Missione dei Dodici

XV domenica del tempo Ordinario

Domenica 15 luglio 2018

Prima lettura: Am 7, 12-15  Salmo: 84       Seconda lettura: Ef 1, 3-14  Vangelo: Mc 6, 7-13

 

 

Commento sempre il vangelo della domenica. Ma oggi, eccezionalmente, traggo solo spunto dal vangelo. Gesù invia gli Apostoli a fare quello che faceva Lui: Lui credeva in loro. Ve li immaginate gli apostoli: “No, Gesù… non siamo capaci… non è per noi… tu sei tu e noi siamo noi…”.

E, invece, Lui credeva in loro. E nell’esatto momento che anch’essi credettero in lui, cioè che ebbero fede che anche loro potevano fare quello che Lui faceva, accade (Mc 6,12-13).

 

Cari ragazzi vorrei che voi aveste quella stessa fede. La fede è quella cosa che ti fa dire: “Sì è possibile!”. Tutti dicono: “Impossibile!… Non è per te!… Non ce la fai!… Non sei capace!…”. La fede dice: “Non so come, ma troverò il modo per farcela!”.

 

Ma cos’è la fede? Oggi sappiamo cosa avviene nel nostro cervello. Oggi sappiamo cose che solo pochi anni fa ci sarebbero sembrate incredibili. La fisica quantistica ci dice: “Quando tu pensi emetti dei pacchetti di onde elementari (si parla di tachioni, di fotoni, cioè di particelle senza massa) che alla velocità di 857 milioni di km al secondo (!) raggiungono tutto ciò che risuona nell’universo alla stessa frequenza.

Pensa alla radio: se tu ti sintonizzi su Radio Rds ti metti su una certa frequenza d’onda. Se, invece, sei sintonizzato su di un’altra senti e sei collegato con Radio 105.

Per cui quando tu pensi “io non ce la faccio”, il tuo cervello emette onde che vanno a sintonizzarsi con tutti quelli che pensano così e tu avrai la certezza di non farcela.

Quando tu pensi “impossibile”, il tuo cervello cerca soluzioni e frequenze “impossibile”.

Se tu hai paura di essere derubato, con quale frequenza ti stai sintonizzando? Rubami!

Se tu hai paura che tuo figlio faccia un incidente stradale, ti stai sintonizzando con quella frequenza “incidente stradale”. È molto pericoloso questo.

Ma se tu pensi e vivi: “Sono nelle mani di Dio, Lui mi ama e i suoi angeli mi proteggono”, allora ti sintonizzi sulla frequenza “al sicuro; sono protetto”, e ti attiri nient’altro che ciò.

Sembra magia ma è solo fisica quantistica. Sembra un giochetto per creduloni ma in realtà questa è la fede.

 

Nel medioevo è successo questo fatto. Una città, rinchiusa dentro le mura, era da mesi assediata dai nemici. La gente era ridotta alla fame e senza più provviste. L’alternativa era morire o arrendersi. In chiesa, il frate disse: “Cari paesani, noi non abbiamo fede. Se avessimo fede, Dio ci libererebbe dall’assedio”. Alcuni si misero a ridere, altri gli urlarono dietro, altri inveirono contro di lui. Ma lui disse: “Proviamo per un giorno ad avere fede, a credere che l’impossibile sarà possibile. Vi chiedo un giorno solo”. Tanto valeva la pena, ormai. Così per un giorno tutti ci credettero. Il sacrestano disse al frate: “Ma come farà Dio a liberarci da questa situazione?”. “Non lo so, se lo sapessimo, non avremmo fede. Noi sappiamo che avverrà, come non lo sappiamo”.

Ad un certo punto entra in chiesa di corsa un uomo: “Ho trovato come fare! Ho trovato come fare!”. “Padre, faremo così: c’è rimasto in città un solo maiale, noi lo libereremo e i nemici diranno: “Se lasciano uscire un maiale vuol dire che hanno così tanto cibo, difese e armi che è inutile stare qui”. Che ne pensa?”. Il frate: “È una buona idea”. Il re accettò e tutti ebbero fede. I nemici videro il maiale fatto uscire dalle mura e scoraggiati: “Meglio andarsene”. E in quella notte se ne andarono.

La fede è così: fa uscire, fa nascere, qualcosa di imprevisto, di “oltre”, di “incredibile” per le nostre menti ristrette, per cui l’impossibile diventa possibile, realtà.

