Professione di Pietro

XXIV domenica del tempo Ordinario

Domenica 16 settembre 2018

Prima lettura: Is 50, 5-9       Salmo: 114     Seconda lettura: Gc 2, 14-18           Vangelo: Gv 8, 27-35

 

 

Siamo nella seconda parte del vangelo di Mc e questa parte è caratterizzata dal cammino che Gesù intraprende con i suoi discepoli verso Gerusalemme. Dal vangelo di oggi (Mc 8,27) in poi, tutto il vangelo è incentrato su questa strada, su quel cammino, che Gesù sta percorrendo per andare fino a Gerusalemme dove lo attende il rifiuto e la morte.

In questa seconda parte per tre volte (oggi è la prima) Gesù farà l’annuncio della passione del Figlio dell’uomo (Mc 8,31-33; 9,30-32; 10, 32-34): a Gerusalemme non lo attende la gloria, come pensavano i discepoli, dovrà soffrire da parte dei sommi sacerdoti, degli anziani e sarà consegnato nelle mani degli uomini.

Per tre volte Gesù farà questo annuncio e per tre volte ci sarà il rifiuto, un atteggiamento ostinato, contrario, da parte dei discepoli. I discepoli non possono accettare un Gesù così. Loro hanno il “loro” Gesù in testa e non riescono proprio a vedere chi è Gesù.

E per tre volte ci sarà la condizione che Gesù ricorda ai suoi seguaci se vogliono essere con lui: la gloria del Figlio dell’uomo avviene attraverso il dono di sé e non mediante la ricerca del potere o l’uso della forza, del dominio.

 

27 Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?».

GESU’ PARTI’=verso dove? Verso Gerusalemme. Gesù non va a Gerusalemme così per caso, per coincidenza, perché è costretto ad andare, ma perché è la sua missione. Nei vangeli si vede benissimo come Gesù voglia e non possa non andare a Gerusalemme. Certo che avrebbe potuto non andarci e forse, facendo così, neppure sarebbe morto (finché Gesù predicava lontano non era un grande problema) ma avrebbe tradito la sua missione.

CON I SUOI DISCEPOLI=poiché i discepoli non hanno ancora capito chi è Gesù, Gesù li porta in territorio pagano lontano dall’influsso nazionalista del giudaismo imperniato sul Messia, figlio di Davide.

CESAREA DI FILIPPO=si trova in territorio pagano a nord della Galilea. Il cammino di Dio non parte da Gerusalemme, ma da un territorio pagano va verso Gerusalemme. Sarà un “pagano”, Gesù, a convertire i “religiosi” ebrei. Gesù però non si fermerà a Cesarea ma proseguirà verso Gerusalemme.

GLI UOMINI, CHI DICONO CHE IO SIA?=anthropoi=uomini (non gente). Per “gli uomini” s’intendono quanti non appartengono al gruppo di Gesù, quelli che non lo seguono (in genere ha un senso negativo).

 

28 Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti».

Qui si riprende esattamente quello che si dice in Mc 6,14-16: “Il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: “Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi”. Altri invece dicevano: “È Elia”. Altri ancora dicevano: “È un profeta, come uno dei profeti”. Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: “Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!”. ”.

Tutti, Erode, gente, folla, discepoli, capiscono che in Gesù c’è qualcosa di grande ma non riescono a capire cosa. Il problema è che Gesù porta qualcosa di nuovo (vangelo=buona nuova), di originale e loro si riferiscono sempre a ciò che sanno, al passato, per questo Gesù li sconcerta e non lo possono capire.

In queste risposte, infatti, Gesù viene identificato con tutti personaggi del passato o comunque in linea con la tradizione.

GIOVANNI IL BATTISTA=si credeva, infatti, che i martiri sarebbero subito risorti (Mc 6,14: “Si diceva: Giovanni Battista è risorto dai morti”; 14,2).

ELIA=la sua venuta era attesa per preparare la strada al Messia (Mal 3,23: “Io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno di Yahwè”).

