Natività di S. Giovanni Battista

Natività  di S. Giovanni Battista

Domenica 24 giugno 2018

Prima lettura: Is 49, 1-6       Salmo: 138     Seconda lettura: At 13, 22-26          Vangelo: Lc 1, 57-66.80

 

 

Oggi la Chiesa ci presenta una festa particolare: la Nascita di Giovanni Battista.

La Chiesa celebra la festa del Battista perché Giovanni è stato il primo maestro di Gesù. Gesù è stato discepolo di Giovanni, poi si è distaccato da lui e ha fatto la sua strada (molto diversa da quella del Battista: nei vangeli infatti troviamo contrasti e dissidi fra i discepoli dei due).

Inoltre Giovanni sarà per sempre legato a Gesù: è il suo precursore. Giovanni annuncia che un mondo è finito, Gesù annuncia un mondo nuovo e che inizia. Per questo “devono” essere parenti, cioè legati.

Per capire il vangelo di oggi dobbiamo fare un salto indietro. Zaccaria, il padre del Battista, è un sacerdote. Teoricamente doveva essere un onore: in realtà non lo era.

Giuseppe Flavio ricorda infatti le lotte con le parole e con i sassi tra sacerdoti e sommi sacerdoti (gli ingordi dei sommi sacerdoti infatti rubavano le pelli degli animali immolati che spettavano ai sacerdoti). E i sacerdoti durante il loro turno s’abbuffavano divorando la carne degli animali sacrificati. Le indigestioni erano così forti e frequenti (come pure le ubriacature anche se erano proibite) che nel tempio c’era un medico incaricato a curarle.

Zaccaria è un sacerdote (Lc 1,5): in Palestina ve ne erano circa 18.000 su 600.000 persone. Si diventava sacerdoti non per vocazione ma per nascita: di padre in figlio.

Zaccaria (zakar=ricordare: Dio davvero si ricordò di lui!) era sposato con Elisabetta (=Dio è pienezza: e così realmente fu!) e il vangelo dice che erano “giusti e che osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore” (Lc 1,6). Giusto non ha il senso di giustizia che ha per noi, ma indica colui che rispetta per filo e per segno tutte le regole religiose. Allora: Zaccaria è un ebreo D.O.C. perché rispetta tutti i 613 precetti religiosi. Lui sì che li rispetta tutti, non come gli altri sacerdoti. E pensando a come si comportavano i sacerdoti del tempo, era veramente degno di nota il suo comportamento! Quindi: è un buon uomo, un buon religioso, un buon credente e un uomo giusto. Ma non è felice!

C’erano un cavallo e un cane che si amavano “da morire”. Il cavallo dava al cane la miglior erba e il cane, al cavallo, i migliori ossi. Ognuno dava all’altro il meglio di ciò che aveva. Si amavano così tanto che morirono di fame.

Una famiglia così è perfetta, da Beverly Hills: non le si può appuntare nulla. Sono il massimo, l’esempio, il meglio. Ha tutto, a parte una cosa: la vitalità.

E infatti Zaccaria ed Elisabetta non hanno figli. Sono sterili (Lc 1,7). Nella Bibbia Dio punisce l’empio con la sterilità (Gb 15,34). La sterilità fuori, è segno di quella interiore.

Il vangelo apocrifo di Tommaso, vangelo molto vicino a quelli canonici, ha una parabola che molti studiosi ritengono proprio di Gesù. Dice: “Il regno del padre è come una donna che stava trasportando una giara piena di cibo. Mentre stava camminando sulla strada, ancora distante da casa, il manico della giara si ruppe e il cibo cadde dietro di lei sulla strada. Lei non se ne accorse; non aveva notato il problema. Quando giunse a casa sua, appoggiò la giara a terra e la trovò vuota”.

La vita di alcune persone è così: non è cattiva, forse non hanno fatto nulla di male, è che è vuota. Alcune persone pur vivendo sono senza vita: non sanno più ridere, sorridere, commuoversi; non sanno fare qualche piccola pazzia; non sanno lasciarsi andare agli slanci e agli entusiasmi; sono cinici, professionali, freddi, calcolatori; non sanno più lasciarsi riscaldare dall’amore, ecc.

Molti uomini hanno perso la gioia di vivere, il gusto di sapere e di conoscere, il desiderio di migliorarsi, la forza per superare i propri ostacoli: non vibrano più e non sanno più entusiasmarsi. Sono vuoti.

La tua vitalità è qui in te ma tu sei altrove. E quando si è lontani da sé si è tristi, insicuri e dispersi. E più una vita pesa e più è vuota.

Molti uomini corrono sempre: non corrono perché hanno tante cose, hanno tante cose per correre sempre. Perché se si fermassero non saprebbero perché corrono.

