamente vivi.