UNO DEI PROFETI=sono i profeti continuatori di Mosè promessi per i tempi messianici (Dt 18,15: “Yahwè tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascolto”).

 

29 Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo».

MA VOI CHI DITE CHE IO SIA?=la seconda domanda è rivolta direttamente ai discepoli che seguono Gesù. Loro hanno visto la sua originalità, hanno visto i miracoli, hanno partecipato alla distribuzione dei pani, forse, loro hanno capito qualcosa in più. O così almeno sperava Gesù!

IL PIETRO GLI RISPOSE=lett. è “il Pietro”. Già noi sappiamo che ogni volta che troviamo Pietro ci dobbiamo preparare ad un rifiuto o ad una ostilità verso Gesù (Simon Pietro indica il dubbioso: un po’ ci crede e un po’ no; Simone indica l’uomo che crede e ha fede). Ma l’articolo “il Pietro” è un ulteriore rafforzativo in senso negativo: quindi qui Pietro è davvero ottuso, totalmente chiuso nelle sue idee preconcette e nei suoi pregiudizi.

TU SEI IL CRISTO=christos in greco vuol dire unto, e unto in ebraico si diceva Messia. Messia e Cristo sono la stessa cosa e vogliono dire l’unto, il consacrato.

IL CRISTO=mettendoci l’articolo Pietro non indica “un” Messia ma “il” Messia, proprio quello che si aspettavano. E chi era il Messia aspettato? Il figlio di Davide che doveva agire per la liberazione di Israele.

D’altronde lo sappiamo anche noi: la presenza o l’assenza dell’articolo è importante. Se io dico: “E’ passato un prete” (vuol dire che ne è passato uno: magari neppure si sa il nome) è diverso da dire: “E’ passato il prete” (quello lì che tutti conosciamo).

Quindi per Pietro non c’è assolutamente nessun dubbio: Gesù è il Messia atteso dalla tradizione, quello che essi si aspettavano. Quello che a loro hanno insegnato deve essere il liberatore del popolo d’Israele. Messia lo può fare soltanto quello a cui è stato dato questo incarico (ecco perché unto, consacrato, designato), mentre loro non possono assolutamente compiere questa missione. E, invece, la grande scoperta dopo la resurrezione sarà che “Messia” è chiunque voglia seguire Gesù.

La risposta di Pietro è totalmente strampalata: se solo fosse stato un po’ più attento a quello che vedeva o se solo avesse ascoltato un po’ di più le parole di Gesù avrebbe capito chiaramente che Gesù è un Messia totalmente diverso dalla tradizione. Ma Pietro è così affezionato alla sua idea religiosa che questo gli impedisce di vedere la realtà. Mc, invece, fin dall’inizio ha presentato Gesù come Messia Figlio di Dio (Mc 1,1; 15,39).

 

30 E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.

ORDINO’ SEVERAMENTE DI NON PARLARE DI LUI AD ALCUNO=epitimao lett. intimare, far paura (è un ordine categorico: “Guai a te se…”).

Tra l’altro il verbo epitimao è quello che Gesù usa per gli spiriti immondi (Mc 1,25; 3,12; 4,39). Quindi Pietro, e lo si vedrà subito dopo (Mc 8,33), qui è posseduto da uno spirito immondo.

Per noi il demonio è uno spirito malefico che ti entra dentro e che ti possiede, ce lo immaginiamo come nel film “L’esorcista”. Nei vangeli però, il demonio è anche Pietro, o tutti coloro che annunciano un Dio che non è il vero Dio.

Ma perché non devono parlare? Perché annunciano un Gesù falso. Non solo: il Messia, figlio di Davide, che annunciano i discepoli, non ti libererà mai il cuore perché è un Messia che innalza te ma abbassa gli altri, che impone il suo programma (un programma buono se imposto diventa cattivo!) anche con la violenza, e che divide i meritevoli dagli altri, che vanno annientati. Ma quest’idea di Messia è totalmente opposta a quella di Gesù; questo è un Messia dispotico e fanatico e non il Gesù pieno di amore, uomo libero e liberante. Per questo non devono dire assolutamente niente.