Zaccaria ed Elisabetta sono così: talmente religiosi che sono vuoti, senz’anima.

Quando l’angelo arriva, Zaccaria reagisce come un uomo freddo, secco, sterile: “Come posso conoscere questo?” (Lc 1,18). Dentro non ha speranza, non ha slancio, ha solo cinismo. “Nessuno ti cambia la vita; gira e rigira sono sempre le solite cose; niente di nuovo sotto il sole; bisogna essere realisti; bisogna accontentarsi; l’amore passa nel tempo”. Zaccaria è un uomo spento. Forse un giorno era acceso, ma ora non più.

Ma allora ci chiediamo: a cosa serve tutta la sua preghiera? E tutto il suo essere così religioso? A poco. C’è una preghiera e un incontro con Dio che ti cambia la vita, che ti fa diverso, più vitale e fiducioso. Dio è la buona novella: è buona perché è nuova, perché ti spinge sempre oltre e ti fa sempre “oltre”.

E c’è una preghiera che è un rito rassicurante, un po’ ossessiva, che compensa le paure interne, cristallizzandoti e rinforzando la tua paura. Questa preghiera non ti cambia, ti rinforza solo in ciò che già credi, per questo è rassicurante.

Durante la celebrazione della Messa domenicale, scoppiò improvvisamente un violento temporale. Un fulmine colpì il campanile e fece tremare le pareti della chiesa che era gremita di gente. Il celebrante, visibilmente scosso, si rivolse ai fedeli: “Interrompiamo un attimo la Messa e mettiamoci a pregare…”.

Ma un giorno a Zaccaria appare l’angelo del Signore (=Dio stesso) e gli dice: “Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio che chiamerai Giovanni” (Lc 1,13). Zaccaria dovrebbe essere l’uomo più felice del mondo: la cosa che più desiderava, gli arriva. E invece no!

Infatti gli risponde: “Come è possibile? Io sono vecchio e mia moglie avanti negli anni” (Lc 1,18). Perché Zaccaria rifiuta ciò che da sempre aspettava? Perché ciò che chiede ha delle conseguenze. Spesso noi vorremmo delle cose ma non le conseguenze di ciò che chiediamo.

C’è un uomo che ha fatto di tutto per diventare il direttore di un coro. Lui cerca di accontentare tutti, ma si sa, quando si dirigono tante persone la cosa non è possibile. Per cui c’è chi si lamenta, chi mugugna, chi lo critica. Adesso vuole lasciare il coro (dopo solo sei mesi di direzione) perché lui non ce la fa a sostenere la conflittualità e il dissenso inevitabile.

Una donna si è innamorata di un uomo che commercia con l’estero. Lui gliel’ha detto: “Guarda che io spesso sono via per lavoro e non posso essere presente a casa. Ti va bene lo stesso?”. “Sì, sì, certo…”. Solo che adesso lei brontola sempre che lui non è a casa. Ma lo sapeva, lui era stato chiaro, doveva pensarci prima.

Un uomo ha avuto un tumore all’intestino. La sua guida gli ha detto: “Devi perdonare la porcata che ti hanno fatto. Finché la tieni dentro di te e non la lasci andare, non ne uscirai”. Lui non voleva assolutamente ammettere di essere arrabbiato (e invece era furioso!)… Voleva la guarigione ma non le conseguenze della guarigione. Poi l’ha fatto e adesso è guarito.

Cos’è che Zaccaria non accetta della nascita di Giovanni, il figlio tanto desiderato? Quando l’angelo gli appare gli dice due cose che lui non si aspetta.

  1. “Lo chiamerai Giovanni”. Zaccaria quando sente questo dice: “Eh no! Perché devo chiamarlo come vuoi tu?”. La tradizione infatti insegnava che al primogenito veniva imposto il nome del nonno o del padre: era il figlio incaricato a continuare le tradizioni e la religiosità nella famiglia. Perché bisogna chiamarlo Giovanni (1,13)? Non c’è nessuno che si chiami così (1,61).

Zaccaria capisce il senso di tutto ciò: cambiando nome Dio rompe quella linea genealogica. Il vostro modo di vivere è sterile, vuoto, mortale: io lo cambio.

E il Battista sarà proprio così: l’uomo che annuncerà la fine di un mondo e l’inizio di uno nuovo. Dirà: “Tutto ciò a cui avete creduto (e suo padre era un sacerdote) è finito. Sta per arrivare il Messia: lui sistemerà ogni cosa”. E suo figlio non andrà al tempio ma nel deserto, che era il luogo di rifugio dei sobillatori, dei rivoluzionari, di coloro che non accettavano il regime.

Einstein diceva: “E’ più facile per un uomo spezzare l’atomo che ciò che crede”.