Ho visto cos’è la fede durante un corso. Ho perso le chiavi dell’auto. Cerco dappertutto ma non le troviamo. Uno dei partecipanti ad un certo punto mi ferma e mi dice: “Stai sbagliando; cosa faresti se avessi le chiavi con te?”. “Beh, mi ascolterei tranquillo ciò che dice il relatore”. “Allora fai così e abbi fede!”. E io ho pensato: “E lo dice a me, che sono un prete!?”. E così ho fatto. Le chiavi non le ho trovato ma ho fatto come se già le avessi. Finisce il corso, esco dalla sala e si sente al microfono: “Sono state ritrovate un mazzo di chiavi di un’auto”. Erano le mie, ovviamente!

 

Dobbiamo insegnare agli uomini ad aver fede. Aver fede non vuol dire pregare di più. Aver fede vuol dire avere la certezza che ce la faremo. Aver fede vuol dire essere certi che l’aiuto o quello che ci serve, che oggi non abbiamo, arriverà. E quando non arriva, rimanere fissi che arriverà. E quando non si realizza con noi, si realizzerà dopo di noi.

Quando monsignor Francesco Frasson costruì l’Opsa di Padova nel lontano 1956, non vi erano tutti i soldi per farla. Ma lui fece come se ci fossero. Allora un collaboratore gli disse: “Ma Francesco non abbiamo i soldi!”. “Noi abbiamo la fede!”. “Francesco, non ci sono i soldi!”, riprese. “Se avessimo i soldi, che ce ne faremo della fede? Stai tranquillo e adesso vai a dormire in pace. Abbi fede”. E così fu.

 

La fede ti dice: “Non accontentarti. Insegui i tuoi sogni!”.

C’è un esperimento famoso che è stato fatto. Una pentola d’acqua bollente: butti dentro una rana e come tocca l’acqua, la rana salta ed esce fuori. Ma se tu prendi una pentola d’acqua fredda e ci metti la rana e poi la scaldi piano piano fino a che l’acqua bolle, la rana non esce: si abitua (e muore).

Cos’è che ti dice il mondo: “Trovati un lavoro sicuro; trovati un bel posto di lavoro; trovati un posto dove si “prende bene””.

Ma io vi dico un’altra cosa: “Non accontentatevi: non trovatevi un posto di lavoro, trovatevi il vostro posto di lavoro, quello che è proprio per voi”.

Anzi vi dico di più: “Create voi stessi il vostro posto di lavoro, e sicuramente sarà il vostro!”.

Il mondo ti dirà: “Accontentati”.

Io ti dico: “Non accontentarti: accontentarsi vuol dire farsi andare bene quello che non ci va bene”.

 

Hai un sogno? Seguilo! Nikos Kazantzakis: “Avete il pennello, avete i colori, dipingete il paradiso e poi entrateci”.

Che differenza c’è tra credere che il proprio sogno sia realizzabile e credere che non sia realizzabile? Nessuna! Dipende solo da ciò che credi!

Vuoi fare il giro del mondo in barca? Ti dicono: “Impossibile!”. Ma, in realtà, tu sai se è possibile o no? No, non lo sai! Come fai sapere che è possibile? Non lo sai, ci devi provare! Come fai a sapere che non è possibile? Non lo sai, prima ci devi veramente provare.

Ferdinando Magellano aveva un sogno: circumnavigare la terra. Gli dissero: “Impossibile!”. “Impossibile perché nessuno non lo ha mai fatto prima. Quando l’avrò fatto sarà possibile”.

Spesso chiamiamo “impossibile” solamente ciò che è “difficile”. È importante distinguere le cose: difficile non vuol dire impossibile; vuol dire solamente che richiede che tu ci creda e che tu dedichi a quella cosa tutto il tuo impegno.

Sapete cosa dice Gesù: “Tutto è possibile per chi crede”.

È che se decidi che “è possibile”, poi: 1. ti devi coinvolgere, impegnarti, devi agire; 2. più è grande il tuo sogno e più devi faticare, dedicarci tempo, passione, energie; 3. devi operare delle scelte (se investi tempo, soldi ed energie per una cosa non puoi farlo per altre); 4. devi accettare qualche sacrificio e la possibilità che non sia realizzabile. Ma solo se decidi che è possibile lo potrai raggiungere.

E che uomo sarai quando lo avrai raggiunto? Sarai un uomo o una donna felice e soprattutto avrai stima di te: saprai di poter riuscire e di poterti realizzare.

È che se decidi che “non è possibile”, ti eviti tutte le fatiche e tutti i sacrifici. Ma che uomo o che donna sarai quando di fronte ad ogni tuo sogno o desiderio ti dici: “Non è possibile!”? Quando ti guarderai allo specchio che stima avrai di te?