 

31 E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.

E INCOMINCIO’ AD INSEGNARE LORO CHE…: non è “insegnò” ma “cominciò ad insegnare”: ci vorrà un bel po’ di tempo perché capiscano e cambino le loro rigide posizioni.

Visto che loro non hanno capito niente, Gesù deve ripartire e spiegare loro chi è veramente. Finora Gesù ha parlato alle folle e sperava che i discepoli avessero capito, visto che erano presenti. Ma visto che la cosa non è andata così, adesso parla direttamente a loro.

Insegnare=didasko. Questo verbo è solo di Gesù perché solo lui sa utilizzare le categorie del passato per veicolare la sua originalità. Quando i discepoli, invece, insegnano, prendono la categoria del passato (ad esempio “Messia”) e la applicano con il significato passato (Messia=figlio di Davide). Facendo così non sanno cogliere la totale novità e originalità di Gesù.

IL FIGLIO DELL’UOMO: Gesù non parla mai di sé come del Messia, figlio di Davide, ma come di un Messia Figlio dell’uomo, cioè dell’uomo veramente realizzato nelle sue massime potenzialità.

Dicendo il Figlio dell’Uomo, Gesù non parla solamente di sé ma di qualunque altro che, come Lui, vivrà così, alla sua maniera, portando l’umanità nel mondo: avrà la stessa sorte.

DOVEVA SOFFRIRE MOLTO=dei (=deve) pollà (=molto) pathein (=soffrire).

Gesù deve attraversare tre momenti: 1. deve soffrire (a causa della resistenza dell’uomo); 2. deve morire (perché l’uomo gli si oppone); 3. deve risorgere (perché si mostri che Lui e il Padre sono la Vita).

Qui bisogna capire il senso di questa frase altrimenti viene fuori: “Dio vuole (perché ha già deciso) che il Figlio soffra molto” e conseguentemente “Dio vuole la sofferenza dell’uomo” e quindi che “Soffrire rende vicini a Dio”.

Ma qui non si vuol dire questo. Certo che Gesù “deve” soffrire. Ma perché? Perché Lui ha un annuncio d’amore (vangelo) per tutti che trova la resistenza degli uomini e per questo “deve” soffrire. Per rimanere fedele al suo messaggio deve soffrire (ma è una sua scelta!) per poterlo portare gli uomini. Gesù deve soffrire perché ai detentori del potere non interessa promuovere l’umanità, l’evoluzione e il vero bene delle persone ma solamente il proprio interesse e difendere le proprie posizioni.

Facciamo un altro esempio: una donna “deve” soffrire per far nascere suo figlio? Certo! Lo vuole? No, assolutamente! Ma per il suo scopo (nascita di suo figlio) è disposta anche a passare per questa resistenza e sofferenza. E sceglie, desidera, partorire!

Dio non vuole nessuna sofferenza. La causa della sofferenza è dovuta agli uomini e Gesù accetta ciò come conseguenza del suo annunciare il suo messaggio d’amore a tutta l’umanità.

GLI ANZIANI, I SOMMI SACERDOTI, GLI SCRIBI=queste tre categorie rappresentavano i membri del sinedrio. Erano le più alte autorità della nazione. Per tante questioni questi tre gruppi erano totalmente in disaccordo e in opposizione ma perfettamente in accordo contro il nemico comune: Gesù.

ANZIANI=erano l’aristocrazia civile e avevano il denaro, erano cioè ricchi.

SOMMI SACERDOTI=erano l’aristocrazia religiosa e avevano il potere religioso.

SCRIBI=detenevano il potere della dottrina, cioè dell’insegnamento.

VENIRE UCCISO=non solo si uccide Gesù ma si condanna un modello di uomo e di umanità. Per fare questo utilizzeranno la morte più infamante per togliere ogni credibilità a Gesù.

DOPO TRE GIORNI RISORGERE=ma perché risorge solo dopo tre giorni? Prima non poteva? Non è questione di cronologia (gli servono tre giorni per risorgere), ma di teologia.