Quanto abbiamo sofferto (e stiamo soffrendo) per accettare che tutti gli uomini, qualsiasi sia il colore della pelle, sono uguali e hanno gli stessi diritti e doveri? Una semplice credenza: “Noi siamo migliori” ci ha fatto soffrire per migliaia di anni.

Quanto dovremo soffrire prima di poter dire: “Dio è il Dio di tutti. Nessuno è escluso. Nessuno.”?

Quanto dovremo soffrire prima di poter cambiare le nostre convinzioni?

E’ venuto un signore e mi ha detto: “Sa padre, ho un tumore allo stomaco”. “Mi dispiace”, dico io. “Sì, è colpa di mio figlio: gli ho lasciato la mia attività… si guadagna benissimo e lui non la vuole!”. Ma si può morire (perché è morto) per una credenza (“tu, figlio mio, devi continuare la mia attività”)?

Un uomo ha detto: “Da quando mi hanno detto che Adamo ed Eva non sono mai esistiti, io in chiesa non ci vado più!”. Si era attaccato ad un’idea, gliel’hanno tolta e lui adesso è arrabbiato perché gliel’hanno tolta. Era tutto quello che aveva. Come i tossicodipendenti: non togliere loro la “dose”, anche se li fa morire.

“Sai perché i denti si spezzano e la lingua no?”. “No, perché?”. “Perché la lingua è flessibile e i denti sono rigidi”. Alcuni uomini sono come i denti: rigidi, chiusi, hanno smesso d’imparare, d’osare, di crescere.

  1. L’angelo gli dice che il compito di Giovanni Battista sarà quello di “ricondurre i cuori dei padri verso i figli” (Lc 1,16). Qui Lc cita Malachia dove si dice di “ricondurre sì i cuori dei padri verso i figli” ma anche “il cuore dei figli verso i padri” (Ml 3,24). Perché qui invece solo i padri verso i figli?

Perché i figli ora (cioè il Battista) non continueranno più la discendenza padri-figli: prima i figli erano i portatori e i continuatori dell’eredità materiale, spirituale, valoriale, ideale, dei padri; ma adesso saranno i padri che dovranno convertirsi ai figli (Zaccaria a suo figlio Giovanni; Maria a suo figlio Gesù).

L’evoluzione avviene in due sensi: da quelli prima a quelli dopo. Il genitore al figlio; il maestro al discepolo; l’insegnante all’alunno; chi ha esperienza a chi non ce l’ha. E’ la trasmissione della tradizione, di tutto ciò che faticosamente quelli prima di noi hanno imparato e vissuto. E’ un grande patrimonio: il patrimonio dell’esperienza.

Ma anche da quelli dopo a quelli prima: Gesù a Maria; Giovanni a Zaccaria; il vangelo al mondo ebraico; il figlio insegna al padre; il giovane insegna al vecchio, ecc. E’ la trasmissione del nuovo: il più giovane vive il nuovo e lo insegna a quelli prima di lui. E’ il patrimonio della novità.

Bisogna lasciare che quelli “più piccoli; più giovani” ci insegnino. Bisogna essere flessibili e non ritenersi gli unici depositari della verità. Bisogna avere l’umiltà che “quelli sotto di noi” ci insegnino cose che noi non sappiamo. Bisogna accettare che quelli “non preparati come noi” a volte sanno cose che noi non sappiamo.

Ma Zaccaria non lo accetterà. E diverrà muto (1,22). E’ vecchio, ma non fuori, dentro. Lui ha già stabilito tutto e non c’è più spazio per il nuovo. E’ già morto.

Questo vangelo è all’inizio del vangelo di Lc e non a caso è qui. Chi infatti incontrerà Gesù? I religiosi? I sacerdoti? Quelli tutti d’un pezzo? Quelli pieni di certezze? Nessuno di loro.

Lo incontreranno gli impuri, i pagani (Mt 8,1-13), le prostitute e i miscredenti (Mc 2,15-17; Mt 11,19), gli eretici e i samaritani (Gv 4), i ladri (Lc 19,1-10; Mc 2,13-15), cioè tutti e solo coloro che erano disponibili ad uscire dalle loro strade fatte, preconfezionate e già stabilite.

Il discepolo disse un giorno al maestro: “Perché non incontro mai il Signore?”. “L’hai mai incontrato in questa via (spirituale)?”. “No”. “Allora cambia via! Perché in questa si vede che non c’è”.