E sai cosa farai in questo caso? Dirai: “È colpa della società! Il mondo è ingiusto! I ricchi sono narcisisti! Che sfortunato che sono!”: è più facile dare la colpa agli altri che dirsi: “Non ho voluto provarci”.

Sai cosa fa la maggior parte delle persone per cui non realizza la propria vita e i propri sogni (per cui “tira a campare”, si adatta, si accontenta, ma poi ha sempre un senso di infelicità, di tristezza dentro), ma dall’altra parte non ha il coraggio di dirsi la verità (sarebbe troppo doloroso dirsi che loro hanno scelto di vivere così!): “Se la racconta”.

Dice: “No, non era per me… non sono fatto per queste cose… io non ho le capacità per essere così… ho troppe cose da fare (ottima giustificazione)…”.

È la storia di Esopo della volpe e dell’uva. C’era una volta una volpe, furba e presuntuosa… Un giorno spinta dalla fame, gironzolando qua e là, trovò una vigna dagli alti tralicci. Ecco disse: “finalmente qualcosa di prelibato”. Tentò allora di saltare spingendo sulle zampe con quanta forza aveva in corpo… ma nulla. Calma, si disse: “io così furba non posso arrendermi ma, devo escogitare qualcosa per raggiungere quell’uva”. Dopo un breve riposo riprese a saltare ma dopo alcuni balzi, non potendo neppure toccarla, così disse mentre mestamente si allontanava: “È acerba!”.

 

Guardate la storia degli uomini: chi sono gli uomini che hanno cambiato la storia? Cristo, Maria, Maometto, Copernico, Colombo, Edison, Einstein, sono tutti stati uomini che avevano un sogno (e tutti gli altri dicevano che erano “pazzi furiosi, ingenui, utopici”) e un sogno, tra l’altro, in-credibile e che ci hanno provato. Hanno creduto (fede) di poter fare qualcosa che prima sembrava impossibile.

Virgilio diceva: “Possono perché credono di potere”. È così!

Quarant’anni fa a San Francisco c’era un ragazzo povero, affetto da rachitismo dovuto a malnutrizione, con le gambe arcuate e i polpacci così atrofizzati che lo chiamavano “Stecchino”. Aveva un sogno, un amore viscerale per il football americano ed era innamorato del leggendario Jim Brown, running back dei Browns di Cleveland. Non aveva soldi e si accontentava di vedere gli ultimi minuti delle partite quando aprivano il cancello. Un giorno ebbe la fortuna di incontrare nella gelateria vicino allo stadio proprio il suo mito Jim Brown. “Mr Brown, sono un suo grandissimo ammiratore”. “Va bene, va bene, ragazzino”. “Mr Brown, io conosco tutti i suoi record e tutti i suoi touchdown”. “Bene”, disse seccato l’altro. “Mr Brown, Mr Brown!”, e Mr Brown si voltò, seccato: “Che c’è adesso?”. E il ragazzino: “Sa Mr Brown, io batterò tutti i suoi record”. “Va bene”, disse. “Senti un po’, come ti chiami tu, ragazzino?”. “Mi chiamo Orenthal, signore, Orenthal James Simpson… ma gli amici mi chiamano O.J”. E fu così!

C’è un bambino piccolino, che impazzisce per il calcio, a cui è stata diagnosticata una deficienza alla somatotropina (ormone della crescita): rimarrà piccolo. Ma il sogno è più forte di quello che tutti gli dicono e che credono. E lui si dice: “Ce la farò!”. Proprio per questo ancor oggi viene chiamato “la pulce”, per la piccola statura. Si chiama Lyonel Messi!

Ci si può piangere addosso: “Che sfortuna!”… “Ma proprio a me!”… Ma Lionel non si è arreso, ha preso in mano la sua vita, si è fatto curare e oggi è il più grande giocatore di calcio al mondo. La pubblicità dell’Adidas di cui è testimone dice: “Impossible is nothing” (niente è impossibile). È vero, niente è impossibile per chi prende in mano la propria vita, per chi ne è responsabile. E tutto è impossibile per chi vuole dagli altri ciò che lui deve fare.

Hulda Crooks era una signora che a 70 anni ebbe un sogno: l’alpinismo! Questa donna non aveva mai fatto niente prima in questo senso: “Ma sei matta? Alla tua età? È pericoloso!”, le dicevano tutti. Ma lei crede in sé e inizia. Ha scalato un sacco di montagne, tra cui anche il monte Fuji.