Gesù è risorto subito, solo che nella mentalità ebraica la resurrezione avveniva al terzo giorno. Si diceva così: “L’anima del morto per tre giorni (fin tanto che si possono vedere i tratti fisionomici) è presente poi se ne va”. Anche noi abbiamo ancora l’idea farisaica del tempo. I farisei credevano che si morisse e che per i giusti la resurrezione sarebbe avvenuta alla fine dei tempi. Se chiedete alle persone quando verrà la resurrezione, vi dirà: “Alla fine dei tempi”. Nel frattempo saremo tutti in sala d’attesa!

Cosa vuol dire Gesù? “Non abbiate paura se vi perseguitano, se vi condannano, se vi si oppongono, se vi lottano e vi remano contro, perché tutto ciò che si chiama Vita o Verità è sempre più forte di ogni nemico. Vi potrà sembrare un fallimento, vi potrà sembrare che tutto finisca, ma abbiate fede e state tranquilli: Io sono più forte”.

 

32 Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo.

FACEVA QUESTO DISCORSO APERTAMENTE=Gesù parla chiaro, cioè in modo comprensibile, diretto, ma loro non capiscono. Perché? Perché quando tu hai investito molto su delle convinzioni e non hai sviluppato una sufficiente elasticità, non puoi lasciarle perché sono le tue certezze e lasciarle vorrebbe dire trovarsi nell’angoscia del niente.

IL PIETRO=c’è l’articolo e quindi s’indica un’opposizione massima a Gesù.

LO PRESE IN DISPARTE=Pietro vuole isolare Gesù dal resto del gruppo.

SI MISE A RIMPROVERARLO=epitimao=“cominciò a intimarlo” (archomai=cominciare; epitimao): l’opposizione di Pietro non sarà solo come in questo momento, la reazione di un attimo (qui a Pietro gli è partito l’embolo!), ma un’azione continua: “Eh no, Gesù: tu non devi essere così. Noi non ti vogliamo e non ti aspettiamo così. Tu sei il Messia davidico, ricordatelo! Hai capito!? Tu non devi soffrire: tu devi dominare!”.

 

33 Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».

MA EGLI VOLTANDOSI E GUARDANDO I DISCEPOLI=Gesù, intanto, non si lascia isolare da Pietro.

RIMPROVERO’ PIETRO=epitimao. La ripetizione voluta dello stesso verbo indica l’opposizione di Pietro a Gesù. Sono su due sponde opposte!

VA DIETRO A ME=non è “lungi da me” ma “dietro di me”: quello è il suo posto. Perché? Perché Pietro vorrebbe essere già a capo e dire lui (cosa che sta facendo proprio adesso) a Gesù cosa deve fare. Ma non è questo il suo posto. Pietro deve stare dietro Gesù e seguirlo. Gesù è il capo, il maestro, e lui il discepolo e non viceversa.

SATANA=lett. “oppositore o avversario”. In ebraico “satan” non è altro che l’ostacolo nel nostro cammino, qualunque cosa che impedisce di raggiungere l’obiettivo. Quindi perché Pietro è satana? Perché Pietro, posseduto dalle sue idee, è di ostacolo al disegno di Gesù.

PERCHÉ TU NON PENSI SECONDO DIO, MA SECONDO GLI UOMINI=gli “uomini” sono gli anziani, gli scribi, i sacerdoti; sono quelli che pensano che vivere per gli altri, perdonando, inseguendo il proprio sogno, donando amore, sia da evitare. Per loro è importante guadagnare, innalzarsi, aver potere, comandare, dominare.

PENSARE=froneo; il verbo non indica solamente un pensare ma anche un sentire. E’ un pensare/sentire che poi determina il modo di agire.

E i discepoli come reagiscono? Zitti! Non dicono nulla! Per questo Gesù deve riprendere ancora la questione (Mc 8,34). Le orecchie ascoltano ma il cuore non sente.

 

34 Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.

FOLLA… DISCEPOLI=la folla, che qui spunta fuori all’improvviso (Mc 2,15; 3,32; 5,24), nel vangelo è un altro gruppo di discepoli che però non fa parte della tradizione ebraica.