Elisabetta comunque rimane incinta (Lc 1,24). Il vangelo di oggi è la prosecuzione: Elisabetta partorisce (Lc 1,57). Qui viene descritta non tanto la nascita del Battista ma la sua circoncisione (Lc 1,59). Infatti all’ottavo giorno la Legge prescriveva di circoncidere il neonato (Gn 17,l2; Lv 12,3; Fil 3,5). Con questo rito il bambino maschio veniva ammesso alla comunità di Israele e alla Legge. Il rito veniva normalmente compiuto dal capofamiglia, assistito dai parenti e dalla gente del vicinato. Ecco perché ci sono i parenti e vicini (Lc 1,59). In questa occasione il capofamiglia imponeva il nome al figlio. Le donne non avevano autorità su tutto questo.

Tutti si aspettano che Zaccaria dia a suo figlio il suo nome: è la prassi comune. E’ il segno di una tradizione che continua. Ma interviene Elisabetta: “No, non si chiamerà come suo padre. Si chiamerà Giovanni”.

Vedete: ogni rottura (di rito, di tradizione, di uso, di consuetudine) comporta scombussolamento e rifiuto.

“La verità (e lo stesso per la novità) passa per tre gradini: dapprima viene ridicolizzata; poi viene violentemente contrastata; infine viene accettata come ovvia” (Schopenhauer).

Tutti gli anni una coppia andava per Pasqua a mangiare dai genitori di lei. L’anno in cui non ci andarono (perché preferirono mangiare Pasqua a casa loro) i genitori non parlarono più alla figlia per due mesi: “Ma cosa ci hai fatto?”. Ma cosa vi avrà fatto di così male?

Ed ecco, allora, il vangelo di oggi.

1,57Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio.

PER ELISABETTA…=in Lc 1,13 l’angelo dice a Zaccaria: “Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio che chiamerai Giovanni”. Solo che Zaccaria non ci aveva creduto! Ora la promessa dell’angelo si realizza. Era proprio vero!

58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.

I VICINI E I PARENTI…=nessuno sa di ciò che è accaduto in questa famiglia, per questo decidono di chiamarlo secondo l’uso normale del tempo per quanto riguarda il primogenito.

Ma, a ben pensarci, come fanno a non sapere, visto che Zaccaria è totalmente muto? Da quando è uscito dal tempio, non è più stato lui: come fanno a non vedere? Non vedono o non vogliono vedere? Lc ci sta dicendo che “vicini e parenti” non vogliono nessun cambiamento nell’ordine familiare e sociale: tutto deve continuare come prima.

59Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria.

E VOLEVANO CHIAMARLO CON IL NOME DI SUO PADRE, ZACCARIA=è una tradizione per perpetuare la propria discendenza: anche se io “Marco” muoio, ci sarà un altro “Marco” che vivrà. Io, cioè, continuerò a vivere in quello che rimane (era una tradizione anche del nostro Sud).

Ma se io sono te non sono me; se ho il tuo nome tu mi stai chiedendo di essere te; ma io non sono te!

Chiamarlo come suo padre Zaccaria (cosa consueta a quel tempo, direi, ovvia!) voleva dire: “Tu sei come noi; tu porterai in alto, in auge, il nome della tua famiglia; tu non ci deluderai; tu sei il proseguimento delle nostre speranze, ecc”. Zaccaria aveva già tutte le sue aspettative: “Tu, figlio mio, sarai anche tu sacerdote, come me…”. Ma l’uomo che è stato riempito di Spirito Santo già nel seno della madre (il Battista) non seguirà le orme paterne.

Non si chiamerà Zaccaria come il padre e non sarà sacerdote come il padre. Anziché sacerdote nel tempio andrà nel deserto dove sarà portavoce della parola di Dio. Giovanni non è per niente come Zaccaria; Giovanni non è un sacerdote (lo era per discendenza) ma un profeta.

60Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni».

SUA MADRE INTERVENNE=l’intervento di Elisabetta è perentorio, deciso. E’ stranissimo che una donna si permetta di “dire la sua”, di comandare ai maschi del tempo.

Le donne a quel tempo non valevano niente: figuriamoci se si permettevano di contraddire o di dire “la loro”! Ma chi è questa donna che osa fare così? E’ una donna pieno di Spirito: chi ha lo Spirito con sé ha un coraggio che non è suo (e, infatti, è il coraggio dello Spirito!).

61Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».

NON C’È NESSUNO DELLA TUA PARENTELA…=qui Elisabetta propone una cosa che nessuno faceva: “No, non si chiamerà come il padre ma con un altro nome che non centra niente con la nostra discendenza!”. E perché? Perché lui è diverso da noi e da voi! Lui non è e non sarà come vi aspettate.

Tipica reazione del mondo religioso: “Non si è mai fatto così!”. La religione vive ogni novità con sospetto, come attentato alle proprie sicurezze, come pericolosa, con grande diffidenza. In un certo mondo religioso le persone chiamano “fede” la paura, il desiderio di sicurezza, il desiderio di non cambiare, di non essere sconvolti, di non mettersi in gioco. In questi mondi qualsiasi novità è “da tenere alla larga”: “Cosa sono queste cose? Qua, si è sempre fatto così! E allora, ci siamo sbagliati noi, a fare così? ecc”.