Ed Roberts: a 14 anni rimane paralizzato dal collo in giù. Durante il giorno usa un respiratore e la notte la passa in un polmone d’acciaio. Che vita sarà? La paura dice: “È la fine! Ma dove vuoi che vada? Che vita che mi aspetta”. Ma la fede dice: “Vivrò e mi realizzerò! Come? Non lo so, ma sarà così”. Ed Roberts si è realizzato, si è laureato, è diventato capo di Stato per il dipartimento per la riabilitazione e ha cambiato i pregiudizi della società verso i disabili. La fede sposta le montagne!

 

Hai un sogno? Credici! Non so se lo realizzerai… ma so che se non ci provi con tutto te stesso sicuramente non lo realizzerai! E provaci per davvero!

 

Tutti crediamo in qualcuno o in qualcosa: non c’è libertà in questo.

L’unica libertà è decidere in chi e in cosa credere.

Una persona dice: “Io credo in Dio”. Bene, crede in qualcosa (in Dio!). Un’altra dice: “Io non credo in Dio”. Bene, crede nel non-Dio. Un’altra dice: “Io non credo in nulla”. Bene, crede che non ci sia nulla da credere. Allora: non si può non credere. Tutti credono in qualcosa. Non siamo liberi di non credere: siamo solo liberi di scegliere in cosa vogliamo credere.

Quindi, certamente crederete in qualcuno o in qualcosa.

 

Ma verificate ciò che credete.

  1. Ciò che credo mi farà un uomo più felice, realizzato?

Quand’ero piccolo un mio vicino di casa si faceva di eroina. Lui la proponeva a tutti noi suoi coetanei. Io guardavo la sua vita… ed era tristissima: sì, forse l’eroina “fa sballare” ma la sua vita faceva schifo! Mi dicevo: “Se la tua vita è così… non mi interessa”.

  1. La vita di quella persona, che mi dice di vivere e di fare come lei, è una vita felice? Realizzata?

Ci sono molte persone che ti dicono: “Oh fai questa cosa che è una figata!”. Forse… guardale negli occhi: c’è luce? Guardale in viso: c’è un volto sorridente (il sorriso è qualcosa di molto di più delle labbra che si aprono!). Ascolta ciò che dice: c’è amore nelle sue parole?

  1. Questa persona che ha scelto di credere questo, poteva credere nel suo contrario?

C’è una persona che dice: “Tutti ti fregano! Tutti te la mettono là…”. È la sua vita! È un uomo che non si fida di nessuno: non è che crede in questo; è che non sa che credere in questo e non sa dare fiducia a nessuno. Non ha scelto di credere, di “non fidarsi degli altri”, ma è costretto perché non è in grado di fidarsi degli altri.

Visto che dovete necessariamente credere in qualcosa, credete in persone che sono riuscite. Questa scelta dipende da voi. Perché ogni allievo impara dal suo maestro.

 

Vorrei dirvi alcune cose concrete sul come realizzarvi.

  1. Qualunque cosa succeda, più che il perché è successa, utilizzatela.

Marylin Hamilton, reginetta di bellezza, è caduta volando in deltaplano a 29 anni ed è rimasta paraplegica, ritrovandosi in una sedia a rotelle. Un dramma! Ma la Hamilton ha utilizzato questo fatto così grave: siccome le sedie a rotelle a quel tempo erano scomode e impedivano un sacco di movimenti, lei si è messa con due amici a progettarne una (chi poteva sapere più di lei come farlo!) e ha fondato una società, la Motion Design. Nel 1981 aveva un dipendente; oggi è una società multimiliardaria.

Gloria Anastasi è una ragazza che frequentava un istituto tecnico. In seconda superiore è stata bocciata con la dicitura di “incapace ad esprimersi, a leggere e a poter studiare” (era una ragazza dislessica). Ora, poteva essere un dramma (lo è stato!). Lei non si è chiesta il perché o se veramente era così. Avrebbe potuto piangersi addosso. Ma, invece, capì una cosa: “Devo studiare di più, diversamente e in un altro modo”. Sapete a cosa si è iscritta l’anno successivo? Al liceo! Si è diplomata, laureata ed oggi è insegnante universitaria. Ha utilizzato la bocciatura per cambiare sé stessa e il suo modo di studiare!

 

  1. Prendete ogni cosa non come fallimenti ma come esperienze.

Thomas Edison per trovare il filamento più adeguato per la lampadina elettrica fece migliaia di esperimenti ad esclusione. Dopo averne fatti 9.999, un amico gli chiese: “Hai forse intenzione di andare incontro a 10.000 fallimenti?”. Lui rispose: “Non sono fallimenti, sono scoperte; ho scoperto che anche questo non funziona”. E, infatti, alla fine, scoprì il filamento giusto. Questa è fede.