SE QUALCUNO VUOL VENIRE DIETRO A ME=bisogna sempre contestualizzare le parole di Gesù altrimenti generiamo una spiritualità aliena al vangelo.

  1. Scelta: “Se qualcuno, come fate voi, vuole essere mio discepolo (e non come Pietro che voleva essere il mio maestro!)…”. Quindi qui si parla di una scelta libera e volontaria che uno decide di fare.
  2. Condizioni: A. Rinnegare se stesso; B. Caricarsi la croce.

Il mio modo di vivere non è compatibile con certe cose: dominio, possesso, potere. Ma questo è ovvio perché Gesù porta un modello di umanità che è incompatibile con tutto questo.

❒ A. RINNEGHI SE STESSO=noi cosa abbiamo letto: “Bisogna dire di no a sé; bisogna rinunciare a sé (Dio prima ci crea e poi ci dice: “No, non puoi essere te stesso!”?); bisogna rinunciare alle proprie doti e capacità, ai doni ricevuti, ai propri sogni: tutto ciò che è essere se stessi, realizzazione, felicità, piacere, dev’essere eliminato, tolto. Non bisogna essere felici! No, bisogna solo esaurirsi per gli altri. Tutti devono essere felici ma tu no! E siccome non bisogna essere se stessi allora non rimane che distruggersi per gli altri”. L’idea che ci è arrivata è che siamo dei vermi e che per dare gloria a Dio bisogna essere niente. Se Gesù avesse detto così avremmo dovuto comunque riflettere perché è contrario a quello che lui ha sempre fatto: favorire l’uomo.

Ma cos’è appena successo? Che Pietro ha le sue idee ferme e convinte su Gesù e che non vuole cambiarle. A che cosa allora dovrà rinunciare? Proprio alle sue idee! A queste deve dire di no! A queste deve rinunciare! “Se pensi così, tu non stai seguendo me ma le tue idee; se vuoi seguire veramente me, devi rinunciare alle tue idee”.

Quindi quello che Gesù propone non è eliminare l’essere se stessi ma, al contrario, che per essere veramente se stessi, uomini veri (Figlio dell’Uomo), bisogna operare un processo di trasformazione di tutte le false convinzioni e tutti gli schemi mentali che abbiamo.

❒ B. PRENDA LA SUA CROCE=qui Gesù non parla di sofferenza, di dover morire. Quando le persone leggono questa frase pensano: “Ognuno ha la sua croce; è la mia croce” e pensano a malattie, disgrazie, problemi, violenze, abusi, ecc. Che cosa succede allora? Che hai questa situazione (croce), lo ha detto anche Gesù (“prendi la tua croce”) che ce l’hai e te la devi tenere, te la devi fartene andare bene… e stare zitto, sopportare… e ringraziare per averla! Ma Gesù mai ha detto questo. Anzi!

Ma qual è la croce di cui Gesù ha appena parlato? E’ che seguire il suo sogno (Dio in terra), vivere la sua missione (portare il Padre e il suo Amore tra gli uomini) e farlo fino in fondo, inevitabilmente incontra l’odio, la persecuzione e l’opposizione degli anziani, degli scribi e dei sacerdoti. Non è possibile che chi viene “toccato” dalle parole di Gesù non reagisca in maniera violenta. Questa è la croce. La croce di Gesù è fare il bene e ricevere il male; la croce di Gesù è perdere la faccia e la rispettabilità da quanto volevano infangarlo; la croce di Gesù è rischiare pur di non tradire i propri valori; la croce è andare contro tutti per dar voce alla propria missione. Quindi croce non è diminuzione della persona ma, al contrario, come nel caso di Gesù, espansione massima delle capacità, dei sogni e della realizzazione di un individuo su tutti i livelli (umano, affettivo, spirituale, progettuale, psichico). Il fatto che ciò sia “croce” è perché troverà opposizione.

SUA=ognuno ha la sua vita, la sua missione, la sua strada, la sua fedeltà, e troverà anche i suoi nemici, i suoi “satana”, che gli si opporranno.