Cosa fanno, qui, i parenti e i vicini? Cercano conforto e aiuto in Zaccaria (Lc 1,62). E pensano: “Lo sappiamo, suo padre non sarà d’accordo con Elisabetta, sua moglie”.

Quello che fanno è la prova sociale. Credo in una cosa e per rinforzare ciò che credo chiedo o mi giustifico dicendo che anche tutti gli altri credono come me.

Quando Copernico disse: “Non è il sole che gira attorno la terra”, gli dissero: “Impossibile, tutti pensano così, come noi”. Lo pensavano tutti solo perché ancora tutti non sapevano quello che lui sapeva.

Negli anni ’50-’60 fu diffuso un farmaco, la talidomide: aveva un effetto anti-nausea per le donne gravide. Alcuni dissero. “E’ pericoloso!”. Ma quasi tutti i medici del tempo: “No assolutamente”. Nacquero migliaia di bambini con malformazioni. Nel 1961 fu ritirata dal commercio.

  1. 1. Perché una cosa la fanno anche gli altri non vuol dire che sia più giusta, ma solo che è più fatta.
  2. Più cerchi il consenso su qualcosa e meno tu ci credi (altrimenti non cercheresti conferme).

Solo che nel frattempo, finché è rimasto muto, qualcosa in Zaccaria è cambiato. Zaccaria ha permesso a quello che accadeva (a suo figlio) di cambiarlo, di farlo diverso, di trasformarlo.

E quando gli chiedono come vogliono che si chiami, visto che non può parlare, prende una tavoletta e scrive: “Giovanni è il suo nome!” (Lc 1,63). Zaccaria ha capito. E proprio perché ha permesso al nuovo di cambiarlo e di farlo diverso, torna a parlare (Lc 1,64) e non solo parlerà ma addirittura canterà pieno di Spirito Santo il Benedictus (Lc 1,67-79).

E l’uomo muto (Zaccaria) quando sarà vivo, come Maria che canta il magnificat (Lc 1,46-55) o Elisabetta (1,42-45), canterà. Chi è vivo ha la gioia che esce da tutte le parti e da tutti i pori.

62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse.

ALLORA DOMANDAVANO CON CENNI A SUO PADRE=prima abbiamo visto che Zaccaria era muto, ma adesso veniamo a sapere che è anche sordo, perché gli devono chiedere con dei cenni.

63Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati.

GIOVANNI È IL SUO NOME=ecco finalmente il cuore dei padri si è rivolto verso i figli.

Finché Zaccaria è stato nel tempio (=dominato, cioè, dal suo pensiero) è stato refrattario dall’azione dello Spirito (lo Spirito, nei vangeli non si trova mai, e dico mai, nei luoghi religiosi!).

Quando poi Zaccaria è ritornato in casa (=spazio dove c’è la possibilità di operare un suo pensiero), cioè lontano dalle sue funzioni sacerdotali, qui cambia mentalità e accetta quanto detto dalla moglie: “Giovanni è il suo nome”.

64All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.

ALL’ISTANTE SI APRIRONO LA SUA BOCCA E LA SUA LINGUA=si apre la bocca perché questo è il vero Dio di cui parlare. L’altro, quello del tempio, è un Dio degli uomini e dei loro interessi, per questo gli sarà impedito di parlare di quel “Dio” lì.

Zaccaria da sacerdote (muto) diventa profeta (parlante).

65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.

TUTTI I LORO VICINI FURONO PRESI DA TIMORE=perché sono presi dalla paura? Dovrebbero gioire, dovrebbero festeggiare, danzare, esultare: e, invece no! Perché?

E’ un po’ come quando si dice: “Non c’è più religione!”. Cioè le persone dicono. “Ma cos’è questa novità? Che novità è questa?”.

Le persone intuiscono: se accettano questa verità (il Dio del Tempio non è il Dio di Gesù, che anzi lo abolisce quel Dio lì!) devono cambiare, devono modificarsi, non possono più fare quello che facevano prima. Per questo è meglio non cambiare! Per questo è meglio scandalizzarsi, giudicare. Perché se è vero quello che sta accadendo, nulla più sarà come prima!

66Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?».

CHE SARA’ MAI QUESTO BAMBINO…=la venuta di Gesù è stata qualcosa di sconvolgente, di strabiliante, di rivoluzionario. E questa rivoluzione, dice Lc, è stata segnata fin dall’inizio. Il Nuovo, incomprensibile per le menti ristrette, rigide e ottuse, sta arrivando: ma creerà disagio, sconvolgimento, paura, diffidenza, resistenza, opposizione.