Questa è la biografia sintetica di un uomo che… a 31 anni è fallito come uomo d’affari… a 32 anni è stato bocciato a un elezione… a 34, altro fallimento… a 35 gli è morta la donna amata… a 36 ha avuto un crollo psichico… a 38 ha perduto un’altra elezione… a 43 non è riuscito a farsi eleggere al Congresso… a 46 ci ha riprovato ed è stato bocciato un’altra volta… a 48 stessa esperienza… a 55 non è riuscito a farsi eleggere senatore… a 56 ha perduto la corsa per la vicepresidenza… a 58 non ha avuto un seggio elettorale… a 60 è stato eletto presidente degli Stati Uniti. Questa è la storia di un uomo; questa è la storia di Abraham Lincoln.

Un ragazzo viene e mi dice: “È la terza ragazza che mi trovo ed è la terza ragazza “piena di problemi”! Sono un fallito”. “No!, ma impara: perché ti vai a cercare proprio queste?”. Se impari ogni esperienza è utile! E lui ha capito: si cercava tutte quelle piene di problemi perché lui voleva salvarle (e così si sentiva un mito!). Oggi è insieme ad una ragazza “senza problemi”.

 

  1. Qualsiasi cosa ti accada, poiché accade a te, assumetene le responsabilità. Cioè: dipende da me.

Se le cose dipendono dagli altri non hai potere (dipendono dagli altri!) e non le puoi cambiare. Ma se dipendono da te… allora hai potere di fare qualcosa e di cambiarle! Finché il ragazzo di prima diceva: “Non ci posso fare niente!, ma che sfortunato che sono”, faceva (credeva) dipendere le cose dagli altri (fortuna/sfortuna). Solamente quando ha capito che dipendevano da lui (era lui che se le cercava proprio così), cambiando il suo atteggiamento, ha cambiato la realtà.

 

  1. Fai del tuo lavoro (impegno) la tua chiamata (il tuo gioco).

Pablo Picasso: “Quando lavoro, mi rilasso; al contrario riposarmi o non far niente, mi stanca!”.

Mark Twain diceva: “Il segreto del successo consiste nel fare della propria vocazione una vacanza”.

Qual è la cosa, il lavoro, che faresti senza essere pagato? La tua vera professione è quella che faresti anche senza essere pagato: la faresti solamente “perché ti appassiona”. Quella è il tuo vero lavoro, quella è la tua chiamata. Vocazione è fare ciò che faremmo senza essere pagati: perché quella è la cosa che ci fa felici! Se sarai pagato, meglio; se avrai il consenso della gente, bene; se avrai onore e gloria, ben venga!; ma in ogni caso tu lo farai lo stesso perché tu non lo fai per quello. E proprio perché non lo fai per quello sarai libero, felice e realizzato.

 

  1. Senza fatica e impegno non c’è nessun successo.

Noi spesso chiediamo alle persone: “Cosa vuoi?”. Ma non è una buona domanda. La vera domanda è: “Quanto la vuoi?”. Le persone hanno tanto da dire alla domanda: “Cosa vuoi?” ma zittiscono alla domanda: “Quanto la vuoi?”. “Vuoi raggiungere una cosa?”. “Sì!”. “Cosa sei disposto a fare per lei?”.

Alessandro Del Piero: “Bisogna allenarsi, e allenarsi, e allenarsi. I sacrifici non devono far paura: saranno tanti, però tu sarai di più, sarai più forte”.

Pietro Mennea si allenava sei ore al giorno, 365 giorni all’anno; Ludovico Einaudi suona il pianoforte 8 ore al giorno; Michael Jackson si allenava tra ballo, canto e musica almeno 10 ore al giorno

Vince Lombardi: “Il dizionario è l’unico posto dove successo viene prima di sudore”.

Una sera dopo un applauditissimo concerto, il maestro Andrés Segovia, considerato il più grande chitarrista di tutti i tempi, fu avvicinato da un ammiratore che estasiato gli disse: “Maestro, darei la vita per suonare come lei!”. Andrés Segovia lo fissò intensamente e rispose: “È esattamente il prezzo che ho pagato io!”.

 

Più una cosa è grande e più ti chiederà il tuo impegno e il tuo sacrificio.

Più una cosa è grande e più dovrai volerla con tutto te stesso.

Più una cosa è grande e più ti cambierà.

Più una cosa è grande e più tu sarai felice.

 

Pensiero della settimana

L’unico vero successo

è quello di fare della propria vita ciò che si desidera.