E MI SEGUA=akolutheo. Per seguire Gesù (cioè per “dire sì” a Lui) bisogna “dire di no”, rinnegare i nostri pensieri/sentire che ci portano lontano da Lui e dalla nostra umanità.

 

Noi abbiamo pensato che per essere divini bisognasse essere santi, perfetti, in-umani (cioè dis-umani). Grazie a frasi come queste: “Rinnegare se stessi… prendere la propria croce… perdere la propria vita”, abbiamo creduto che non bisognasse essere se stessi e scendere nella propria umanità. Ma tutto ciò che è realmente umano è realmente divino. Le persone vorrebbero scavalcare la loro umanità, essere felici, cioè non star male, non guardarsi dentro, non avere niente a che fare con emozioni, paure, blocchi, schemi familiari, copioni che si ripetono, sogni, desideri, istinto, sessualità.

La gente dice: “Questa è psicologia!”. “No, questo sei tu!”. Se tu non ti prendi cura di te, di quello che sei, della tua umanità, tu esci, eludi, salti la tua umanità e ciò che sei.

E’ facile amare gli altri (tanto non sono noi!). Difficile è amare se stessi, prendersi cura di quello che si è, non far finta di niente, ma prenderselo a cuore, curarlo, conoscerlo, guarirlo. E, tra l’altro, come si fa ad amare gli altri se non si sa amare neppure se stessi?

Figlio dell’Uomo vuol dire proprio questo: è qui dentro, nella tua umanità, che tu diventi divino, non estraendoti fuori da essa.

Un giorno il diavolo volle fare l’uomo perfetto. E così creò l’uomo e la donna. Ma poi si accorse che avevano le mani: con le mani si può tirare schiaffi, percuotere, uccidere. E così gliele tolse. Poi si accorse che avevano la bocca: con la bocca si può bestemmiare, giudicare, insultare, dire cose riprovevoli. E gliela tolse. Poi si accorse che avevano gli occhi. Con gli occhi si possono vedere o tentare di vedere cose impure e sporche. “Via!”, disse e gli tolse anche quelli. Alla fine si accorse che avevano il cuore: quello era il peggio di tutto. Con il cuore si possono provare sentimenti terribili, si può odiare, provare rancore, arrabbiarsi, innamorarsi, provare passioni, ecc. Si disse. “Via subito!”, e glielo tolse. Cosa gli rimase dell’uomo perfetto? Nulla.

 

Con frasi evangeliche distorte ci è sembrato che per seguire Gesù si dovesse rinunciare a tutte le cose belle: birra, cinema, tv, ballo, amore, coccole, divertimenti. Sembrava che bisognasse strisciare, essere vermi. Ma è Dio questo?

Goldstein era un ebreo sopravvissuto ai pogrom in Polonia, ai campi di concentramento nazisti e a dozzine di altre persecuzioni nei confronti degli ebrei. Un giorno novantaduenne disse al Signore: “Oh Signore, non è forse vero che siamo il tuo popolo eletto?”. E Dio gli rispose: “Sì, Goldstein, gli ebrei sono il mio popolo eletto”. “Beh, Signore, non sarebbe ora che di popolo eletto te ne scegliessi un altro?”.

Mio nonno diceva: “Io a messa non ci vado. Perché se vai a messa non puoi far nulla: non puoi bere il vino, non puoi ballare, non puoi fare l’amore; questo no, quello no, quell’altro neanche. Io a messa non ci vado così tutte queste cose le faccio”.

Dio è il Dio dell’uomo, della vita, della festa, della gioia, dell’umanità: è venuto non per ridurla ma per esaltarla, guarirla, espanderla, amplificarla.

 

35 Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.

PERCHE’ CHI VUOLE SALVARE LA PROPRIA VITA=vivere così, rinnegare le false convinzioni, accettare la propria strada e le difficoltà di tale strada, sono un modo per salvare la propria vita.

Gesù poteva dire: “Dovete fare così”, ma invece dice: “Se fai così, tu vivi per davvero! (=salvi la tua vita)”. Gesù non impone ma propone una possibilità (“Chi vuole…”).