Qui adesso, nei versetti non riportati, c’è il famoso cantico del Benedictus, dove si dice proprio (Lc 1,67) che “Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo, e profetò dicendo: “Benedetto il Signore Dio di Israele…””. Nell’esatto momento in cui Zaccaria si apre al nuovo (mio figlio non sarà sacerdote come me!) ecco che lo Spirito scende su di lui.

Ecco una regola di vita (secondo il vangelo): “Ogni volta che un uomo si apre alla vita lo Spirito scende su di lui (pensate a Maria; pensate a Gesù nel Battesimo; ecc)”.

Cosa significa allora essere profeti, per il vangelo? Accettare il nuovo e aprirsi alla vita. Lo Spirito è Vita e può esprimersi (c’è dappertutto: non è che scende in un giorno!) là solo dove si apre alla vita.

80Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

IL BAMBINO CRESCEVA…=è un ritornello, un modo di dire tipico dell’A.T., per affermare la buona riuscita della cosa secondo le aspettative. Ciò che conta è che lo Spirito non è nel tempio ma nel deserto; non dove tu te lo aspetteresti ma dove ha la possibilità di svilupparsi. Infatti, nel tempio tutto è stabilito, tutto è chiaro e già deciso: schemi, teorie, liturgie, tutto è stabilito e deve andare come sempre è andato. Nel deserto, invece (luogo reale e luogo simbolico come spazio di vuoto), c’è la possibilità di accogliere il nuovo perché tutto non è già pieno.

Dove tutto è stabilito non rimane che eseguire. Tutto dev’essere fatto come sempre la vita, che è sempre nuova, muore.

Cosa mi dice questo vangelo?

 

  1. L’evoluzione avviene solo grazie al nuovo. E’ il nuovo che ci fa vivi!

Ogni giorno noi mangiamo del nuovo cibo perché il corpo rimanga in vita. In ogni istante noi respiriamo nuova aria e tutto il nostro corpo si rinnova costantemente. In due mesi tutte le cellule del nostro corpo sono nuove. Siamo immersi nel nuovo anche se non lo sappiamo.

Vangelo vuol dire buona nuova. E Gesù fu rifiutato non perché il suo messaggio era buono, ma perché era nuovo. Eppure noi abbiamo bisogno proprio del nuovo.

Se io ho un pennarello e ti dico: “Fai un disegno”, tu lo fai, ma quello è il colore. Ma se io ho un colore nuovo o magari tre colori nuovi o dieci colori nuovi, allora sì che tutto cambia.

Se tu sai che le azioni dell’azienda Tal dei Tali andranno su (e lo sai solo tu), le comprerai oggi e le venderai domani. E’ il sapere qualcosa di nuovo che ti permette di evolvere.

Incredibile, ma vera, è la storia di Akio Morita (la si trova nel suo libro Made in Japan). Il signor Morita è il cofondatore della Sony Corporation. Un giorno la Bulova Corporation volle acquistare 100.000 delle sue nuovissime radio, in un’epoca dove la sua società non ne produceva neppure 10.000 al mese. La somma che gli proponevano era pari a 10 volte il valore della società. La Bulova voleva semplicemente acquistarle e mettere il suo nome sulla radio. Ma il Signor Morita rifiutò dicendo alla Bulova: “Io ho qualcosa di nuovo che voi non avete. Ed è questo nuovo qui che è vincente”. E così fu.

Se tu nell’amore hai un solo modo di rapportarti (sempre con lo scontro oppure sempre accondiscendente oppure sempre in chiusura o sempre in attacco), non puoi che ottenere sempre i soliti risultati. Ma se tu impari un modo nuovo avrai più possibilità di riuscita. E se impari 10 strategie per rapportarti, avrai 10 possibilità in più.

Se tu basi la tua fede solo su quello che hai imparato a catechismo tanti anni fa, non è male ma è poco. Se tu oggi impari qualcosa di nuovo, leggi, studi, ti informi, ti aggiorni, allora allarghi la tua fede e puoi comprendere di più e meglio chi è Dio, Gesù e il Vangelo.

Allora: leggete un nuovo libro… fate qualcosa che non avete mai fatto… andate in un posto nuovo… conoscete una persona che non è come voi… conoscete una cultura nuova… imparate un nuovo comportamento… fate il contrario di ciò che avete sempre fatto… smettete di fare qualcosa che avete sempre fatto… cambiate modo di viaggiare, di parlare… datevi il permesso di fare diversamente… ecc.

C’è un esperimento famoso che è stato fatto. Una pentola d’acqua bollente: si butta dentro una rana e come tocca l’acqua, la rana salta ed esce fuori. Ma se tu prendi una pentola d’acqua fredda e ci metti la rana e poi la scaldi piano piano fino a che l’acqua bolle, la rana non esce: si abitua (e muore).

Se non c’è il nuovo ci si abitua a morire, lentamente, senza accorgersene, inesorabilmente, fino ad essere sterili, muti, vuoti completamente.

Un uomo aveva programmato il suo navigatore: alla mattina quando prendeva l’auto il suo navigatore sapeva benissimo che strada fare, quando fermarsi ai semafori e inoltre era in grado di stabilire se vi era più o meno traffico e di valutare al distanza dalle auto e quant’altro. La strada era sempre quella per cui l’uomo si sedeva e leggeva il giornale o un libro. Gli amici gli dicevano: “Ma come fai? Non sei preoccupato?”. “Ma va là! La strada è sempre quella”. Faceva perfino colazione e perché il tempo per andare al lavoro era di circa 45 minuti, qualche mattina si faceva anche un pisolino. Tanto la strada era sempre quella! Sì la strada era sempre quella, salvo che una mattina alcuni operai stavano lavorando su alcune tubature e avevano fatto uno scavo di alcuni metri di profondità… La strada era sempre quella e l’auto e l’uomo si sfracassarono dentro alla buca!

Pensate se non ci fosse stato uno “nuovo” che avesse detto: “Non è mica il sole che gira intorno alla terra”. O se un altro “nuovo” non avesse detto: “L’atomo si può dividere”, oppure: “Si può fare il giro della terra”.

Pensate cosa sarebbe successo se qualcuno “di nuovo” non avesse detto: “Ma si può volare”.

Se Colombo non avesse cambiato l’opinione che la Terra era piatta, l’America non ci sarebbe.

Se Einstein e amici non avessero cambiato idea, penseremo ancora che l’atomo è indivisibile.

Se i fratelli Wright non avessero cambiato l’idea del padre, non avrebbero creato l’aeroplano.

Milton Wright vescovo della Chiesa dei fratelli Uniti in Cristo, andò una volta in una piccola università. Lì, dopo aver tenuto una conferenza, ci fu una cena col rettore e i docenti. La discussione durante la cena finì sulla fine del mondo. Il vescovo Milton disse: “Tutto ciò che c’era da scoprire è stato scoperto”. Il rettore disse: “Secondo me, invece, l’umanità è alle soglie di nuove e più brillanti scoperte”. Il vescovo scoppiò in una gran risata: “Sciocchezze, caro mio, – disse Milton Wright – se fosse stato nei piani di Dio che noi volassimo, Egli ci avrebbe fornito di ali. Il volo è riservato agli uccelli e agli angeli”. E tutti concordi, eccetto il rettore, lo applaudirono per questa sua arguta affermazione. Il vescovo Milton Wright aveva due figli: Orville e Wilbur Wright, gli inventori del primo aeroplano!

Se Lyonel Messi non avesse cambiato idea (gli avevano detto: “Non potrai mai giocare a calcio con la tua malattia”) oggi non sarebbe il più grande giocatore del mondo.

Se Milton Erickson (fondatore dell’ipnosi ericksoniana) non avesse cambiato idea (aveva avuto un attacco di poliomelite e il dottore disse a sua madre: “Morirà prima di sera”), non avrebbe vissuto.

Winston Churchill: “Fanatico è colui che non può cambiare idea e non intende cambiare argomento”.

  1. Pensa a te con mentalità sempre nuova: “Tu puoi essere diverso!”.

Sapete come fanno a legare un elefante? L’elefante ha la forza per spezzare qualsiasi corda e per sradicare ogni palo e albero. Eppure lo legano ad un palo e lui rimane attaccato lì. Com’è possibile? Semplice! Fin da piccolo la sua zampa verrà legata ad un palo con una corda robusta. L’elefante è piccolo, la corda è forte e non riesce a liberarsi. Così l’elefante impara che la corda è inamovibile, onnipotente: da adulto ha questa credenza, quest’idea dentro di sé e così ogni volta che sentirà la corda intorno alla zampa crederà che quella corda sia onnipotente.

Siamo noi quell’elefante? Non è che c’è stato insegnato che le cose sono così e che non si può fare nulla?… Non c’è stato detto di accontentarci?… Non c’è stato detto che non si può?

E’ la paura che ci fa essere sempre uguali! Se è buio ed entrate in casa vostra – la conoscete bene, avete sistemato voi le cose, i mobili, gli oggetti; sapete benissimo dove tutto si trova, dove c’è il passaggio dove c’è il muro; sapete dove si trova il bagno, la cucina e al camera, ecc – non avete paura. Perché? Perché la conoscete. Ma se entrate in un’altra stanza – magari non c’è nessun pericolo – ma andate piano, avete paura e mettete le mani avanti. Perché? Perché non lo conoscete.