Pietro ha paura di morire e vuole salvare la propria vita con il potere (Messia davidico). Ma se fa così, pensando di salvare la propria vita, invece, la perde. La perde perché non può accettare che Gesù muoia, perché ciò sarebbe anche la fine della sua carriera. Per salvare quest’idea, in realtà, però muore perché è infedele a Gesù e al suo cuore.

Un uomo è terrorizzato dal vicino di casa perché questo ha un fucile ed è un po’ pazzo. Ma per questa paura (“salvare la vita”) accetta e ingoia delle ingiustizie e delle angherie terrificanti (“perde la vita”). Ma è vivere questo? O non è, in realtà, un morire?

Una donna “le prende” sempre dal marito alcolista. Lei ha una paura tremenda che lui “esageri” e per questo non lo denuncia mai o non se ne va via di casa. Per salvare la vita (biologica) perde la vita (interiore). Ma è vita tutto questo? E’ vivere così?

Una donna dovrebbe dire a sua madre: “Mamma, ho 30 anni, adesso basta. Non sono la tua badante né la tua amica del cuore. Io esco di casa, faccio la mia strada, mi trovo il mio uomo e mi costruisco la mia famiglia”. Ma se facesse così perderebbe l’immagine di brava figlia di fronte ai suoi genitori e a tutti i parenti (desiderio di salvare la vita, la facciata). Ma è vivere tutto questo?

PER CAUSA MIA E DEL VANGELO=ecco il riferimento. Il vivere alla modalità “Gesù” o sintonizzati nell’anima sulla frequenza “Radiovangelo”, ti fa un uomo libero, non più sottomesso, non più schiavo della paura, del giudizio degli altri, delle pressioni esterne. E quando sei così puoi andare dove vuoi, dire quello che vuoi, fare quello che vuoi. Allora la libertà ti abita e dove c’è la libertà c’è anche la vita (=vitalità).

 

Il discepolo diceva sempre al maestro: “Voglio seguirti maestro”. “Bene”, diceva il maestro. “Sei disposto a tutto?”. “Sì, maestro, a tutto”. Alcuni giorni dopo il maestro lo inviò a trenta chilometri di distanza per prendere della terra per le sue rose. “Ma qui ce n’è molta di terra. Che differenza c’è?”. “La differenza è che io voglio quella”, disse il maestro. “Maestro, non ci andrò. La cosa mi pare abbastanza stupida. Fare sessanta chilometri quando qui c’è quello che troveremo lì”. E il maestro lo guardò fisso negli occhi: “Sei disposto a tutto? Davvero a tutto?”.

Vuoi seguire Gesù? Sei disposto a lasciare tutte le tue certezze? I tuoi affetti se bisogna tagliarli? Le tue paure? Le tue sicurezze? I tuoi appigli? I tuoi riferimenti? Sei disposto a lasciare? Qual’era la prima domanda che Gesù faceva a chi voleva seguirlo?: “Quanto sei disposto a lasciare, perdere?”. Lc 5,11: “Ed essi (gli apostoli) lasciato tutto lo seguirono”.

Sapete come alcune culture indigene fanno a prendere le scimmie? Scavano una piccola buca, grande quanto una mano. Dentro ci mettono del riso. Le scimmie vanno, e ghiotte di riso, si riempiono la mano. Ma la mano piena non riesce più ad uscire e rimangono intrappolate.

Una mano vuota è pronta per nuovi incontri; una mano piena è già occupata e non ha spazio per nient’altro. Per vivere qualcosa di nuovo, allora, bisogna prima lasciare il vecchio.

Bisogna lasciare, perdere… per avere qualcosa di nuovo.

Sai perché l’acqua di un fiume si può bere e quella di uno stagno no? Perché l’acqua del fiume scorre mentre quello dello stagno sta ferma, stagna. Vuoi la vita vera? Prima lascia quella falsa.

 

Pensiero della settimana

Bisogna vivere come si pensa,

altrimenti si finirà per pensare come si è vissuto.