Il vecchio è il già conosciuto: di positivo c’è che non procura molta angoscia perché si sa come gestirlo e affrontarlo. Ma nel vecchio non c’è evoluzione.

La maggior parte delle persone pensa così: “Sono questo… è il mio carattere… non c’è niente da fare… alla mia età… se potessi tornare indietro… sarebbe bello… è così, non c’è più niente da fare”. Desidera ma non ci crede… spera in un miracolo dal cielo perché non crede di potere.

Vita è essere nuovi è: “Tu puoi essere diverso; tutto può essere diverso”.

Sono così? Sì… ma posso essere diverso!

Sono così? Sì… finora. Ma da oggi si cambia, da oggi cambio.

Ho sempre fatto così! Sì, ma da oggi si fa qualcosa di diverso. Io posso essere diverso.

Virgilio: “Possono perché credono di potere”. E’ così! Dio è veramente forza.

Un contadino aveva scoperto che i cani del vicino uccidevano le sue pecore. Il metodo usuale per risolvere la questione era semplice: confronti, minacce, cause legali, recinzioni, filo spinato, nei casi estremi fucilate. Ma il contadino ebbe un’idea creativa, propositiva: diede degli agnelli come animali da compagnia per i bambini del vicino. Fu una soluzione vincente-vincente per entrambi: per amore, infatti, delle adorabili bestiole dei figli, i vicini legarono i cani di spontanea volontà e le due famiglie diventarono amiche.

  1. Fai qualcosa che non ha mai fatto e diverrai qualcosa che non sei mai stato.

Sii nuovo e sarai vivo.

Di fronte ad una persona mi do il permesso di dire: “Mi sono fatto un’idea sbagliata su di te, scusa”. Le persone dicono: “La prima impressione è quella che vale”: la prima impressione è solo la prima impressione! “Cambia prima di essere costretto a farlo” (Jack Welck).

Di fronte a qualcosa che ritenevo assoluto mi do il permesso di dire: “Pensavo, ma non lo è!”. “Coloro che non cambiano mai le proprie opinioni si amano più di quanto amano la verità” (Joseph Joubert).

Di fronte a Dio mi dico: “Tu non sei come pensavo” e non rimango accozzato alle mie vecchie idee solo per paura di perderle o di cambiarle.

Di fronte a qualcosa che credevo di me, mi dico: “Io non sono solo così”.

Di fronte ad un’opinione sbagliata mi legittimo a dire: “Scusa, mi sono sbagliato”. “Niente è più pericoloso di un’idea, quando questa idea è l’unica che si ha” (Emile Chartier).

Di fronte ad una scelta mi do il permesso di dire: “Ci ho ripensato”. “Le persone preferiscono un problema familiare che una soluzione nuova” (Neil Postman).

Di fronte a ciò che si è sempre fatto così mi permetto di dire: “E adesso si cambia!”. “Si fa così da anni” è la confessione che il sistema non funziona” (Deming William Edwards).

Un ubriaco camminava per la strada con entrambe le orecchie deturpate da vesciche. Un amico gli chiese che cosa gliel’avesse provocate. “Mia moglie ha lasciato il ferro da stiro acceso, così quando è suonato il telefono, per sbaglio, ho preso in mano il ferro da stiro”. “Ho capito, ma l’altra orecchia?”. “Quel maledetto idiota ha ritelefonato!”. Meglio cambiare idea!

Allora: Dio è nel nuovo. Per questo celebriamo ogni anno Natale. Perché ogni natale è diverso. Un anno sono 8.760 ore, cioè, 525.600 minuti. Allora donati il tempo per il nuovo. Fai qualcosa di nuovo, fai qualcosa che non hai mai fatto, qualcosa che neppure hai pensato di fare. Leggi un libro totalmente nuovo, diverso dai soliti; fai un corso di qualcosa di nuovo; conosci qualcuno di nuovo, fai un viaggio che non ha mai fatto; datti il permesso di provare il nuovo. Il vecchio lo conosci già. E’ solo il nuovo che ti può arricchire.

Qualche decennio fa è stata trovata una tribù nella foresta che accendeva il fuoco sfregando le pietre. Bello, ma non sempre semplice. Poi hanno imparato cos’erano i fiammiferi: molto più semplice! Se fai, se vivi il nuovo, sarai sempre nuovo. Altrimenti sarai già vecchio, qualunque età tu abbia.

 

Pensiero della settimana

 

L’abitudine e la novità apparentemente così opposte, sono uguali: ti condizionano entrambe.

L’abitudine ti fa essere quello che sei sempre stato.

La novità ti fa essere quello che ancora non sei stato.

Adesso lo sai.

Agisci come vuoi tu.